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![]() E', dunque, necessario prima di tutto analizzare quali siano i lasciti archeologici sciti in grado di fornirci prove documentali sul loro sistema di vita e, in seguito, comprendere che cosa tali fonti ci possano dire riguardo ad una delle civiltà più misteriose e affascinanti del mondo antico.
![]() Se è, dunque, vero che anche alcuni resti urbani fortificati nel nord del Ponto possono essere utili alla comprensione di questa civiltà, è proprio dai kurgan, in particolare dai più importanti, rinvenuti ad Arzhan, a Tuva e a Steblev che deriva la nostra conoscenza su questo popolo e la periodizzazione che gli archeologi hanno attribuito ai suoi stadi evolutivi, schematizzabili come segue: 1 ° periodo - periodo "pre-scita" e iniziale epoca scita, dal IX alla metà del VII secolo aC ; 2 ° periodo - inizio dell'epoca scita classica, dal VII secolo aC al VI secolo; 3 ° periodo - epoca classica scita, dal V al IV secolo aC Nell'arco di tempo che va dall'VIII al II secolo aC, comunque, si registra chiaramente una scissione di due rami sciti in due distinte aree di insediamento: la più antica nella zona dello Sayan-Altai, in Asia centrale, e il più recente nella zona a nord del Ponto in Europa orientale . E' nella prima di tali aree che troviamo i kurgan (tal turco "kurhan", "castello") più imponenti (alcuni di più di 20 metri di altezza), che punteggiano le steppe dell'Ucraina e della Russia meridionale, estendendosi in grandi catene per molti chilometri lungo le creste montuose e i bacini idrici, e che forniscono la maggior parte dei resti archeologici di valore connessi con gli Sciti. Che punteggiano le steppe dell'Ucraina e della Russia meridionale, che si estende in grandi catene per molti chilometri lungo le creste e bacini idrici [2]. ![]() Oltre a individuare le proprietà, infatti, i tamgas segnavano anche la partecipazione dei membri del clan in azioni collettive (trattati, cerimonie religiose, fraternizzazione, funzioni pubbliche), e servivano come simboli di autorità per il conio delle monete e, dal momento che le loro forme sono rimaste invariate per circa 2000 anni all'interno di gruppi etnici affini, passando, dopo il declino di alcuni clan famosi, ad altri clan omologhi, il loro utilizzo (in particolare quello di tamgas originari del Turkestan occidentale e della Mongolia rinvenuti nell'area del Bosforo) ha permesso agli studiosi di definire con precisione genealogie e rotte migratorie che, dalle pianure centrali e dalle zone del Ponto, rimandano a terre anche molto lontane, quali il Chorasm, il Kang-Ku, la Battriana e la Sogdiana [3]. ![]() ![]() Infine, un ultimo sito di estrema importanza è quello trovato nel 1968 a Tillia ![]() Per altro, non solo gli Sciti subirono chiare influenze occidentali, ma certamente fecero da tramite perchè queste influenze, indirettamente, arrivassero fino alla Cina: l'influenza del "design" scita è chiaramente rintracciabile dall'VIII secolo aC nelle aree di confine (con i tipici animali d'oro e l'utilizzo di cinture a placche dorate) della Cina settentrionale e, più tardi, addirittura nella Cina centrale, con la cosiddetta "Civiltà di Dian Yunnan" e, seppure in forma molto mediata, nei gioielli e nelle corone coreane e giapponesi di epoca Kofun [4].
