|
Sei in: Mondi medievali ® Castelli italiani ® Sicilia ® Provincia di Palermo |
CEFALù, CASTELLO
a cura di Vita Russo
scheda cenni storici il castello per saperne di più video
I ruderi della rocca.
clicca sulle immagini in basso per ingrandirle
Conservazione: ne rimangono solo alcune strutture e parti della grande cinta muraria.
Visitabilità: parziale.
Come arrivarci: con l'autostrada, direzione Palermo-Catania, uscita indicata al Km 70.
Cenni storici.
Cicerone, che costituisce la più antica memoria letteraria di Cefalù, cercando prove per la sua accusa a Verre, ne scoprì la dolcezza del clima e del paesaggio, oggi riscoperta dal turismo che affolla la cittadina.
Cefalù è una città di vocazione occidentale. Adagiata sull'unica striscia di terra idonea a un abitato appoggiato alla difesa della rupe che a nord cade quasi a picco sul mare strozzando ogni espansione verso est, si apre tutta a ponente su un terreno quasi pianeggiante. Tre porte si aprivano anticamente da questo lato: la porta di terra a metà strada tra il mare e la rocca, la porta Ossuna a ridosso del primo bastione sul mare, e la porta Pescara o Marina, che conserva ancora il suo arco gotico affacciato sul piccolo porto peschereccio. Una sola a nord-est: porta Giudecca.
E proprio il suo volto occidentale, che si specchia nei riflessi della sua piccola baia tra il molo e S. Lucia, con quel taglio nitido del promontorio, che si stacca dalle estreme propagini delle Madonie e della penisoletta di case che si spinge sul mare, sormontata e guardata dai torrioni della cattedrale, Luigi I di Baviera volle fissato nel portico del palazzo di Nynphenburg a Monaco tra le più belle vedute d'Italia, come visione di bellezza goduta una volta, da godere per sempre.
In verità l'ubicazione della città a ponente piuttosto che a levante aveva tre ragioni obiettive: solo da occidente si poteva condurre una cinta muraria vantaggiosa rispetto al terreno circostante; si poteva includere dentro le mura l'unico accesso praticabile all'acropoli; in questa parte esistevano comode sorgenti d'acqua sufficienti all'intera città.
Chi navigava lungo la costa settentrionale sicula, passando dinanzi a Cefalù, dalle antichissime mura quasi emergenti dal mare alle nuove fortificazioni sulla rocca, doveva avvertire una spiccata volontà militare.
Cephaloedium è la trascrizione latina del greco Kejaloidion, nome con cui Diodoro Siculo, il più antico autore greco, cita la fortezza come alleata dei Cartaginesi. Strabone ne parla come di una piccola città. Il nome greco di Cefalù etimologicamente si richiama a Kejalhhhz, sostantivo che ha tre significati fondamentale: testa, nel senso latino di caput e perciò anche uomo o vita; estremità, punta; fonte di fiume. Di questi tre significati il primo si richiama alla forma di promontorio della città e della sua rocca sporgenti nel mare; il secondo ricorda la ricca sorgente d'acqua che scaturisce tuttora quasi a livello del mare.
Il territorio della città normanna presenta tracce di insediamenti che risalgono a un'epoca pre-ellenica. Non ci sono notizie certe sulla sua fondazione, tuttavia è verosimile pensare a un centro indigeno che si sia sviluppato a contatto delle popolazioni che, a partire dalla fine del V secolo a.C., ebbero alternativamente la supremazia economica e politica della zona. Si suppone che l'insediamento più antico fosse posto ai piedi del promontorio che da occidente domina Cefalù e nelle cui grotte sono stati trovati il maggior numero di reperti. è proprio dalla forma di questa rocca che la città prende il nome: in origine era, infatti, Kephalodion dal greco Kephalé, ossia capo.
La cittadina, abitata da popolazioni indigene (siculi e sicani), si trovò durante il periodo della presenza greca e fenicia in Sicilia a dover mantenere una posizione di equilibrio tra le due diverse popolazioni. Nel 307 a. C. Cefalù fu conquistata da Siracusa e nel 254 a. C. dai Romani sotto i quali entrò a far parte della provincia di Sicilia. Alla caduta dell'Impero romano gli abitanti si trasferirono sulla Rocca lasciando decadere il primitivo insediamento anche se non fu mai abbandonato del tutto, come testimoniano i mosaici del VI sec. ritrovati sotto il portico del Duomo.
