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POPOLI, RUDERI DEL CASTELLO DEI CANTELMO

redazionale

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Popoli: i ruderi del castello.

 

 


 

 

 

 

 


Epoca: inizi XI secolo.

Come arrivarci: con l'autostrada A24, uscita Bussi/Popoli/L'Aquila; proseguire per 3 km in direzione Popoli.

    

Cenni storici.

Dal sito: www.regione.abruzzo.it

«I ruderi del castello Cantelmo sono circondati da una pittoresca pineta alle pendici del Monte Morrone, non lontano dalle sorgenti del fiume Pescara. La costruzione rientra nella tipologia dei castelli-recinto. Esso fu edificato, a controllo dei territori circostanti, tra il 1000 ed il 1015 per volere del vescovo valvense Tidolfo, ma importanti interventi di trasformazione vennero effettuati verso la fine del XV secolo ad opera dei conti Cantelmo, feudatari per nomina di Carlo d'Angiò, dal 1269 fino al XVII secolo. Essi modificarono il fortilizio per la difesa delle artiglierie e per le proprie esigenze abitative, dal momento che questa fu la loro dimora fino al 1480, quando si trasferirono nel Palazzo Ducale di Popoli. 

Il forte era circondato da una doppia cinta di mura e da un fossato. La pianta era triangolare, con il lato di base rivolto verso la città. Al vertice di tale triangolo vi era una torre pentagonale, che doveva essere l'originaria torre d'avvistamento dalla quale ha avuto origine il complesso, e, alla quale furono aggiunte, più in basso, una torre a pianta quadrata ed un torrione cilindrico. Quest'ultimo è sicuramente un'addizione rinascimentale, frutto degli interventi di ammodernamento del conte Restaino IV Cantelmo; presenta un'alta fascia basamentale a scarpa collegata al resto del corpo da un massiccio redondone; è infine coronato da merli guelfi con corrispondenti feritoie per armi da fuoco. I ruderi del castello sono visitabili».

Dal sito: http://castelliere.blogspot.it

«Popoli ha origini antichissime, eppure il suo assetto urbano si consolidò soltanto nel XIII secolo, quando acquisì notevole importanza soprattutto nell’ambito commerciale, diventando un immancabile punto di congiunzione tra L’Aquila, Firenze e Napoli. Fu proprio in questo secolo (1269) che il borgo fu affidato da Carlo d’Angiò ad una fortunata famiglia di guerrieri, i Cantelmo, che erano scesi in Italia al suo fianco quando lo stesso re era stato chiamato dal Papa Clemente IV a risolvere l’intricata situazione che ormai da tempo vedeva schierati i guelfi contro i ghibellini, ossia i sostenitori del Papa contro i sostenitori dell’imperatore. A Carlo d'Angiò, che aveva sconfitto dapprima a Benevento, Manfredi, il figlio di Federico II ( re di Sicilia), e successivamente Corradino di Svevia, che era invece nipote di Federico II, fu consegnato il tanto bramato Regno di Sicilia per il quale aveva combattuto strenuamente. Il re, in riconoscenza per tutto l’appoggio ricevuto, decise di donare a Giacomo Cantelmo, suo cavaliere, il dominio su Popoli proprio nel momento in cui questo borgo acquisiva elevato valore oltre che ulteriore importanza strategica. I ruderi del castello Cantelmo sono circondati da una pittoresca pineta alle pendici del Monte Morrone, non lontano dalle sorgenti del fiume Pescara. La costruzione rientra nella tipologia dei castelli-recinto, un tipo di struttura difensiva altamente sviluppata in Italia, anche all’interno della stessa regione abruzzese dove non mancano ulteriori esempi come il castello di Barisciano o quello di San Pio delle Camere. Il maniero fu edificato, a controllo dei territori circostanti, tra il 1000 ed il 1015 per volere del vescovo valvense Tidolfo, ma importanti interventi di trasformazione vennero effettuati verso la fine del XV secolo ad opera dei Cantelmo, feudatari fino al XVII secolo. Essi modificarono il fortilizio per la difesa delle artiglierie e per le proprie esigenze abitative, dal momento che questa fu la loro dimora fino al 1480, quando si trasferirono nel Palazzo Ducale di Popoli. Quanto ha colpito maggiormente di questa famiglia è che nei luoghi frequentati dai suoi vari membri, non sono stati ritrovati solo armi legate sicuramente al mondo maschile e gioielli legati prevalentemente al mondo femminile ma anche tantissimi libri che spaziano temporalmente: i classici erano immancabili ma altrettanto presenti erano opere simbolo della cultura italiana figlie di Dante Alighieri o Petrarca.

