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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI TRIESTE

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

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Duino-Aurisina (castello Superiore)

a cura di Luca Baradello


DUINO-AURISINA (castello vecchio o Castel Pucino, e castello nuovo)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito www.fvg.info

  

«Il Castello di Duino si trova nel comune di Duino-Aurisina, in provincia di Trieste, nella regione Friuli-Venezia Giulia. Di proprietà da oltre 420 anni della famiglia Della Torre, ramo Della Torre di Valsassina (von Thurn-Hofer und Valsassina) prima e dei principi della Torre e Tasso poi. Dal 2003 è - assieme al suo parco - aperto al pubblico per visite. Dal maniero si gode un stupendo panorama sulle ripide pareti rocciose a strapiombo sul mare. Nel parco si trova un bunker utilizzato durante la seconda guerra mondiale. La storia del casato Thurn und Taxis è legata alla gestione dei servizi postali, in quanto esercitò questa attività in diversi stati europei, tra cui Italia, Austria, Germania, Ungheria e Paesi Bassi dal 1400 in poi, per più di 350 anni. Il castello è stato costruito sulle rovine di un avamposto romano, inglobando una torre del XVI secolo. La sua edificazione fu voluta nel 1389 da Ugone di Duino, capitano di Trieste, in sostituzione del Castelvecchio risalente al X secolo, di cui sono ancora visibili le rovine su uno sperone roccioso a picco sul mare. Alla morte di Ugone, il castello andò in eredità a Ramberto di Walsee, fratello della prima moglie, che ne curò l'ultimazione nei primi decenni del 1400. Passò poi agli Asburgo che lo diedero a varie famiglie nobili tedesche e italiane e per ultima alla famiglia Hofer von Hoenfels il cui ultimo discendente, Matthaeus, morì nel 1587 lasciandolo a sua volta in eredità alle uniche due figlie femmine, Ludovika e Maria Clara Orsa. Entrambe furono spose, una dopo la morte dell'altra, del conte Raimondo della Torre di Valsassina che assunse anche il cognome Hofer, adattato poi in lingua tedesca a von Thurn-Hofer und Valsassina. Il castello resta così ininterrottamente ai von Thurn-Hofer und Valsassina per oltre 250 anni. Nel 1849 la contessa Theresa von Thurn-Hofer und Valsassina, ultima discendente diretta dei Della Torre di Valsassina ed erede del castello duinese, sposò il principe Egon zu Hohenlohe-Waldenburg-Schilligsfürst dal quale ebbe sei figli. La quarta figlia, Maria, andò sposa a sua volta nel 1875 a Venezia del principe Alexander von Thurn und Taxis, a sua volta lontano discendente dei Della Torre e figlio di Hugo Maximilian del ramo cadetto Thurn und Taxis-Lautschin-Bohemia, portando in dote il castello. Da loro nacque nel 1881 Alexander che ereditò a sua volta il castello; creato primo Duca di Castel Duino dal Re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia, si naturalizzò italiano nel 1923 riassumendo per sé e per i suoi discendenti il cognome di Della Torre e Tasso duchi di Castel Duino, dove tutt'oggi la famiglia abita. In quel castello lo scrittore e poeta Rainer Maria Rilke ideò e iniziò la composizione delle Elegie duinesi mentre era in visita dalla Principessa Maria della Torre e Tasso (nata principessa di Hohenlohe). Rilke successivamente dedicò la sua opera alla principessa, che fu una dei suoi maggiori patroni. A ricordo dell'evento è stato intitolato al poeta anche un sentiero panoramico - il sentiero Rilke - lungo circa 2 km. Inaugurato dopo i lavori di restauro nel 1987, corre alto sul costone roccioso tra Duino e la baia di Sistiana, con splendidi scorci sulla Riserva naturale delle Falesie. ..."».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Duino


MONRUPINO (rocca o tabor)

Dal sito www.gustosamente.com   Dal sito www.fvgfilmcommission.com

«Dalla Rocca ... si gode un panorama impagabile: a sud l’altopiano carsico; a ovest il mare Adriatico, la foce del fiume Isonzo, la città di Grado e l’isola di Barbana; a est i monti Nanos e Caven. La Rocca fu prima castelliere preistorico (ossia, insediamento fortificato), poi castellum romano fortificato, infine inespugnabile fortezza che difese le popolazioni locali dalle invasioni barbariche. Quando, a partire dal 1470, iniziò il periodo delle scorrerie turche, furono proprio gli abitanti a costruire intorno alla chiesa che vi sorgeva - menzionata per la prima volta in un documento vescovile dell'anno 1316 con il nome di "Sancta Maria Reypen" - un rozzo muro, non molto spesso, ma decisamente robusto. Vicino all'entrata principale si vedono ancora i resti della Torre del Tabor con un arco murato, tratti della cinta muraria e la cisterna, oggi inutilizzata ma un tempo presenza indispensabile per la vita del luogo. Una volta cessato il pericolo rappresentato dalle scorrerie dei Turchi, iniziò la ricostruzione della preesistente chiesetta, riconsacrata nel 1512 dal vescovo di Trieste Pietro Bonomo, con uno speciale regime di indulgenze per i pellegrini e i devoti. La chiesa attuale, Santuario Mariano, è invece frutto di rifacimenti ed interventi settecenteschi, mentre il suo campanile - alto 19 metri è visibile da tutto il Carso - fu eretto solo nel 1802. Altra costruzione di quel periodo è costituita dagli edifici dell'attuale Canonica, dove il portone ad arco reca incisa la data 1559. Questa costruzione, oggigiorno è adibita ad attività parrocchiali. Ultimo edificio ospitato nella rocca, posizionato sulla rupe più alta del colle, è l’antica Casa del Comune, una piccola costruzione quattrocentesca in pietra, nella quale una volta si riuniva la “srenja”, ossia l’assemblea dei capifamiglia».

