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ACICASTELLO, CASTELLO
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici descrizione unità topografica bibliografia video
Veduta d'insieme del castello; in basso, rispettivamente: veduta dal basso e un'immagine del cortile interno.
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Epoca: è possibile immaginare che l'origine dell'attuale edificio sia ascrivibile ad epoca normanna. Non vi è alcuna prova che possa retrodatare la fortezza.
Unità di paesaggio: versante ionico etneo, costa, circa m. 20 s.l.m.; presso centro abitato.
Le notizie storiche su un possibile insediamento, esistente approssimativamente nei pressi dell'attuale comune di Aci Castello, risalgono ai resoconti di storia araba di età medievale. Ibn al-Athir, nella sua opera Kamil 'at tawarih, racconta di una Aci quale centro della resistenza bizantina durante l'invasione musulmana: «Un altro corpo di musulmani fu mandato da Ibrahim a Rametta, ed uno ad 'Al Yag (Aci). Gli abitatori di questi castelli offrirono di pagar la giziah; ma Ibrahim non accettò, volendo assolutamente che gli fossero consegnate le fortezze: il che fu fatto; ed ei le diroccò entrambe» (Amari, I, p. 395). Si ritiene che, dopo un assedio, gli arabi occupassero, nel 902, Liag o 'Al Yag (presunto nome arabo di Aci), abbattendone probabilmente le sue fortificazioni e le mura cittadine. Con grande rammarico si sconosce, attualmente, l'ubicazione della Aci bizantina. In effetti, dal breve resoconto narrato da Ibn al-Athir appare chiaro come in epoca bizantina esistesse una fortezza, edificata a protezione dell'abitato. Dove essa sorgesse non è dato saperlo: è possibile solo ipotizzare che essa si impiantasse, ove adesso sorge l'attuale castello di Aci Castello.
Al- Muqaddasi, storiografo che scrisse alla fine del X secolo d.C. il Kitab 'ahsan 'at taqasim (Le divisioni più acconce a far conoscer bene i climi [della Terra]), in un elenco dei più importanti abitati di Sicilia menziona 'Al Yag (Aci) come «…città murata; posta sul mare; vi si beve acqua corrente» (Amari, II, p. 672). La testimonianza di al-Muqaddasi lascia intendere come, dopo la conquista araba dell'abitato, i medesimi musulmani avessero fin da subito edificato, possibilmente integrandole con parte delle opere difensive superstiti di epoca bizantina, nuove fortificazioni a protezione di un borgo, che certamente entrava nel novero delle città più importanti della Sicilia. Nessuna traccia sopravvive della 'Al Yag musulmana.
Edrisi descrive, durante il 1150, nel suo Libro di Ruggero Liag quale «terra marittima di antica civiltà. Ha un mercato ed una pianura, con belle e fertili terre da seminare, di natura sì calda che vi si fa le messe pria che in tutt'altro paese della Sicilia. Di qui si esporta pece, catrame, legname e altre derrate in gran copia» (Amari, I, p. 70). Anche nello specifico caso della descrizione di Edrisi si rimane nell'incertezza riguardo alla identificazione di Liag, Al Yag e comunque Aci con l'attuale abitato di Aci Castello. In effetti Edrisi parla di «terra marittima di antica civiltà…». Per esclusione, oltre al paese di Aci Castello l'autore potrebbe intendere anche Acireale ed Aci Trezza. Risulta però piuttosto strano il fatto che Edrisi, generalmente preciso nelle sue descrizioni, non faccia parola del castello presente ad Aci Castello, le cui origini si ritiene risalgano ad epoca normanna.
Comunque l'autore si rivolge al borgo con il termine di terra, che nel preciso significato del termine, in epoca normanna ed in generale in epoca medievale in Sicilia, sta ad indicare l'esistenza di un abitato fortificato, protetto da un forte o fortezza. Sulla base di questa interpretazione sarebbe almeno possibile identificare la Liag di Edrisi con l'attuale Aci Castello, sebbene, come già esposto, esistano ancora riserve riguardo alla origine normanna dell'attuale castello, che alcuni studiosi vorrebbero edificato in epoca sveva (Agnello).
Il castello sorge su uno sperone di roccia lavica, inaccessibile per tre lati. L'accesso alla fortezza è possibile da ovest, attraverso un ponte in muratura, che adesso sostituisce l'antico ponte levatoio in legno.
La complessa struttura si articola presso la sommità dello sperone di roccia lavica: subito si distinguono il dongione (la grande torre) a pianta quadrangolare, attorno al quale si sviluppa il resto del complesso fortificato. Varcato l'ingresso e superati i resti dell'impianto che permetteva il funzionamento del ponte levatoio, la scala conduce in un primo ambiente, un tempo probabilmente coperto a volta, come è possibile notare dagli innesti degli archi che dovevano sostenere la copertura.
Proseguendo a sinistra, è possibile osservare alcuni piccoli locali coperti, attualmente adibiti a sale espositive per un piccolo museo, che raccoglie reperti archeologici risalenti dall'epoca preistorica fino all'età medievale. Ritornando all'ambiente di cui prima, varcata una stretta soglia, posta ad oriente, si accede ad un cortile adibito a piccolo orto botanico, dal quale è possibile accedere ad una piccola cappella, denominata "bizantina" per la presenza di miseri resti di un affresco presumibilmente normanno dai tratti bizantineggianti. La cappella a pianta rettangolare è coperta da una volta, sostenuta da quattro archi ad ogiva. Un tempo non precisato essa doveva essere per buona parte affrescata con una tinta ocra di sottofondo nella quale si stagliavano figure di santi nimbati, simili alle due immagini, che si possono intravedere nei poverissimi resti, ormai mangiati dal tempo e dall'incuria dell'uomo.
Al piano superiore della fortezza si accede attraverso una stretta scala che ha il suo inizio presso l'ambiente descritto all'inizio. Salendo dalle scale si notano, a destra, i resti possibili di una prima torre, ovvero di un ambiente dalla probabile pianta quadrangolare dalle funzioni imprecisate. Subito dopo fa la sua comparsa la grande mole del mastio: il torrione ancora troneggia sulle rimanenti parti della fortezza, sebbene sia per buona parte crollato e conservi solamente una parte delle merlature.
L'interno è coperto da una volta, sostenuta dai medesimi archi ad ogiva presenti nella "cappella bizantina". Oltrepassato il mastio è possibile immettersi, attraverso una scaletta metallica, nell'ampia terrazza, dalla quale è possibile dominare, in direzione occidentale, l'abitato di Aci Castello, nonché l'immediato entroterra, mentre volgendosi ad oriente, è possibile tenere sotto controllo una porzione non indifferente del mar Ionio.
Amari M., Biblioteca arabo-sicula, 2 voll., Torino-Roma 1880/81; Agnello G., L'architettura civile e religiosa in Sicilia in età Sveva, Roma 1961; Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll., Palermo 1855-56; Maurici F., Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992; Mazzarella - Zanca, Il libro delle torri. Le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI/XX, Palermo 1985; Peri I., Città e campagna in Sicilia, I, Dominazione normanna, «Atti dell'Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo», s. IV, XIII, parte II, 2 voll., Palermo 1953-56; Santoro R., La Sicilia dei castelli, Palermo 1986; AA. VV., Aci Castello. Guida del castello normanno e del museo civico, Catania 2001.