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di Lawrence M.F. Sudbury

  

Guerrieri bulgariProbabilmente il fatto più notevole della storia degli antichi Bulgari sta nel fatto che essi siano l'unico popolo proto-europeo ad esser riuscito a creare non uno ma tre grandi paesi, a ciascuno dei quali è stato assegnato proprio il nome Bulgaria: la Grande Bulgaria sotto Kubrat, la Bulgària del Volga nelle steppe asiatiche e la Bulgaria "Asparuth" nell'area balcanica (che è poi lo stato bulgaro sopravvissuto fino ai giorni nostri).
Ma per conoscere meglio i Bulgari e gli stati che essi hanno formato dobbiamo tornare al passato e seguire la loro evoluzione, cercando, almeno, di fissare la nostra attenzione su alcuni punti importanti di una storia millenaria.
  • VETERO-BOLGARI
Ancora oggi, le origini remote dei Bulgari rimangono un vero e proprio rompicapo per gli storici che, come normale per quasi tutti i popoli "barbari", hanno fonti relative alle loro vicende solo a partire dal momento in cui essi  sono venuti a contatto con l'Europa e, conseguentemente, sono entrati nel patrimonio conoscitivo di autori greci e latini che hanno iniziato a dare informazioni su di loro.
Area BulgaraIn linea generale, comunque, si ritiene che i proto-Bulgari abitassero le steppe tra il Pamir, le montagne dell'Asia Centrale, gli Urali e il territorio dell'odierno Kazakistan. Dopo quasi due secoli di ricerche e di sforzi di molti studiosi, sembra piuttosto assodato, grazie a numerosi ritrovamenti archeologici, che i Bulgari fossero autoctoni del  Pamir e, in particolare di quell'area che, non a caso, ancora oggi i Tagiki chiamano "Palgar", probabile deformazione dell'originario "Bålgar". è certo che, comunque, intorno al II secolo a.C. in quest'area ai piedi dell'Hindukush, esistessero due stati, probabilmente bulgari, chiamati "Balgar" e "Balhara" [1].
Tenendo conto, però, che il bulgaro è una lingua Uralo-Altaica con forti influenze indo-europee, è altamente presumibile una migrazione molto anteriore all'incontro con gli occidentali. [2] Secondo le cronache cinesi, risulta che una "città dei Bugur" fosse esistito fino 87 a.C., per venir poi rasa al suolo dalle truppe imperiali cinesi. Conseguentemente, è ipotizzabile che il periodo della creazione di tale città, chiamata nelle cronache "Boluga" e chiaramente capitale di uno stato di una certa consistenza territoriale, vada ricercato molto indietro nel tempo, quantomeno intorno al II o addirittura al III secolo a.C [3].
Guerriero BulgaroCiò che conosciamo riguardo all'ordinamento sociale dei vetero-bulgari deriva da cronache tarde, ma possiamo desumere che esistesse un ordinamento tribale unificato sotto la leadership di un unico capo, chiamato "kansubigi", la cui autorità assoluta divenne, gradualmente, ereditaria. Il carattere della società bulgara era centrato su una forte organizzazione militare che era di vitale importanza per l'esistenza indipendente della nazione. La grande quantità di ferro estratto durante gli scavi archeologici rende possibile l'ipotesi che, sulla base degli strumenti bellici utilizzati, i Bulgari mantenessero una forza di combattimento di 30.000 guerrieri a cavallo, vestiti da capo a piedi in ferro. Nelle battaglie contro tutti gli eserciti del tempo, sia contro quelli dei "popoli barbari" che contro quelli Romani, questo "muro di ferro" doveva avere lo stesso effetto che si potrebbe ottenere oggi, per esempio, pensando ad un esercito di carri armati che attaccasse una compagnia di fanteria armata solo di fucili. Ecco perché i Bulgari, allorché si appressarono all'Europa, risultarono essere praticamente invincibili e numerose cronache riportano le loro poche sconfitte come eventi quasi "miracolosi". Proprio questa forza bellica permise loro di salvarsi, nonostante un non eccessivo peso numerico della popolazione, dall'estinzione durante il tumultuoso periodo delle grandi migrazioni e li portò ad essere spesso ricercati come alleati dai più ambiziosi leader del periodo: non molti sanno, ad esempio, che la forza d'urto delle armate di Attilla furono proprio i Bulgari, i quali, a differenza degli Unni puri, erano anche alti e forti (si ritiene che, in un periodo come quello alto medievale, in cui l'altezza media degli europei era  circa 1,60 metri, l'altezza media dei Bulgari fosse di circa 1,75 metri), tanto che, poco più tardi, un geografo arabo arrivò a scrivere che "Dieci dei nostri uomini non possono superare un Bulgaro".
Dal punto di vista religioso, tutti i Bulgari erano accomunati dalla credenza in un potere soprannaturale unico, una forza che aveva la possibilità di entrare negli oggetti e di passare da essere umano ad essere umano o da oggetto a essere umano: tra gli elementi più fortemente permeati da tale forza vi erano il sangue, la testa umana, la spada e la coda del cavallo. Accanto a tale forza della natura vi era anche una divinità suprema, il Tangra, "creatore della terra e del cielo": per placarlo e ricevere il suo sostegno era necessario sacrificargli degli animali, ma, in casi particolari, gli si potevano immolare anche esseri umani. Molto comune era il totemismo, in stretta relazione al quale venne creato anche l'antico calendario bulgaro, oggi riconosciuto dall'UNESCO come il più accurato mai stilato nel mondo antico [4].

