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è
possibile che una tribù diventi più importante e famosa dell'intero popolo
di cui fa parte?
Analizzando la storia degli Alani la risposta non può che essere positiva: questa tribù, quasi certamente parte del popolo dei Sarmati, infatti, riuscì, in un arco di tempo vastissimo che va dal VII secolo aC al XVII secolo aC, ad avere una estensione territoriale enorme, dalla Cina al Portogallo, ad avere un ruolo preponderante al tempo delle invasioni unne e, infine, a tramandare il proprio nome attraverso la fondazione di uno Stato ancora esistente (l'Ossezia).
Come accennato,
tracciare una storia degli Alani significa coprire un arco temporale
vastissimo.
La loro primissima comparsa nella storia avviene verso il 650 aC nelle cronache assire, nelle quali sono definiti con il nome scita di "Ishkuza", da Ish-Oguz ("Popolo Ish"). "Ish" è, in realtà, una variante di "As", parola che, in odierno turco significa "a perdere la strada", "errare" e che sta ad indicare il loro stile di vita nomadico (e, proprio in virtù della presenza di numerosissime popolazioni nomadi gli antichi Greci usavano il nome "Asia" per le steppe a Oriente) legato all'allevamento ovino [1]. Verso il 300 aC, alcune cronache cinesi menzionano erroneamente gli Alani come come una delle quattro tribù degli Unni : Xu-la, Hiu-bu, Siu-lin e (A-)Lan, dichiarando, in almeno un caso, che essa era la tribù favorita dai re degli Unni Orientali. Possiamo pensare che l'errore nasca dal fatto gli Alani si fossero espansi verso oriente, entrando in contatto, appunto, con gli Unni e sottomettendosi ad essi, tanto da diventare, per le loro capacità belliche, una parte importante dell'esercito di tale popolo [2]. Di fatto, comunque, una alleanza di questo genere deve essere cessata (forse per questioni territoriali o per mancanza di risorse naturali nell'odierna area della Cina settentrionale) nel giro di un secolo circa, costringendo questo gruppo di Sarmati che si era spinto particolarmente a est ad una migrazione di massa verso occidente. è in questa fase, che va all'incirca dal 200 al 100 aC che gli Alani, riunendosi al corpus dei Sarmati, danno forza a questa popolazione fino a spingerla, nel tempo, all'ottenimento del predominio in tutta l'area del caucasica e del Ponto a spese degli Sciti. A questo punto, stanziati nell'area attorno al Mar Nero, gli Alani cominciano a frazionarsi in sotto-tribù che diventano via via più potenti: all'inizio del I secolo aC fanno la loro comparsa i Roxolani, posizionati tra Dnieper e Don, come alleati del re scita di Crimea, mentre a metà del secolo troviamo gli Aorsi, stanziati tra il Don e il nord-ovest del Mar Caspio, come alleati di Farnace, re del Bosforo [3]. Nel frattempo, l'espansione alana deve essere ripresa anche verso est, se Sima Qian, autore della antica cronaca cinese chiamata "Shiji" (datata anteriormente al 90 aC) ci relaziona: «Yancai si trova a circa 2.000 li [832 km] nord-ovest di Kangju [più o meno la zona della Sogdiana, intorno all'area di Tashkent]. Qui le persone sono nomadi e le loro usanze sono generalmente simili a quelli del popolo di Kangju. Il paese ha più di 100.000 arcieri e confina con un grande lago [che potrebbe essere il Mare d'Aral]». La potenza degli Alani nella zona doveva essere notevole e, circa un secolo più tardi, il "Hanshu Hou" (una cronaca della dinastia Han) racconta: «Il regno di Yancai [letteralmente "Vaste Steppe"] ha cambiato il suo nome in regno di