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di Maddalena Bertolini

      

                                             

Una meravigliosa tavola della fine del XIII secolo è custodita all’interno dell’Abbazia di San Fedele a Poppi, un paesino in provincia di Arezzo. Il suo autore, anonimo, è chiamato il Maestro della Maddalena.

A Poppi, una località in prossimità di Arezzo si erge la maestosa Abbazia di San Fedele, edificio edificato nel 1185 dall’abate Ridolfo; a partire dal 1262, dopo la costruzione della chiesa, i monaci Vallombrosani che risiedevano a Strumi si trasferirono a Poppi, dove continuarono a svolgere la loro vita monastica all’interno della nuova Abbazia.

Attaccata alla parete destra della navata il fedele si trova ad ammirare e venerare una tavola che è gelosamente custodita all’interno dell’edificio, tanto da essere protetta all’interno di una teca di vetro.

Il quadro è stato attribuito al Maestro della Maddalena, soprannominato così per via di una tavola della stessa mano raffigurante Maddalena e storie della sua vita conservata alla Galleria dell’Accademia di Firenze in cui la santa è visibile al centro, mentre nelle fasce laterali sono stati dipinti episodi significativi della sua vita. Qui, come di frequente accadeva per l’immagine della Maddalena, vengono unite le due iconografie di Maria di Magdala, nominata nei Vangeli, e di Maria Egiziaca, la cui biografia è narrata da Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea.

A provare questa affermazione sono i capelli lunghi della santa che dalla testa le arrivano ai piedi, una caratteristica iconografica di Maria Egiziaca. Si racconta che Maria, dopo aver condotto una vita dissoluta si ritirò nel deserto con tre pani, dove fece vita di penitenza. Si racconta inoltre che per vestiti avesse lunghi capelli perchè i suoi abiti si erano consumati e che venisse visitata solo da Zosimo che le portava la Comunione presso il fiume Giordano, dove un giorno fu trovata morta. Zosimo la seppellì aiutato da un leone.

Il Maestro della Maddalena fu un pittore molto attivo a Firenze tra il 1265 e il 1290 e non rimase estraneo alle novità artistiche introdotte da Giotto. Si suppone che dalla sua bottega sia uscita anche la Madonna in trono con Bambino e Angeli dipinta a tempera su tavola e fondo oro (dimensioni 190 x 73,5 cm), della fine del XIII secolo. Il dipinto, oggi nella Badia di Poppi, è il frammento di un’opera più grande, che originariamente doveva mostrare, oltre alle figure della Vergine, di Gesù e degli Angeli, anche le figure di due Santi. Lo schema iconografico è quello conosciuto da tempo a Firenze, almeno dall’VIII secolo, e riprende i modelli delle icone prodotte nelle botteghe dei maestri bizantini.

La Madonna è a grandezza naturale, seduta su un trono, del quale emerge parte dello schienale riccamente decorato; con il braccio destro sostiene il Figlio, mentre con la mano sinistra tocca delicatamente il piede del Bambino. Il suo volto esprime già sentimenti di dolore: Maria è già a conoscenza del futuro dell’amato Figlio, destinato a morire sulla croce per salvare l’uomo dal peccato. Gesù è ritratto di profilo, con il braccio e la mano destra alzati per impartire la solenne benedizione, mentre con la mano sinistra stringe il rotolo della legge.

Ai due lati della spalliera del trono della Vergine figurano due angeli, di proporzioni ridotte: le due figure angeliche hanno le braccia distese in avanti come se volessero presentare al fedele la Madonna e il Bambino.

Originariamente e fino alla seconda metà del Novecento la tavola si trovava nel transetto destro della chiesa, affiancata da due tele cinquecentesche che oggi si trovano nel coro: il dipinto si presenta in un ottimo stato di conservazione e, grazie ad un restauro effettuato sull’opera negli anni ’70 in cui furono rimossi anche i chiodi che dovevano reggere gli ex-voto, i colori sono stati riportati alla loro brillantezza originale.

                       

    

   

© Maddalena Bertolini, marzo 2007

 


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