 Trattando
dei popoli asiatici, si è spesso avuto modo di menzionare le
loro origine "turca" o, per meglio dire, "turcica". E' ora
il caso , però, di soffermarci brevemente sul significato di
questo termine e sulla storia generale del gruppo etnico che
esso designa, per poi concentrarsi sull'unica nazione che si
identifichi oggi con tale popolo, a lungo signore di tutta
l'Asia centro-orientale.
La prima menzione conosciuta del
termine "turco" applicato ad un gruppo etnico si trova in
riferimento ai "Göktürks" nel VI secolo, in una lettera di
un imperatore cinese a "Ishbara, Gran Khan dei Turchi"
datata 585 d.C. Evidentemente il termine doveva essere di
uso comune se lo ritroviamo nelle "Iscrizioni Orhun" del 735
d.C. ma ciò non significa che in precedenza il popolo poi
chiamato "turco" non fosse conosciuto. Anzi, appare di tutta
evidenza che, sulla base degli studi sulle affinità
linguistiche, l'imperatore si riferisse alla stessa
popolazione precedentemente conosciuta come Tu-Kiu, che
appare nelle cronache cinesi già addirittura dal 1328 a.C. [1]
Secondo Mahmud di Kashgar, uno studioso turco dell'XI
secolo, e vari altri studiosi e storici islamici successivi
il nome "turco" deriva da Tur, uno dei figli di Jafet, e
viene dalla stessa stirpe dei "Gomer" (Cimmeri) e degli "Ashkenaz"
(Sciti, Ishkuz) che, secondo la tradizione, sarebbero stati
i primi Turchi. Certo, comunque, la situazione è confusa dal
fatto che per millenni una lunga serie di riferimenti
storici, a partire da Erodoto, ha mescolato i Turchi agli
"Sciti di varie tribù, come Unno-Bulgari, Avari, Turchi,
Mongoli, Cazari, ecc.", tanto che ancora tra il 400 d.C. e
il XVI secolo le fonti bizantine utilizzavano il nome "Σκΰθαι"
in riferimento a dodici diversi popoli turchi [2].
E' necessario, dunque, fare un po' di chiarezza.
Al
di là della origine mitica che i Turchi di varie aree danno
al loro popolo, facendolo discendere da un eroe chiamato Alp
Er Tunga, figlio di un lupo delle steppe siberiane, è
generalmente accettato che i primi gruppi turchi vivessero
in una regione che si estendeva dall'Asia centrale alla
Siberia, con picchi di densità nelle aree dell'odierna Cina
settentrionale [3].
In particolare i primi clan turchi etnicamente connotati
apparvero alle periferie della confederazione tardo-Xiongnu
(contemporanea ai cinesi della dinastia Han) ed è quindi
praticamente certo che tribù
turche
vivessero come nomadi per molti secoli prima di fondare
l'Impero Göktürk nel VI secolo. Probabilmente si trattava
di pastori e nobili identificati come "cinesi" che erano
alla ricerca di nuovi pascoli e nuove terre ricchezza. Si
tratta, però, solo di ipotesi, dal momento che, come
anticipato, leggiamo di un popolo turco (secondo la dizione
cinese di uso odierno, cioè "Tujue") solo nel VI secolo
quando l'imperatore chiede garanzie per il clan Ashina,
migrato da Li-jien (moderno Zhelai Zhai), che intende
spostarsi, per ragioni commerciali, nella zona dello Juan
Juan e, dunque, si rivolge alla "dinastia prevalente" della
zona chiedendo alleanza e protezione per i suoi sudditi [4].
Da alcuni testi coevi veniamo a sapere che le tribù di cui
Ishbara, il destinatario della missiva imperiale, era leader
era famosa solo per le sue capacità nella lavorazione dei
metalli e che per questo era stata assegnata loro un'area
che
comprendeva
una enorme cava metallifera su una "montagna che sembrava un
elmo" (e da qui, forse il loro nome cinese "tūjué" che
significa appunto elmo). Un secolo dopo, il loro potere era
aumentato in modo tale da permettere loro di conquistare
l'intera area dello "Juan Juan" e costituire l'Impero Gök.
Probabilmente si trattava di una civiltà già discretamente
evoluta, dal momento che possedeva alfabeti propri, come l'"Orkhon"
e il "runiforme dello Jenisej", che diedero vita ad un
alfabeto uiguro a sé stante: la più antica iscrizione è
stata trovata nei pressi del fiume Issyk in Kirghizistan e
contiene già i tradizionali simboli nazionali e culturali
dei popoli turchi, quali i lupi, il colore azzurro (il
"turchese" della pietra usata come portafortuna contro il
malocchio), il ferro e il fuoco [5].