  • LA GRANDE BULGARIA
Grande BulgariaResta il fatto che, in una fase delle grandi migrazioni del I secolo, i Bulgari, ancora non così forti militarmente come in seguito, furono spinti fuori dalle loro terre dalla pressione costante di tribù nomadi insieme ai loro vicini Masageti, ai Saks e ad altri e che si spinsero verso le valli del Caucaso, finendo poi, durante il periodo tra il 377 e il 453, per cadere sotto il potere degli Unni. Uno dei pochi monumenti scritti della protostoria bulgara a noi noto è la lista dei nomi dei primi governanti bulgari di questo periodo. Nella parte I di tale elenco di nomi troviamo descritto il regno dei kansubigi Avitohol, Irnik, Gostun, Kurt (Kubrat) e Batbayan, datata dal bulgaro antico calendario: la maggior parte degli studiosi collega il mitico Avitohol, padre del sovrano storico noto come Khan Irnik, con il Khan Attilla della famiglia Dulo, morto nello stesso anno 453 segnalato come fine del regno di Avitohol stesso [5].
è poco dopo tale data che appare il primo stato dei Bulgari in Europa, chiamato dagli Armeni "la terra bulgara nel Caucaso", e dai Bizantini "Vecchia Grande Bulgaria". Il cronista siriano Zaharia il Retore afferma che nella loro nuova terra i bulgari ed i loro vecchi vicini furono tra le poche persone a costruire città che, per altro, non a caso, spesso portavano gli stessi nomi delle antiche località del Pamir: così, nel Caucaso orientale vi era una città di nome Balk (oggi Balhar), il cui nome derivava dalla antica capitale Balhara, una città di nome Anzi, che collegava il suo nome all'antica Anzoi, non lontano dal confine orientale del Pamir, etc. Questo trasferimento di nomi alla Gran Bulgaria dimostra che i due stati bulgari - il vecchio ad est e quello nuovo nei pressi del Caucaso, erano strettamente collegati [6]. Erede diretta di questo primo insediamento fu la Grande Bulgaria o "Kubrat" Bulgaria, inclusa nei territori tra Dnieper, Donetsk e Mar d'Azov e formatasi agli inizi del VII secolo, dopo aver scongiurato il pericolo delle invasioni turche. La capitale era Fanagoria, costruita sulla penisola di Taman, un centro commerciale molto ricco, i cui resti dimostrano che la differenza tra i Bulgari e le tribù più arretrate che stavano inondando l'est europeo in quel momento risiedeva nel fatto che i Bulgari avessero una economia già varia e abbastanza sviluppata per quel tempo: attraverso i materiali archeologici e linguistici scoperti negli ultimi dieci anni e connessi con l'economia vetero-bulgara si è scoperto, ad esempio, che nella solo Fanagoria vi erano più di venti depositi di scorte agricole, dodici dei quali rimasero in uso per tutto l'Alto Medioevo.
KubratDurante l'anno 635, il kanasubigi Kubrat arrivò ad inviare emissari all'impero bizantino, che conclusero un trattato di pace con l'imperatore Iraclio, dal quale Kubrat venne nominato "patrizio romano": tale trattato di pace con i Bizantini era di vitale importanza per il Regno bulgaro che era costantemente minacciato dalle incursioni khazare.
Dopo la morte di Kubrat negli anni '60 del VII secolo, la Gran Bulgaria si andò gradualmente disintegrando proprio sotto i colpi dei Khazari: il suo primo figlio, Bayan (Batbayan) restò nelle terre del Grande Bulgaria come vassallo dei Khazari, mentre il suo secondo figlio, Kotarg, insieme a parti del popolo bulgaro, decise di stabilirsi lungo il medio corso del Volga, dove, qualche tempo dopo, nacque un altro stato dei Bulgari,  la Bulgaria del Volga, che avrà un ruolo importante nel mondo medievale. Il terzo figlio, Asparuh, iniziò a nuoversi verso ovest fino a incontrare il più potente impero di quel tempo, quello bizantino: attraversati i fiumi Dnepr e Dnestr, alla fine si stabilì nell'Ongul (Besarabia meridionale), nelle immediate vicinanze delle frontiere bizantine. L'insediamento di Asparuh e la fondazione del regno danubiano è uno degli eventi più significativi della storia della penisola balcanica durante il Medioevo, per le ripercussioni che ebbe dal punto di vista etnico e dei successivi processi socio-economici e politici: con la vicinanza diretta del potente impero bizantino, i Bulgari, gli Slavi ed i resti di quelli che erano un tempo i Traci, furono forzati a formare un grande gruppo etnico coeso e a sviluppare un nuovo potere politico, destinato ad avere, in certi momenti, una notevole influenza sullo sviluppo della civiltà europea [7].
Battaglia tra Bulgari e BizantiniI Bizantini vissero l'insediamento dei Bulgari nell'Ongul con forte animosità ma per un lungo periodo di tempo Costantino IV non intraprese alcuna azione diretta contro Asparuh, essendo già coinvolto in una dura lotta con gli Arabi. Quando, però, la situazione sembrò farsi più tranquilla, l'imperatore decise di punire i nuovi arrivati e di inviare contro di essi due eserciti, uno via terra, attraverso la Stara Planina, e l'altro con navi che salparono verso sponde del Danubio. Costantino IV, però, voleva più che altro, compiere un'azione dimostrativa e, per questo, non condusse un attacco immediato. Le cronache, però, narrano che l'imperatore, improvvisamente, decise di partire per la Mesembria per curarsi da una misteriosa malattia e che la sua partenza venne considerata dalle truppe una ritirata: in tutto l'accampamento romano si diffuse il panico, che venne notato dagli osservatori di Asparuh. A questo punto, il re decise di lanciare i suoi cavalieri contro le fortificazioni nemiche, incontrando poca resistenza da parte dei Bizantini che si rifugiarono sulle loro navi e ripartirono in tutta fretta. Dopo la debacle dell'Impero Romano d'Oriente, Asparuh attraversò il Danubio e arrivò nel sud-est della odierna Bulgaria (Dobrudza), dove entrò in trattative con l'aristocrazia nativa slava, intraprendendo il primo passo verso la composizione di una unificazione politica. In seguito, Asparuh continuò le sue campagne militari contro i Bizantini, fino a che Costantino non fu più nella situazione di sopportare questo stato di cose e fu costretto a firmare, nel 681, un trattato con il quale si impegnava a pagare ai Bulgari un tributo annuale. In questo modo i Bizantini praticamente riconobbero il diritto di Bulgari e Slavi a costruire un proprio paese, tanto che Asparuh viene ancora oggi considerato, con la sua lungimiranza, il padre dell'autonomia politica bulgara. Tutti i cittadini Croce Bulgaradel nuovo stato, tuttavia, furono obbligati a difendere le nuove acquisizioni e un posto speciale tra le sette tribù slave che si unirono ai Bulgari venne occupato dal clan dei "Severi" che aveva accettato di stare a guardia dei passaggi orientali dei Balcani e che, in seguito, diede i primi re non bulgari al paese. In realtà, i proto-Bulgari si concentrarono nel nord-est della Bulgaria attuale, dove la fortezza Pliska divenne la capitale dello Stato. Infine, nell'anno 865 la Bulgaria ricevette ufficialmente il Cristianesimo dall'Impero Romano d'Oriente e il kanasubigi Boris ottenne il titolo di Re, utilizzato da quel momento in poi [8].
è interessante notare che, quasi nello stesso periodo, sul fiume Volga, si era formata, con capitale Bolgar, uno stato bulgaro islamico, fondato dal khan Almush. Tale regno ebbe il suo apogeo intorno al X secolo, quando Bolgar divenne uno dei più importanti centri commerciali d'oriente, rivaleggiando addirittura con Bisanzio in ricchezza, bellezza e prosperità. Il grande re SimeonePurtroppo, però, durante le invasioni mongole di Chingiz Han, a partire dal 1219-1220, la  Bulgaria del Volga cominciò ad essere seriamente minacciata. Per tre volte i Bulgari del Volga riuscirono a respingere i Tartari (nel 1223, 1229 e 1223), ma il quarto attacco ebbe successo: nel 1236 Chingiz Han inviò un esercito enorme di 300.000 soldati (la metà dei quali provenienti dagli Stati vassalli) verso Bolgar. Lo scontro fu terribile, perché i 50.000 difensori non potevano difendersi contro nemici numericamente così superiori: la città fu rasa al suolo, così come almeno altri quaranta insediamenti vicini e tutti i difensori vennero trucidati, come prova una vasta area di circa 80 kmq. in cui gli archeologi hanno trovato un cosiddetto "strato nero", frutto di un incendio di enormi proporzioni appiccato dagli invasori, in cui sono stati trovati, oltre che oggetti e vasellame in frantumi, un numero impressionante di crani di soldati trucidati. Da quel momento in poi, una civiltà fiorentissima scomparve completamente. Il territorio passò prima ai Tartari, poi all'haganato di Kazan e, infine, dopo che Ivan IV ebbe l'opportunità di fregiarsi del titolo di Zar, alla Russia. Oggi il Tatarstan è un paese autonomo nella Federazione Russia, ma, dal punto di vista culturale e linguistico, l'eredità bulgara rimane piuttosto evidente [9].