http://www.gustosamente.com/article/monrupino-ts-e-la-tradizione-delle-nozze-carsiche


MUGGIA (castello)

Dal sito http://picasaweb.google.com   Dal sito www.castellodimuggia.wpeople.it/

  

«Costruito tra il 1374 e il 1399 per volontà del Patriarca di Aquileia, che voleva tenere sotto controllo i muggesani troppo filoveneziani, il Castello di Muggia nella realtà storico militare non fu mai utilizzato. Non servì al mantenimento del dominio interno del Patriarca di Aquileia, in quanto anche dopo la costruzione del castello non cessarono le ribellioni. Sotto il dominio della Serenissima il Castello non servì dal punto di vista militare, anche se fu sempre mantenuto in discreta efficienza data la vicinanza del confine con Trieste e l'Austria. In realtà l'unico assedio che subì la città sotto il dominio veneto interessò solo il fronte murario prospiciente il fossato, l'attuale via Roma, cioè le mura meridionali attaccate dai triestini nel 1511 e che resistettero al cannoneggiamento. L'aspetto primitivo del Castello oggi non è noto. Sicuramente le mura del quadrilatero sono rimaste invariate, mentre nulla di sicuro si sa dell'aspetto originario delle due torri. Le fondamenta di una di queste sono venute alla luce durante gli scavi effettuati nel 1992, dell'altra rimangono poche muraglie con una finestra. Le due torri e la merlatura resistettero almeno fino al Settecento, quando il Castello venne restaurato e fu costruito il bastione. Le stampe ottocentesche tramandano un Castello ormai ridotto alla sola cinta muraria in pessime condizioni di conservazione. Nel Novecento venne dapprima abbattuta la porta del Castello per agevolare il passaggio dei pedoni ed in seguito vennero tagliati gli spigoli dei fianchi per permettere alle automobili di fare il giro del Castello da salita ai Piai a calle dei Lauri. Ad inizio Novecento venne anche costruita una falsa torre, di stile veneziano ma non corrispondente per nulla all'originale torre maggiore».

http://www.comune.muggia.ts.it/luoghi.php


MUGGIA (mura, porte, borgo)

Dal sito www.comune.muggia.ts.it   Dal sito www.settemuse.it

«Muggia, cinto da mura medievali e dominato dal Castello trecentesco offre ai turisti la vista del Duomo dall'inconfondibile facciata di stile gotico veneziano che si affianca ad altre chiese di pregio, tra cui la Basilica di Santa Maria Assunta, nota a tutti con il nome di chiesa di Muggia Vecchia, di origine romanica. Il centro storico di Muggia riporta in piccolo le caratteristiche del centro storico veneziano, con calli strette e architetture tipiche, come la Casa Veneta. Da visitare sono il Palazzo Comunale, restaurato di recente, il tranquillo centro storico, che confluisce nell'antico Mandracchio e il porto, ove trovano ormeggio le barche dei pescatori locali. Alle origini dell'insediamento non si sviluppa sul mare ma sul colle, dove la ricostruzione individua "Muggia Vecchia". Il Castrum Muglae è un centro fortificato. A partire dall`XI secolo e fino al 1420 il Castello risulta sotto la giurisdizione del Patriarca di Aquileia. Rasa al suolo dai Triestini, che risparmiarono però la piccola basilica di Santa Maria Assunta, prima sotto il domini di Venezia. Nei secoli gli insediamenti sulla collina si spopolarono, mentre si sviluppava il nuovo insediamento a mare, chiamato Borgo Lauro, fondato intorno all'anno Mille. Il Borgo, destinato a evolversi nella Muggia attuale, riflette i suoi legami con la Serenissima soprattutto nell'impianto urbano, articolato in strette calli tra i quali si aprono campielli nella migliore tradizione veneziana. Sotto la Signoria di Venezia, Muggia dal 1420 condivise le sorti della Serenissima di cui conserva ancora conserva impronte evidenti: il dialetto, le tradizioni gastronomiche, lo stile gotico-veneziano di alcune case, le calle tortuose, le logge, gli archi acuti e gli antichi stemmi sulle facciate. Il nucleo storico è raccolto attorno al "mandracchio", darsena riservata alle piccole imbarcazioni che si insinua fin dentro il paese, cinto da tratti delle antiche mura nelle quali si aprono alcune porte superstiti. Baricentro della vita cittadina è piazza Marconi...».

http://www.settemuse.it/viaggi_italia_friuli_vg/trieste_muggia.htm


MUGGIA (Palazzo Comunale)

Dal sito http://camperclubmuggesano.interfree.it   Dal sito www.settemuse.it

«Il Palazzo Comunale venne eretto per la prima volta nel 1256, demolito e riedificato nel 1342, restaurato nel 1444, anno in cui fu fatto murare sulla facciata dal podestà Loredan la propria arma e il leone di San Marco. Fu demolito ancora verso la metà dell'800 e ricostruito nel 1852. La struttura attuale è il risultato dell'ultima ricostruzione dopo l'incendio del 1930. La torre dell'orologio, motivo architettonico riportato variato anche nell'ultima edizione, fu aggiunta nel 1888 durante la carica podestarile di A. Novello. Dopo l'annessione all'Italia, sulla facciata è stata aggiunta sul lato sinistro del leone di San Marco la lapide: "Apri il tuo libro, il confine d'Italia è giunto all'Alpe. Roma ci guarda. 17 aprile MCMXXI". L'epigrafe che si trova murata all'interno del palazzo porta uno stemma con il blasone della famiglia Apostoli (le due S) contrapposto a quello dei Farra (i due gigli con lo scaglione rovesciato) e nella parte sottostante la dedica a Giovanni Farra Bombizza, l'eroe muggesano che si era distinto nel 1511 durante la guerra austro-veneta combattendo con la propria fusta i brigantini imperiali nelle acque del Vallone di Muggia e nella conquista di Marano».