È stato spesso suggerito che, in realtà, l'intero Xiongnu,
di cui i documenti della
dinastia
Han fanno spesso menzione, sia stato abitato da
proto-turchi. Anche se poco si sa per certo sulla lingua
Xiongnu, sembra probabile che almeno alcune tribù Xiongnu
parlassero, in effetti, una lingua turco-altaica che alcuni
studiosi vedono in possibile connessione con la lingua Sakas
iranica ed è, dunque, possibile che, se anche non
prevalenti, i Turchi facessero parte di un impero Xiongnu
che doveva essere una confederazione di diversi gruppi
etnici e linguistici . D'altra parte, la ricerca genetica a
partire dal 2003 conferma che il popolo turco abbia avuto
origine nella moderna Cina nord-occidentale, confermando,
così, l'"ipotesi Xiongnu". Inoltre, appare assodato che la
scrittura turca fosse di derivazione dall'Orkhon, scrittura
ancora usata unicamente nello Xiongnu, rinvenuta su tratti
di arte rupestre nello Yinshan e Helanshan, databili dal IX
millennio a.C. e consiste principalmente di segni incisi
(petroglifi) e poche immagini dipinte.
Seguendo l'ipotesi Xiongnu, come altrove accennato potremmo
arrivare a pensare che le orde unne di Attila che invasero e
conquistarono gran parte dell'Europa nel V secolo fossero
proprio turche dello Xiongnu e, effettivamente, gli studi
linguistici di Otto Maenchen-Helfen sembrerebbero supportare
questa ipotesi, anche se, in realtà, anche l'origine
mongolica degli unni mantiene una sua consistenza, stante il
fatto che certamente i confini etnici tra gruppi turchi e
mongoli erano molto labili sulla base di aree nomadiche e di
migrazione comuni [6].
 Ciò
che è certo è che nel VI secolo, 400 anni dopo il
crollo dell'impero Xiongnu in Asia centrale, la
leadership dei popoli turchi venne presa in consegna
dai Göktürks che, molto chiaramente, dalla
confederazione nomadica Xiongnu avevano ereditato
tradizioni ed esperienza amministrativa. Dal 552 al
745 d.C. la leadership dei Göktürk unì le tribù
nomadi turche in un impero che fu il primo vero
soggetto politico ad essere definito "turco". A
differenza del suo predecessore Xiongnu, il Khanato
Göktürk era governato da un khan "a tempo" sempre
subordinato ad una autorità sovrana controllata da
un consiglio dei capi tribali, mentre, dal punto di
vista religioso, conservava numerosi elementi di una
religione altaica d'origine sciamanica, il
Tengrismo, pur avendo ricevuto missionari e monaci
buddisti dai quali erano stati assorbiti numerosi
elementi, fino a formare una sorta di culto
sincretico. I Göktürks furono il primo popolo turco
a scrivere in lingua vetero-turca, utilizzando, come
accennato, l'Orkhon, una scrittura runica
 precedente,
e a raggiungere una situazione politica
centralizzata e stabile che, però, non resse, verso
la fine del VII secolo, a una serie di conflitti
dinastici e tribali che determinarono la
frantumazione dell'unità statale, creando
sottogruppi che, pur riconoscendosi come turchi,
avrebbero poi formato stati separati [ 7].
Poco dopo popolazioni turche e gruppi affini
migrarono verso ovest dal Turkestan e da quella che
ora è la Mongolia verso l'Europa orientale,
l'altopiano iraniano e l'Anatolia a più ondate. La
data di espansione iniziale rimane sconosciuto ma
certamente la migrazione principale è avvenuta nel
medioevo, quando i Turchi si diffusero nella maggior
parte dell'Asia, in Europa e nel Medio Oriente.
 Divisi
in tribù a poco a poco sempre più distinte
etnicamente (Avari, Karluks, Uiguri, Kirghisi,
Oghuz, Turcomanni, etc.), i Turchi, nella loro
migrazione, entrarono in contatto con i Musulmani e
la maggior parte in un breve lasso di tempo adottò
l'Islam, sebbene vi siano stati (e vi siano ancora)
piccoli gruppi turchi appartenenti ad altre
religioni, compresi cristiani, buddisti, ebrei
(Cazari), e zoroastriani.
Dopo essere stati assoldati negli eserciti dei
califfi abbasidi, i soldati turchi emerso ben presto
come i governanti de facto di gran parte del Medio
Oriente musulmano (a parte la Siria e l'Egitto), in
particolare dopo il X secolo.
