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  Vichinghi 3

di Lawrence M.F. Sudbury

 

VICHINGODipinti per secoli come rozzi guerrieri semiselvaggi, poi mitizzati come puri  esempi di civiltà barbarica germanica non corrotta dalle mollezze mediterranee, i Vichinghi sono stati, per almeno 600 anni, vittime di una delle più grandi mistificazioni storiche che l'occidente abbia conosciuto.
Né animali feroci, né santi dal cuore nobile e puro benché bellicoso, i Vichinghi erano, soprattutto, un esempio di  popolazione sviluppatasi a lungo autonomamente e che seppe modellare il proprio stile di vita sulle condizioni ambientali, non certo particolarmente favorevoli, in cui si trovò ad operare.
Ovviamente, l'elemento naturale più evidentemente presente nella morfologia del territorio occupato dalle varie tribù scandinave era il mare e questo fece dei Vichingi, oltre che degli agricoltori costretti a coltivare terre ben poco produttive, dei grandi navigatori, capaci di viaggi lunghissimi alla ricerca di nuovi territori d'insediamento, materie prime e bottino.
E' in questo quadro che si sviluppa  l'epopea dei viaggi verso occidente di questo popolo, un'epopea che li portò ad essere colonizzatori di nuove terre, per altro notevolmente inospitali, e primi europei a toccare (si badi bene: a toccare e non a scoprire, visto che rotte e resoconti di viaggio furono a lungo tenuti ben celati a chiunque non appartenesse al popolo del nord) il continente americano.
Ragioni e sviluppi di tale continuo tentativo di spostamento verso occidente meritano di essere, al termine del nostro breve resoconto sui "diavoli del nord", almeno brevemente accennati.
  • EMIGRARE PER VIVERE
FATTORIA VICHINGAAlcuni storici cercano di spiegare i viaggi dei Vichinghi come risultato di una sorta di crisi di sovrappopolazione. Buona parte della letteratura francese e inglese tende ad affermare che i popoli nordici praticassero la poligamia, con ogni uomo libero che poteva avere quante donne potesse permettersi, cosa che avrebbe provocato un altissimo tasso di natalità e, di conseguenza, il sovrappopolamento delle le aree in cui vivevano [1]. Questa visione è accolta con scetticismo da parte degli storici scandinavi, dal momento che nulla fornisce alcuna prova che ci sarebbe stato un sovraffollamento nei villaggi.
È più probabile che le leggi in materia di successione delle aziende agricole abbiano qualcosa a che fare con l'epopea dei viaggiatori vichinghi: in Scandinavia l'usanza era che il figlio maggiore della famiglia ereditasse l'intera fattoria, cosa questa che significava che moltissime persone dovevano scegliere tra il lavorare come salariati nell'azienda dei loro fratelli maggiori azienda o il recarsi all'estero in cerca di fama e fortuna.  Le voci su come fosse facile diventare ricchi in tali spedizioni, diffondendosi a macchia d'olio in tutta la penisola scandinava, fece il resto [2]

GIOVANI GUERRIERI CHE SI ESERCITANO CON L'ARCOIn Scandinavia, al tempo, non esistevano ancora Stati omogenei e nettamente differenziati quali la Svezia, la Danimarca e la Norvegia. Tutte i nordici parlavano la stessa lingua, al massimo con inflessioni dialettali leggermente dissimili, e le differenze tra popolo e popolo non erano così marcate come lo sono oggi. Soprattutto, tutti avevano la stessa religione, una religione di stampo fortemente guerriero all'interno della quale la figura del guerriero fiero e coraggioso aveva un posto centrale: i vigliacchi sarebbero finiti nell'"Hel", il regno dei morti in cui regnava tristezza e dolore, mentre che fossero morti di morte coraggiosa, in combattimento o durante una spedizione militare, si sarebbero il "Valhalla". il Paradiso dove si poteva bere idromele, lottare, divertirse con le donne e cacciare per tutto il giorno: qualora ve ne fosse stato bisogno, persino questo elemento religioso spingeva i giovani a tentare la fortuna viaggiando verso terre incognite [3].

  • L'ISLANDA E ANCORA PIU' A OVEST
I VIAGGI AD OCCIDENTEEra del tutto naturale che la maggior parte dei vichinghi che vivevano sulla costa della Norvegia si dirigesse ad ovest verso le Isole Britanniche: l'Inghilterra, definita Bretland, l'Irlanda, le Isole Fær Øer, le Isole Shetland, le Orcadi e le Ebridi. D'altra parte, la Norvegia meridionale dista solo circa 350 chilometri dalle Shetland e da lì si può vedere l'isola successiva, Orkney, e così via.