Alanliao. Essi occupano le campagne e le città. Si tratta di una dipendenza di Kangju. Il clima è mite. Alberi della cera, pini, e 'erba bianca' [aconito] sono abbondanti. Il loro modo di vivere e vestire sono gli stessi di quelli di Kangju". Infine, nel III secolo, un'altra cronaca, il "Weilüe" afferma: "Poi c'è il regno di Liu, il regno di Yan [a nord di Yancai], e il regno di Yancai [tra il Mar Nero e Mar Caspio], che è anche chiamato Alan. Hanno tutti lo stesso modo di vita dei Kangju. A ovest, confina con il Da Qin [territorio romano], a sud-est con il Kangju. Questi regni hanno un gran numero di allevamenti di famosi zibellini ma vi si allevano anche bovini e gli abitanti si muovono in cerca di acqua e foraggio. In precedenza erano vassalli del Kangju ma ora non sono più vassalli». Insomma, appare chiaro che gli Alani orientali avessero creato un grande regno (o, più probabilmente, una federazione tribale), capace di rendersi indipendente e di imporsi su un'area di notevole estensione [4]. Anche gli Alani occidentali, comunque, non dovevano essere una forza di minore importanza. Nel suo Geografia Strabone, che, nativo del Ponto, doveva conoscere bene questo popolo, afferma che Spadines, re degli Aorsi, fosse in grado di schierare duecentomila arcieri a cavallo attorno al 50 a.C., ma che gli "Aorsi settentrionali", dai quali quelli meridionali si erano allontanati, ne potevano schierare molti di più, ed era per questo che dominavano tutta la regione costiera del Mar Caspio. Nel suo testo troviamo: «Di conseguenza potevano importare tramite cammelli le mercanzie indiane e babilonesi, ricevendole dopo che venivano passate agli Armeni e ai Medi, e così, per via di tale benessere, potevano permettersi di indossare ornamenti d'oro. Gli Aorsi vivono lungo il Tanais, e i Siraci vivono lungo l'Achardeüs che scorre lungo il Caucaso fino a riempire il Lago Maeotis» [5]. Di certo, nel 35 dC troviamo gli Alani a nord del Caucaso in un raid contro i Parti, regno vassallo di Armenia, ed è probabile che tale raid fosse nato su suggerimento di Tiberio. Le relazioni con i Parti devono essersi poi ulteriormente evolute in senso bellicoso, visto che in una iscrizione partica del 62 d.C. troviamo che Vologeses, re dei Parti è «nel suo undicesimo anno di guerra contro Külük, re degli Alani». L'iscrizione è completata dallo storico ebreo Giuseppe Flavio (37-100), che, trattando della guerra ebraica, menziona gli Alani (che definisce una tribù "scita") come un popolo che vive in prossimità del Mare di Azov, e che ha attraversato le "Porte di Ferro" per saccheggiare e sconfiggere gli eserciti di Pacoro, re di Media, e Tiridate, re d'Armenia, due fratelli di Vologeses I [6]. La crescita della potenza alana e la sua progressiva espansione verso occidente certamente mette in allarme Roma, che, nel 69, manda contro di loro (in particolare contro i Roxolani) la III Legione, riuscendo momentaneamente a bloccarli. Si tratta, però, di una vittoria solo temporanea: nel 93, a capo di un'alleanza di popolazioni barbariche della steppa, gli Alani cominciano ad effettuare raid continui nella Mesia Inferiore e, intorno al 117, i Roxolani da est e gli Iazigi da ovest invadono la Mesia e la Dacia romana, mentre Adriano non può fare altro che tamponare la loro penetrazione, arrivando ad un accordo (firmato dal generale Publio Elio Rasparagano) che permette lo stanziamento delle tribù nelle aree già conquistate. Verso gli anni '30 del I secolo, gli Alani continuano le loro incursioni