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Re Enzo (miniatura del Codice Chigi): clicca sull'immagine per ingrandirla
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Scarse sono le fonti storiche sulla vita di Re Enzo; non esiste una biografia ufficiale, a parte il breve lavoro di Antonio Messeri (1981), e molto di quello che ci è pervenuto è stato ripreso dalle cronache medievali degli eventi bellici che lo videro protagonista e dalla tradizione che nella città di Bologna si è tramandata dalla sua morte ad oggi.
Enzo - o, derivando meglio dal nome latino, Enzio - nacque nel 1220 dalla relazione di Federico II con una nobildonna di origine germanica, Adelaide, che alcune fonti affermano sia stata la figlia del duca di Spoleto Corrado di Urslingen Conte di Assisi, nominato da Enrico VI Duca di Spoleto, uomo di assoluta fiducia della Casa sveva: lo stesso che aveva fornito ospitalità a Costanza d’Altavilla al momento del parto.
Detto "il Falconetto" per la sua grazia e per il suo valore, Enzo è stato un uomo decisamente interessante sotto vari aspetti: come il padre amò la cultura e lo sport, fu appassionato della caccia con il falcone, un buon poeta, amante del gentil sesso, un condottiero coraggioso ancorché sfortunato.
La copertina (opera di Stefano Cantaroni) del disco dedicato a Re Enzo, interpretato da Riccardo Majorana con i brani Quando il Re è seduto e La battaglia, e da Lucio Dalla con Falconetto.
Diciottenne, nel 1238 sposò per interessi dinastici Adelasia di Sardegna, principessa dei Giudicati di Torres e Gallura, vedova di Ubaldo Visconti, dieci anni più anziana di lui. Con questo matrimonio divenne Re di Sardegna, sollevando il risentimento di Gregorio IX che non voleva vedere occupato dalla Casa di Svevia un simile interessante possedimento, in precedenza vassallo della Chiesa. In seguito il Papa riuscì a sciogliere il matrimonio per infedeltà del marito.
Nel 1249, passò a seconde nozze con una nipote del cognato Ezzelino da Romano, della quale non si conosce il nome. Dai matrimoni, Enzo ebbe un figlio, Enrico, non ricordato dal testamento del padre; mentre da una certa Frascha ebbe una figlia illegittima, Elena, che - ricordata nel testamento - andò sposa a Ugolino della Gherardesca conte di Donoratico.
L’attività militare di Enzo fu intensa
Nel 1241 partecipò alla battaglia navale dell’Isola del Giglio: un assalto piratesco contro i prelati inglesi e francesi che, partiti da Genova, si recavano a Roma per partecipare al Concilio Ecumenico convocato da Gregorio IX. Fu un’ecatombe di monsignori fra morti, feriti e prigionieri rinchiusi nelle carceri del Regno di Sicilia; un gesto che costerà caro alla diplomazia ed all’immagine dell’Impero.
Successivamente, combatté a lungo contro i Comuni lombardi. Nel giugno del 1247, mentre era con i Cremonesi all’assedio del castello di Quinzano presso Verolanuova, nelle vicinanze di Brescia, ebbe notizia della defezione di Parma a vantaggio dei Guelfi, e fu il primo ad accorrere in aiuto degli Imperiali presso la città ribelle.
Il 18 febbraio 1248, giorno della sconfitta, uscì indenne dalla distruzione della cittadella imperiale di Victoria - fatta erigere da Federico alle porte di Parma - perché era in missione militare sulle rive del Po.
Nel 1249 il suo esercito fu sconfitto dai Bolognesi nella battaglia di Fossalta; catturato, fu condotto in catene a Bologna. Federico ne chiese con insistenza la restituzione - era stato e restava uno dei suoi figli più fedeli ed affidabili - ma i bolognesi risposero chiaramente che non lo avrebbero mai liberato. E così fu.
Re Enzo catturato a Fossalta dai bolognesi: disegno di Enzo Maria Carbonari, nel volume La montagna incantata, pubblicato con il patrocinio della Fondazione Federico II di Jesi.
Durante la lunga, dorata ma tristissima prigionia nel palazzo del Podestà (oggi Palazzo Re Enzo) in Bologna, conobbe varie donne ed ebbe due figlie naturali: Maddalena e Costanza, entrambe ricordate nel testamento.
