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MONTALBANO ELICONA, CASTELLO

a cura di Giuseppe Tropea

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Sopra e foto a sinistra in basso: il mastio del castello; in basso a destra, l'edificio cultuale entro la seconda cortina muraria.

 

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Montalbano Elicona  Montalbano Elicona


       


Epoca: forse XII secolo.

Unità di paesaggio: centro urbano, il castello sorge sulla sommità del colle, che domina il sottostante abitato, tra Nebrodi e Peloritani.

  

Cenni storici.

Si ritiene che il nucleo del castello risalga al XII secolo, successivamente rimaneggiato ed ampliato nel XIII e XIV secolo, epoca in cui la fortezza sembra essere ricostruita per volontà di Federico III d'Aragona (1296-1337). Nel XIX secolo avvengono ulteriori lavori di adattamento. 

Storicamente Edrisi (1150 d.C.) menziona Montalbano in qualità di Qal'a. Il medesimo abitato si ribella a Federico II nel 1232 e sotto il breve regno di Manfredi appartiene a Bonifacio Lancia. Lungo tutto il XIV secolo si ricorda paese e fortezza in qualità di castrum o terra e castrum. Nel 1358 pare che esista, all'interno del castello, un edificio sacro dedicato alla SS. Trinità. 

Alla fine del XIV secolo terra e castrum, tramite confisca, da Artale Alagona, passano in mano di Berengario de Cruilles, per volontà di re Martino I. Ai Cruilles succede, nel 1408, Tommaso Romano, il cui omonimo erede, però, nel 1463 perde il possesso dell'abitato e della fortezza per un'accusa di omicidio; tuttavia la regia corte pare restituire tutti i diritti di possesso, previo pagamento di una salata multa di onze 400. Nel 1623 Giacomo Bonanno Colonna è il primo duca di Montalbano. Il destino del castello è comunque triste: l'ultimo duca, Giuseppe Bonanno Branciforti, nel 1805 cede, causa debiti, l'intero maniero ai Gesuiti, i quali lo modificano secondo i loro bisogni.

  
Descrizione unità topografica

La fortezza sorge su di un poggio, che sovrasta e domina l'abitato, il quale, in relazione al nucleo più antico, occupa i fianchi e le pendici dell'altura. Per quanto la posizione sia prominente e il castello svolga l'importante funzione di controllare i passi che dai Nebrodi conducono ai Peloritani e viceversa, in direzione di Tripi, Novara di Sicilia e Roccella Valdemone, l'altura, su cui sorge la fortezza, non domina l'ambiente circostante. In effetti l'attuale e vicino parco dell'Argimusco trova luogo in alture ben più imponenti, per quanto, forse, esse non offrano adeguate condizioni ambientali per l'edificazione di una struttura fortificata dedicata alla salvaguardia dell'intera zona.

In relazione alla pianta del castello, è possibile distinguere due corpi di fabbrica: il più antico, forse normanno, si compone di un rettangolo, protetto al centro dei lati corti da due imponenti torri merlate a pianta quadrata quella meridionale e a pianta pentagonale quella settentrionale. Si tratta del mastio, oggi per metà diroccato e ricoperto di rovi ed edera. Di questo primo nucleo fortificato esistono due ingressi: uno ad ovest, che immette direttamente sulla corte, l'altro ad est, che è sormontato da un arco a sesto acuto.

Il secondo nucleo, posto più in basso rispetto al primo, è rappresentato da un recinto, che, nella forma geometrica di un quadrangolo, si adatta al resto dello spazio offerto dalla rupe. Si possono qui cogliere similitudini con il castello di Calatabiano, presso il quale ad un nucleo originario di epoca probabilmente normanna, fece seguito un successivo ampliamento, rivolto ad occupare il resto dello spazio presente sull'altura.

Del recinto quadrangolare si distingue un primo ordine composto da una serie di grandi feritoie o saettiere alte più di due metri e larghe sette o otto cm. in pietra d'intaglio; un secondo ordine formato da 18 finestre e due portali. Complessivamente la muratura si compone di blocchi di arenaria di varie dimensioni, pietrame non lavorato, laterizi, il tutto legato da malta di buona qualità.

Al solito i cantonali e le aperture sono rinforzati con blocchi ben squadrati. All'interno del secondo nucleo si distinguono tre settori principali, comunque rimaneggiati durante l'occupazione dei Gesuiti nel XIX secolo. Al centro della porzione meridionale del secondo nucleo del castello si appoggia, alla parete interna, una cappella (palatina) a pianta quadrata e cupola ottagona.

  

Bibliografia

Amari M., Biblioteca arabo-sicula, vol. I, 1880-1881; Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Fazello T., Le due Deche della Historia di Sicilia, Venezia 1573; Ganci Battaglia, Aquile sulle rocce (castelli di Sicilia), Palermo 1968; Gregorio R., Biblioteca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Imperio Aragonum rettulere, voll. 2, Palermo 1791-92; Lanza Tommasi, Castelli e monasteri siciliani, Palermo 1968; Lisi Raccuglia, Montalbano, Ragusa 1899; Maurici F., Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992; Maurici F., Federico II e la Sicilia. I castelli dell'imperatore, Catania 1997; Peri I., Città e campagna in Sicilia, I, Dominazione normanna, in «Atti dell'Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo», s. IV, XIII, parte II, 2 voll., Palermo 1953-56; San Martino de Spucches F., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, 10 voll., Palermo 1924-1941; Terranova C., I Castelli Peloritani del versante tirrenico, Milazzo (ME) 1991.

   
   
   

© Copyright 2003/2012 Archeoambiente e Giuseppe Tropea, testo e foto; pagina pubblicata nel sito http://www.ipaesaggi.it/castelli.htm, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

     


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