Secondo il Landnámabók (il testo islandese che narra la storia dell'isola) fu uno svedese di nome Gardard Svarvarsson a scoprire l'Islanda. Il dato è dubbio, ma è certo che colui che colonizzò fu era un norvegese chiamato Folke Vilgerdsson.  Folke arrivò in Islanda nel corso dell'anno di 815 come rifugiato, espulso dal re norvegese Harald Herfagre. Harald Herfagre  fu il primo vero re di Norvegia ed è passato alla storia come un uomo davvero spietato, che fece di tutto per impedire a chiunque altro di prendere il potere: tra le altre cose, condannò molte centinaia di famiglie nobili all'esilio. E', dunque, possibile che Folke facesse parte di una prima ondata di esuli e che, dopo di lui, molti altri suoi consimili abbiano visto in ANTICA FATTORIA ISLANDESEIslanda la possibilità di ricominciare tutto da capo [4]. Secondo le antiche leggende islandesi la prima colonia importante di norvegesi e svedesi in esilio in Islanda arrivò nel 874. Erano circa 400 e avevano portato con sé poeti e scrittori (alcuni dei quali schiavi irlandesi), a cui venne ordinato di scrivere le saghe delle famiglie di coloni: sono questi primi letterati dell'isola che dobbiamo ringraziare per la ricca letteratura che si sviluppa in Islanda [5].

I nuovi arrivati vivevano in piccole comunità di uomini liberi raggruppate intorno ai loro diversi capi.  Già nel 982 si ha la prima riunione dell'Althing, una sorta di Parlamento e Corte di giustizia: per certi versi, l'Islanda può essere definita la più antica democrazia ancora in vita ed è proprio nell'Althing che i capi-villaggio decisero, in pieno spirito democratico (nel 1000 circa), di accettare la nuova religione cristiana [6].

MAPPA DEGLI INSEDIAMENTI IN GROENLANDIAI Vichinghi norvegesi, però, dovevano ancora scoprire nuove terre per se stessi e, nel 982, Erik Rode e suo figlio giunsero in Groenlandia: avevano sentito voci di una nuova terra a solo un paio di giorni di navigazione dall'Islanda e, arrivati a Kap Farvel, dopo aver virato verso nord, si trovarono di fronte a valli lussureggianti coperte d'erba, che diedero il nome al nuovo territorio.
Dopo aver svernato in questa pianura, la primavera seguente tornarono in Islanda per cercare di portare quanta più gente possibile con loro per popolare il paese: Erik riuscì a trovare oltre 500 nuovi coloni disposti a seguirlo e, nel 896, i "pionieri" partirono per la Groenlandia su 25 navi, ma una tempesta li sulla via e solo 14 navi sopravvissero al viaggio, ma, ben presto, altri contadini decisero di seguire il loro percorso e, nel giro di qualche mese, la popolazione in RESTI DELLA COLONIA GROENLANDESEGroenlandia salì a circa 3000 persone [7].

La colonia in Groenlandia passò sotto il dominio norvegese durante il XIII secolo, ma, a poco a poco, il contatto con la Norvegia divenne sempre più evanescente, mentre, nel frattempo,  il clima stava sempre più cambiando in peggio. Nonostante ciò, i Vichinghi resistettero su un territorio via via sempre più inospitale per oltre 500 anni prima di doverlo abbandonare a causa del drastico peggioramento delle condizioni di vita:  nel XV secolo la colonia risulta morta, ridotta ad un cumulo di rovine di poche case solitarie. Si ritiene che gli ultimi coloni siano stati uccisi dalla peste, ma nessuno sa veramente cosa si successo: è anche possibile siano stati uccisi dagli eschimesi [8].

  • UNA NUOVA TERRA SCONOSCIUTA
IL VIAGGIO IN AMERICAAbbastanza presto dopo il loro arrivo in Groenlandia, lo spirito errante dei Vichinghi li portò ancora più a ovest fino a scoprire quella che, in seguito, doveva essere chiamata America.
Il primo che si crede possa essere giunto così lontano a ovest da vedere il nuovo paese e possa essere tornato a raccontarlo fu un uomo di nome di Bjarni Hjerolfsson che, seconda alcune saghe islandesi, pare avesse narrato di una nuova terra e ricca terra a solo circa quattro giorni di navigazione dall'Islanda. Naturalmente, ben presto si organizzarono nuove spedizioni per esplorare le possibilità di insediamento.
La prima spedizione a raggiungere con successo le coste americane fu quella guidata da un uomo chiamato Leif Eriksson (figlio di Erik Rode), che sbarcò su quella che oggi è definita "Terra di Baffin" intorno all'anno 1000. Egli battezzò il nuovo paese "Helluland" ("pietra piatta") e, trovandola arida e desolata, proseguì verso sud lungo "una spiaggia bellissima" e giunse ad una terra coperta di foreste che ha chiamato 'Skogslandet'.
PIETRA CON RUNE CHE RACCONTANO IL VIAGGIO DI LEIF ERIKSONSTATUA DI LEIF ERIKSONAnche più a sud, trovò quella che chiamò "Vinland" ( "vin" è l'antico termine nordico per indicare l'"erba"): oggi si crede che questa prima spedizione vichinga organizzata in America abbia raggiunto la punta più settentrionale del promontorio della Baia di Terranova alle foci del San Lorenzo, appena all'esterno della costa nord-orientale del Canada.

