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MONDAVIO, ROCCA ROVERESCA
a cura di Fabio Mariano (Istituto Italiano Castelli - sezione Marche)
Rocca di Mondavio: camminamento dal torrione al mastio (dal sito www.elleellecostruzioni.it); in basso, rilievo della pianta (disegno di F. Mariano).
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Conservazione: ottime condizioni.
Come arrivarci: Percorrendo la A-14, uscita Marotta-Mondolfo. Quindi per Km. 16,5 a sud-ovest. Successivamente a destra per San Michele-Mondavio per circa 5 Km.
Il "monte degli Uccelli" (Mons Avium), insediamento di origine romana, fu dei Malatesta con alterne vicende sin dal XIV secolo (ante 1316); di una vera e propria fortificazione isolata (cassero) si parla però soltanto dal 1392, nel 1396 abbiamo infatti pagamenti da parte di Pandolfo III Malatesta per lavori sulla torre, nella cisterna, sulle porte e sul ponte del cassero, per forniture di materiali edilizi vari, ed in particolare per coppi, che ci consentono di intuire il completamento della fortificazione a quella data. Ma sarà Sigismondo a dare consistenza ad una vera rocca che farà completare verosimilmente da un M° Guido da Orciano e da un M° Pace e soci, muratori, e sulla quale farà apporre le sue insegne dipinte in vari luoghi dal pittore M°Giorgio il primo luglio del 1442. La città rimarrà al Malatesta sino al 12 ottobre 1474, quando Sisto IV con una Bolla ne investì come Vicario il nipote Giovanni della Rovere (genero di Federico di Montefeltro), nominandolo poi nel novembre 1475 Prefetto di Roma. Questi vi insediò il Tribunale supremo e vi eresse poi - con la spesa di circa 31.000 scudi - la rocca su disegno di Francesco di Giorgio la quale, assieme a quella di Cagli, è l'unica rocca certa superstite del suo catalogo marchigiano.
La descrizione verbale e grafica che il suo autore ne fa nel Codice Magliabechiano (f. 70v) ci illustra quanto il progetto risulti modificato nella costruzione, verosimilmente non seguita completamente dall'architetto: «In una terra del S. Prefecto dicta Mondavi ho fatto hedificare una arce con queste parti...». In particolare risalta nella configurazione attuale l'omissione di un torrione pentagono (ricepto exteriore) con un puntone sfaccettato contenente una scala elicoidale, sporgente a sud-ovest dal camminamento fra il rivellino semiellittico (torrone di figura ovale oblongho) ed il mastio (torre con octo faccie), che - se realizzato - avrebbe dovuto difendere a ventaglio tutta l'area meridionale del borgo, spingendosi al difuori della cinta muraria, si può supporre che, se costruito, sia stato demolito - come principale elemento strategico del complesso - da Guidubaldo I per evitare che cadesse in mano di Cesare Borgia nel 1502.
Seppure incompiuta rispetto al progetto martiniano, la rocca ci appare oggi come una gigantesca ed articolata macchina da guerra, fortuitamente preservata nelle sue strutture dal mancato battesimo del fuoco, forse proprio per essere stata resa più innocua da Guidubaldo con la demolizione di sue parti funzionali.
L'elemento preminente della attuale configurazione della rocca è senz'altro il mastio ritmato da lunghi beccatelli, che ingloba una preesistente torre quadrangolare - forse malatestiana o parte di un progetto iniziale ridotto - attorno alla quale si sviluppa il corridoio poligonale di servizio per i bombardieri ai pezzi davanti alle casematte con troniere, che si presentano di due tipi diversi.
L'incamiciatura esterna, con dieci facce (invece delle otto descritte da Francesco), presenta una parte convessa a sei facce rivolta ai quadranti nord-est e sud-est (l'unica con sottile cordolo laterizio di stacco con la scarpatura, oramai solo esornativo), ed una parte concava, a quattro facce, con andamento "ad ali di gabbiano" rivolta all'ingresso; caratteristica è la rotazione delle facce poligonali della torre dalla base alla sommità, con l'evidente intento di aumentarne la capacità di deviazione dei proietti. La supposta prima stesura costruttiva (Palloni), con la torre più magra, avrebbe avuto dei capannati a lancia alla base (caponiere) poi inglobati, in una seconda fase evolutiva, dal ringrosso con le nuove murature a rotazione, come farebbero supporre alcune bombardiere accecate all'interno delle attuali camere di scoppio.
Durante recenti scavi (1994) nella piazza antistante la rocca si è individuata una nuova ansa del fossato perimetrale scavato attorno al complesso, dove è affiorato uno (nord) dei due rivellini a difesa della porta, descritti da Francesco nel suo Trattato, di forma pentagona, a conferma di una corrispondenza sostanziale fra progetto ed esecuzione della rocca. Si presume che quello sud sia stato smantellato con la perdita delle funzioni difensive. Infine sono segnalati i resti di una torre medievale inglobata nel nuovo camminamento creato a collegamento fra il rivellino ed il mastio.
Per quanto riguarda la datazione della rocca, dopo una generica indicazione posteriore alla nomina a Prefetto di Giovanni della Rovere (1475), alla luce delle informazioni nei Trattati, delle analisi tipologiche e delle varie fasi costruttive, si può oggi indicare un arco di costruzione che va dal 1491 al 1501, data che coincide con la contemporanea scomparsa del progettista e del committente.
Le
superfici murarie, formate da spessori massicci avvitati a geometrie
complesse e "ritardanti" l'impatto balistico, l'impianto
articolatissimo ma organicamente compatto e gerarchicamente comandato
dalle varie parti difensive - che consentiva a pochi uomini di tenere
l'intera piazzaforte, la quale tuttavia non poteva essere smembrata in
organismi neutralizzabili separatamente - ne fanno il capolavoro
estremo dell'architettura militare italiana cosidetta di transizione,
antecedente all'adozione sistematica del fronte bastionato.
Da:
F. MARIANO, L’Architettura
nelle Marche. Dall’Età classica al Liberty, Nardini
editore, Firenze 1995)
©2003 Fabio Mariano; le foto originali sono di Luigi Bressan. I video (2012) non sono stati realizzati dall'autore della scheda.