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Pozzallo, torre di Santa Maria della Pietà o torre Cabrera
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici descrizione unità topografica note e bibliografia video
Immagini di Torre Cabrera o di Santa Maria della Pietà di Pozzallo.
Epoca: la fondazione della torre si data tra la fine del XIV sec. e gli inizi del XV.
Conservazione: buona.
Non esiste documento che possa definire con precisione l’anno di fondazione della torre. Al 1392 si data il diploma di concessione della Contea di Modica a Bernat Cabrera [1]. è dunque ragionevole ritenere l’edificazione del maniero avvenuta negli anni immediatamente successivi all’insediamento della nobile famiglia presso il nuovo feudo [2]. La “Recensio Feudorum” di re Martino, risalente al 1408, è la prima attestazione documentaria inerente l’edificio, ricordato come turris [3]. Gli altri dati storici risalgono ad età moderna e contemporanea. Nel 1542 la torre è danneggiata da un terremoto [4]. Nel 1578 visita l’edificio T. Spannocchi, il quale offre breve descrizione del complesso: «… Ala torre del Pozzale vi stanno quattro uomini di guardia pagati dal conte di Modica a 1.8 tarì al mese per uno et un cappellano pagato a 3 scudi al mese e hanno tre smerigli di bronzo et alcunj falconetti moschettoni et archibugi. Questi scoprendo vascellj fanno segno con sparare un tiro…». L’autore lascia anche un disegno della torre, raffigurata con due finestroni per piano, un parapetto merlato con sbrecciatura, una scala esterna e, soprattutto, una cinta quadrilatera esterna, rinforzata agli angoli da torri cilindriche con basamento a scarpa [5].
La visita del Camilliani, avvenuta nel 1584, segnala alcune evidenti modifiche all’assetto strutturale del complesso. La torre necessiterebbe «… di racconciamento per la sicurtà di se stesso…», inoltre manca del tutto il coronamento merlato e la terrazza ospita un’asta e una campana. La cinta muraria esterna risulta fortemente modificata, sopravvivendo, infatti, solo una torre cilindrica scarpata e vi sono magazzini per derrate alimentari addossati a quel che rimane del circuito murario [6]. Secondo le indicazioni del Camilliani, tra la fine del XVI sec. e gli inizi del XVII, iniziano i lavori di consolidamento della torre, lavori che apportano anche sostanziali modifiche all’assetto originario. Risale probabilmente a questo periodo la costruzione del trapezoidale bastione a mare, avendo sacrificato ampia porzione dell’antico muro di cinta.
I lavori di restauro e riqualifica, sebbene ultimati, hanno vita breve; il terremoto del 1693 causa notevoli danni alla torre, evidentemente riparata con efficacia se nel 1714 il Castellalfero [7] descrive la torre come «… situata sopra il basso terreno della ripa, assai grande più d’ogni altra, con un parapetto più basso verso il mare (il bastione a mare), ove vi sono quattro pezzi di cannoni piccoli, cioè tre di metallo et altro di ferro, e sopra della torre altri due cannoni piccoli, uno di ferro e l’altro di metallo; viene poi custodita da un castellano e soi soldati in tempo d’inverno, e nell’estate da uomini dieci; nel recinto di essa torre vi sono pure magazzini e prigioni. E fuori essa verso mezza notte vi è altro magazeno, come pure verso levante, con cappella, cappellano pagato pure dal Reggio Patrimonio…». Nel 1743 pare che i restauri siano definitivamente completati e nel 1768 si aggiunge una scala a chiocciola al fine di rendere comunicanti la terza elevazione con la seconda [8]. In epoca contemporanea, il complesso fortificato ha subito due campagne di restauro, la prima tra il 1970 e il 1995, la seconda dal 2002 al 2004, ultimata la quale si è deciso di destinare la torre ad uso museale [9].