http://www.comune.muggia.ts.it/luoghi.php


PROSECCO-CONTOVELLO (resti del castello di Contovello o torre di Moncolano)

Dal sito http://217.12.180.10/catalogazione, Dipartimento di Scienze Geografiche e Storiche   Dal sito http://217.12.180.10/catalogazione, Dipartimento di Scienze Geografiche e Storiche

«Doveva trattarsi di una struttura di ridotte dimensioni, con un perimetro difensivo circolare ed una torre centrale (citata nel 1377 dopo la conquista veneziana del 1369. L’accumulo di crollo è parzialmente intaccato da edilizia moderna. A tratti sono visibili residui dei perimetrali in arenaria della cortina esterna mentre il resto della superficie è coperto da vegetazione arbustiva. Notizie storico-critiche: il castello era posto a controllo del principale nodo stradale del tratto nord-occidentale del territorio di Trieste; la sua prima citazione documentaria risale al 1308; nel 1318-19 compare - come “Moncolanum” - negli statuti triestini nella descrizione delle aree di legnatico del Comune. Perlomeno dopo il 1382, quando il castello passa sotto il controllo austriaco, nelle sue vicinanze era posta una delle cinque mude o dogane del territorio triestino. Nel 1350 il presidio, oltre che dal capitano, era composto da sette persone scelte a turno tra tutti i cittadini, comprese le donne, con periodi di ferma che variavano dai quindici, agli otto, ai quattro giorni. Nello stesso anno è citato un “barbachano del Moncholano”, assieme ad un fossato. Si tratta di un atto nel catasto dei beni del monastero dei Sani Martiri di Trieste nel quale il “castrum Montiscollani” costituisce il riferimento per l’orientamento di una vigna data in locazione. ...».

http://217.12.180.10/catalogazione/search/SchedaDetail.aspx?TSK=SI&ID=77


PROSECCO-CONTOVELLO (castello di Prosecco)

Il borgo di Prosecco, foto di Tiesse, dal sito it.wikipedia.org   Prosecco, dal sito www.mionettousa.com

«Di questo castello non è certa l'esistenza. Esso ha infatti forse origine da un malinteso. I Romani per primi menzionarono un "Castellum ad Pucinum" che, secondo alcuni studiosi, era da identificare con Duino, secondo altri con Prosecco. In realtà, non sappiamo nemmeno se questo termine mdicava un castello vero e proprio o un centro, in quanto la sua importanza non era strategica ma legata alla produzione di una particolare qualità di vino. Una notizia riguardante il castello di Prosecco ci viene comunque offerta da antiche cronache ecclesiastiche, oggi non più reperibili, secondo le quali un certo Giovanni, patriarca di Aquileia, nel 660 venne gettato da una finestra del castello di Prosecco dai Triestini scismatici. Bisogna dire però che la notizia, raccolta prima da Ireneo della Croce e poi portata avanti da altri storici, non è stata nemmeno presa in considerazione dal Tamaro. Basta infatti obiettare che nel 660 il territorio triestino era compreso nel "numerus tergestinus", una sorta di provincia militare istituita agli inizi del 600 dai Bizantini, per difendere le frontiere dagli Slavi e dai Longobardi, dai quali ultimi dipendeva il patriarca di Aquileia, mentre i Triestini erano invece sottoposti al patriarca di Grado, in territorio bizantino. Vien da chiedersi come mai, nel bel mezzo delle lotte religiose, un patriarca "nemico" sia venuto a Prosecco, cioè in territorio triestino, conoscendo bene l'odio che i Triestini nutrivano per i Longobardi. Nella storia ecclesiastica della regione troviamo effettivamente il defenestramento di un patriarca di nome Giovanni, ma esso avvenne a Grado nell'802, e furono i Bizantini, provenienti da Venezia, ad uccidere il patriarca, accusato di favorire la venuta dei Franchi di Carlo Magno in queste terre, ancora soggette ai Bizantini. Per quanto riguarda il castello di Prosecco, località che nei documenti municipali del XIV secolo viene chiamata Prosequo o Proseche, non sappiamo nulla di certo e gli ambigui accenni al "castello di Prosecco" forse si riferiscono a quello di Contovello».

http://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?f=29&t=715 (a cura di Dante Cannarella)


RUPINPICCOLO (castelliere)

Dal sito www.scolaris.org   Dal sito www.itccarli.it

«Il Castelliere di Rupinpiccolo è l’unico in Italia ad essere stato portato completamente alla luce, dopo anni di lavori iniziati nel 1970 e conclusisi nel 1974. La cinta muraria si estende per circa 240 m e racchiude una superficie abitativa di quasi 8000 mq che un tempo accoglieva al suo interno circa 200-300 persone. Costruito sul versante meridionale di una collina (la cui sommità è stata parzialmente distrutta da un’esplosione durante la prima guerra mondiale e il cui lato occidentale è stato asportato assieme a parte dell’abitato dalla creazione di una cava), il Castelliere di Rupinpiccolo presenta mura che vanno gradatamente da uno spessore di 2 metri (nel tratto iniziale) fino a raggiungere in altri punti i 4,5 metri. Dopo la costruzione del Castelliere, una porta posta sul lato orientale del colle è stata chiusa per motivi a noi ignoti, così come un varco posto sulla cima è stato ostruito dalla costruzione di due gradini di sostegno che conducevano probabilmente alla scala di un bastione oggi scomparso. Per poter edificare le costruzioni all’interno del Castelliere gli uomini ridussero la pendenza collinare creando 4 terrazzamenti ottenuti con l’accumulo di ammassi di pietre sostenute da grossi blocchi. Le alte mura che circondavano l’abitato raggiungevano probabilmente i 5 metri di altezza e la loro costruzione con spigoli e pianta quadrangolare invalida la credenza che tutti i castellieri carsici avessero una cinta di forma circolare».

