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Nell'iconografia
classica e contemporanea (quest'ultima spesso influenzata da certi B-movies
hollywoodiani [1]) e,
conseguentemente, nell'immaginario collettivo, quello dei Vichinghi è spesso
visto come un popolo rozzo, feroce, sporco e senza pietà, teso unicamente a
razziare e distruggere tutto quanto si trovasse di fronte durante le sue
razzie.
Probabilmente così doveva apparire già agli abitanti dalle città che subivano le loro incursioni, abitanti che, in buona parte, risentivano ancora degli ultimi influssi della romanizzazione, che, in altre aree, si erano assuefatti ad un certo gusto bizantino e che, in tutti i casi, erano impregnati di una cultura cristiana che risultava essere quanto di più lontano dalla mentalità dei "diavoli del nord". In realtà, però, per quanto forgiata in un territorio indubbiamente duro ed ostile, la cultura vichinga era molto meno "primitiva" di quanto si pensasse (e si possa pensare ancora oggi). Ciò risulta piuttosto evidente sia dal sistema religioso e politico degli Scandinavi che dal livello di capacità artigianale da essi raggiunto.
Dal
punto di vista religioso, i Vichinghi furono uno dei popoli europei che
mantennero più a lungo i culti "pagani". Il loro pantheon era formato da
molti dei e dee, ciascuno rappresentante un determinato aspetto della realtà
che il popolo viveva quotidianamente. Ovviamente, anche gli Scandinavi
finirono per convertirsi al Cristianesimo, ma, per la profondità della loro
visione religiosa, ciò avvenne molto più lentamente rispetto ad altri
popoli. Una delle ragioni di questa evenienza può essere riscontrata anche
nella totale mancanza di una chiesa centrale legata alle diverse corti
nordiche e di testi sacri scritti che potessero essere discussi. Ne
risultava una religiosità molto personale e variegata, con forti varianti
tra un'area e l'altra e gradi di evoluzione nel tempo diversi a seconda
delle zone ma più rapidi rispetto a qualunque religione codificata [2].
In linea generale, è possibile affermare che figure religiose centrali fossero due gruppi di divinità, gli Asi (dei guerrieri probabilmente posteriori) e i Vani (dei di natura agreste quasi certamente più antichi) [3]. Tutti gli dei vivevano ad Asgard, un regno collegato alla terra dei mortali (conosciuta come Midgard) attraverso il ponte dell'arcobaleno, detto Bifrost. Il pantheon includeva Odino, capo di tutti gli dei, signore del sapere e della profezia, Thor, il dio del tuono armato di martello da guerra, Loki, il dio del male e dell'inganno, Freya, la dea della bellezza e della fertilità e molti altri ancora. Il panorama degli esseri soprannaturali era completato da tutta una serie di creature quali i malvagi giganti, gli elfi oscuri e i nani. Gli dei erano destinati un giorno a combattere contro i giganti e le altre forze del male in una epica battaglia finale nota con il nome di Ragnarok: le profezie norrene affermavano che gli dei avrebbero perso questa battaglia e Asgard, Midgard e tutto l'universo si sarebbero disgregati nell'oscurità e nel caos, segno questo di una visione della vita piuttosto profonda, segnata dal riconoscimento del predominio del male [4]. I guerrieri che fossero morti coraggiosamente in battaglia sarebbero stati condotti nel Valhalla, una specie di paradiso guerresco dove ciascuno avrebbe potuto combattere fianco a fianco con Odino, morire per lui e rinascere, partecipare a grandi banchetti e ricominciare tutto il giorno seguente, sempre scortato dalle Valkirie, una sorta di angeli guerrieri femminili che facevano parte della corte degli dei. La mancanza di guerrieri donne (e, di conseguenza, l'impossibilità per le donne di accedere al Valhalla) si spiega con la forte patriarcalità della società vichinga, in cui gli uomini avevano tutto il potere politico ed economico [5]. Quando qualche vichingo ricco e potente moriva, il suo corpo veniva bruciato su una nave con tutti i suoi averi o tumulato in una grande camera sotterranea: in entrambi i casi, animali, schiavi e, in alcuni casi anche la moglie (in questo caso si trattava di un gesto volontario) venivano sacrificati perché rimassero con lui nell'aldilà. Si trattava, probabilmente, di un retaggio del passato, dal momento che alcuni ritrovamenti fanno pensare che, in un'epoca molto antica, presso alcuni clan si praticassero ampiamente rituali che includevano anche sacrifici umani.[6]. Proprio dai ritrovamenti archeologici deriva gran parte della nostra conoscenza su questo popolo: i Vichinghi non scrissero mai la loro storia (a parte qualche occasionale iscrizione runica su pietra) fino alla loro conversione al Cristianesimo. Prima di quel momento, però, esisteva già una fortissima tradizione storica orale che veniva trasmessa di generazione in generazione dagli "scaldi", bardi scandinavi che componevano e recitavano a memoria lunghi e dettagliati poemi epici (detti saghe) relativi alle vicende dei più importanti re e condottieri. Anche alcune saghe, riportate per iscritto in epoca cristiana, sono importanti fonti di informazioni per noi, ma, purtroppo, la gran parte di esse è andata irrimediabilmente perduta nel tempo [7].