  • QUALCHE PRECISAZIONE
Antico alfabeto bulgaroCome detto, gli studiosi sono ancora piuttosto discordi sulle origini bulgare. Di fatto, esiste una scuola di pensiero che vede la radice bulgara in un ceppo turco distaccatosi dal nucleo originario ai tempi di Attila [10].
In realtà, però, tale teoria è stata scartata da gran parte degli antropologi, che hanno fatto notare come la differenza tra i Bulgari del tempo di Avitohol, Kurt, Kubert e Asparuh e gli odierni Bulgari del Danubio sia inferiore alla differenza tra gli Elleni dei tempi di Omero e gli odierni abitanti della Grecia: gli studi storici e linguistici provano che i Bulgari sono una delle più antiche nazioni tra quelle che sono riuscite a sopravvivere fino ai giorni nostri. Naturalmente, si sono mescolati in una certa misura con la popolazione slava che hanno incontrato nella penisola balcanica, ma, a fronte di ciò, è comunemente accettato che essi abbiano conservato la loro lingua e i loro tratti distintivi, rimanendo l'influenza slava piuttosto marginale e limitata all'assorbimento dell'alfabeto creato nel 855 dai Santi Cirillo e Metodio, adattato, comunque, alla lingua bulgara originaria, lontanissima, in termini di sintassi, fonemi e struttura da qualsiasi dialetto turcico [11]. Anche su questa base il ricercatore inglese Arnold Toynbee, nella sua monumentale opera in dodici tomi sulla storia delle nazioni europee, ha potuto inserire la civiltà bulgara nella lista delle 21 nazioni fondative della storia culturale del nostro continente [12].