Si dedicò alla poesia, scrivendo fra l’altro un estremo saluto all’amata Puglia che lo aveva visto bambino:
Va, canzone mia...
Salutami Toscana quella
ched’ é sovrana
in cui regna tutta cortesia
E vanne in Puglia piana la magna Capitana
là dove lo mio core nott’e
dia ...
Enzo finirà i suoi giorni ancora prigioniero a Bologna, nel 1272.
Nel 1909 Giovanni Pascoli si ispirerà a lui nelle celebri composizioni poetiche Canzoni di re Enzo.
Enzo è il più attivo e fervido tra i poeti della famiglia imperiale. L’amarezza per le tragiche vicissitudini che lo vedono protagonista trova libero sfogo nelle sue romanze, pervase di un’originale linfa poetica, priva di artifici e convenzioni.
Le composizioni risalgono al periodo nel quale è prigioniero dei Bolognesi dopo la sconfitta di Fossalta del 1249, mentre incanta prima i suoi carcerieri poi la nobiltà cittadina con la letizia e la freschezza della sua gioventù.
Ciò che resta delle sue romanze, gelosamente custodite in un quaderno menzionato nel suo testamento, sono solo pochi versi. In Amor si fa sovente, probabilmente una delle prime liriche, esprime ancora un bagliore di gioia e vitalità; in S’eo trovasse pietanza, da cui sono tratti i versi seguenti, troviamo solo la cupa disperazione di un uomo senza speranza:
Ecco pena dogliosa
che nel cor mi abbonda,
e sparge per li membri
sì che a ciascun ne vien soverchia parte;
Non ho giorno di posa
come nel mare l’onda.
Core, che non ti smembri?
Esci di pena e dal corpo ti parte.
Il manifesto dello spettacolo Enzo Re, regia di Arnaldo Picchi, testi del poeta e scrittore Roberto Roversi, 23 giugno 2000, Piazza S. Stefano in Bologna. Lo spettacolo, promosso dall'Università felsinea, con un cast di professionisti (da Ugo Pagliai, a Lucilla Morlacchi e Lucio Dalla), di docenti qualificati (Lamberto Trezzini, Antonio Costa, Concetto Pozzati, Antonio Faeti) e di circa un centinaio di studenti del DAMS, ha rappresentato l'inizio ufficiale delle manifestazioni celebrative della designazione di Bologna quale Città Europea della Cultura nell'anno 2000.
Re Enzo è stato sicuramente un personaggio di rilievo del XIII secolo, ma la sua figura, come quella degli altri figli di Federico II, è stata messa in ombra, per il grande mito che si è sviluppato intorno alla figura del padre. Ma Enzo è riuscito a lasciare il segno nella "democratica" Bologna che ancora oggi celebra e ricorda con manifestazioni, mostre e concerti il Re che fu loro ospite nell'epoca in cui la città seppe emettere il Liber Paradisus, atto con cui nel 1257 il Comune decise l’affrancamento di tutti i 5.855 schiavi e la parità fra donne e uomini.
È auspicabile che gli studiosi diano maggior risalto a questi personaggi minori che hanno segnato, pur restando fuori dal mito, momenti importanti del medioevo italiano.
Note
bibliografiche essenziali
(cui si rimanda per le indicazioni sulle fonti)
Ernst Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano 1988 (ed. orig. Berlin 1927-31). Ernst Kantorowicz, Federico II imperatore, |
Milano 1988 (ed. orig. Berlin 1927-31). |
Gina Fasoli, Re Enzo tra storia e leggenda, in AA.VV., Studi in onore di C. Naselli, II, Catania 1968. |
Antonio Messeri, Enzo Re, Parma 1981. |
F. Bruni, La cultura alla corte di Federico II e la lirica siciliana, in Storia della civiltà letteraria italiana, diretta da G. Barberi |
Squarotti, I, 2: Dalle origini al Trecento, Torino 1990. |
Eberhart Horst, Federico II di Svevia L'imperatore filosofo e poeta, Milano 1994. |
David Abulafia Federico II. Un imperatore medievale, Torino 1995 (ed. orig. London 1988). |
Pietro Corrao, Il regno di Sicilia e la dinastia sveva, in AA.VV., Storia medievale, Roma 1998, pp. 354-356. |
©2002 Alberto Gentile