Con le dominazioni romana, bizantina e musulmana Cefalù visse un periodo in cui, pur mantenendo una relativa autonomia, non ebbe una florida economia, né una rilevante posizione politica. Nell'858 la città fu conquistata dai Saraceni e rimase sotto il governo dell'emiro di Palermo fino a quando fu conquistata dai Normanni nel 1063. Il termine arabo con cui venne chiamata la cittadina, Gaflud, costituisce una delle tracce di tale dominio, quando Ruggero riedificò dalle fondamenta la città e vi fondò la chiesa; così si legge nella petizione del 1170 del Capitolo della cattedrale cefaludese al re Guglielmo II.
Il periodo aureo della storia di Cefalù ha inizio con la dominazione normanna. La leggenda vuole che Ruggero II, sorpreso in mare da una tempesta, fece voto di innalzare un tempio in onore del Salvatore e degli Apostoli nel luogo in cui avrebbe trovato riparo. L'aspetto della cattedrale, con la sua notevole mole e le sue possenti torri, tradisce, però, la vera motivazione che spinse alla costruzione di quel capolavoro, motivazione politica e militare, oltre che religiosa.
Il conte Ruggero conquistò l'antica roccaforte bizantina nel 1063; nel 1081 entrò a far parte della diocesi di Troina. Da quel momento Cefalù crebbe sempre più in potenza politica ed economica. Nel 1131 fu sede vescovile tra le più importanti dell'isola, come testimonia la ricchezza e la magnificenza del Duomo, simbolo e sintesi della politica del sovrano normanno che, nel consolidare la monarchia in Sicilia, va oltre l'organizzazione di uno stato feudale, accentrando nella persona del re il controllo supremo della struttura civile e religiosa.
Edrisi, il geografo arabo amico del re, mentre ne loda l'amenità e le acque, definiva Cefalù più che città fortificata una hisn, «fortezza simile a città», con mercanti, bagni, mulini ed una rocca che sovrastava il centro abitato «dalla cima d'un erto monte assai malagevole a salire per cagione della costa alta e scoscesa». Di Cefalù città militare offre altre testimonianze, prima e dopo l'epoca ruggeriana, Ibn-Alì-Hasan, che nel 1050 e nel 1184 la descrive difesa da un castello sulla rupe.
A queste descrizioni fa riscontro quella del viaggiatore andaluso Ibn Jubayr che, oltre la cittadina, ricorda l'esistenza di una «rocca che non se ne vide mai altra più formidabile... munita ottimamente contro qualsivoglia armata navale, che improvvisamente assalisse venendo da parte de' Musulmani». Le mura urbane della cittadina sono ricordate in un diploma del 1164.
La prima metà del XIII secolo è segnata dai contrasti tra il vescovo e Federico II di Svevia, che traggono pretesto dal possesso del castello sulla Rocca e dal controllo su alcuni territori della diocesi. Contrasti che finalmente si risolvono dopo il 1223: il castello ritorna in possesso dell'imperatore e il vescovo riacquista i suoi diritti sulla diocesi.
Fino alla seconda metà del secolo XIII, agli inizi della dominazione angioina, la città subisce la supremazia dei Ventimiglia; nella seconda metà del secolo XV la città, definitivamente demanializzata, vive un periodo di benessere che durerà fino al XVIII secolo. Infatti l'abolizione della feudalità (1812) e lo smembramento dei beni ecclesiastici dopo l'unificazione inaugurano un periodo di ristagno e decadenza per Cefalù.
Il castello. I regesti angioini del 1272 fanno riferimento per una fornitura di miglio al Castrum Cephaludi, senza specificare se si tratti della Rocca, delle mura urbane o il complesso costituito da entrambi. Fonti documentarie attestano l'esistenza di un castellano già alla fine del XII secolo. Il castrum di Cefalù fu uno dei più importanti fortilizi demaniali dell'isola fino al XV secolo, con un prestigio in certe circostanze maggiore di quello del castello di Messina e dei due di Palermo. Sorgeva sulla Rocca, ma attualmente di esso sopravvive, in parte, la grande cinta muraria che chiudeva tutto il vasto terrazzo superiore del rilievo, seguendo il ciglio delle pareti. Rimangono inoltre tratti delle mura che cingevano la vetta della Rocca, un «Fano», cisterne, forni e alcuni avanzi di un Mastio, sempre sulla cima.
Il muro di cinta è piuttosto basso e merlato ed appare opera genericamente medievale, così come i resti del mastio.
R. Santoro, La Sicilia dei castelli. La difesa dell'Isola dal VI al XVIII secolo. Storia e Architettura; Castelli medievali di Sicilia. Guida agli itinerari castellani della Sicilia, Palermo 2001 (da cui è tratta l'immagine di copertina di questa pagina).
Vedi anche Il castello di Cefalù nei francobolli, in Medioevo filatelico, a c. di Ruggero Gormelli