Per quanto
riguarda lo sviluppo tecnologico, sia in campo militare che in campo civile,
moltissime sepolture testimoniano di un ottimo livello di sviluppo, in grado
di competere alla pari con quello di civiltà normalmente considerate ben più
evolute.
Particolarmente sviluppato era il settore armieristico: sebbene i Vichinghi possedessero una notevole varietà di armi, compresi archi, lance e giavellotti, l'arma più comune era la grande ascia da guerra, che poteva essere lanciata o usata nel corpo a corpo molto agevolmente. Fortemente diffusi erano anche lunghi spadoni, fabbricati con una tecnica peculiare, tale per cui, ad esempio, essi venivano personalizzati perché avessero l'esatta lunghezza del braccio del loro possessore [8]. Come armatura i Vichinghi utilizzavano grandi camicie di cuoio imbottite, talora ricoperte da borchie di ferro, sopra le quali i più ricchi indossavano cotte di maglie di ferro. Anche gli elmi erano di ferro: in alcuni casi essi erano formati da un pezzo unico forgiato a forma di scodella o di cono, più comunemente, però, essi erano formati da pezzi separati rivettati intorno ad un cerchio modellato intorno al cranio e alle cuciture dell'imbottitura e reso flessibile da congiunzioni in cuoio. Un paranaso, anch'esso in ferro o in cuoio, era sempre presente per proteggere la faccia e i più ricchi potevano permettersi una elaborata maschera protettiva intorno agli occhi o, addirittura, lungo le guance. Gli scudi, infine, erano sempre in legno, anch'essi spesso ricoperti con borchiature ferree. Curiosamente, ripensando all'immagine popolarmente diffusa del classico guerriero vichingo, un elemento mai presente era l'elmo con lunghi corni: un attrezzo di questo tipo sarebbe stato scomodo in battaglia, con un peso eccessivo e mal distribuito e senza nessuna reale utilità offensiva o difensiva. In effetti, gli archeologi del XVIII e XIX secolo trovarono elmi di questo genere in alcuni insediamenti scandinavi e, nell'impossibilità di dare loro una datazione precisa, li attribuirono ai Vichinghi, ma, certamente, si trattava di manufatti di epoca precedente, con ogni probabilità elementi decorativi di corredi funebri reali [9]. Oltre che per le armi, i Vichinghi erano famosi per le loro navi: le lunghe imbarcazioni a cui sono normalmente associati, i drakkar, non erano gli unici natanti costruiti in Scandinavia, esistendo anche navi mercantili e vascelli per grandi carichi. Certamente, però, erano le navi più comuni, tutte costruite con le medesime caratteristiche: rivettamento delle assi di costruzione, alta chiglia, albero unico con una grande vela quadrata di lana, scafo simmetrico, con poppa e prua uguali, così da poter manovrare in entrambe le direzioni senza dover far ruotare la nave e timone laterale. Gli scafi erano ricoperti con pelli animali incatramate per renderli impermeabili. In generale, una tipica nave ad 70 piedi avrebbe richiesto per la sua costruzione 11 alberi del diametro di circa 3 piedi, più un alto albero che potesse fungere da timone [10]. Le navi guerra era un po' più strette e avevano un numero maggiore di remi per aumentarne la velocità. I rematori non avevano sedili particolari, ma si sedevano semplicemente sulle travi che formavano l'intelaiatura interna delle barca o sulle casse che contenevano i loro averi. Di norma, i buchi dei remi erano ricoperti da dischi di legno, a cui, in caso di spedizioni particolarmente pericolose, venivano appesi anche gli scudi per fornire una ulteriore protezione dagli attacchi. La vela quadrata vichinga era tipicamente grande 330 piedi quadrati e, nella maggior parte dei casi, dipinta a strisce rosse e bianche per incutere timore nei nemici, con la stessa funzione, dunque, della testa di drago intagliata a prua (da cui il nome "Drakk - ar") che, però, a differenza di quanto molti pensano, non era sempre presente, mentre sempre presenti erano un'ancora in ferro e strumenti di navigazione, per quanto piuttosto primitivi (una maggiore strumentazione sarebbe stata piuttosto inutile, dal momento che i Vichinghi navigavano di norma sottocosta) [11].
