Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Sicilia ® Provincia di Catania |
CASTIGLIONE DI SICILIA, CASTELLO
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici descrizione unità topografica bibliografia video
La rocca grande, del cui nucleo originario rimangono i miseri ruderi della costruzione edificata sulla sommità del dado marnoso. In basso, a sinistra: la piccola fortezza; a destra: particolare del castello principale (sulla sinistra un arco ad ogiva, che sorregge la muratura, superando l'asperità della roccia).
clicca sulle immagini in basso per ingrandirle
Unità di paesaggio: Versante meridionale della Valle dell'Alcantara, collina a 621 m. s.l.m.
Storicamente l'abitato di Castiglione presenta origini rupestri agli inizi dell'XI secolo d.C. In quel tempo l'insediamento si identifica con la chiesa dedicata a S. Barbara. Nel 1082 d.C. si ricorda il sito sotto il nome di "Castillo" ed appartiene alla diocesi di Troina. Del 1092 d.C. è la famosa denominazione di "Castrileonis", da un documento di Ruggero I relativo al monastero di S. Salvatore della Placa. Al XII secolo risale, sembrerebbe, la prima pianificazione urbana del sito, almeno per quanto riguarda l'epoca medievale. In tale periodo vengono edificate la cinta muraria e la torre sullo sperone di roccia più alto del rilievo, denominata "Solecchia". A tale proposito, nel 1150 d.C., Idrisi ricorda Castiglione come un sito elevato, fortificato, popoloso e opulento. L'anno successivo risulta appartenere alla diocesi di Messina col nome di "Castellio", ripetuto successivamente nei diplomi fino al 1236. Proprio alla fine del XIII secolo avviene la trasformazione in feudo di Castiglione, con la conseguente edificazione, presso la fortezza, della parte residenziale, addossata alle mura del borgo già esistenti.
Si alternano più famiglie alla reggenza del feudo: nel 1272 appartiene ai De Alveria; i Lauria ne ottengono il possesso nel 1283 e nel 1303 ha la reggenza l'infante Giovanni, duca di Randazzo. Successivamente sarà la famiglia Gioeni a controllare il feudo di Castiglione, almeno fino al 1602, anno in cui il borgo viene elevato a principato.
L'intero
insediamento subisce gravissimi danni nei terremoti del 1693 e del 1908. Il
sito è abitato ancora in epoca contemporanea.
Castiglione sorge su di una collina, che domina la sponda meridionale del fiume Alcantara. Sulla sommità del rilievo è presente uno sperone di roccia marnosa, difficilmente accessibile e facilmente difendibile. Lo sperone si divide in due parti. La parte ovest si suddivide a sua volta in due livelli, dei quali quello inferiore ospita la residenza fortificata, che gira sui tre lati della piattaforma rocciosa, adattandosi alle asperità del luogo. Nel livello superiore sorge la torre detta "Solecchia", datata, con incertezza, ad epoca normanna. Di tale costruzione, che presenta una pianta quadrangolare, si conserva circa un terzo dell'originario impianto, presentando chiaramente le devastazioni sofferte a causa dei terremoti del 1693 e del 1908.
La parte orientale della piattaforma di roccia offre un blocco monolitico marnoso, accessibile solo artificialmente attraverso una scalinata ricavata nella pietra. Sulla sommità si osserva la presenza del "Castelluccio", una fortificazione a pianta irregolare, che si adatta con grande maestria alla natura del luogo, sfruttandone perfettamente la sua imprendibilità. Attualmente l'origine di siffatta struttura è avvolta nel mistero. I resti murari ancora presenti offrono una tecnica edilizia, che risulta inesistente presso il castello grande: la muratura è composta da conci di medie dimensioni (circa 40 per 30 cm.) perfettamente squadrati e ricavati dalla pietra calcarea locale, legati fra loro da una malta di buona qualità. Che l'edificio fosse ben più di una torre lo si può ben capire dalla presenza, all'interno delle mura, di un invaso per l'acqua scavato nella roccia stessa.
Si è voluto paragonare il "Castelluccio", con la torre "Cannizzo" esistente ai margini dell'abitato di Castiglione, edificata con pietre di calcare locale abilmente squadrato e presentante una pianta circolare e base a "scarpa". A ben guardare, però, parrebbe che entrambe le tecniche edilizie non presentino una assoluta identicità.
Riguardo
al "Castelluccio", qualora fosse possibile dimostrare differenze
evidenti con la torre "Cannizzo", si potrebbe azzardare una
datazione risalente al periodo bizantino, visto che non poche sarebbero le
similitudini edilizie con costruzioni del genere presenti in Africa. Infine,
ad ulteriore prova della possibile origine bizantina dell'edificio, si
consideri che la vallata immediatamente sottostante, dominata dalla rupe di
Castiglione, offre numerosissime tracce di antica frequentazione fino all'IX
secolo d.C. L'elemento più evidente di siffatta frequentazione è
rappresentato dalla meravigliosa chiesetta bizantina a pianta basilicale
dedicata a S. Domenica. L'ipotesi di una fortezza bizantina sulla rocca di
Castiglione, posta a guardia di un possibile insediamento sorto nella vallata,
non sarebbe del tutto inverosimile. Solo ulteriori ricerche potranno
sciogliere i misteri presenti attorno a siffatta struttura.
Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Cordaro Clarenza V., Notizie per Francavilla, Catania 1848; De Roberto F., Randazzo e la valle dell'Alcantara, Bergamo 1909; Filoteo degli Omodei, Descrizione della Sicilia (1557), dal ms della biblioteca Comunale di Palermo segn. Qq G 71, in G. Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia, XXIV, rist. an. Sala Bolognese 1974; Gangi Battaglia Vaccaro, Aquile sulle rocce (castelli di Sicilia), Palermo 1968; Magnano di San Lio E., I castelli di Castiglione di Sicilia, in «Documenti dell'IDAU», 9, Catania 1985; Magnano di San Lio E., Il cuore medievale di Castiglione, in "Etna Territorio", 17, 1993, pp.27-29; Maurici F., Castelli medievali di Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992; Mazzarese Fardella E., Il Tabulario Belmonte, pag. 48, Palermo 1983; Sardo V., Castiglione città demaniale e città feudale, Palermo 1910; Terranova C., I castelli dell'Etna, in Etna, il vulcano e l'uomo, Catania 1993.