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MEDIOEVO RUSSO |
a cura di Aldo C. Marturano, pag. 7 |
Alessandro Nevskii
Nel
1242 nel lontano nord d’Europa si scontravano i Russi con i cavalieri
Teutonici. In questo scontro i Tedeschi persero e
Novgorod
riuscì a mantenere la sua predominanza nel nord della Russia e sui traffici del
Baltico Orientale. Dal romanzo storico All’ombra dei Tartari tiriamo
fuori un’interpretazione di questa parte della vita del grande
Alessandro
Nevskii
che può essere un nuovo canovaccio per un film su
questo avvenimento, certamente non all’altezza del grande Eisensc’tain. …………. Gli è stato riferito che molti abitanti di Pleskov sono corsi al terem di Novgorod alla Cittadella proprio in cerca di lui con l’appello che accorresse a salvare la città natale di Santa Olga e, quando non lo hanno trovato, hanno tumultuato nella vece finché questa non ha deciso di mandarlo a chiamare. Questa è la verità! Prepara quindi le sue cose e dopo qualche giorno è di nuovo in viaggio con i suoi verso la Cittadella. Novgorod
si sta impavesando a festa in suo onore quando Alessandro arriva alla Cittadella
e il principe è troppo preoccupato per la situazione militare che, secondo lui,
è troppo trascurata e condanna quei festeggiamenti. Quindi dice al gran
consiglio: «Non c’è tempo per le feste. Dobbiamo subito metterci in moto per preparare sia difesa che attacco, e per battere i nostri nemici, sapete bene che servono uomini e armi. Perciò chiedo a tutta la città che ogni uomo in grado di combattere si metta a mia disposizione». Nel
suo terem raduna la duma e
s’informa meglio di quello che si sa qui a Novgorod sui movimenti dei
Cavalieri e i loro alleati tedeschi. La situazione non è rosea: i Cavalieri
hanno preso Izborsk e poi anche Pleskov e il suo principe Vjaceslav, che sembra
sia stato costretto a farsi ribattezzare dal vescovo latino che i
cavalieri-monaci portano sempre con loro nelle campagne militari. L’avamposto
di Koporjè è il primo pericolo da eliminare perché è proprio di qui che i
Cavalieri intendono avviarsi verso il lago Ilmen e verso Novgorod.
Non c’è tempo da perdere! Si
riunisce la vece e ancora una volta la maggioranza non è d’accordo con lui
perché, secondo alcuni, proprio il
namestnik
con le sue politiche sbagliate ha permesso che i Cavalieri prendessero il fratello
di Novgorod, cioè la città di Pleskov. Le notizie intanto si incalzano e giunge voce che i Cavalieri sono a Tesov, praticamente a 35 verste da Novgorod, e bisogna decidere che fare! Alessandro e i suoi uomini, offesi, ma risoluti, senza por tempo in mezzo, anche se non sono stati autorizzati da Novgorod, invece di ritornarsene a Perejaslavl’, aggirano il lago Ilmen e si avviano verso la terra dei Ciudi a nord del lago di Pleskov, a marce forzate. Come sempre Alessandro basa la sua strategia d’attacco sulla sorpresa e questa strategia vincerà ancora una volta: Koporiè è presa e viene data alle fiamme in modo che non ne resti traccia! I tedeschi che si salvano o i vescovi, per rispetto al loro abito, vengono lasciati liberi di ritornarsene a Riga e quelli riconoscibili come Cavalieri, vengono spediti incatenati a Novgorod per rimanere lì come ostaggio dopo che saranno interrogati tramite coscienziosa tortura. Alessandro infatti si è accorto che, come gli avevano già riferito, gran parte dei combattenti tedeschi sono solo dei poveracci senza precise idee politiche, ma solo in cerca di fortuna e che seguono il primo che offre loro delle possibilità di farsi una nuova vita. Sono i Cavalieri invece che interessano, perché possono sempre essere usati per le loro informazioni militari e per lo scambio dei prigionieri. Mentre
si avvia verso Pleskov, avvicinandosi si rende conto che solo con la sua
druzhina
non ce la farà mai a riprendere la città occupata dai Cavalieri. La città è molto ben guarnita: è appollaiata su un’alta collina che fa da spartiacque fra la Pleskovà, il fiume che dà il nome a Pleskov, e il fiume Grande (in russo Velikaja Rekà). Questi due fiumi confluiscono e si versano poi nel grande lago di Pleskov. Il Detinez di Pleskov è proprio lassù in cima alla collina con massicce mura di mattoni ormai ben riparate e in parte rifatte, da quando i tedeschi se ne sono impadroniti. L’unico punto d’attacco è dalla porta sud che si apre sulla campagna, ma per procedere ad una battaglia con speranze di vittoria c’è bisogno di molti altri uomini. Così Alessandro ristabilito il potere novgorodese a Koporiè deve ritornare a riconciliarsi con Novgorod e di lì di andare di corsa a Vladimir, nel villaggio di Bogoljubovo da suo padre, per chiedere rinforzi.
