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MAGLIANO DI TENNO, TORRE DA BORA
a cura di Fabio Mariano (Istituto Italiano Castelli - sezione Marche)
In alto: la Torre da Bora. In basso: ricostruzione grafica della Torre all'interno della cinta muraria di Magliano di Tenna (elaborazione grafica di Giuseppe Trivellino).
clicca sulle immagini in basso per ingrandirle
Epoca:
nell'attuale
veste databile XV secolo.
Conservazione: ottimamente restaurata.
Come arrivarci: con l'autostrada A-14, uscita Fermo-Porto San Giorgio; quindi seguire le indicazioni.
Le notizie storiche più antiche sul castello di Magliano di Tenna, in provincia di Ascoli Piceno, risultano frammentarie a causa di un incendio che vide distrutti i più antichi documenti d’archivio. Quello più antico, riferito in particolare alla denominazione di castrum, risale al 1199 e riferisce della restituzione - da parte della città di Montegiorgio che l’aveva ricevuto “al tempo di Marcovaldo” - del castello di Magliano al visdomino Adenolfo. Dopo essere stato insediamento e possesso farfense intorno all’XI secolo, i passaggi di giurisdizione del castello, appetìto per la sua posizione strategica sulla Valle del Tenna, dovettero essere piuttosto concitati se si ha notizia che, nel gennaio 1229, Federico II di Svevia, in opposizione alla fedeltà guelfa di Fermo e delle sue mire sul castello, concesse Magliano di nuovo alla comunità di Montegiorgio. Dopo la scomparsa di Federico, Fermo ottenne la restituzione in enfiteusi di Magliano e dei castelli limitrofi nel 1266. Quindi, nel 1293, in un rogito notarile tra le comunità di Montegiorgio e di Fermo, si conferma la definitiva annessione in epoca medievale del Castrum Malleani sotto la giurisdizione del vescovo di Fermo.
La definitiva giurisdizione fermana su
Magliano è confermata anche nella Descriptio Marchiae, estesa dal
cardinale Egidio Albornoz nel 1357, dove viene inserito tra i castelli oltre
il Tenna (ultra Tomiam). Il 25 ottobre del 1413 Magliano venne
conquistato dai Malatesta che vi dominarono sino al 1416, per poi ritornare di
nuovo sotto Fermo. Tra il 1433 ed il 1447, periodo del dominio di Francesco
Sforza sul territorio marchigiano, si assiste ad un generale riassetto dei
circuiti murari e delle fortificazioni, resosi indifferibile dalla necessità
di consolidare i capisaldi delle sue conquiste territoriali.
Esempi
di architettura militare sforzesca, molto diffusi nelle Marche, possono essere
letti da Fano sino a Corinaldo, ma anche sino al meridione della regione, come
dimostra la stessa Torre da Bora. Molte delle caratteristiche tipologiche di
questa stagione sforzesca possono essere infatti individuate anche nelle
strutture difensive ancora leggibili nel circuito e nei torrioni di Magliano
di Tenna.
A
293 metri sul livello del mare si innalza a Magliano di Tenna una cinta
muraria abbastanza conservata, dalla caratteristica forma planimetrica
ovoidale, adagiata sulle curve di livello del terreno. In un contesto
urbanistico dai tipici tratti insediativi medievali, sul perimetro delle mura
ristrutturate nel XV secolo si
allineano a corona gli edifici residenziali e quelli religiosi, tra i quali
spicca, a sud-est, il volume cilindrico dell’abside della imponente
parrocchiale di S. Gregorio Magno, costruita nell’ultimo decennio del XVIII
secolo su probabili preesistenze ecclesiali farfensi.
Sebbene
il circuito medievale due-trecentesco della cinta maglianese dovette essere
punteggiato in origine da numerose “case-torri”, quelle che ancora oggi
sono maggiormente identificabili - dopo il loro inglobamento e cimatura nelle
nuove residenze attorno al XVII secolo - sono senz’altro la Torre Sud e la nostra Torre da Bora, prospicienti: la prima il
quadrante meridionale e quest’ultima il quadrante nord-occidentale della
cinta urbica. Entrambe presentano una planimetria poligonale, pentagona
irregolare per l’esattezza, oltre che una scarpatura ben pronunciata, alti
beccatelli a sporto per la difesa piombante; nella Torre da Bora sono
riscontrabili inoltre troniere circolari laterizie. Il contesto generale ci
riporta con evidenza al tipico
aspetto tipologico dell’architettura militare quattrocentesca del periodo
sforzesco, ben diffusa nella regione.