Un anno dopo, Leif Eriksson tornò con tre navi cariche di immigrati per la nuova terra: ritrovarono il passaggio verso sud e trascorsero l'inverno sulla costa, ma, ben presto, cominciarono a discutere su dove avrebbero dovuto stabilirsi e una delle navi restò nord, mentre le altre due continuarono verso sud.

Quando queste ultime arrivarono a destinazione, però, trovaron qualcosa che non si aspettavano:  nella nuova terra (che chiamarono "skrälingar") c'erano anche altre persone, per nulla amichevoli nei confronti degli invasori provenienti da nord. Ne nacque una battaglia e gli "Skrälingarna" si sbarazzarono facilmente del piccolo gruppo di Vichinghi, che tornarono nel Vinland, dove rimasero ARRIVO IN AMERICAancora un altro inverno, probabilmente in un luogo chiamato Capo Bauld [9]. Qui gli archeologi hanno trovato otto case costruite nel modo tipico dei Vichinghi Scandinavi, in forma di lunghi corridoi con i tetti di torba e di legno e una fucina che la datazione con il metodo del C14 ha stabilito essere stata costruitA nell'XI secolo: si tratta, con ogni probabilità, della  prima colonia nella nuova terra d'Occidente [10].

In ogni caso questa prima colonia non durò a lungo a causa di diversi tipi di difficoltà il fratello di Leif Eriksson fu colpito da una freccia indiana, e, al loro interno, i Vichinghi iniziarono a litigare per le donne. Tagliati fuori dal resto del mondo, i coloni sapevano che non aveva nessuno a cui rivolgersi per risolvere i loro problemi e, dopo alcuni anni, decisero che dovevano tornare a Groenlandia e Islanda [11].
PAGINA DI UNA SAGA CHE NARRA UN VIAGGIO IN AMERICADurante l'anno 1003 una nave comandata da Torfinn Karlsevens finalmente raggiunse la Groenlandia per raccontare la triste storia del fallimento del nuovo insediamento, ma, durante gli anni seguenti, diversi altri emigranti tentarono la fortuna in America: un vescovo chiamato Erik Gnupsson giunse nel Vinland nel 1121 per cristianizzare i "selvaggi" locali e non fece mai ritorno e l'Edda Islandese racconta la storia di una nave che, nel 1347, arrivò in Islanda dal Markland con 17 uomini a bordo. E', dunque, probabile che i Vichinghi compissero viaggi di routine avanti e indietro tra l'America e l'Islanda/Groenlandia, ma solo per procurarsi il legname di cui avevano bisogno per costruire navi, case e qualsiasi altra cosa di cui avessero bisogno: in fondo,per Islandesi e Groenlandesi era molto più rapido andare in America per procurarsi materie prime che andarle a cercare tornando fino in Norvegia [12].



NOTE:

(1)  P. Godfrey Foote, D. M. Wilson, The Viking Achievement: The Society and Culture of Early Medieval Scandinavia, Palgrave Macmillan 1990, pp.51 ss.
(2) E. Roesdahl, The Vikings, Penguin 1999, pp. 67-79.

(3) Ivi, pp. 84-87.
(4) J. L. Byock, Viking Age Iceland, Penguin 2001, pp. 34-61.

(5) T. H. Tulinius, R. C. Eldevik, The Matter of the North: The Rise of Literary Fiction in Thirteenth-Century Iceland, University Press of Southern Denmark 2002, passim.
(6) R. Jansson, Kari's Saga: A Novel of Viking Iceland, BookSurge Publishing 2008, pp. 7-21.
(7) N. Vinding, B. Moyer-Vinding, The Viking Discovery of America, 985 to 1008: The Greenland Norse And Their Voyages to Newfoundland, Edwin Mellen Press 2006, passim.
(8)  K. J. Krogh, Viking Greenland, The National Museum 1967, pp. 143 ss.

(9)  H. R. Holand, Norse Discoveries And Explorations In America 928 - 1362 - Leif Erikson To The Kensington Stone, Dover Publications 1969, passim.
(10) Graeme Davis, Vikings in America, Birlinn Ltd 2009, pp. 71-73.

(11) Ivi, pp. 211 ss.
(12) E. Wahlgren, The Vikings and America, Thames & Hudson 2000, pp. 192 ss. 


 

    

    

©2009 Lawrence M.F. Sudbury

     

  


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