Dal film Alessandro Nevskii, di Eisensc’tain «Padre
carissimo! La situazione intorno al lago di Pleskov è molto critica. Se i
cavalieri riescono a tenere Pleskov, Novgorod è praticamente finita. Come
sapete dal Mar Baltico proprio attraverso Pleskov arrivano i mercanti che
comprano le nostre merci e per i tedeschi è un mercato importante, questa città.
E poi i Cavalieri non hanno intenzione di fermarsi, dopo aver conquistato
Pleskov. Vogliono continuare nella loro penetrazione nelle Terre Russe. Il papa
di Roma ha dato loro l’autorizzazione ad eliminare tutte le nostre resistenze
affinché la chiesa latina prenda il posto della nostra santa chiesa. Questo non
possiamo permetterlo! Il principe locale è un gran codardo, padre, e, piuttosto
che rinunciare al suo prestigio, si piega a tutte le soperchierie dei Cavalieri,
addirittura facendosi battezzare dai latini. è
uno scandalo». «Capisco
benissimo le tue preoccupazioni, figlio mio, e sono contento di poterti dire che
voglio e devo aiutarti. Prenderai con te tuo fratello Andrea e i suoi e penso
che con questo contingente riuscirai a farcela. Comunque anche io sono
preoccupato e non solo per quello che accade dalle vostre parti. I
tatari
si sono di nuovo in moto verso occidente. Ormai Kiev non c’è più e quindi
penso che il loro progetto di invadere l’Impero Romano d’Occidente continua.
Io però devo tenerli lontani dalle nostre terre, perché se ritornano con le
solite rappresaglie di saccheggio e di morte, ci rovineranno completamente e
perciò ho deciso di cambiare politica. I miei parenti e amici della mia prima
moglie mi hanno detto, e poi anche consigliato, che è inutile spendere energie
ad opporsi militarmente ai tatari. Si possono affrontare meglio con la
diplomazia e con i donativi». «Non
vorrete capitolare agli infedeli?». «Non
è proprio così figlio mio. Vedi i tatari non sono poi quei mostri che si
dipingono. Sono molto tolleranti verso i loro principi satelliti, basta che
paghino un tributo fissato. Per loro è più comodo non dover trattare con tanti
principi, ma solo con uno che li rappresenta tutti e poi lasciano questo
principe libero di agire come vuole. Non era forse così quando a Kiev risiedeva
il Gran Principe ? Si mandava il rappresentante nelle città soggette e la città-figlia
continuava ad amministrarsi come voleva, purché pagasse la decima e lasciasse a
capo del servizio d’ordine, il rappresentante-namestnik
di Kiev. Beh, mi dicono che anche i tatari organizzano i loro stati satelliti
allo stesso modo. Per il momento non c’è altra scelta». «E
la nostra fede? Che ne sarà della nostra Chiesa?». «Quasi
la totalità delle truppe dei tatari sono cristiani e russi come noi, forse ci
sono
peceneghi
e
cumani
eretici
nestoriani,
questo sì!, ma adorano nostro signore Gesù Cristo e quindi anche da questo
lato non avremmo problemi». «Siete
sicuro di tutto questo, padre mio?». «Sono
convinto che c’è bisogno di pace nelle nostre terre, se vogliamo vederle
rinascere!». Suo padre in fondo ha ragione, ma che direbbero i loro fedeli sudditi ad una mossa del genere? Chi vivrà, vedrà! Per ora bisogna pensare a salvare Novgorod dal pericolo imminente. è
una bella armata quella che ora si muove da Vladimir. I nostri vanno senza
fermarsi perché nessuno deve sapere quanti sono e dove sono finchè non saranno
sotto le rive del lago Ilmen. Anche da Novgorod arrivano altri armati… «I
fabbri e i lavoratori del metallo hanno lavorato giorno e notte per approntare
tutte le armi che hanno potuto, affinché anche questa volta Novgorod sia
salvata dal genio di Alessandro Nevskii, ma anche dai suoi armati!”, si va
dicendo in giro in città. Infine tutti gli armati insieme si recano alla
cattedrale per farsi benedire dall’arcivescovo e
per pregare prima di mettersi in cammino, e poi di corsa verso Pleskov.
