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BIBLIOTECA. PROPOSTE DI LETTURA SUL MEDIOEVO
pag. 270
Piero CAMPORESI
Il pane selvaggio
Il Mulino, 1980, poi Garzanti, 2004, quindi Il Saggiatore (con prefaz. di Umberto Eco)
“Nell’Europa fra Quattro e
Settecento, larga parte della società era non solo schiacciata dal peso degli
status piramidali, immodificabili per legge divina e volontà regale, ma anche
oltraggiata dalla fame e dalla miseria, tiranneggiata dall’uso quotidiano di
pani ignobili, spesso mischiati volontariamente con erbe e granaglie tossiche e
stupefacenti. Mentre i Galilei, i Cartesio e i Bacone fabbricavano una macchina
del mondo razionale e ordinata, la sottoalimentazione cronica e l’ubriachezza
domestica generata da queste droghe campestri e familiari lanciavano il corpo
sociale in un viaggio onirico di massa, in trance ed esplosioni dionisiache che
coinvolgevano interi villaggi, nei meandri di un immaginario collettivo demonico
e notturno che compensava un’esistenza invivibile, alle soglie dell’animalità.
Nel Pane selvaggio Piero Camporesi, ricorrendo a un’ampia campitura di fonti
letterarie d’età moderna, racconta un’umanità narcotizzata, preda di una
colossale vertigine oppioide, che viveva in un mondo di squallida apatia
intellettuale e morale e di disinteresse per le cause più alte, sprofondata in
un universo fantastico. Un’umanità, tuttavia, che ancora conosceva la percezione
extrasensoriale della realtà, forme di coscienza e di scienza diverse da quelle,
a una sola dimensione, della razionalità, e che dunque ancora poteva attingere
ai serbatoi onirici che l’interdizione delle erbe allucinogene ha poi distrutto.
Piero Camporesi – che per statura può essere avvicinato a Jacques Le Goff, e che
come questi si è adoperato per restituire il ritratto storico e sociale
dell’Europa preindustriale attraverso i sensi degli uomini che vi avevano
materialmente vissuto – è stato un maestro, con la sua ricerca, per generazioni
di studiosi, e con la sua prosa ricca eppure nitida impersona una delle massime
vette raggiunte dalla scrittura italiana secondo-novecentesca. Tra i molti
scritti di cui è stato omaggiato dai più importanti intellettuali e uomini di
lettere contemporanei figura quello di Umberto Eco con cui si apre questa
edizione del Pane selvaggio...”.