Si
è visto come i primi contatti tra Vichinghi e popolazioni meridionali
avvenissero unicamente per le scorrerie dei primi. Di fatto, anche se gli
Scandinavi non erano i soli popoli a razziare i loro vicini, certamente essi
lo facevano con una frequenza molto maggiore che in altre culture e con una
efficienza e brutalità molto superiore a quella delle altre popolazioni
germaniche. Che cosa li spingeva a ciò? Esistono numerose teorie a riguardo
e, probabilmente, nessuna di esse risulta, da sola, completamente esaustiva,
mentre solo una combinazione di diversi fattori può rendere conto della
"ferocia" vichinga.
La prima ragione del loro comportamento può senza dubbio essere trovata nella loro area di stanziamento. I Vichinghi vivevano su isole o penisole e non avevano nessuna possibilità di espandersi. Il territorio era normalmente troppo povero per permettere qualcosa di più che una agricoltura di sussistenza ed era spesso occupato da grandi zone di montagne rocciose, mentre il clima era costantemente freddo. Appare naturale che, in una tale situazione, essi cercassero altrove non solo aree d'insediamento e di conquista ma anche luoghi in cui semplicemente prendere quelle risorse di cui mancavano a casa. Un'altra possibile ragione riguarda lo sviluppo demografico. Le culture scandinave erano esistite per parecchie centinaia di anni prima di sviluppare la loro tendenza alla razzia: ciò che nel frattempo poteva essere cambiato era la densità abitativa. Sviluppi nelle tecniche agricole e miglioramenti climatici dovevano aver portato a migliori condizioni di vita, che presto dovevano essersi tradotte in una popolazione più sana, in un'aspettativa di vita più lunga e, nel tempo, in un notevole incremento della densità. E' molto probabile che ciò avesse portato a dispute tra i vari regni e clan scandinavi, con il conseguente abbandono delle terre da parte di gruppi perdenti, costantemente alla ricerca di nuove aree abitative. Esisteva, comunque, una radicata tradizione nel razziare: la razzia era inizialmente considerata un lavoro come un altro e molti Vichinghi la praticava semplicemente per necessità, ma i razziatori divennero normalmente così ricchi e rispettati che il far parte, prima o poi, di una spedizione cominciò ad essere considerato una sorta di onore o di passaggio iniziatico per ciascun giovane guerriero. Un altro elemento che poteva portare al saccheggio delle coste era l'esilio. La legge vichinga infliggeva spesso questa pena per un numero notevole di crimini, cosicché il numero di coloro che, scacciati dalle loro case, potevano sostentarsi solo con attacchi alle aree costiere crebbe notevolmente, creando una vera e propria orda. Certamente, comunque, alla base di ogni razzia vi era una grande avidità di monete, cibo, tesori, spezie, manufatti e materie prime. I Vichinghi non erano più attaccati ai beni materiali di tante altre culture coeve e, spesso, comunque, chi di loro si arricchiva lo faceva tramite normali commerci. Ma, in effetti, per un popolo con una fortissima cultura guerriera e con eccezionali capacità nautiche, quello della razzia era uno sbocco più che naturale [12]. I Vichinghi, però, non furono solo predoni feroci: nell'Europa medievale essi riuscirono a divenire una grande forza politica e, ben presto, esportarono nelle terre conquistate le stesse capacità di governo che avevano già dimostrato in Scandinavia. Se, inizialmente, al termine di ogni scorreria i Vichinghi ritornavano ai loro insediamenti sulle coste scandinave, a poco a poco cominciarono a stabilire avamposti commerciali nelle zone in cui i loro attacchi erano più frequenti, come in Inghilterra e in Irlanda. Tali avamposti, tra