La città è con loro e tutti gridano: «Evviva Alessandro Nevskii! Evviva i
soldati novogorodesi e della “Bassa”!» (così vengono chiamati quelli che
provengono dalle terre di Rostov e Suzdal’, in russo Nizovye). Sono
più di 100 verste di cammino e l’aria
è ancora frizzante degli ultimi freddi invernali, ma con un sole che illumina i
boschi e le foglie ancora coperte di neve. I novgorodesi vanno avanti per primi
sotto l’incitamento di Alessandro Nevskii. Suo fratello Andrea Jaroslavic’
invece segue e tutto d’un fiato arrivano sotto Pleskov senza neanche essere
avvistati dai soldati di guardia dai camminamenti. Si lanciano sulla porta sud
del Detinez. La battaglia infuria per poco perché ancora una volta la sorpresa
ha giocato un ruolo importante e Pleskov è ripresa. Anche
questa volta i tedeschi rappresentanti dei Cavalieri vengono incatenati e
mandati a Novgorod. Soprattutto dopo una concitata vece
nella stessa Pleskov vengono puniti i traditori, coloro che hanno appoggiato il
potere dei
Portaspada
finora e cioè il posadnik
Tverdilo Ivanovic’ e i suoi fautori. I
suoi vorrebbero ora tornare ciascuno alla propria casa, ma Alessandro non vuol
permetterlo perché c’è ancora da fare qui. «Fratelli miei, per ora il nostro contingente non farà ritorno perché dobbiamo aspettarci la controffensiva dei Portaspada che non tarderà. I Cavalieri sono per ora attestati a Juriev, che loro chiamano Dorpat, sul fiume Embach e senz’altro stanno preparandosi al contrattacco». Alessandro non riesce ad immaginare come i tedeschi si muoveranno, ma conosce il terreno e i consiglieri livoni e ciudi dei quali si servono questi cavalieri-monaci, e pertanto è quasi sicuro che attraverseranno il lago di Pleskov nella parte più stretta per poi arrivare su Pleskov dal lato occidentale. Lui ha dato ordine comunque ai suoi di tirare giù tutti gli alberi e gli arbusti che si può per un raggio di qualche versta intorno a Pleskov in modo che il campo visivo dalle mura della città sia completamente libero. Tutti gli abitanti della città intorno al Detinez hanno dato fuoco alle loro izbe e si sono raggruppati all’interno delle mura ed ora si preparano a resistere anche loro. Siamo alla fine di marzo e il grande lago è ancora coperto da spesso ghiaccio. Solo fra qualche settimana ai primi venti caldi di primavera il ghiaccio “griderà”. è un fenomeno strano e caratteristico che si riproduce ogni anno: si formano le crepe partendo dalla riva più calda e queste si propagano a gran velocità lungo il lago con schiocchi particolari rumorosissimi nel silenzio del mattino. è il segnale che il tempo del caldo sta arrivando… Alessandro
ha fatto celebrare una solenne messa nella cattedrale della Santissima Trinità
insieme al vescovo e tutti i cittadini. Questa chiesa non è da meno di Santa
Sofia di Novgorod e addirittura si dice che sia stata la prima chiesa costruita
da Santa Olga, la nonna di San Vladimiro, la prima russa ad essere battezzata a
Costantinopoli. La prima costruzione era di legno, ma poi dopo il regno di
Jaroslav il Saggio, la si era ricostruita in mattoni con la decima del principe
di Pleskov Vsevolod Gabriele, la cui tomba è ancora lì in mezzo alle colonne
della navata di sinistra. è
proprio di qui che, dopo la solenne e lunga liturgia, il vescovo benedice tutti
