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TRIPI, RESTI DEL CASTELLO

a cura di Giuseppe Tropea

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Resti del mastio rettangolare del castello; in basso, resti murari.

 

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Tripi  Tripi


Epoca: XII-XIII secolo.

Unità di paesaggio: località Castello, raggiungibile a piedi attraverso un sentiero dal sottostante comune di Tripi. Montagna, Peloritani centrali.

   

Cenni storici.

Nel 1061 Malaterra menziona una località con il nome di Scalatribolis, che si vorrebbe identificare con l'attuale abitato di Tripi. Il geografo arabo Edrisi menziona Tarbilis (Tripi), come «rocca bella e spaziosa» (qal'a). Documenti del 1262 ricordano l'abitato come casale, mentre tra il 1282 e il 1285 Tripi è concessa da Pietro III d'Aragona a Ruggero di Lauria.

Nel XIV secolo il paese è menzionato in qualità di terra e castrum. Nel 1392 Tripi è possesso, per concessione, di Guglielmo Raimondo Moncada, nel 1408 di Luigi Aragona ,e successivamente castrum e terre circostanti passano alla famiglia Ventimiglia. Nel 1451 Pietro Gaetano compra da Federico Ventimiglia la baronia di Tripi, mantenendone il possesso fino al 1595. Successivamente beni e titolo passano nelle mani delle famiglie Sammaniati, Marino, Graffeo, Paratore. Nel 1750 Vito Amico parla del castello come ancora esistente, ma in rovina.

   

Descrizione unità topografica

La fortezza sorge su di una rocca inaccessibile per tre lati. Lungo le pendici nord-orientali si distende l'abitato di Tripi, nonché l'unico sentiero che consente l'accesso alla sommità della rupe. Consistenti ruderi resistono alle sabbie del tempo, sebbene essi non permettano che una parziale ricostruzione dell'intero impianto. Si riconoscono le tracce di una cinta muraria, con accenni di merlature e di una torre, accessibile con probabilità da meridione.

Sul punto più elevato della rocca resistono i ruderi di un mastio a pianta rettangolare, mentre ad oriente vi sono tracce di un bastione quadrangolare. La muratura si compone di pietrame vario non lavorato, tenuto insieme da malta e frammenti di laterizi, oltre a blocchi di arenaria parzialmente squadrati, utilizzati nei cantonali.

   

Bibliografia

Amari M., Biblioteca arabo-sicula, vol. I, 1880-1881; Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Maurici F., Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992; San Martino de Spucches F., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, 10 voll., Palermo 1924-1941; Terranova C., I Castelli Peloritani del versante tirrenico, Milazzo (ME) 1991.

   
    

©Copyright 2003/2004 Archeoambiente e Giuseppe Tropea, testo e foto; pagina pubblicata nel sito http://www.ipaesaggi.it/castelli.htm, e qui ripresentata con il consenso dell'autore.

     


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