http://www.wpeople.it/banca%20dati/storia/castelliererupinpiccolo.html


SAN DORLIGO DELLA VALLE (castello di Moccò)

Dal sito http://digilander.libero.it/Trieste.Storia/castle   Dal sito http://digilander.libero.it/Trieste.Storia/castle   Dal sito https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36708307

«I resti del Castello di Moccò, la cui costruzione viene fatta risalire intorno all’anno 1000, si trovano sulla vetta dell’omonima altura (241 m.), uno dei punti panoramici migliori per dominare l'intera Val Rosandra, in territorio sloveno. La tradizione orale, così come raffigurato anche in un’incisione di Alberto Rieger del 1863, descrive il castello di aspetto cupo e minaccioso, con una base a pianta quadrata, senza finestre e con ponte levatoio, sormontata da una seconda mole quadrata merlata, di proporzioni inferiori, e da una torre, anch’essa merlata. Tutto ciò è tuttavia puramente fantasioso, in quanto non si sa quale fosse esattamente la forma del castello. Oggi infatti di esso si può vedere soltanto un muro diroccato della lunghezza di 6 metri, con un arco al suo centro. Sul terreno, si può inoltre identificare una traccia delle fondamenta di una costruzione verosimilmente a pianta rettangolare, mancante però della sezione a monte. Per la sua posizione strategica, il Castello antico di Moccò rappresentava un caposaldo molto ambito e fu oggetto di numerose lotte e guerriglie combattute soprattutto tra Venezia e Trieste, passando più volte nelle mani dell’una e dell’altra. Il castello venne distrutto dai triestini nel 1511, dopo averlo strappato dalle mani dei veneziani, proprio per evitare che questi ultimi se ne impadronissero nuovamente. Nel secolo successivo, i resti del vecchio castello furono utilizzati per la costruzione del Castello Nuovo, sempre a pianta quadrata. Il castello, gravemente danneggiato dalla seconda guerra mondiale fu irrimediabilmente distrutto da un incendio scoppiato poco tempo dopo».

http://www.wpeople.it/banca%20dati/geopolitica/castelli/castello-di-mocco.html


SAN SERVOLO-SOCERB (castello)

Dal video www.youtube.com/watch?v=_8GesS913HE   Dal sito it.wikipedia.org

«Il castello di Socerb (San Servolo) si annovera tra i più importanti esempi di archi-tettura fortificata del Kraški rob (Ciglione carsico). Fu costruito sul promontorio del ripido ciglione roccioso dove il Carso incontra l’ondulato territorio dei colli savrini. L’ottima posizione strategica dettò già agli Illiri la costruzione di un castelliere, dove nel Medioevo sorse un castello possente e ben fortificato che dominava sull’entroterra triestino e controllava le strade commerciali tra la Carniola e la costa. Il castello di Socerb (San Servolo, S. Serff), detto in sloveno anche Strmec, ha una storia estremamente ricca e travagliata che possiamo ricostruire a partire dall’Alto Medioevo e poi fino al 1780, quando fu colpito da un fulmine che lo danneggiò a tal punto da impedire la vita al suo interno. Vista la sua importante posizione strategica, in passato si batterono per il suo possesso tanto i veneziani quanto i triestini o gli Asburgo. I veneziani ne furono proprietari dal 1463 al 1511, quando il castello rappresentava un caposaldo estremamente importante per la difesa dai Turchi e l’impero austriaco durante la guerra tra Venezia e gli Asburgo dell’inizio del XVI secolo. Nel 1521 ne divenne proprietario il capitano triestino e nobile carniolo Nikolaj Ravbar. Come sede del capitanato feudale con diritti circondariali si estendeva su un territorio piuttosto vasto, comprendendo oltre al villaggio di Socerb e Kastelec anche Črnotiče, Podgorje, Petrinje, Klanec, Ocizla, Beka, Prebenicco (Prebeneg), Vodice e Črni Kal. All’inizio del XVII secolo, ossia durante la Guerra degli Uscocchi (1615-1617), il castello fu proprietà del nobile triestino Benvenuto Petazzi; i conti Petazzi mantennero il capitanato di Socerb fino al 1688, quando lo restituirono all’arciduca di Graz per trasferirsi a Zaule. Già nel 1689 il castello fu visitato, descritto e raffigurato dallo storico Janez Vajkard Valvasor, dopo di lui anche da Don Pietro Rossetti nel 1694, entusiasta della struttura del castello e della posizione sulla cima di uno sperone roccioso. Nella prima metà del XVIII secolo il capitanato di Socerb passò nelle mani dei marchesi de Priè, nel 1768 fu acquistato dai conti Montecuccoli di Modena, che ne mantennero la proprietà anche dopo l’abolizione della servitù della gleba nel 1848. A causa dei danni dovuti all’incendio provocato nel 1780 dal fulmine, all’inizio del XIX secolo iniziò il declino del castello. Le rovine del castello e la vicina grotta furono descritti nel 1823 dal conte Girolamo Agapito e dipinti nel 1842 da August Tischbein. Il castello ormai in rovina fu acquistato solo nel 1907 dal barone triestino Demetrio Economo che lo ristrutturò negli anni 1923/24, limitandosi a sanare il muro di cinta e rimuovendo le altre rovine. Nel periodo della lotta di liberazione nazionale il castello, vista la sua ottima posizione strategica, fu molto importante per le unità partigiane che lo utilizzarono come sede dei servizi segreti e del tribunale popolare, ma anche per l’esercito tedesco che lo conquistò nell’autunno 1944 e lo trasformò in un caposaldo fortificato. Nel Dopoguerra il castello fu ristrutturato e, come luogo tuttora amato dagli escursionisti, con le sue attrattive di carattere naturalistico e culturale ed il ristorante, svolge un ruolo prettamente turistico».

