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VERUCCHIO, ROCCA MALATESTIANA O DEL SASSO
a cura di Renzo Bassetti
In alto, visione d'insieme del castello di Verucchio. In basso, a sinistra: l'accesso al castello; al centro: il torrione della SS. Trinità;a destra: la torre campanaria o guardiola.
In basso, la torre maestra ei ruderi della torre del Mastin Vecchio.
clicca sull'immagine in basso per ingrandirla
Conservazione: buona.
Posizione: N 43° 59' 03" E 12° 25' 16".
Come arrivarci:
da Rimini seguire la
statale Marecchiese con direzione San Sepolcro-Arezzo per circa 14 Km, poi
deviazione sulla sinistra segnalata da seguire per circa 2,5 Km fino a
giungere all'abitato di Verucchio. La rocca, ben riconoscibile dalla
caratteristica "guardiola" sulla quale è incastonato un grande orologio,
sovrasta la centrale Piazza Malatesta. Percorrendo l'acciottolata Via della
Rocca, raggiungiamo ben presto la porta che da accesso alla cittadina
racchiusa nella prima cinta muraria, costruita per volere di Sigismondo
Malatesta nel 1449. Poche centinaia di metri in salita e ci troviamo ai
piedi della rocca vera e propria, dal lato protetto dall'imponente torrione
della SS: Trinità. Poco oltre procedendo sull'acciottolato si accede al
giardino pensile del castello.
Come visitare:
la
visita è consentita mediante versamento di un biglietto di modico importo.
I primi documenti certi sulla rocca risalgono al 1144 quando viene ricordato un Sancti Petri in castrum Verucoli (Tonini 1856). Altre fonti ne danno l'esistenza nel 962 in quanto facente parte di una donazione da parte dell'imperatore Ottone I a Ulderico di Carpegna, ma questo documento viene definito da più parti un falso storico. Di certo comunque la rocca era già di proprietà dei Maltesta nel 1197, casata che detiene la città ed il castello per almeno tre secoli.
è da questo ramo proveniente
da Pennabilli e stabilitosi successivamente a Verucchio, che ha origine la
discendenza che ha dato i natali a Malatesta il Vecchio, nato a Verucchio,
che nel 1239 viene nominato Podestà di Rimini ( il Mastin Vecchio ricordato
da Dante Alighieri):
E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio, / che fecer di Montagna il mal
governo, / là dove soglion fan d'i denti succhio.
Da qui l'appellativo ormai tradizionale di "culla dei Malatesta", e sempre
ad opera di un Malatesta, il potente Sigismondo Pandolfo signore di Rimini
in continua lotta contro Federico da Montefeltro duca di Urbino il
potenziamento ed il rinnovo della rocca di Verucchio avvenuto nel 1449.
All'epoca, riconoscendole un ruolo strategicamente importante per il
controllo della Valmarecchia, si provvide fra l'altro ad edificare la cinta
muraria della cittadella.
Rocca fortissima ed imprendibile, nel 1462 essa subisce un lungo assedio ad opera dei Montefeltro e viene conquistata solo grazie ad un inganno.
Sigismondo Pandolfo Malatesta, persi gli appoggi papali per i suoi continui atti di insubordinazione viene scomunicato, e papa Pio II trova alleanza con Federico II da Montefeltro, tradizionalmente nemico dei Malatesta. Le truppe riescono a penetrare abbastanza agevolmente nella cittadella di Verucchio riuscendo ad attraversare la prima cinta muraria, ma una volta giunti alla rocca non riescono a conquistarla.
Dopo una decina di giorni di assedio viene fatta recapitare al castello una falsa missiva a firma di Sigismondo con la quale si preannuncia l'invio di venti fanti per il tal giorno alla tal ora. Federico prepara un gruppo di suoi uomini e finge di attaccarli inseguendoli fin sotto le mura dove vengono accolti e difesi. Appena entrati nella rocca i soldati rivelano la loro identità e hanno facilmente ragione della truppa malatestiana (Bernardino Baldi, cronista di Federico II, in data 31/10/1462).
Nello stesso anno i Malatesta vengono definitivamente sconfitti dai Montefeltro e il castello passa sotto il dominio diretto della Chiesa, e affidato alcuni anni più tardi a Cesare Borgia.
Dopo la dominazione veneziana nel 1503, il castello viene affidato nel 1516 a un certo Giovanni Alemanno Medici, un ebreo convertito e suonatore di liuto, al quale il Papa aveva concesso lo stemma e il nome dei Medici. Il paese viene declassato a Contea, e il successore di Giovanni, il conte Camillo, è presto costretto a vendere per 1650 scudi la contea a Zenobio imparentato con i Medici e marito di Ippolita Comneno, la figlia di Costantino principe di Macedonia.
Alla morte di Zenobio la contea passa alla moglie Ippolita. è di questo periodo la ristrutturazione più consistente del fabbricato per renderlo più consono all'uso abitativo. Il periodo della contessa Ippolita, durato quasi trent'anni, è ricordato come un periodo di pace e prosperità.
Nel 1532 la contessa Ippolita sposa in seconde nozze Pio da Carpi, già signore di Meldola e Sarsina, e dalla loro unione nasce Alberto Pio che dal 1580 sarà il quinto duca di Verucchio.
Proprio Alberto Pio però elimina con un pretesto la Contea e pone Verucchio sotto il diretto dominio della Chiesa, sotto il quale rimane salvo brevi parentesi, fino all'unità d'Italia.
La struttura.
Superato il cancello si accede alla corte esterna sulla quale si affacciano a destra la torre dell'orologio e a sinistra il castello, mentre di fronte si apre un ampio panorama che spazia dall'Adriatico alle più alte vette del crinale appenninico.
La torre dell'orologio nella sua conformazione attuale è frutto di un rimaneggiamento avvenuto agli inizi del 1700, anticamente costituiva un baluardo rivolto verso la Valmarecchia.
Al suo interno è stato ricavato un piccolo vano visitabile attrezzato con antichi utensili da cucina, mentre la maggior parte del fabbricato è inaccessibile e custodisce gli ingranaggi dell'orologio.
Ritornati sul cortile, si accede alla rocca tramite una porta ad arco che dà accesso ad un corto ingresso.
Entrando nella prima porta a sinistra si attraversano un paio di stanze e si accede alla Sala Grande, dove sono esposte numerose armature e l'albero genealogico della casata dei Montefeltro.
Dalla sala si esce su un terrazzo panoramico esterno con al centro un pozzo, e dal quale partono anguste scalette che danno accesso alle segrete ricavate da un'antica cisterna quattrocentesca utilizzata per la raccolta dell'acqua e ubicata ai piedi della torre diroccata del Mastin Vecchio. La visita può ora proseguire accedendo alla torre maestra a cui si accede tramite il corto ingresso iniziale, raggiungibile anche direttamente dal terrazzino sul quale ci troviamo.
Una serie di scalette interne danno accesso ai vari piani dotati di alcune stanze nella quali sono esposte armature e reperti medievali, fino a giungere alla sommità, dalla quale si può ammirare un magnifico panorama circolare.
© Copyright 2010 Renzo Bassetti; pagina pubblicata nel sito appenninoromagnolo.it, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.