Una meravigliosa tavola della fine del XIII secolo è custodita all’interno dell’Abbazia di San Fedele a Poppi, un paesino in provincia di Arezzo. Il suo autore, anonimo, è chiamato il Maestro della Maddalena. Attaccata
alla parete destra della navata il fedele si trova ad ammirare e
venerare una tavola che è gelosamente custodita all’interno
dell’edificio, tanto da essere protetta all’interno di una teca di
vetro. Il quadro è stato attribuito al Maestro della Maddalena, soprannominato così per via di una tavola della stessa mano raffigurante Maddalena e storie della sua vita conservata alla Galleria dell’Accademia di Firenze in cui la santa è visibile al centro, mentre nelle fasce laterali sono stati dipinti episodi significativi della sua vita. Qui, come di frequente accadeva per l’immagine della Maddalena, vengono unite le due iconografie di Maria di Magdala, nominata nei Vangeli, e di Maria Egiziaca, la cui biografia è narrata da Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea. A
provare questa affermazione sono i capelli lunghi della santa che
dalla testa le arrivano ai piedi, una caratteristica iconografica di
Maria Egiziaca. Si racconta che Maria, dopo aver condotto una vita
dissoluta si ritirò nel deserto con tre pani, dove fece vita di
penitenza. Si racconta inoltre che per vestiti avesse lunghi capelli
perchè i suoi abiti si erano consumati e che venisse visitata solo da
Zosimo che le portava Il Maestro della Maddalena fu un pittore molto attivo a Firenze tra il 1265 e il 1290 e non rimase estraneo alle novità artistiche introdotte da Giotto. Si suppone che dalla sua bottega sia uscita anche la Madonna in trono con Bambino e Angeli dipinta a tempera su tavola e fondo oro (dimensioni 190 x 73,5 cm), della fine del XIII secolo. Il dipinto, oggi nella Badia di Poppi, è il frammento di un’opera più grande, che originariamente doveva mostrare, oltre alle figure della Vergine, di Gesù e degli Angeli, anche le figure di due Santi. Lo schema iconografico è quello conosciuto da tempo a Firenze, almeno dall’VIII secolo, e riprende i modelli delle icone prodotte nelle botteghe dei maestri bizantini. Ai
due lati della spalliera del trono della Vergine figurano due angeli,
di proporzioni ridotte: le due figure angeliche hanno le braccia
distese in avanti come se volessero presentare al fedele Originariamente
e fino alla seconda metà del Novecento la tavola si trovava nel
transetto destro della chiesa, affiancata da due tele cinquecentesche
che oggi si trovano nel coro: il dipinto si presenta in un ottimo
stato di conservazione e, grazie ad un restauro effettuato
sull’opera negli anni ’70 in cui furono rimossi anche i chiodi che
dovevano reggere gli ex-voto, i colori sono stati riportati alla loro
brillantezza originale.
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