Gli Oghuz, con piccoli gruppi di altre tribù,
catturarono e dominarono vari Paesi sotto la guida
della dinastia selgiuchide e alla fine occuparono i
territori della dinastia abbaside e l'Impero
bizantino; nel frattempo, i Kirghizi e gli Uiguri
stavano lottando fra di loro e con l'Impero cinese,
fino a che i Kirghizi si stabilirono nella regione
ora denominata Kirghizistan; i popoli tartari
conquistarono i Bulgari del Volga in quello che è
oggi Tatarstan, seguendo il cammino verso ovest dei
Mongoli di Gengis Khan nel XII secolo; nel
1090-1091, i Peceneghi turchi raggiunsero le mura di
Costantinopoli, dove l'imperatore Alessio I annientò
il loro esercito: ovunque, in ogni caso, i gruppi
turchi si mescolarono con le popolazioni locali a
vari livelli dando origine a varianti etniche
distintive [ 8].
Particolarmente interessante in questo senso è il
sub-gruppo che, a differenza degli
 altri,
non si spostò verso occidente ma scese verso sud,
arrivando a fondare l'Impero Mughal, un impero
islamico che, nella sua massima estensione
territoriale, tra XVI e XVIII secolo, comprese la
maggior parte del subcontinente indiano, allora
conosciuta come Hindustan, e parti di ciò che sono
oggi l'Afghanistan e il Pakistan . La dinastia
Mughal fu fondata da un principe turco di nome Babur
Chagatai (che regnò dal 1526-1530), discendente del
conquistatore turco Timur (Tamerlano) da parte di
padre e da Chagatai, secondo figlio del sovrano
mongolo Gengis Khan, da parte di madre: tale
dinastia, dunque, non solo si contraddistinse per
la capacità dei suoi governanti, che mantennero il
potere per sette generazioni, e per la sua
organizzazione amministrativa ma anche per
rappresentare, a partire come detto dalla sua
famiglia regnante, un esempio di sintesi
etno-culturale turco-mongolide che riuscì, anche dal
punto di vista religioso, a sincretizzare e
omogeneizzare popolazioni musulmane e indù [ 9].
 Nonostante
l'estensione territoriale della loro penetrazione
verso l'Asia occidentale, i Turchi finirono per
creare un solo grande stato duraturo: l'Impero
Ottomano in Anatolia. La migrazione verso il Paese
oggi da loro chiamato Turchia si verificò durante la
fase principale di spostamento verso occidente,
allorché la cultura turca, confinata fino al VI
secolo d.C. ad una regione relativamente piccola si
espanse, fino al XIII secolo, su vasta scala in
tutta l'Asia centrale, il Turkestan, a nord del Mar
Nero, in Anatolia, in Iran e nell'Europa orientale.
I maggiori protagonisti di questi sviluppi furono i
Turchi Oghuz, poi definiti, dopo la conversione
all'Islam, Turcomanni: essi furono i primi a
muoversi in massa verso l'Anatolia occidentale,
spinti dall'invasione mongolica di Transoxiana,
Iran, Azerbaigian e Anatolia orientale. Al loro
interno particolare preponderanza ebbe la tribu dei
Selgiuchidi che nel 1037 era entrata in Persia e
aveva stabilito un primo grande stato detto dei
"Grandi Selgiuchidi", aveva catturato Baghdad nel
1055 e con un piccolo contingente di guerrieri
(circa 5.000 secondo alcune stime) aveva già dato
luogo ad una prima penetrazione in Anatolia
orientale.
 Nel
1071, i Selgiuchidi, sempre più pressati da altri
popoli orientali, ingaggiarono battaglia con gli
eserciti dell'impero bizantino a Manzikert (Malazgirt),
a nord del lago Van e, sebbene i Bizantini
sperimentassero perdite minori, con la cattura
dell'imperatore Romano IV Diogene nel corso dei
combattimenti si aprì una fase di lotte dinastiche
all'interno dell'Impero che permise ai Turchi di
acquistare il controllo della parte centrale
dell'Anatolia e di espandersi fino in Europa: essi
fondarono la loro capitale a Konya e crearono quello
che sarebbe stato conosciuto come il Sultanato
Selgiuchide di Rum.
Il successo dei Turchi stimolò una risposta da parte
dell'Europa latina con la prima crociata: una
controffensiva lanciata nel 1097 dai Bizantini con
l'aiuto dei crociati portò ai Selgiuchidi una
sconfitta decisiva che, dopo alcuni anni
 di
campagna, finì per restaurare il dominio bizantino
nel terzo occidentale dell'Anatolia [ 10].