contro l'Albania, la Media, l'Armenia e la Cappadocia, respinte da parzialmente da Flavio Arriano (il quale ci ha lasciato una relazione dettagliata della campagna, Ektaxis kata Alanoon, che, però, non rivela molto degli usi del nemico) e poi riprende sotto il regno di Antonino Pio. A metà degli anni '50 gli Alani sconfiggono l'esercito romano a Olvia e, pochi anni dopo, cominciano a fare le loro prime apparizioni nella Bassa Valle del Danubio. Nel 161, poi, gli Alani aderiscono ad una federazione sarmatica a cui si uniscono anche i Marcomanni e diventano davvero pericolosi per l'Impero di Marco Aurelio che si dovrà impegnare in una lunghissima campagna (167-175) per vincere contro la prima grande invasione barbarica (I Guerra Marcomanna), comunque non risolvendo la situazione se, tra 178 e 180, una nuova invasione (di cui gli Alani sono parte integrante) porta alla II Guerra Marcomanna. Qualche anno dopo, attorno al 210, troviamo la Dacia definitivamente occupata dalla federazione sarmatica guidata dagli Alani, i quali, sotto la pressione dei Goti, continuano lentamente a muoversi verso occidente, fino a penetrare, nel periodo di Massimino, nella Macedonia e, successivamente, in alleanza con i Goti, in Tracia (242 circa) [7]. Intorno al 300, Ammiano Marcellino [8] parla di loro vittorie a ripetizione, che li portano ad incorporare un numero notevole di Nazioni, tra le quali lo storico menziona: "Geloni, Agathyrsi, Melanchlaeni, Antropofagi, Amazzoni, e Seres", mostrando una loro leadership su uno stato assurto ormai a potenza internazionale, capace di attaccare (nel 351), in alleanza con il re armeno Arsak II, l'Impero persiano.
Mentre il popolo alano sembra
raggiungere il massimo della sua espansione territoriale, però, qualcosa di
fondamentale per la storia europea stava avvenendo: un popolo mongolico
proveniente dall'Asia centrale, spinto da ragioni politiche e soprattutto
demografiche, da inizio ad una inesorabile espansione verso occidente
travolgendo tutto ciò che incontra sul suo cammino.
è iniziata l'epopea
degli Unni.
Intorno al 360 essi attraversano il Volga e attaccano con forze preponderanti gli Alani, che non hanno alcuna possibilità di resistere. Una parte del popolo si ritira verso il nord del Caucaso, mentre gran parte delle tribù si sottomette ai nuovi conquistatori, creando un'alleanza forzata, per altro piuttosto favorevole: secondo Giordane agli Alani viene garantito un notevole grado d'indipendenza e una buona fetta del bottino in cambio del loro aiuto nella guerra contro gli Ostrogoti di Ermanarico [9]. La guerra, che dura dal 370 al 376, vede gli Unno-Alani al comando di Balamber vincitori (con gli Ostrogoti e poi i Visigoti che si ritirano sullo Dniester) ma, di fatto, gli Alani, dal Caucaso alla Dacia, sono diventati parte della "confederazione unna" e tali resteranno fino al 398, partecipando anche alla penetrazione unna in Europa [10]. Una piccola parte degli Alani, non accettando la situazione, andrà a servire nella guardia dell'imperatore Graziano (375-383) ma la maggior parte degli uomini, unito all'enorme esercito di Balamber e del suo primogenito Alyp-bi, dopo aver sconfitto anche i "Sadumst" (probabilmente i Goti Scandinavi), sarà parte attiva nella battaglia di Adrianopoli del 378 che vede le forze di Bisanzio nettamente sconfitte da quelle della "confederazione unnica" (che, a questo punto, vede unite un numero impressionante di tribù, dagli Unni agli Alani, dai Sarmati ai Goti). A seguito di questa