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GALATI MAMERTINO, RESTI DEL CASTELLO
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici descrizione unità topografica bibliografia video
Resti del castello, sul piccolo pianoro che domina il borgo antico. In basso, a destra: probabili resti di un abside.
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Epoca: il castello sembra esistente già nel XII secolo.
Unità di paesaggio: centro urbano, sommità del borgo vecchio.
Si apprende che Galati, nel 1081, è compresa nella diocesi di Troina, mentre decenni dopo, nel 1150, Edrisi la descrive come «…difendevole fortilizio tra eccelse montagne, e popolato e prosperoso». Nel 1116 Galati (definita «astu») è infeudata a Eleazar Mauvelier, il quale nel 1123 fonda la chiesa di Sant'Anna in castro Galati. Bernard de la Grange è signore di Longi e Galati nel 1276. Già nel 1291 entrambi gli abitati vengono ceduti dall'infante Federico a Riccardo Loria. Ancora la terra di Galati diventa possesso di Bartolomeo Aragona nel 1392, secondo volontà di Martino I. Nel 1402 i Lanza riottengono le «terras et castra Ficarre, Galati, Pilayni et Broli», possedimenti perduti in seguito alal ribellione di Perrucchio e Corrado Lancia nel 1392. Fazello definisce, nel 1558, Galati come abitato fortificato; ma nel 1750, Amico ricorda la fortezza in stato di rudere.
I ruderi della fortezza sorgono sulla sommità di un colle, lungo i fianchi del quale (parte meridionale) si è abbarbicato una sostanziale porzione del borgo vecchio di Galati. Solo la porzione settentrionale del colle si tuffa a strapiombo sulla vallata del torrente Fitalia, costituendo per l'antico castello un baluardo difensivo invalicabile. I resti sopraterra sono inerenti ad un circuito murario che cingeva la sommità dell'altura, impostandosi per buona parte sulla roccia calcarea che ancor oggi affiora sul piccolo pianoro. Risulta complesso ricostruire l'originaria forma del castello. In realtà, oltre le porzioni murarie che coprono il ciglio del pianoro a settentrione e oriente, per il resto si possono solo ipotizzare opere murarie simili anche per meridione e occidente. Si possono distinguere alcuni vani abitativi entro il perimetro murario, le cui pareti in parte si innestano sulla roccia calcarea. Non è possibile dare una precisa datazione dei resti murari.
Amari M., Biblioteca Arabo-Sicula, 1880-18811, vol. I, p. 117; Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Barberi G. L., I Capibrevi, a cura di G. Silvestri, 3 voll., Palermo 1879-1888.