LA MEMORIA DIMENTICATA |
a cura di Teresa Maria Rauzino |
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Stemma della Compagnia del cavallo Ghibellino.
Un cavallo forse unico al mondo
La situazione migliora un poco quando al nord, nel 1979, un gruppo di
privati spinti soprattutto da chi scrive che aveva a sua volta “scoperto” il
cavallo grazie ad un quasi ventennale soggiorno in Puglia, si organizzano nella
"Compagnia del cavallo Ghibellino" (così denominata in omaggio all’imperatore
Federico II di Svevia, capo del partito ghibellino e, verosimilmente, fondatore
della razza). La situazione era allora drammatica. Nella stessa Puglia non c’era
un solo murgese montato, a parte uno stupendo stallone, Racconigi, forse il più
bello dell’epoca, strappato al macello per puro caso dall’avvocato
Ferdinando Bruni di Bisceglie (comunque fu poi rubato e sicuramente finì lo
stesso in spezzatino) e un altro paio di soggetti a Martina Franca in mano ad un
altro avvocato, Giuseppe Marangi. Tutta la produzione insomma finiva in carne.
Lo stallone Racconigi (foto M. Aurigi).
Tuttavia la strada rimane in salita. Nonostante una
storia (nessun’altra razza al mondo probabilmente ne ha una così prestigiosa
ed avventurosa) che da sola è già una certificazione di caratteristiche
fisiche e psicologiche di assoluto pregio e forse insuperabili, questo cavallo
rimane sostanzialmente del tutto trascurato e emarginato. Su 100 cavalli da
diporto (che in Italia sono forse mezzo milione) sì e no una decina saranno di
razza straniera nati in Italia, mentre gli altri sono tutti di importazione. I
murgesi, completamente assenti dalla sella fino all’arrivo della Compagnia del
cavallo ghibellino, oggi saranno presenti nel rapporto forse di 1 su 1000.
Lo stallone Trovatore (foto M. Aurigi).
Fare del cavallo ghibellino il Cavallo nazionale italiano
Ma più o meno la stessa cosa è avvenuta in tutti i Paesi dove forte è
il senso nazionale: in Francia come in Spagna, in Inghilterra, negli USA, in
Portogallo, in Brasile, in Argentina, in Irlanda, in Germania ecc. In Spagna o
negli USA, come negli altri paesi, i corpi armati montati cavalcano
esclusivamente il cavallo nazionale, menandone gran vanto. In Italia invece
succede, somma vergogna, che i Granatieri vadano fieri dei loro irlandesi,
Spetta ovviamente alla Puglia l’onere e l’onore di un’iniziativa
analoga a quella spagnola: fare del murgese il Cavallo nazionale italiano. Non c’è
bisogno di spendere troppe parole per spiegare cosa ciò comporterebbe: l’uso
ufficiale del murgese da parte dei nostri corpi montati provocherebbe un
eccezionale rilancio della sua immagine non solo nazionale (si pensi ad un
intero squadrone di carabinieri in alta uniforme su stalloni morelli) con
immediate ripercussioni sul mercato. E un mercato vivace è la sola speranza di
sopravvivenza per qualsiasi produzione, senza contare cosa comporterebbe un
allargamento della base produttiva in termini di ripresa della selezione sia di
modello che funzionale. Sembrerebbe, e in effetti è, un’impresa di facile
realizzazione, ma con poche speranze, perché ancora una volta i problemi
vengono proprio dalla Puglia che sembra muoversi nella direzione opposta. Per
far posto all’Università si sta infatti smontando l’Istituto regionale di
incremento ippico, l’IRIIP (in Italia ce ne sono solo otto) cacciandolo dalla
sua prestigiosa sede di Foggia in chissà quale riposto angolo della regione. La
cosa ha sollevato una saggia e vivace reazione a Foggia, che si spera riesca a
bloccare tale sciagura.
Se quel progetto non viene bloccato Foggia subirà un
danno irreversibile sul piano urbanistico (cosa di cui Foggia non aveva
assolutamente bisogno: chi conosce le caratteristiche architettoniche e
urbanistiche dell’IRIIP sa di cosa parlo), ma ancor peggio sarà il danno
inferto alla razza. è il cuore stesso del patrimonio genetico del Cavallo
della Murgia che viene emarginato, quei cinquanta stalloni murgesi dell’IRIIP
che rappresentano il vertice della selezione e che sono autorizzati a fecondare
le circa mille fattrici in razza e dai quali dovrebbe discendere (il
condizionale è ormai d’obbligo) tutta la futura progenie. Anche se non ci
fossero contraccolpi sul piano tecnico (ma ci saranno: non esistono altri siti
in Puglia adatti ad accoglierli decentemente, perché 50 stalloni hanno esigenze
che possono essere soddisfatte solo in un ambiente che abbia il fascino, le
superfici e le attrezzature che ci sono solo a Foggia), ce ne saranno
sicuramente in termini d’immagine. E l’immagine è tutto soprattutto per un
prodotto come il cavallo: senza immagine non si ha mercato e senza mercato non
rimane che una destinazione, il macello. Oppure l’estinzione, ma non vedo
Ecco come, con un finale all’italiana o, se si vuole,
con un crimine culturale all’italiana, potrebbe concludersi una bella storia
durata quasi mille anni. Ai Pugliesi e solo a loro il compito di impedirlo.
