Labirinto di Pontremoli,XI-XII secolo, arenaria, Chiesa di San Pietro..
A Pontremoli, un paesino della Lunigiana
(MS), si trova La Via Francigena Nel Medioevo la cittadina lunigianese era uno dei luoghi principali che
sorgevano sulla via Francigena, la strada percorsa dai fedeli diretti
a Roma e nei principali centri di pellegrinaggio, come Gerusalemme e
Santiago de Compostella. A partire dall’XI secolo questa strada
crebbe di importanza e il viaggio del pellegrino che si recava nei più
importanti centri di culto cristiano era esortato dal mondo ecclesiale
a «fare del pellegrinaggio un esercizio monastico del tipo più austero che
portasse a un totale rinnovamento morale» contestando «coloro che intraprendevano il viaggio con
gran lusso e pompa, oppure chi superstiziosamente, pensava di
guadagnare la salvezza per il solo fatto di essersi recato in qualche
luogo santo». La citazione dei percorsi della via
Francigena vanno collocati alle immagini sacre che si trovavano lungo
la strada e ai labirinti scolpiti sui portali o all’interno di
chiese perché il pellegrino era portato, durante il suo faticoso e
lungo cammino, a trovare forza nella preghiera inginocchiandosi
davanti alle raffigurazioni della Vergine o a trovare sollievo nel
sapere che il tortuoso cammino, analogo al labirinto aveva uno scopo,
quello di trovare la pace e in Cristo. Al centro della pietra con il labirinto
della chiesa pontremolese, allo sbocco finale della strada tracciata,
è stato scolpito il monogramma di Cristo IHS: quest’iscrizione è
stata aggiunta in epoca moderna per restituire al labirinto il suo
valore originario, quello del cammino simbolico del pellegrino che
percorrendo una strada senza biforcazioni, con un tracciato
unicursale, scopre la vera Fede che lo porterà alla vicinanza con
Dio. Oltre al monogramma che fu aggiunta questa frase tratta dalla
prima Lettera di San Paolo ai Corinzi (9,24) “SIC CURRITE UT
COMPREHENDATIS” (“Orsù, correte per conquistarlo!), che dimostra
l’intenzione di voler alludere ad un viaggio di conoscenza verso è interessante proseguire la lettura dell’incipit scelto della lettera
di San Paolo per scoprire che
l’epistola parla dell’esito delle gare tra corridori e pugili
dicendo: «non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono ma uno solo
conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però
ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una
corona corruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta;
faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto
duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda
che dopo avere predicato gli altri, venga io stesso squalificato». I due cavalieri sono situati in alto,
frontali ma non speculari; uno è affiancato da un drago che si morde
la coda. Quest’ultima raffigurazione ha una simbologia ben precisa,
infatti se viene assimilata alla figura del serpente che allo stesso
modo si morde la coda, è vista come l’allegoria dell’Eternità.
Si ha così un diretto collegamento con la figura eterna di Dio e, in
questo caso, del termine del percorso del labirinto in cui è inciso
il monogramma di Cristo. I due cavalieri potrebbero rappresentare lo
scontro tra il Bene e il Male, alludendo in questo caso alla battaglia
che ogni fedele deve combattere ogni giorno per essere un buon
cristiano. Ancora un oggetto è presente sul rilievo: una clessidra,
che designa lo scorrere del tempo e il trascorrere della vita umana. Hermann Kern, il grande studioso dei labirinti di tutto il mondo e generi, nel suo libro dedicato a questo tipo di immagini, ha escluso dal catalogo la lastra di Pontremoli, che fu tuttavia studiata Massola, Vanni e Benelli.
BIBLIOGRAFIA:
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