l'altro, servivano anche come basi di approvvigionamento per espandere il raggio delle possibili razzie. Il passaggio successivo fu quello di conquistare permanentemente alcune delle zone vinte: nell'839, ad esempio, un re danese prese l'Ulster, sviluppò un grande insediamento che sarebbe poi divento Dublino e si proclamò re dell'area [13]. Quando, nel IX secolo, le bande vichinghe si trasformarono, con le conquiste territoriali di alcuni clan, i veri e propri eserciti, le scorrerie costiere si trasformarono in attacchi in grande stile, con penetrazioni lungo i fiumi e ben addentro la terra ferma: significativo è il fatto che un esercito vichingo riuscì addirittura a mettere Parigi sotto assedio e, molto probabilmente, avrebbe conquistato la città se la popolazione non avesse pagato un ingente riscatto [14]. Le armate vichinghe in Francia causarono notevoli problemi ai Franchi, con i loro continui attacchi ai villaggi costieri e assedi alle città dell'interno. Il re franco Carlo il Semplice, allora, stipulò una sorta di patto con un capo vichingo di nome Rolf (o Rollone): se questi si fosse convertito al Cristianesimo, avrebbe ottenuto il territorio ora conosciuto come Normandia (cioè "Terra degli Uomini del Nord"): così accadde e un nutrito gruppo di scandinavi si insediò permanentemente nell'area, mescolandosi alle popolazioni locali [15] . Tra la fine del IX secolo e l'inizio dell'XI i Vichinghi danesi occuparono circa metà dell'Inghilterra, in quella zona che, da loro, prese il nome di "Danelaw". In realtà, non possiamo parlare, in questo caso, di un vero e proprio regno vichingo, quanto di un'area in cui la legge danese era molto diffusa grazie alla presenza di molti signori locali scandinavi, senza che nessuno di essi avesse un potere tale da unificare l'area [16]. Nel frattempo, l'Irlanda veniva di continuo conquistata, persa, riconquistata e ripersa da varie fazioni vichinghe in lotta contro i Celti. A poco a poco, i Celti irlandesi, così come gli Anglosassoni inglesi, cominciarono ad assorbire gli scandinavi che arrivavano ad ondate per stanziarsi tramite matrimoni e adozione di costumi gli uni degli altri: non è un caso che i Vichinghi inglesi e irlandesi fossero i primi a cristianizzarsi, mentre ancora nella loro terra d'origine le resistenze erano fortissime [17]. Se nelle aree occupate i Vichinghi tendevano a creare signorie di stampo feudale, in Scandinavia il governo aveva perlopiù la forma di una primitiva democrazia: ogni regno era diviso in distretti e all'interno di ogni distretto tutti gli uomini liberi s'incontravano regolarmente in assemblee dette "Ting" o "Thing". In tali assemblee chiunque, dal re al più povero dei contadini aveva teoricamente uguale potere e uguale diritto di parola in tutte le sessioni, che potevano includere discussioni su questioni politiche, dispute di confine o processi criminali. Un ufficiale conosciuto come "portavoce della Legge" guidava imparzialmente l'assemblea. Ovviamente, però, coloro che avevano più soldi o potere potevano facilmente influenzare gli altri e così, in effetti, i procedimenti formalmente democratici erano piuttosto pochi. Se in una disputa non si riusciva a raggiungere un accordo, si ricorreva ad un duello o ad un sistema un po' tortuoso detto "Ordalia": l'imputato era costretto a camminare su ghiaccio finissimo o a impugnare una sbarra arroventata. Se si salvava, significava che gli Dei erano dalla sua parte e veniva scagionato [18].
NOTE:
(1) Sebbene ultimamente la
tendenza sembri essere un po' mutata, sostituita, però, da una visione piuttosto
semplicistica, molto simile al mito illuminista del "buon selvaggio". |
©2009 Lawrence M.F. Sudbury