http://www.slovenia.info/?kul_zgod_znamenitosti=7786&lng=4


TRIESTE (borgo, mura, porte)

Dal sito www.centometri.it   Dal sito http://digilander.libero.it/Trieste.Storia/MURA.index

«...Nel 948, nel documento di donazine della città al vescovo da parte del re Lotario II, Tergeste viene descritta come una città circondata da mura con torri, porte e posterule. Di queste mura non conosciamo nè la forma nè l'estensione, che doveva ipoteticamente ricalcar quella romana. Con l'emancipazione dal potere temporale dei vescovi (1253) e il consolidarsi dell'autonomia comunale, si venne a definire un tessuto urbano compatto e addensato in isolati irregolari e strade strette e mistilinee, all'interno di una cerchia di mura il cui perimetro ritagliava un'area urbana dall'andamento triangolare isoscele, con il vetice sul colle di san Giusto e la base sul mare e il porto. Sul colle vi era probabilmente una rocca , in corrispondenza dell'attuale Castello, e fin dal VI secolo una basilica e la sede del vescovo. Un'area non edificata divideva questa zona, destinata dal potere politico-militare e religioso, dalla città vera e propria che si sviluppava nella parte bassa ed era suddivisa in quartieri. La vita comunale si svolgeva in prossimità del porto dove furono eretti i palazzo dell'amministrazione civica e giuridica, mentre in apposita piazza si svolgeva il mercato. Le mura erano in corsi più o meno regolari di pietra grezza e alti nove passi veneti (circa 15,5 metri), larghe sette piedi alla base (circa due metri e mezzo) e cinque al sommo (1,75 metri); erano coronate da merlatura guelfa per proteggere i balestrieri e le ronde; il lato interno era scandito da archi ogivali che reggevano ballatoi e camminamenti. Nel Trecento le mura dovevano essere dotate di almeno 12 torri (i documenti antichi ricordano una ventina di nomi, ma spesso una stessa torre ebbe più nomi) e 5 porte principali: Donota, Riborgo, Cavana, San Michele e San Lorenzo. Ognuna aveva due chiavi, affidate a due cittadini, eletti espressamente per tale compito. Gruppi di soldati dovevano tenerle pulite, prive di immondizie e valide, restaurandone eventuali manchevolezze, per un tratto rigidamente stabilito dagli statuti civici, pena forti multe.

II Trecento e la prima metà del Quattrocento: la dedizione all'Austria. Dalla metà del XIII secolo la città di Trieste fu favorita dallo sviluppo delle attività commerciali, benchè sempre ristrette ai prodotti locali quali il sale, il vino e l'olio. Politicamente indipendente, doveva mantenere un rapporto di ossequioso rispetto verso la più potente repubblica Veneta, alla quale tributava omaggi, spesso però mal sopportati. In ripetute occasioni si ribellò, ma con catastrofiche conseguenze venne ogni volta costretta con le armi a riporgere onori ufficiali al vessillo di san Marco e a pagare pesanti tributi. Per ben due volte Venezia (nel 1285 e nel 1291) le impose la demolizione di parte delle mura sul lato mare, e gli Statuti del 1320 e 1330 ancora ne sollecitavano la ricostruzione. Il periodo di tolleranza-sopportazione venne bruscamente interrotto dall'assedio e saccheggio nel 1368-69, con cui Venezia prese possesso della città, iniziandovi un'opera di potenziamento delle difese. Sul colle, nel 1371, i veneziani eressero un castello e un secondo venne progettato e realizzato, forse nel 1377 il cosiddetto Castello Marina. Ambedue, indesiderati simboli di oppressione, vennero demoliti già nel 1381, quando la serenissima perdette l controllo della città in seguito all'assedio e al crudele saccheggio operato dai genovesi, alleati del Patriarca di Aquileia. Trieste, stretta tra gli interessi della Repubblica veneta, del Patriarcato d'Aquileia e della Casa d'Austria, nel 1382 sceglierà la spontanea dedizione a quest'ultima potenza, che ne ripristinerà gli statuti e reintegrerà la vita comunale, ma sostituirà il podestà con un Capitano di nomina del Duca d'Austria. Questa svolta garantirà alla città, nella prima metà del Quattrocento, una vita moderatamente tranquilla e quella protezione in grado di assicurarle lo sviluppo dei commerci. Nel 1419 il duca Ernesto ordinò che venissero rifatte le muraglie ove richiedeva il bisogno e che fossero fortificate le porte: ingiunzione che testimonia quanto le mura dovessero essere mal ridotte dopo i ripetuti attacchi, subiti soprattutto dalla parte del mare. Dopo la prosperità della prima metà del Quattrocento, improvvisa giunge la rovina. la seconda metà del secolo è caratterizzata infatti da eventi funesti che fecero registrare una profonda depressione economica dovuta al blocco di tutti i commerci don Trieste, imposto da Venezia. ...».