Anche se una controffensiva turca nel 1140 annullò
gran parte dei guadagni cristiani, il danno maggiore
alla sicurezza bizantina derivò dalle lotte
dinastiche a Costantinopoli, a cui presero parte i
contingenti in gran parte francesi della Quarta
Crociata e i loro alleati veneziani: nel 1204, i
crociati conquistarono Costantinopoli e installarono
il conte Baldovino di Fiandra nella capitale
bizantina come imperatore del cosiddetto "Impero
latino di Costantinopoli", smembrando il vecchio
regno in piccoli stati cuscinetto affidati a signori
europei che tentarono di trapiantarvi le
istituzioni feudali, mentre piccoli regni
indipendenti greci restavano solo a Nicea (oggi
Iznik), Trebisonda (oggi Trabzon), e in Epiro.
Proprio con questi regni greci i Turchi si allearono
sia contro i Latini che contro i Mongoli e, nel
1261, Michele Paleologo di Nicea, supportato da
truppe selgiuchide, riuscì a cacciare i Latini da
Costantinopoli e a restaurare un impero bizantino
che, di fatto, era comunque una sorta di
para-protettorato turco.
 Nel
frattempo lo stato dei Grandi Selgiuchidi era
sopravvissuto lungo tutto il XIII secolo come
vassallo dell'impero mongolo, che aveva sottomesso
il califfato abbaside di Baghdad, e quando
l'influenza mongola nella regione scomparve, intorno
al 1330 circa, si lasciò dietro una serie di
emirati in competizione per la supremazia: dalle
condizioni caotiche che prevalevano in tutto il
Medio Oriente, però, un nuovo potere stava emergendo
in Anatolia, quello dei Turchi Ottomani. Come tutto
il resto dell'area asiatica occidentale l'Anatolia
orientale era stata amministrata da governatori
militari mongoli e, in seguito, si era frammentata
in diverse piccole regioni sotto il dominio di "beilikati"
(Principati) diversi e, alla fine, il principato
ottomano che è stato
 istituito
nel Eskişehir, Bilecik e nell'area di Bursa riuscì a
soggiogare gli altri principati e a restaurare
l'unità politica in gran parte dell'Anatolia,
raggiungendo, in seguito, il suo apice politico nel
XVI secolo, allorché arrivò a dominare su tre
continenti (sud-est Europa, Medio Oriente e nord
Africa): nel XIII secolo Gazi Ertuğrul governava le
terre intorno Sogut, una città tra Bursa e Eskisehir
ma alla sua morte nel 1281, suo figlio, Osman I Kara
("il Nero", così conosciuto per il suo coraggio), da
cui la dinastia e l'Impero Ottomano presero il nome,
estese il proprio territorio di 16.000 chilometri
quadrati, fino ai bordi dell'Impero Bizantino,
dando forma al primo sviluppo politico dello Stato
e spostando la capitale ottomana a Bursa.
Nel 1452 gli Ottomani controllavano quasi tutte le
ex terre bizantine tranne Costantinopoli ma il 29
maggio 1453 Mehmed il Conquistatore catturò la città
dopo un assedio di 53 giorni e la proclamò nuova
capitale del suo impero ottomano, dando inizio ad
un'epoca di splendore che durò quattro secoli, fino
alla rivoluzione repubblicana del 1923 [ 11].
(1) H.
Pope,
Sons of the Conquerors: The Rise of the
Turkic World, Overlook Hardcover
2005, pp. 38 ss.
(2)
Ivi.
(3) J.R.
Krueger,
The
Turkic Peoples (Uralic and Altaic),
Routledge 1997, pp. 23-44.
(4) H.
Pope, citato, p. 21.
(5) C.
Vaughn Findley,
The
Turks in World History, Oxford
University Press 2004, pp. 47 ss.
(6) F.P.
Miller, A.F. Vandome, J. McBrewster,
Xiongnu, Alphascript Publishing
2009, passim.
(7) P.B. Golden,
An
introduction to the history of the
Turkic peoples: Ethnogenesis and
state-formation in medieval and early
modern Eurasia and the Middle East,
O. Harrassowitz 1992, pp. 36 ss.
(8)
Ivi, pp. 42-97 passim.
(9) C.
Vaughn Findley,
citato,
pp. 84 ss.
(10) J. Goodwin,
Lords of the Horizons: A History of the
Ottoman Empire, Picador 2003,
passim. (11) C. Finkel,
Osman's Dream: The History of the
Ottoman Empire, Basic Books 2007
, passim.
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