Realizzato in muratura di pietrame calcareo e tufaceo, concepito per resistere a lunghi assedi, il forte era circondato da una doppia cinta di mura e da un fossato. La pianta era triangolare, con il lato di base rivolto verso la città. Al vertice di tale triangolo vi era una torre pentagonale, che doveva essere l'originaria torre d'avvistamento, dalla quale ha avuto origine il complesso e alla quale furono aggiunte, più in basso, una torre a pianta quadrata ed un torrione cilindrico. Quest'ultimo è sicuramente un'aggiunta rinascimentale, frutto degli interventi di ammodernamento del conte Restaino IV Cantelmo; esso presenta un'alta fascia basamentale a scarpa collegata al resto del corpo da un massiccio redondone; è infine coronato da merli guelfi con corrispondenti feritoie per armi da fuoco. Queste tre torri, le cui mura sono spesse circa 150 centimetri, sono sempre state menzionate nel corso della storia come il simbolo della città di Popoli. Proprio su di esse venivano cautamente posizionate le balestre, le catapulte ed altri armamenti da utilizzare in caso di attacco imminente o nel caso si fosse entrati in guerra anche senza preavviso, mentre sulla sommità del torrione, che poi veniva anche protetto astutamente da balaustre, c’era il cosiddetto “cammino di ronda”, un corridoio rialzato che permetteva ai soldati di controllare meglio il circondario dall’alto delle mura, protetti anche da merlature che garantivano loro una posizione vantaggiosa nei confronti del nemico anche in caso di attacco improvviso, perché erano facilitati nel lanciare frecce oppure oggetti in quanto potevano meglio tutelare se stessi e quanti venivano messi al sicuro all’interno della struttura. Il muro che unisce la torre di avvistamento ed il mastio ha una lunghezza di circa 50 metri ed occupa la posizione più a nord; è invece lungo circa 40 metri il muro collocato nella porzione meridionale e che ha il compito di collegare il mastio e la torre rotonda (o torrione appunto). Infine, il muro che collega il torrione alla torre di avvistamento è lungo circa 25 metri ed occupa la posizione ovest della pianta del castello.

Le torri appena descritte, a causa della pendenza del terreno sono collocate su altezze diverse, motivo per cui la loro quota può variare dai 7 ai 9 metri. La merlatura presente in tutte e tre le torri è a coronamento piatto, quindi di tipo guelfo, sebbene i maggiori esponenti della famiglia Cantelmo fossero di fede ghibellina, il che avrebbe presupposto la scelta di un coronamento conformato a coda di rondine. Ma questo non deve meravigliare, poiché in tutta Italia sono numerosi gli esempi di torri con scelte architettoniche, relative alla merlatura, indipendenti dalla fazione (guelfa-antipapale o ghibellina-imperialista) di appartenenza dei possessori del castello. Dopo il trasferimento dei Cantelmo nel Palazzo Ducale, il castello rimase abbandonato fino al 1997, anno in cui l'amministrazione comunale decise di attuare un opportuno restauro con il consolidamento delle opere murarie che erano a rischio crollo. I ruderi del castello sono visitabili. Raggiungere la struttura non è difficile, contrariamente a quanto si potrebbe pensare dopo una prima osservazione da lontano, infatti si prosegue attraverso una stradina a scalinata sempre molto ben evidente che inizia nella piazza principale del paese, in questo modo il percorso si trasforma in una piacevole passeggiata. È possibile osservare il castello anche di notte, grazie all'installazione di un impianto di illuminazione a doppia temperatura di colore che crea uno scenario molto suggestivo. Nell'ottobre 2012 la giunta comunale ha approvato il progetto esecutivo per il recupero dell'antico castello. ...».

    

Popoli, palazzo Ducale, Taverna Ducale

   

   

  

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