![]() Innanzitutto, la lingua degli sciti, con i suoi vari dialetti, faceva parte della famiglia indoeuropea.. I nomi personali riportati nei testi letterari contemporanei greci e nelle epigrafi suggeriscono che essa, così come il dialetto dei Sarmati, appartenesse al ramo nord-orientale dell'Iranico, sebbene una teoria alternativa suggerisca che almeno alcune tribù scite, come i Meoti (Sindi), parlassero dialetti indo-ariani [5]. ![]() Mentre la produttività dell'allevamento di animali domestici superava di gran lunga quella riscontrabile nelle società agricole che circondavano le tribù scite, una economia unicamente pastorale rendeva necessario o sviluppo di alleanze con proprio con tali popolazioni agricole sedentarie, con le quali si creava una sorta di rapporto simbiotico fondato sullo scambio di prodotti agricoli in cambio di prodotti zootecnici e di protezione militare [6]. Una leggenda riportata da Erodoto narra che alla base dell'intero popolo scita vi fossero tre fratelli, il più giovane dei quali, sulla base di segni divini, fu scelto come re [7]. Ciò, molto probabilmente, corrisponde alla divisione degli Sciti in tre macro-gruppi distinti, Auchatai, Transpiani e Paralatai (o, significativamente, "Sciti Reali", essendo il gruppo dominante), che, uniti, formavano il popolo degli Scolotoi ("coloro che viaggiano"), in seguito dagli Elleni definiti, appunto "Sciti". Sempre secondo leggende interne al popolo, il processo di sviluppo di tutti e tre i gruppi sarebbe avvenuto all'incirca ![]() Particolarmente significativo per noi è soprattutto la presenza di un nucleo dominante, quello degli Sciti Reali, o, secondo altre fonti, dei "Dahae Reali", che avrebbe assoggettato gli altri due: i kurgan di cui si è parlato in precedenza, in effetti, potrebbero appartenere unicamente a quest'ultimo nucleo, dimostrando l'esistenza effettiva di una potente élite reale di cui tutti i popoli circonvicini (compresi gli Sciti degli altri clan) sarebbero stati tributari [8]. Secondo il grande studioso Georges Dumézil, comunque, la divisione in tre gruppi non dovrebbe essere spiegata in termini di clan, ma, piuttosto, in termini di tripartizione di classi sociali, con i guerrieri che hanno la preminenza du i sacerdoti e sui contadini e formano, come tipico delle prime società indo-europee, lo strato più alto nella gerarchia socio-politica. Quale che sia l'interpretazione più corretta, resta il fatto che gli Sciti fossero governati da una élites guerriera nota in tutta l'Asia per la sua abilità nell'uso dell'arco e, per questo, spesso richiesta dagli imperi mediorientali al cui servizio mercenario i guerrieri sciti si ponevano saltuariamente, facendo del mestiere della guerra una fonte di reddito di notevole importanza. Non sembra che vi fosse alcuna differenziazione in questo senso tra uomini e donne: i kurgan di Pazyryk, in particolare un kurgan ritrovato nel 1990 in cui sono stati trovati corpi sia maschili che femminili, mostrano come sia maschi che femmine si vestissero in guerra allo stesso modo e avessero in egual misura un corredo di armi comprendente ![]() Dal punto di vista culturale, una delle questioni più dibattute riguarda la capacità scrittoria. Per quanto ne sapevamo fino a qualche anno fa, gli Sciti non sembravano avere alcun sistema di scrittura, tanto che, fino a recenti sviluppi archeologici, la maggior parte delle nostre informazioni su di loro veniva dai Greci, ma la scoperta del "tesoro di. Ziwiye", una sepoltura piena di manufatti d'oro, d'argento e d'avorio trovata vicino alla città di Sakiz, a sud del Lago di Urmia, e databile tra il 680 e 625 aC, ha aperto nuove prospettive: un piatto d'argento, infatti, porta alcune iscrizioni che, benché non ancora decifrate, con ogni probabilità rappresentano una forma di scrittura scitica [10]. Erodoto descrive l'aspetto e gli usi di questo popolo in dettaglio: il loro costume consisteva in pantaloni di pelle imbottita e trapuntata infilati negli stivali, in tuniche aperte, berretti di pelo di forma conica e cappotti di pelliccia; segni distintivi erano placche d'oro cucite sulle giubbe e sulle cinture per gli uomini e sugli scialli (unico capo che distingueva maschi e femmine) per le donne; tutti cavalcavano senza staffe o selle, solo con un panno sul dorso dei cavalli e sapevano creare veleni di vario genere in cui intingere le punte delle loro frecce; infine, certamente facevano largo uso di cannabis, sia per tessere vestiti che per purificarsi aspirandone il fumo (l'archeologia ha, tra l'altro, confermato l'uso di cannabis nei riti funebri) [11].
![]() Forse la forma artistica per cui gli Sciti sono più famosi è la gioelleria, in cui emerge particolarmente la capacità ![]() ![]() Naturalmente, più ci si spinge a oriente e più tale influenza greca si va attenuando, fino al caso estremo del ritrovamento del cosiddetto "kurgan Barrow", una sepoltura reale rinvenuta nel 2001 vicino a Kyzyl, capitale della repubblica siberiana di Tuva , in cui le 44 libbre d'oro scoperte addosso ad una coppia di defunti non mostra traccia di influenza greca, quanto, piuttosto, uno stile molto massiccio e strettamente naturalistico. [13] NOTE:
(1)
E.Reeder, M.Treister, Scythian Gold, Harry N. Abrams 1999, pp. 12 ss.
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©2009 Lawrence M.F. Sudbury