La torre ha pianta quadrata (metri 19,50 x 19,30) e un tempo trovavasi per buona parte isolata rispetto all’abitato di Pozzallo, fino agli inizi del XX sec. piccolo villaggio di pescatori. L’edificio ha un’altezza di 28 m., suddiviso, all’interno, in tre piani rinforzati da un muro di spinta centrale [10]. Il piano terreno è partizionato in due ambienti coperti da volte a botte. Al primo piano si accede per mezzo di una scala a tre rampe, probabilmente frutto del restauro avvenuto nel corso del XVI sec. Dei due ambienti della seconda elevazione, quello di sud-ovest è suddiviso in tre campate, coperte da volte a crociera con costoloni, un tempo crollati e successivamente reintegrati durante gli ultimi restauri. La sala presenta, ad est, un muro trasversale, oltre il quale si trova una piccola camera circolare ospitante, tempo fa, la rampa di scale a chiocciola conducente al secondo piano. Durante i restauri cinquecenteschi venne deciso di asportare la scala a chiocciola, in favore di una più solida scala lapidea divisa in due rampe. Alla sala di sud-est del primo piano si giunge per mezzo di due porte, delle quali una ad ogiva con chiave di volta impreziosita dallo stemma dei Cabrera. Anche questo ambiente offre la consueta suddivisione in tre campate, la centrale rettangolare e le laterali a pianta quadrata, coperte da crociere costolonate. Si rileva anche la presenza di alcune finestre, databili ad epoca tarda, forse cinquecentesca.
La seconda elevazione offre una divisione identica rispetto al piano inferiore. Anche in questo caso si possono osservare due ampie stanze tripartite e sorrette da crociere, giunte fino ad oggi nella loro originaria integrità. I peducci dei costoloni poggiano su capitelli cubici, impreziositi da un’ossessiva ripetizione dello stemma nobiliare. Le pareti di sud-ovest e nord-est ospitano due finestre sorrette da volta a sesto ribassato. Altre finestre, oggi murate o ridotte di dimensioni, contribuivano ad illuminare la sala rivolta verso la costa, rendendola a tutti gli effetti una grande veranda o un belvedere rivolto al mare.
L’esterno della torre spicca per la grande uniformità costruttiva, spezzata solo dalla presenza delle finestre e di due contrafforti coevi al bastione a mare. La tecnica edilizia si compone di blocchetti di pietra spesso intervallati da pietrame non squadrato. Come sempre l’utilizzo di conci ben squadrati è limitato ai cantonali. Dell’originario terrazzo rimane ben poco. Esso venne del tutto rimaneggiato durante i restauri del XVI sec. Oggi è privo delle originarie merlature e al loro posto si trovano alloggiamenti per bocche di fuoco, similmente a quanto è possibile osservare presso la terrazza dell’imponente bastione a mare, fortemente scarpato e con zoccolo piantato direttamente sul sottofondo del mare.
[1] E. Sipione, I privilegi della Contea di Modica e le
allegazioni di G.L. Barberi, in
«Archivio Storico per la
Sicilia Orientale», LXIV (1968), III,
pp. 222-230.
[2] Fazello, De Rebus Siculis decadae duae, Palermo
1558, trad. it. di A. De Rosalia, Storia di Sicilia, Palermo 1990, I, V, p.
266.
[3] V. Amico, Dizionario topografico della Sicilia,
trad. da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855/56, II, p. 386.
[4] AA.VV., Le torri nei paesaggi costieri siciliani,
3 voll., Palermo 2008, vol. II, pp. 68.
[5] T. Spannocchi, Marine del regno di Sicilia, a
cura di R. Trovato, Catania 1993, c. XXVII.
[6] M. Scarlata, L’opera di Camillo Camilliani, Roma
1993, pp. 269/271.
[7] Castellalfero, Sicilia 1713. Relazione per Vittorio
Amedeo di Savoia, Palermo 1994, p. 107.
[8] Le torri nei paesaggi cit., p. 69.
[9] Ivi, p. 70.
[10] AA.VV., Castelli medievali di Sicilia, Palermo
2000, pp. 376/377.
AA.VV., Le torri
nei paesaggi costieri siciliani, 3 voll., Palermo 2008; AA.VV.,
Castelli medievali di Sicilia, Palermo 2000; V. Amico, Dizionario
topografico della Sicilia, trad. da Gioacchino Di Marzo, 2 voll.,
Palermo 1855/56; Castellalfero, Sicilia 1713. Relazione per Vittorio
Amedeo di Savoia, Palermo 1994; Fazello, De Rebus Siculis decadae
duae, Palermo 1558, trad. it. di A. De Rosalia, Storia di Sicilia,
Palermo 1990; M. Scarlata, L’opera di Camillo Camilliani, Roma 1993;
E. Sipione, I privilegi della Contea di Modica e le allegazioni di G.L.
Barberi, in «Archivio Storico per la Sicilia Orientale», LXIV (1968),
III, pp. 222-230; T. Spannocchi, Marine del regno di Sicilia, a cura
di R. Trovato, Catania 1993.