http://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?t=2318


TRIESTE (castellieri)

Dal sito www2.units.it   Dal sito www.crevato.it

«Erano dei borghi fortificati, generalmente situati su montagne e colline o, più raramente, in pianura (Friuli sud-orientale), e costituiti da una o più cinte murarie concentriche, dalla forma rotonda, ellittica (Istria e Venezia Giulia), o quadrangolare (Friuli), all'interno delle quali si sviluppava l'abitato. Va rilevato che lo spessore delle mura poteva raggiungere anche i quattro o i cinque metri, mentre per quanto riguarda l'altezza questa era generalmente compresa fra i cinque e i sette metri. Erano dunque delle cinte piuttosto massicce il cui perimetro poteva misurare anche due o tre chilometri. La tecnica costruttiva era a sacco: venivano edificati due muri paralleli costituiti da grandi blocchi di pietra e riempiti, nello spazio interno, da piccole pietre, terra ed altri materiali residuali. Le case di abitazione, generalmente di modeste dimensioni e dalla forma circolare (spesso a trullo) avevano una base di pietra calcarea o arenaria e per il resto erano costruite con materiali deperibili, soprattutto legno. In Istria, Friuli, e Venezia Giulia sono rimaste alcune centinaia di castellieri...».

http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_dei_castellieri#I_Castellieri - http://www.crevato.it/castellieri/guida.htm#indicec


TRIESTE (castello Basevi)

Dal sito gcesare.provincia.venezia.it   Dal sito gcesare.provincia.venezia.it

«L’origine dell’Osservatorio Astronomico di Trieste risale alla fondazione della Scuola Nautica voluta in questa città dall’imperatrice d’Austria Maria Teresa nel 1753. Affidata al locale Collegio dei Gesuiti, operò per quasi un secolo nella sede del Collegio presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Nel 1865 fu posta al servizio della Marina da Guerra Austro-Ungarica e trasferita a Pola, mentre la struttura triestina veniva convertita ad uso civile nel 1866 quale Osservatorio Marittimo Statale dedicato al servizio della Marina Mercantile dell’impero. Nel 1876 vi si aggiunse l’Osservatorio Meteorologico e la sede fu spostata presso l’Accademia del Commercio e della Nautica di Trieste. Nel 1898 le strutture dell’Osservatorio, reso autonomo quale Imperial Regio Osservatorio astronomico e meteorologico dell’imperial Regio Ministero per il Culto e l’istruzione di Vienna, vennero spostate nel cosiddetto Castello Basevi, dove si trova tuttora la sua sede principale. Nello stesso anno l’Osservatorio fu dotato di una Sezione Sismica. Nel 1906 l’istituzione passò alle dipendenze dell’Imperial Regio Governo Marittimo di Trieste ed assunse il nome di Imperial Regio Osservatorio Marittimo di Trieste. Con il crollo dell’impero Austro-Ungarico, nel 1919 Trieste fu annessa all’Italia e l’Osservatorio Astronomico fu staccato dalle Sezioni Meteorologica e Sismica, chiudendo così la prima fase della vita dell’istituzione. La nascita dell’Osservatorio Astronomico di Trieste quale struttura scientifica dedicata all’Astronomia risale di fatto al 1919, con la nomina a direttore di ruolo di Luigi Carnera. Nel 1923 l’istituzione fu inserita nel ruolo degli Osservatori Astronomici Regi d’Italia e venne ufficialmente inaugurata nel 1925».

http://gcesare.provincia.venezia.it/e_ep/e_ep2/triangolo.htm


TRIESTE (castello di San Giusto)

Dal sito it.wikipedia.org   Dal sito it.wikipedia.org

  

«Situato in cima al colle di San Giusto, il castello di San Giusto è ancora oggi uno degli indiscutibili simboli di Trieste. La sua edificazione, strettamente legata allo sviluppo politico-economico di Trieste, avvenne in epoche successive: anticamente (non si sa in quale periodo preciso, ma, grazie a delle effigi su monete vescovili dell’epoca, sappiamo che fu prima della seconda metà del 1200) in questa zona, detta “Caboro,” si ergeva una torre di difesa molto imponente, sostituita, dopo la presa della città da parte dei Veneti nel 1309, da una fortezza detta “Casa del Capitano” (cosiddetta poiché qui risiedeva il comandante dell’esercito occupante). Una volta cacciati i Veneti, il forte venne demolito e, nel 1405, Federico II d’Asburgo, una volta ripresosi la città, ordinò la costruzione di un castello, in parte per tenere sotto controllo gli spiriti ribelli dei triestini, in parte per scongiurare la supremazia da parte dei Turchi, che attaccavano sempre più spesso le coste adriatiche. Malgrado i propositi, però per la costruzione del castello si dovette aspettare il ritorno dei Veneziano nel 1508: sotto la loro breve egemonia (un anno appena) venne realizzato solamente il bastione rotondo e le mura perimetrali. è plausibile pensare che l’edificazione del castello così come lo conosciamo noi, sia stata iniziata solamente nel 1550 ad opera degli Austriaci, che ne portarono a compimento l’edificazione nel 1630. Il problema, a quel punto, era che la potenza delle armi da fuoco aveva raggiunto livelli tali da rendere una fortezza simile obsoleta. Fu soprattutto per questo motivo che il castello divenne caserma e magazzino militare, mentre alcune stanze – oggi adibite a museo – ospitavano il capitano imperiale e i suoi ufficiali. Lo spettacolo che si presenta davanti ai nostri occhi al giorno d’oggi è senza dubbio suggestivo: il castello, costruzione massiccia e imponente, svetta fiero sul colle, parzialmente ricoperto dalla fitta edera che ne ingentilisce l’aspetto. Al suo interno si accede attraverso una rampa seguita da un ponte levatoio in legno (la grata che si trova sulla sinistra entrando costituiva l’ingresso precedente, risalente al 1500). Nell’atrio con i volti a crociera si trovano gli stemmi delle Tredici Casade (ovverosia delle Tredici famiglie triestine che difesero la libertà del Comune contro i popoli invasori). Addentrandosi nel castello, a sinistra si apre il cosiddetto stanzone di guardia (adibito nel ‘400 allo stazionamento dei cavalli), mentre a destra si trova l’ingresso al museo (posto ai piani superiori). Continuando in direzione retta di giunge al piazzale delle milizie (recentemente restaurato), dal quale, attraverso scale e camminamenti, si ha accesso ai bastioni, che offrono punti d’osservazione suggestivi per ammirare il panorama cittadino e lo splendido Golfo triestino».