vittoria e della morte dell'imperatore d'oriente, Valente, Unni e Alani possono dilagare nella Pannonia Orientale, nell'intero Banato e compiere incursioni nell'area costantinopolitana. Il nuovo imperatore, Teodosio, l'anno seguente è costretto a risolvere la situazione diplomaticamente, federando i Goti e assegnando agli Alani un grande territorio a nord dell'Impero. A questo punto la situazione diventa un po' confusa: certamente tra 380 e 395 gli Alani cacciano ogni altra tribù dall'area della Dacia e della Bessarabia, stabilendovisi mentre gli Unni si insediano stabilmente nel Ponto. Altrettanto certamente numerosi Alani entrano nelle truppe ausiliarie di Teodosio in Pannonia (servendo sotto il generale Saul nella guerra contro Arbogaste del 394) e nelle truppe ausiliarie dell'Impero d'Occidente nel nord Italia (ma nel 400 - 401 sono segnalati anche tra le truppe del re visigoto Alarico): è probabile che, semplicemente, diverse tribù si offrissero come truppe mercenaria al miglior offerente, frazionando le forze. Territorialmente, comunque, nell'area transcaucasica gli Alani rimangono sotto il giogo dell'Impero unno ed è probabilmente intorno al 400 dC. che, nella zona tra Itil e Don, cominciano ad unirsi ai Bulgari. E' certamente per questo che gran parte delle truppe alane entrano con gli ausiliari unni nell'esercito di Stilicone, aiutando l'Impero d'Occidente contro Alarico (nelle cui file, come detto, vi erano altri Alani) nel 402 e contro Svevi e Ostrogoti nel 405. Nel 402, comunque, qualcosa (di cui non siamo a conoscenza) deve avvenire tra Unni e Alani. Orosio ci informa che in quell'anno le truppe ausiliarie alane e unne combattono le une contro le altre: probabilmente è l'inizio del processo che porterà alla disgregazione della confederazione unna nel 406 e alla fuoriuscita degli Alani dalle truppe imperiali. A questo punto, buona parte degli Alani si alleano con i Vandali e le truppe congiunte del re vandalo Goar e del re alano Respendial marciano sulla Gallia, sbaragliando oltre il confine del Reno le truppe federate dei Franchi e penetrando in profondità in Bretagna, dove cominciano ad unirsi ai Celti in fuga dalla Britannia invasa dai Sassoni (è in questo periodo che, nella onomastica inglese e francese cominciamo a trovare il nome "Alan" o "Alain"). Dopo una ripartizione delle Gallie tra Alani (che formano lo stato di Alania), Vandali e Svevi, nel 409 Respedial nuove il suo popolo nella Penisola Iberica, seguito dai Vandali e dai Visigoti, e si impossessa della Lusitania, mentre in Francia, tra 414 e 418, re Addak è impegnato in una guerra contro i Visigoti che lo vedrà perdente (con la fine del regno di Alania e la morte del re stesso. Con la morte di Addak, gli Alani si scompa-ginano e si pongono sotto il patrocinio dei Vandali con i quali, al comando di Genserico, si muoveranno in Africa settentrionale nel 428: il ramo occidentale degli Alani ha finito di esistere [11]. Più a ovest, comunque, gli Alani sopravvivono come federati romani, posizionati da Ezio nella Gallia Transalpina: è in questa veste che essi partecipano alla cosiddetta "Battaglia dei Popoli" dei Campi Catalaunici nel 451. Tale battaglia, che vede contrapposti da un lato Unni, Gepidi e parte degli Ostrogoti e dall'altra legioni romane, Visigoti, Burgundi, Franchi e, appunto, gli Alani guidati da Sangiban, si conclude con un nulla di fatto, ma ormai l'Impero d'Occidente sta morendo e non riesce più a controllare la situazione, cosicché è facile, due anni dopo, per