SCHEDA: COS’E’ IL CAVALLO DELLA MURGIA
Comunque le caratteristiche che seguono, riferite ad uno stallone medio,
sono comuni a tutta la razza.
Mantello:
morello zaìno (esiste una limitatissima varietà grigio ferro con testa, arti e
crini neri, frutto, pare, della riimmissione di sangue lipizzano in epoca
recente). L’epidermide forte e spessa, più vicina alla canapa che alla seta
dei purosangue arabi e inglesi, è responsabile della grande resistenza del
murgese non solo ai rigori invernali e alla vampa estiva, ma anche agli insetti
e alla ruvidità della macchia mediterranea.
Conformazione:
-
testa in genere piuttosto pesante, stretta ed allungata, talvolta montonina, con
ganasce cariche (non mancano però soggetti con teste più leggere e
rettilinee);
-
collo ampio, muscoloso ed arcato, fornito di abbondante criniera, innestato
piuttosto in alto in modo da assorbire il garrese, già di per sé poco
pronunciato;
-
tronco possente e muscoloso esente da insellature, con torace alto e profondo,
petto largo, spalla giustamente obliqua, groppa corta e rotondeggiante, talvolta
spiovente: termina con una coda ben attaccata e fornita di peli lunghi e
abbondanti;
-
arti esenti da tare, muscolosi ed asciutti, stinco piuttosto corto e grosso
(supera spesso i
-
il piede del murgese possiede qualità eccezionali: di proporzioni regolari, è
rivestito da un corno nero durissimo (frequente è l’uso di cavalli sferrati)
che si conserva esente da qualsiasi tara quali setole, cerchiature ecc., ma al
contempo sufficientemente elastico tanto che è molto difficile riscontrare
incastellature.
Costituzione:
la selezione provocata dal difficile ambiente dove viene allevato brado e la
totale assenza di qualsiasi intervento sanitario (vaccinazioni, sverminature),
gli ha conferito una costituzione ed una resistenza alle malattie notevoli. Le
affezioni organiche quali la bolsaggine e le malattie intestinali sono pressoché
sconosciute in questi cavalli.
Temperamento:
il murgese è un cavallo docilissimo (lo stallone addirittura è normalmente
più docile della femmina e si monta regolarmente senza problemi anche in
presenza di altri maschi o femmine): il fatto che la sua origine risalga ad un
periodo in cui si selezionavano anche qualità particolari di temperamento che
permettessero di educare facilmente i cavalli al duello in battaglia e ai
complessi esercizi d’alta scuola, spiega questa particolare qualità.
Difficilmente questo cavallo (stiamo parlando di uno stallone) fa uso di difese,
mentre si abitua con grande facilità all’uso della sella e dei finimenti.
Rusticità:
il clima delle Murge, sano ma torrido d’estate e rigido d’inverno per l’indifesa
esposizione ai venti dei Balcani, che tempra il suo organismo, e l’abitudine
di nutrirsi in pascoli poveri e dissetarsi con acqua che malamente altri cavalli
si adatterebbero a bere, hanno conferito a questo cavallo la grande rusticità
che gli ha consentito, dopo il passaggio avvenuto nella seconda metà del 1800
dagli allevamenti nobiliari, ormai orientati verso il cavallo nord-europeo, a
quelli popolari (traino e aratro e poi la carne), di sopravvivere all’ecatombe
di tutte le altre razze italiane.
Nel complesso, dunque, un cavallo da alta scuola equestre, ma anche eccezionalmente vocato all’escursionismo in ambienti difficili. A questo proposito non possiamo sottacere che l’eccezionale sviluppo dell’agriturismo di questi ultimi anni ha fortemente acuito la necessità di cavalli da campagna, soddisfatta, al solito, con cavalli d’importazione di qualità largamente inferiore al murgese.
©2005 Mauro Aurigi. L’articolo e la scheda sono stati pubblicati sulla rivista mensile «Sudest», numero 9 del 2005, pp 37-51.