NOTE:
(1) W. Monroe, Bulgaria and Her People, With an Account of the Balkan Wars, Macedonia, and the Macedonian Bulgar, General Books LLC 2010, pp. 18 ss.
(2) F.P. Miller, A.F. Vandome, J. McBrewster, Crimean Tatars: Crimean Tatar diaspora, Crimean Khanate, Turkic peoples, Crimea, Crimean Tatar language, Volga Tatars, Bulgars, Khazars, Pechenegs, Cumans, ... Slavic peoples, Romanians, Byzantine Greek, Alphascript Publishing 2009, pp. 36-39.

(3) W. Monroe, cit., pp. 61-63.
(4) F. Curta, R. Kovalev, The Other Europe in the Middle Ages: Avars, Bulgars, Khazars and Cumans, Brill Academic Publishers 2007, pp. 96 ss. passim.
(5) AA.VV., Monarchs of the Bulgars: Krum, Omurtag of Bulgaria, Tervel of Bulgaria, Asparukh of Bulgaria, Kubrat, Kormesiy of Bulgaria, Telets of Bulgaria, General Books LLC 2010, passim.

(6) F.P. Miller, A.F. Vandome, J. McBrewster, Citato, passim.
(7) T. Stepanov, The Bulgars and the Steppe Empire in the Early Middle Ages, Brill 2010, passim.
(8) Ivi.

(9) F. Curta, R. Kovalev, cit., pp. 146 ss.
(10)F.P. Miller, A.F. Vandome, J. McBrewster, cit., pp. 87.
(11) T. Stepanov, cit., pp. 238 ss.
(12) A.J. Toynbee, A Study of History, vol. V, Oxford U.P. 1934, passim.
   
    

   

          

©2010 Lawrence M.F. Sudbury

  

    


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