il re visigoto Torrismondo sottomettere gli Alani di Francia. A questo punto, sopravvivono come popolo indipendente dolo solo gli Alani orientali, alleati di Bisanzio: nel 455 essi combattono contro Ardarico, re dei Gepidi e i figli di Attila nella battaglia diel fiume Neda in Pannonia e nel 468, guidati da re Aspar, fanno parte delle truppe imperiali nella guerra sul Danubio, ma nulla possono contro l'imponente esercito unno, che li sconfigge e li sottomette, relegandoli nelle aree caucasiche. Siamo così giunti al VI secolo: dal Caucaso, in cui vivono dedicandosi alla pastorizia nomadica, gli Alani, come ci spiega Zaccaria Scolastico, compiono sporadiche incursioni contro l'Impero Sassanide e stringono alleanze con Bisanzio, ma il loro periodo di splendore è definitivamente terminato, sottomessi come sono agli Unni e soggetti come sono alle invasioni turche. Durante il VII secolo gli Alani cercheranno di sopravvivere all'espansione dei popoli vicini alleandosi strettamente ai Cazari, nuovi dominatori dell'area, ma nel 651 sono sconfitti dall'esercito arabo di Abd Al Rahman e nel 715 dalla spedizione contro di loro del Califfo Umar 'II. La loro area è invasa dai Turchi nel 721 e diventa terreno di battaglia tra Arabi e Turchi per tutto il secolo successivo. Da questo momento in poi, tracce degli Alani (il cui regno, ormai ridottissimo, rimane, comunque, formalmente indipendente) si avranno solo come gruppi di soldati mercenari, di volta in volta al soldo di Bizantini, Armeni e Cazari, fino alla distruzione del regno di Cazaria da parte dei Rus nel 965. Ancora nel 1029, comunque, si ha notizia di una spedizione guidata dal principe Yaroslav il Saggio di Kiev contro Alani e, per tutto il secolo successivo, gli Alani sembrano legarsi a filo doppio con Bisanzio, sia attraverso legami dinastici che con l'invio di truppe ausiliarie (ad esempio, nel 1107 Rhosmices, "exusiocrator di Alania", è al servizio dei Bizantini durante l'invasione dell'Epiro da parte dell principe normanno Boemondo d'Antiochia, nel 1116 mercenari alani fanno parte dell'esercito reclutato da Alessio I Comneno per affrontare i Turchi selgiuchidi del sultano Melik Shah, nel 1185 mercenari alani sono utilizzati nella difesa e riconquista di Tessalonica contro i Normanni di Sicilia e nel 1189 un corpo di Alani viene massacrato vicino a Filippopoli dai crociati dell'imperatore tedesco Federico I Barbarossa ). Il XIII secolo è caratterizzato dalla lotta contro l'Orda d'Oro mongolica : dal 1222 al 1240 gli Alan vengono costantemente sconfitti dai Mongoli, fino alla conquista della loro capitale Magas da parte di questi ultimi e alla formale sottomissione dell'Alania all'Impero Mongolo. Tale sottomissione continuerà fino a tutto il XIV secolo, con un continuo alternarsi di servizio mercenario nelle truppe imperiali del Gran Khan e ribellioni locali (spesso fomentate dalle popolazioni vicine). E' a seguito di una di tali ribellioni che, nel 1395, la regione dell'Alania settentrionale viene invasa dall'esercito di Tamerlano, che compirà un vero e proprio genocidio della popolazione. Anche questo ceppo alano, dunque, termina qui, sebbene alcuni nuclei sparsi rimangano. A fine XIX secolo gli Alani, in congiunzione con rimanenti tribù scite e sarmate, verranno riclassificati come Osseto-Iranici, abitanti dell'Ossezia settentrionale e meridionale [12].
Fin
qui la storia burrascosa di questo popolo frammentato e a tratti un po'
misterioso. Ma cosa sappiamo realmente della loro cultura?