Se
ai suddetti due torrioni si aggiunge l’individuazione della presenza,
emergente dalla cinta, di una terza torre scarpata nel quadrante
nord-orientale (oggi cimata ed inglobata nelle residenze a fianco di una porta
secondaria), questa ad evidente ed ampia pianta quadrata, si può
verosimilmente definire un completo ed
efficiente sistema a schema triangolare di difesa preminente della cinta
fortificata sui principali fronti esposti, schema al quale erano di certo
intercalate in origine torri
secondarie rompitratta, oggi inglobate nel tessuto edilizio. Sul piano territoriale il castello interagiva a vista con i ben
identificabili centri fortificati limitrofi di Rapagnano a nord, di
Montegiorgio ad ovest e di Grottazzolina a sud-est, mentre il profilo di Fermo
si intravedeva in lontananza verso est e la costa.
Delle così individuate tre torri preminenti, quella identificata come Torre da Bora svolgeva il compito di torre principale, con funzioni sia di avvistamento sia di difesa dell’ingresso maggiore al castello, il quale vi si apriva lateralmente a nord nel suo fianco destro - verso “bora” appunto, secondo le antiche denominazioni della rosa dei vènti - per maggior sicurezza, munito di ponte levatoio ligneo a bolzoni e relativo battiponte opportunamente distanziato dal fórnice d’ingresso.
La presenza presunta di un fossato
perimetrale completo alla cinta moglianese appare molto opinabile, sia per la
caratteristica posizione laterale del sistema d’ingresso alla Torre da Bora,
sia perché l’orografia originaria perimetrale del castello doveva essere
molto più pronunciata di quanto oggi sia percepibile dopo le moderne opere di
urbanizzazione e, quindi, allora sufficiente a scongiurare facili
avvicinamenti delle cortine.
Possiamo quindi ipotizzare un intervento di ristrutturazione della fortificazione medievale maglianese attuata in epoca sforzesca, con l’aggiunta della completa o parziale scarpatura delle mura e delle torri preminenti, secondo il costume tipologico dell’epoca, mentre le altre torri secondarie furono verosimilmente lasciate a profilo verticale diritto, svolgendo una mera funzione di rompitratta, sufficiente alla copertura balistica del circuito, dato anche il suo modesto perimetro. Interessante si presenta, al piano terra, il sistema del doppio androne d’ingresso della Porta da Bora, che presenta entrando un intradosso ogivale, costituito da un primo locale pentagonale voltato con una notabile struttura laterizia “ad ombrello” irregolare su peducci piramidali, tipicamente quattrocentesca. Su tre lati delle pareti del primo androne, destinato alla difesa, si aprono tre feritoie quadrangolari strombate, dall’intradosso scalettato, adibite al tiro mobile da parte della guarnigione con armi da fuoco da brandeggio (archibugiere). La manovra dei bolzoni del ponte levatoio avveniva da un ambiente sovrapposto, coperto con voltone a botte, dove sono ancora visibili le feritoie rettangolari per i contrappesi o, forse meglio, per i rotoni a catena.
Da questo primo ambiente
ci si immette, voltando a sinistra, nel secondo (oggi coperto a solaio di
travi lignee, ma un tempo voltato a botte lunettata) attraversando una doppia
arcatura: la prima a sesto ribassato (cui si antepongono sulla sinistra i
resti del montante di una porta ogivale con listello tòrico) e la seconda, più
larga e ad ampia ogiva; l’insieme doveva costituire parte della primitiva
porta d’ingresso due-trecentesca alle mura, allora
protetta probabilmente da una semplice torre portaia rettangolare
esterna. Da questo ambiente, lo sbocco sulla piazza interna del castello,
Piazzale S. Giacomo, avviene
attraverso uno sproporzionato arcone a tutto sesto e a doppia altezza, il cui
allargamento va fatto risalire probabilmente
alle modifiche attuate nel tessuto edilizio residenziale urbano attorno
al XVII-XVIII secolo.
Alla
luce delle su esposte considerazioni tipologico-architettoniche appare
evidente, quindi, l’importanza storica della Torre da Bora di Magliano di
Tenna come documento significativo della storia dell’architettura
fortificata delle Marche.
L’Istituto
Italiano dei Castelli, su segnalazione della Sezione Marche, ha deciso di
conferire alla Torre da Bora la Targa di Riconoscimento dell’Istituto come
il migliore restauro di opere fortificate in Italia per il 2002.
Da: F. MARIANO, La Torre da Bora a Magliano di Tenna, in «Castella Marchiae», n.4/5, 2000/2001, Ed. Il Lavoro Editoriale, Ancona 2002.
©2003 Fabio Mariano