http://www.trieste.ws/It/191/Visitare-Trieste/Il-Colle-di-San-Giusto/Il-Castello-di-San-Giusto.html


TRIESTE (castello Miramare)

Dal sito www.avistrieste.it   Dal sito www.castellomiramare.org

«Il Castello di Miramare (forma italianizzata dell'originale in dialetto triestino Miramar) è un palazzo costruito nell'omonima frazione di Trieste per volere di Massimiliano d'Asburgo-Lorena, arciduca d'Austria e imperatore del Messico, per farne la propria dimora da condividere con la moglie Carlotta del Belgio. Affacciato sul golfo di Trieste, è situato a pochi chilometri a nord del capoluogo (circa 6 km dalla Stazione Centrale). Progettato dall'architetto viennese Carl Junker tra il 1856 ed il 1860, è circondato dal un grande parco di circa 22 ettari caratterizzato da una grande varietà di piante, molte delle quali scelte dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo, che compì come ammiraglio della marina militare austriaca. Nel parco si trova anche il castelletto, un edificio di dimensioni minori che funse da residenza per i due sposi durante la costruzione del castello stesso, ma che divenne di fatto una prigione per Carlotta, quando perse la ragione dopo l'uccisione del marito in Messico. All'interno, il castello è suddiviso in numerose stanze, il piano terra era destinato a residenza dell'Imperatore Massimiliano I e della consorte Carlotta, mentre il piano superiore venne in periodo successivo adibito a residenza del Duca Amedeo d'Aosta, che vi abitò per circa sette anni e modificò alcune stanze secondo lo stile dell'epoca. Furono rimosse le insegne Imperial-Regie e sostituite con croci sabaude. Questo castello è risultato funesto per chi vi ha abitato: Massimiliano d'Asburgo partì per cingere la corona imperiale del Messico e vi morì, Amedeo partì per l'Impero d'Etiopia di cui fu viceré e morì in prigionia. Il castello è adibito a museo e al suo interno è conservata anche una pregevole raccolta di vasi orientali. All'interno si possono ammirare le stanze che furono abitate da Massimiliano e dalla moglie Carlotta, le camere per gli ospiti, la camera di informazioni che racconta la storia del Castello e del Parco di costruzione, le stanze in cui abitava il Duca Amedeo d'Aosta con arredi del 1930 in stile razionalista. Tutte le camere sono ben conservate e mantengono tutti gli arredi originali compresi di ornamenti, mobili e oggetti risalenti alla metà del XIX secolo. Particolarmente degni di nota sono la sala della musica, dove Carlotta si esercitava nel suono del fortepiano visibile ora nella sala VII. Nella camera XIX vi sono una serie di dipinti di Cesare Dell'Acqua raffiguranti la storia di Miramare. Infine, i visitatori possono visitare la sala del trono, che è stata recentemente restaurata e riportata agli antichi splendori».

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Miramare


TRIESTE (Giardino del Capitano)

Dal sito www.atrieste.eu   Dal sito http://xoomer.virgilio.it/kcapitano

«Il Giardino del Capitano si estende sul Colle di San Giusto, davanti al Civico Museo di Storia ed Arte, ed è un'area di forma rettangolare, delimitata a ovest dall'edificio del Museo e a nord dal muraglione che sostiene l'Orto Lapidario. Sui lati est e sud l'area del Giardino è delimitata da mura con torri molto ben conservate, databili al 1470 o alla prima metà del secolo XVI. L'area del Giardino era un tempo di pertinenza del Capitano cesareo, che reggeva la città in nome dell'Imperatore d'Austria e dimorava nel Castello di San Giusto. ... L'area ha forma rettangolare, è delimitata a Occidente dall'edificio del Museo e a Settentrione dall'imponente muraglione che sostiene l'Orto Lapidario. Questo muraglione ricalca verosimilmente l'andamento delle mura urbane della Trieste trecentesca, nelle quali, in corrispondenza dell'ingresso al Museo di via della Cattedrale, si apriva la porta con torre detta di San Lorenzo (la stessa che con ogni probabilità viene poi detta di San Servolo), una delle cinque principali porte della città. Sui lati Est e Sud l'area del Giardino del Capitano è delimitata da mura con torri molto ben conservate, databili al 1470 o alla prima metà del secolo XVI. Nel tratto che si innesta sul Museo, l'ampio scavo, condotto tra il 1927 e il 1932, permette di vedere per una quarantina di metri le mura: sono in corsi regolari di pietra arenacea, scandite sul lato interno da una serie continua di archi che sorreggevano i camminamenti. Nell'angolo Sud-Est del Giardino le mura conservano la porta, le torri pentagone e la merlatura. Sono ora fruibili dal pubblico. Le torri e gli archi interni sono stati interrati in seguito ai lavori di consolidamento della metà del Seicento. Le torri, in origine, dovevano essere internamente vuote, con i loro ripiani collegati da scale. Sulla linea del Museo correva il terzo lato del quadrilatero murato; aveva un andamento mistilineo con una torre e una rientranza in prossimità della porta di San Lorenzo. Il Giardino del Capitano, addossandosi alle mura, creava uno sperone rettangolare, un giardino fortificato con orti e frutteti, che allo stesso tempo rinforzava come un barbacane le mura civiche e la porta di San Lorenzo. Secondo alcuni studiosi la costruzione delle mura del Giardino rientra nei lavori di riedificazione della cinta e delle torri ordinati nel 1470 dall'imperatore Federico III, che nella stessa occasione fece erigere in cima al colle di San Giusto anche la torre con annesso edificio in cui prese residenza, da allora, il Capitano cesareo; ma i ripetuti solleciti (richiesti ancora nel 1483) di portare a termine i lavori sulle mura fanno pensare che l'opera non fu né veloce né forse mai ultimata. È più facile supporre che la costruzione appartenga alla serie di interventi seguiti alla guerra (occupazione veneta 1508-1509) e al terribile terremoto del 1511: infatti è documentato che dal 1520 il Capitano cesareo Nicolò Rauber fece ricostruire le mura e potenziare il Castello, a cui alla metà del secolo venne aggiunto il bastione detto Lalio, posto proprio a protezione del lato Sud orientale della città, subito a monte del Giardino del Capitano. Inoltre la forma stessa delle torri del Giardino, che sono pentagone e non più quadrilatere, fa propendere per una datazione al XVI secolo».