e prega per la salvezza della città, dicendo: «Figli miei! Ancora una volta la pace non è di queste terre, ma questa guerra è anche guerra di salvezza e quindi va fatta. Ho solo un gran dispiacere nel mio cuore ed è che vedo combattere armati con la croce contro altri armati con la croce. Spero che il Signore perdoni chi ha provocato tutto questo e ci protegga da danni più grandi!». «Amen!», dicono tutti, anche se il discorso non risulta molto chiaro se è contro la politica papale oppressiva o contro l’autonomia della chiesa russa. Per
essere sicuro di capire da che lato muoveranno, Alessandro ha mandato lungo la
riva occidentale del lago un piccolo contingente in ricognizione dietro i
tedeschi in ritirata dopo la presa di Pleskov. Per ben sette verste
questo contingente si è tenuto da parte dietro i tedeschi, ma poi si è
dovuto scontrare effettivamente con i Cavalieri perché costoro hanno creduto
che fosse già l’avanguardia dell’armata russa. Quindi ora è chiaro: i
cavalieri intendono attaccare scendendo verso Pleskov dalla riva orientale del
lago. Il
lago si stende da nord non lontano
dalle rive del Mar Baltico a sud dove si trova Pleskov per ben oltre 150 verste
e si divide in tre bacini: il bacino settentrionale detto lago dei Ciudi perché
abitato lungo le rive proprio da questi finni e chiamato in russo Ciudskoe
Ozero. Poi il lago si restringe e si incontrano le isole di cui la più
grande è l’isola Porka e di qui comincia il bacino mediano chiamato lago
Caldo (in russo Tjoploe Ozero). Il lago finalmente si riallarga e diventa il bacino
meridionale o lago di Pleskov propriamente detto (in russo Pskovskoe Ozero). Questo bacino è quello che vede Alessandro nella
notte, dal camminamento delle mura nella luce della luna… è
tutto uno spettacolo di un biancore unico, il lago ghiacciato e innevato, ed è
di qui che il nemico arriverà. In
verità i cavalieri sono già in movimento in pieno assetto di guerra, armati
con le loro solite pesanti armature con la tunica bianca che porta sul petto e
sulla spalla la croce rossa dell’Ordine di Santa Maria dei Tedeschi, con gli
elmi dalle piume nere e montati sui loro cavalli arabi. Hanno deciso di
attraversare il lago nel punto più stretto perché qui il ghiaccio sicuramente
terrà senza rompersi al loro peso enorme e una volta sulla riva orientale si
dirigeranno su Pleskov dalla parte più attaccabile. è
inutile attaccare dall’altra riva perché lì si trova Izborsk prima di
Pleskov e dovrebbero logorarsi in ulteriori scontri. Alessandro,
dai suoi informatori in ricognizione lungo la riva occidentale del lago, sa
ormai tutto dei movimenti dei Cavalieri e così decide di dirigersi a spron
battuto lungo la riva orientale del lago, dove si attesta in vedetta su
un’altura chiamata Sasso dei Corvi (in russo Voronii
Kamen’) proprio davanti allo stretto che i cavalieri dovranno
attraversare. è il 5 aprile del
1242! è
l’alba! Il sole, alle spalle delle truppe russe, comincia a levarsi dietro la
nebbia che si va formando sulla coltre di neve che ricopre tutto il paesaggio. I
due schieramenti si sono ormai avvistati l’un l’altro e si preparano perciò
alla battaglia. è strano, e
forse unico nella storia: la battaglia avviene proprio sul ghiaccio del lago!! I Cavalieri hanno la solita tattica d’attacco, la tattica detta dai russi a grugno di porco (in russo svinjeju) in cui un cuneo di cavalieri armati pesantemente con armature etc. si portano in avanti in una formazione a punta: prima due cavalieri pesantemente armati, poi tre, poi quattro e così via. Non sono molti, qualche decina forse a quel che si vede di qui. è previsto ora che questa punta penetri profondamente nello schieramento novgorodese tagliandolo in due