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MONTECOPIOLO, RUDERI DELLA ROCCA
a cura di Renzo Bassetti
Ruderi della rocca di Montecopiolo.
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Posizione: N 43° 50' 34" E 12° 22' 04".
Conservazione: ruderi.
Come arrivarci: Da Rimini procedere sulla Marecchiese, quindi all'altezza di Pietracuta seguire le indicazioni per San Leo e successivamente per Madonna di Pugliano, infine seguire le indicazioni per Carpegna. Giunti al paese di Villagrande, sede comunale del comune di Montecopiolo, seguire le indicazioni per il parco "monte Montone". Poco prima di giungere al piazzale del parco, sulla collinetta a destra si sviluppa il sito archeologico (complessivamente circa 42 Km dal casello autostradale Rimini Sud).
Come visitarlo: la visita ai ruderi e al parco archeologico è possibile nei seguenti periodi: prima domenica di ogni mese da aprile ad ottobre; una visita guidata al giorno la prima domenica di ogni mese se saranno raggiunte le 20 iscrizioni. Per partecipare contattare il Centro di Archeologia Medievale (Ce.A.M.) di Monte Copiolo all'indirizzo: eventi@archeomed.com. Nei giorni 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 26 luglio e 15 agosto dalle ore 10 alle 17. Dal 6 luglio al 14 agosto tutti i giorni, esclusi week-end, con orario continuato dalle 9 alle 18. .
L'abitato di Montecopiolo, così come la sua rocca, non esistono più, o meglio restano solo alcuni ruderi e ... la memoria. Il Comune attualmente è formato da diverse frazioni, fra cui la più importante è Villagrande, sede comunale e posta ai piedi del colle sul quale sorgeva il castello di Montecopiolo con il suo borgo, che hanno tramandato il nome all'attuale territorio comunale. L'area interessata dall'antico complesso (castello e borgo) sviluppa oltre 9000 mq ed è posta sulla sommità di una rupe a 1030 metri sul livello del mare. Oggetto dal 1997 di un'indagine storica/archeologica per iniziativa dell''università di Urbino, il sito risulta costantemente in fase di studio con campagne di scavi organizzate annualmente.
L'intero complesso era di forma poligonale, l'area sommitale era occupata dal castello e dalle residenze signorili, circondata da potenti mura dotate di due torrette laterali oltre ad un torrione centrale ad uso caserma o prigione, successivamente crollato e sostituito da una chiesa attorno al XIII secolo. Le abitazioni del borgo, sviluppatosi sul terrazzamento basso del monte e disposte su quattro file simmetriche, erano difese da una seconda cinta muraria in pietra calcarea e davano ospitalità a circa 60 nuclei familiari.
Nel XIV secolo le cinta murarie erano almeno tre, e a seguito di una ristrutturazione effettuata nel XV secolo resasi necessaria per adeguare il fortilizio alle nuove armi da fuoco, le torri in numero complessivo di nove vennero modificate da quadrate a circolari.
Completamente abbandonato nel 1700, tra le due guerre mondiali e nell'ultimo
dopoguerra le ultime rovine furono utilizzate per costruire abitazioni alle
pendici del monte.
Restano ai giorni nostri ruderi di abitazioni, di torrioni, parti delle
cinte murarie e alcune cisterne per la raccolta dell'acqua.
Secondo la tradizione l'impianto originario del castello risale al X secolo.
Infeudato congiuntamente ad altre terre ed al titolo di Sovrano di Carpegna
ad Uldarico per donazione ricevuta nel 962 dall'imperatore Ottone I per i
servigi resi (A. Zanobi, Storia civile della Toscana, tomo I), a seguito di
divisione ereditaria del 1140 viene assegnato al pronipote conte Antonio.
Il conte Antonio da Montecopiolo riuscì ben presto ad ampliare i suoi domini
acquisendo vari territori del Montefeltro e la città di San Leo ed adottando
così il titolo di Conte di Montefeltro, titolo trasmesso agli eredi fra cui
si possono annoverare i famosi e potenti duchi Montefeltro di Urbino.
Nella prima metà del XII secolo la famiglia dei Montefeltro si divise in ramo Guelfo e ramo Ghibellino, il castello di Montecopiolo divenne il principale possedimento del ramo Ghibellino. Per la sua posizione dominante, punto di passaggio obbligato fra le valli che scendono al Marecchia e al Conca, divenne uno dei baluardi più importanti dell'intera area montefeltresca.
Durante il periodo delle accese lotte fra i Malatesta di Rimini e i Montefeltro in più di un'occasione la fortezza si rivelò fondamentale quale punto di appoggio e rifugio per gli eserciti feltreschi, tanto che neanche Sigismondo Malatesta nel 1448 dopo un lungo assedio riuscì a conquistarla. Così avvenne anche nel 1502 quando Cesare Borgia detto il Valentino giunse a Urbino obbligando il duca Guidobaldo di Montefeltro alla fuga, in tale occasione furono i soldati della rocca di Monte Copiolo a condurre Guidobaldo sano e salvo all'interno della fortezza. Ed è sempre da Monte Copiolo che l'anno successivo partì una sommossa armata contro il Valentino propagatasi poi in tutto il Montefeltro.
Nel 1516 Papa Leone X scomunicò Francesco Maria della Rovere (figlio adottivo del duca Guidobaldo da Montefeltro) e assegnò il ducato a Lorenzo di Piero de' Medici, incamerandone poi il controllo diretto nel 1519 alla morte di Lorenzo. Francesco Maria della Rovere alla morte del papa Leone X (1521) tentò la riconquista del ducato scatenando però una feroce controffensiva da parte delle truppe medicee comandate da Giovanni de Medici detto "delle Bande Nere" che forti di 15000 uomini saccheggiarono i castelli di Pennabilli, Carpegna, Pietrarubbia, Montecerignone e la stessa Monte Copiolo.
Il castello, pur se fortemente lesionato, continuò comunque ad essere abitato fino al XVI secolo, per essere poi definitivamente abbandonato nel XVII secolo.
Ancora visibile agli inizi del 1900, tra le due guerre mondiali e
nell'ultimo dopoguerra le rovine vennero utilizzate per edificare abitazioni
alle pendici del monte, perdendosi così ogni memoria visiva della fortezza.
Così la descrive il cardinale Anglic Grimod de Grisac nel 1371
(Descriptio Romandiole, ed. Società Studi Romagnoli, p. 200): «Castrum Montis Cuppioli è posto sopra una
rupe fortissima ed altissima e possiede una rocca fortissima. In esso vi
abitano sessanta famiglie». E
Pier Antonio Guerrieri, storico del XVII secolo
(La Carpegna abbellita et il Montefeltro illustrato): «Sopra un fortissimo scoglio di viva pietra, in cima del quale è un ampio
spatio et sito vistoso al cui sommo era anticamente una fortissima e
spettabile rocca di quale ancora oggi vi restano e si scorgono molti
risguardevoli e notabili vestigi e le macerie di essa fortezza che aveva doi
recinti di mura e le sue porte e fortini e balloardi di mirabili maestrevoli
pietre concie».
©2010 Renzo Bassetti; pagina pubblicata nel sito appenninoromagnolo.it, e qui ripresentata con il consenso dell'autore.