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BIBLIOTECA. PROPOSTE DI LETTURA SUL MEDIOEVO
pag. 81
Rosella OMICCIOLO VALENTINI
Mangiare nelle taverne medievali. Tra cibo, vino e giochi
Prefazione di Maria Salemi
Penne & Papiri, 2006
"L'Europa medievale era
costellata di taverne, celle, osterie: da quelle lungo le strade stagionalmente
percorse da forestieri, mercanti, viaggiatori, soldati, a quelle cittadine,
distribuite lungo le strade e nei mercati, tra banchi di carne e di frutta, di
panni e altre merci, e affollate da salariati, venditori ambulanti, servitori. E
poi ancora mendicati, imbroglioni, giocatori di professione e bari; ma anche
mercanti e cittadini dei ceti più elevati, che non disdegnavano bere un buon
bicchiere di vino, meglio se in compagnia.
In molte di esse non solo si vendeva vino, ma si servivano cibi di grande
semplicità atti soprattutto a stimolare il bisogno di riempire con frequenza il
bicchiere e, addirittura, si approntavano giacigli più o meno improvvisati per
la notte. Ma poiché frequentemente vi si praticava il gioco e si esercitava la
prostituzione, erano luoghi comunemente ritenuti di malaffare.
Per questo le taverne erano talora costrette a trasferirsi dalle prescrizioni
volte a tutelare luoghi pubblici o religiosi; e tuttavia, quasi sempre, i
divieti ad esse relativi, come del resto le norme che regolavano l'esercizio
dell'attività, gli orari di apertura durante il giorno e la notte, la
somministrazione di cibi, venivano tranquillamente disattesi. Intorno alle
taverne ruotava dunque una vita intensa: vi si mangiava, si beveva, si giocava,
si fornicava, si trascorreva il tempo dello svago e del riposo, si prestava
orecchio alla circolazione delle notizie e alle conversazioni degli artisti e
dei mercanti, si intrattenevano relazioni sociali, si organizzava la protesta,
si cercava un'alternativa al proprio mondo.
Di taverne parlano infatti, fra gli altri, Benedetto Varchi e il Lasca,
l'Ariosto, il Pulci e il Guicciardini; frequentatori di osterie saranno, come
già lo erano stati Cecco Angiolieri, il Sacchetti e Folgòre, anche il Magnifico
Lorenzo e Galileo, Machiavelli e Michelangelo, che ce ne hanno lasciate
testimonianze in prosa e in rima".