Provenendo originariamente dalla civiltà nomadica scita, gli Alani conservavano nel loro tradizionale modo di vivere tutti gli elementi principali della vita e della visione del mondo dei loro antenati sarmati. Gli autori antichi ci parlano degli Alani come di veri nomadi che si aggiravano per spazi enormi con tutti i loro averi, le famiglie e così via. Ammiano Marcellino ci dice che essi non avevano alcun riparo, nessuna cura per la coltivazione del grano, si nutrivano di carne e latte e vivevano su carri coperti da corteccia arrotondata. Quanto al loro aspetto, lo stesso autore narra che: "Quasi tutti gli Alani sono alti e belli, con i capelli tendenti al biondo. Essi sono spaventosi per il loro aspetto sempre serio e minaccioso e sono dotati di una grande rapidità grazie alla leggerezza delle loro armi (archi, frecce, lance). Per il resto, sono come gli Unni sotto ogni aspetto, tranne che per un sistema di vita e una cultura più semplice. Come il barbaro [cioè gli Unni], hanno un Dio dalle forme umane, che pregano piantando una spada per terra. Esso è un dio della guerra ma è anche protettore della terra. In alcuni periodi determinati, inoltre, essi ritengono di poter predire il futuro guardando dei vimini che hanno raccolto. Presso di loro non esiste la schiavitù, essendo tutti di nascita altrettanto nobile, e, fino ad ora, giudici, capi e sovrani vengono eletti dal popolo tra coloro che si sono particolarmente distinti nelle battaglie" [13]. Naturalmente questa descrizione si riferisce alla fase nomadica della storia alana. Con la loro graduale sedentarizzazione parziale la loro cultura cambiò notevolmente: in primo luogo, come risulta dagli scavi archeologici in Dacia e nel Caucaso, cominciarono a scavare fossati e bastioni intorno ai loro insediamenti permanenti e passarono ad un'architettura in pietra, cominciando a costruire alloggi e tombe (cripte, tombe, ecc.). A poco a poco, si dedicarono alla coltivazione del grano e degli ortaggi, all'allevamento sedentario e alla trasformazione dei prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento. Come abbiamo osservato, con la caduta del Canato Khazaro sotto i colpi di Arabi e Russi, il ruolo degli Alani nella politica internazionale decrebbe notevolmente e sempre più la cultura alana venne influenzata da quella degli Stati vicini, in particolare di Bisanzio: è proprio da Bisanzio che il Cristianesimo cominciò a penetrare in questo popolo, ma questa religione ecumenica s'intrecciò strettamente con i resti di nozioni pagane, come possiamo notare dallo studio delle loro costruzioni liturgiche più antiche (i templi sul fiume Arkhiz e il "Zelenchuk" sul sito comune di Eski-Jurt) e in numerose regioni del Karachai, della Balkaria e dei territori adiacenti. Il Cristianesimo si diffuse e crebbe nel Caucaso settentrionale fino all'arrivo dell'Orda d'Oro. Nel XIV secolo, le prime moschee musulmane iniziarono ad essere costruite sui siti di ex Chiese cristiane, presso il cancello di Elkhot, nella zona tartara di Tup, nei pressi di Maisky in Kabardino-Balkaria e in altri luoghi, sebbene Chiese cristiane furono presenti in Balkaria e Karachai fino alla fine del XVII secolo (anche se, come accennato, il Cristianesimo rimanesse piuttosto mescolato con memorie del paganesimo). Dopo il 1767, tutta l'Alania passò sotto il dominio russo, cosa che rafforzò notevolmente il Cristianesimo ortodosso in quella regione, tanto che la maggior parte degli Osseti di oggi sono Cristiani ortodossi. Dal punto di vista della lingua, i discendenti linguistici degli Alani, che vivono nelle repubbliche autonome della Russia e Georgia, parlano la lingua osseta, che appartiene al gruppo iraniano nord-orientale e che è, oggi, l'unico resto del continuum di dialetti scito-sarmatici che un tempo si estendeva su gran parte del steppe del Ponto e dell'Asia centrale. Infine, in Alania, l'arte era molto sviluppata, in particolare con la raffigurazione dei contenuti dei vari miti e leggende. I risultati archeologici ci dicono che nell'odierna zona osseta vi fu un fiorire senza precedenti della lavorazione della pietra, dell'intaglio delle ossa, della conceria, della lavorazione del legno e dell'industria della lana e mineraria, così come molto sviluppata era la lavorazione di pietre preziose e metalli e la fabbricazione di armi (archi, frecce, lance, coltelli, pugnali e sciabole) [14].
NOTE:
(1) A. Alemany, Sources on the Alans: A
Critical Compilation, Brill Academic Publishers 2000, pp.21-23. |
©2010 Lawrence M.F. Sudbury