parti in modo da scollegarle fra loro. Subito dopo al cuneo “a grugno di porco” segue la fanteria armata più leggermente formata da livoni e da altri “occidentali”, che si muoverà sui due lati contro i nostri. Questa la teoria. In pratica Alessandro dagli interrogatori dei Cavalieri catturati, dall’esperienza degli altri scontri, già conosce tale tipo di tattica militare e quindi, anche se il suo schieramento appare come un largo fronte di armigeri che si muove in avanti, in effetti è previsto che, non appena il cuneo dei cavalieri sia abbastanza vicino, il fronte si rompa in due schiere separate che si porteranno subito verso la retroguardia del nemico e lo attaccheranno sui fianchi. è una vecchia tattica imparata dai tatari che non invano l’hanno usata molte volte per battere i contingenti russi. è chiaro che i cavalieri armati pesantemente non avranno praticamente alcuno scampo essendo lenti nel muoversi e resteranno a combattere di spada e di mazza dove sono. In più c’è l’effetto ghiaccio e la sua scivolosità sommato all’effetto abbagliante sul nemico che si muove contro il sole.
Dal film Alessandro Nevskii, di Eisensc’tain Ed ecco i due eserciti uno di fronte all’altro. Quello dei cavalieri con il loro cuneo avanzato formato dai cavalieri con l’armatura e le armi pesanti e quello di Alessandro fatto di cavalieri in parata orizzontale. I Portaspada si muovono secondo la loro tattica e l’armata russa si apre secondo i piani alla penetrazione dei teutonici, ma poi corre verso la retroguardia dell’armata dei Portaspada e voltati i cavalli verso i Portaspada comincia a battere i tedeschi dai fianchi, mentre da terra arrivano gli altri armigeri che si erano tenuti finora nascosti e attaccano la retroguardia nemica. I teutonici sono così imbottigliati da essere praticamente massacrati! Inoltre il ghiaccio con i soliti crepitii spaventosi si rompe sotto i piedi dei tedeschi che con le loro armature non solo scivolano e cadono da cavallo, ma molti cadono nei crepacci del ghiaccio infranto e annegano inesorabilmente. Tutto è avvenuto come previsto e la Battaglia del ghiaccio, come sarà chiamata d’ora in poi questo scontro (in russo Ledovoe Pobois’c’e), dà la vittoria alle truppe russe con grandi perdite da parte dei tedeschi che nel pieno scompiglio devono fuggire sul ghiaccio o essere ammazzati. Alessandro
e i suoi si mettono all’inseguimento dei Cavalieri superstiti che cercano di
riparare a Riga lungo la riva orientale del lago, ma poi decide che è meglio
rientrare a Pleskov e cercare di ristabilire l’ordine nella zona ormai
riconquistata. E
finalmente gli armigeri russi tornano in trionfo verso Pleskov. Alessandro è in testa con i prigionieri legati, sei in tutto, che lo seguono mesti e tristi, mentre tutta la città è sulle mura e i notabili sono pronti a dare il benvenuto ai loro salvatori. In testa alla processione che viene a dare loro il benvenuto ci sono il vescovo con le icone sante e le reliquie che hanno aiutato alla vittoria e davanti ad esse Alessandro con i suoi gesti clamorosi soliti, smonta da cavallo e si inginocchia di fronte alle sante immagini. Il vescovo lo benedice… e negli annali della città viene scritto: «… Signore santo! Gloria a te! Dà a noi, indegni servi tuoi, la tua benedizione, e ti imploriamo di concedere, o Signore Onnipotente, gli effetti della tua misericordia… al nostro signore e principe, Alessandro Jaroslavic’!». Glossario
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©2003 Aldo C. Marturano