http://www.retecivica.trieste.it - http://www.retecivica.trieste.it/triestecultura/new/musei/giardino_del_capitano/default.asp?pagina=storia_1


TRIESTE (torre Cucherna)

Foto di orchidea 53, dal sito www.flickr.com   Dal sito www.arcobaleno.net

«La Tor Cucherna o Cucherla si trova nel luogo in cui la via Caboro termina, allargandosi, ed incontra il rione di Rena. Questa torre che serviva alla difesa e faceva parte della cinta muraria di Trieste è una delle poche rimastaci dal medioevo. Il monumento ormai non è più come una volta, essendo passati molti secoli. Sulla torre sono cresciute molte piante tra cui l'edera ed alcuni arbusti di vari tipi. La torre è alta circa 10 m ed è larga circa 5 m. La parte del monumento raffigurata nella foto, rappresenta la facciata dove si trova l’entrata. La torre è di forma rettangolare con un’entrata ad arco e con delle merlature di stile guelfo. Il materiale utilizzato per costruire questa torre è pietra. La torre rappresentata ci trasmette la sensazione di essere ritornati nel medioevo nel bel mezzo d’una battaglia. Questa sensazione, ci viene comunicata dalla torre stessa, che un tempo serviva per controllare se arrivavano dei nemici, e dalla pietra grezza utilizzata per costruirla. La Tor Cucherna fu costruita nel XV secolo per difendersi, e rimase in uso fino al 1700 d. C.; dopo di che venne utilizzata come un caseggiato a tre piani. Il monumento oggi ha funzione di ristorante e di bar. Il paesaggio dove il monumento è stato inserito non è cambiato molto poiché è rimasto sempre ricco di vegetazione. La forma del monumento è rettangolare. La torre ha delle merlature di stile guelfo, chiaro simbolo delle adesioni al programma del papa. Possiamo farci un’idea della torre da alcune stampe dell’epoca che raffigurano strutture simili. Erano edifici piuttosto semplici, realizzati in pietra su due piani, detti solai o battagliere, dove stavano le guardie con le balestre. Quando nel 1700 d. C. le mura medievali furono abbattute, la Tor Cucherna venne modificata e trasformata in un caseggiato a tre piani. La sua scoperta si deve ad Antonio Tribel, uno storico triestino, che nel 1884 si mise ad osservare con attenzione la muratura del caseggiato e quelle strane e strette aperture: le feritoie. Il caseggiato fu allora distrutto per riportare alla luce la torre. La parte superiore con la merlatura è stata rifatta: per questo appare diversa, in mattoni rossi, mentre l’originale è in arenaria, la pietra locale. Ad ogni tocco del campanile di San Giusto, le sentinelle che stavano a guardia delle torri e delle mura dovevano dare conferma, gridando di essere sveglie e vigili. Il nome della torre è d’accatto: la vera torre Cucherna o Cucherla si trovava infatti nel punto più elevato del colle, ed è scomparsa quando fu costruita la torre federiciana. La torre Cucherna attuale, dunque, potrebbe identificarsi con una torre Zinisa che, con la Cucherna e la Cella, fu restaurata nel 1461 da Mastro Nicolò de Pari, oppure con la torre dei Corvi. Non su questa torre, dunque, ma su quella che ne portava legittimamente il nome, nel 1404 d.C. furono impiccati Nicolò Uriz e Domenico Scarpio, colpevoli di aver congiurato in favore di Venezia».

http://www.dante.trieste.it/mediadante/anno05_06/ts_medioevale.htm


TRIESTE (torre Donota)

Dal sito www.skyscrapercity.com   Dal sito www.skyscrapercity.com

«XIV sec. La torre, a pianta quadrata aperta verso l’interno, fiancheggiava la porta di Donota, uno dei principali accessi alla città. Nei suoi pressi nella seconda metà del ’300 venne eretta una chiesa dedicata a S. Cristoforo, per testamento di Omobono di Virgilio de Belli».

http://www.retecivica.trieste.it/triestecultura/new/pdf/Z06-L.QXD.pdf


           

 

 

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