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VENDICARI, TORRE SVEVA

a cura di Giuseppe Tropea

scheda    cenni storici     descrizione topografica e architettonica    bibliografia    video


Immagini della torre sveva di Vendicari.

 

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Epoca: probabile edificazione risalente al XIII secolo d.C.

   

Cenni storici.

L'origine storica della Torre di Vendicari è incerta. I luoghi, che corrispondono, in estensione, all'attuale omonima riserva, potrebbero essere identificati con il porto Fenico, ricordato da Tolomeo, o con Naustano, citato da Plinio. In epoca tardo antica o alto medievale, il sito, ricordato con il toponimo di Maccari, fu presumibilmente piccolo centro portuale per comunità rurali, delle quali rimangono evidenti tracce in corrispondenza della trichora bizantina omonima (1). Questa funzione dovette prolungarsi nel tempo.

Un documento del 1396 concede alla città di Noto la possibilità di esportare derrate alimentari per mezzo dello scalo di Vendicari (2). Tuttavia, nonostante l'antichità dei luoghi, sull'effettiva data di fondazione della torre si rimane ancora incerti. La fonte più antica che cita l'esistenza dell'edificio è quella di Fazello, il quale ritiene che la torre venisse edificata per volontà di Pietro d'Aragona. La notizia, riportata dallo storico siciliano, troverebbe conferma in un privilegio datato al 1464. L'atto, emanato da Giovanni d'Aragona, concedeva alla città di Noto di completare l'edificazione della torre, evidentemente incompleta (3). Giuseppe Agnello asseriva che l'intervento edilizio facesse riferimento solo al secondo ordine dell'edificio, preesistendo il pian terreno. L'Agnello, inoltre, adduceva come prova di ciò solo l'evidenza architettonica, mancando ulteriori prove documentarie (4).

Sebbene posta ai limiti dell'antico feudo Roveto, la torre pare non ne condividesse il medesimo destino. Infatti nei documenti inerenti il feudo fino al XV secolo della torre non vi è menzione. è possibile che la piccola fortezza rimanesse comunque alle dipendenze regie e non feudali, in relazione all'importanza strategica del sito. Del caricatoio vi è menzione in un dispaccio del 1502, emanato dal viceré Giovanni la Nuca. Il documento concedeva alla città di Noto di poter utilizzare, se necessario, il grano conservato nei magazzini del caricatoio. Simili provvedimenti ricorrono anche per i decenni successivi, almeno fino al 1636, così come testimonia un decreto emanato dal Luigi Moncada e ripetuto nei mesi di gennaio, febbraio e ottobre dello stesso anno.

 

Descrizione topografica e architettonica

Il corpo di fabbrica sorge su una breve penisola di fronte alla quale si stende la piccolissima isola di Vendicari, che dona il toponimo all'intera area, oggi riserva naturale. La torre ha pianta quasi rettangolare (metri 18,15 x 16,80) e, a detta di Giuseppe Agnello (5), somiglierebbe alla torre del Cantara soprattutto in relazione alla tecnica costruttiva, caratterizzata in maniera non uniforme: le cinque assise inferiori sono composte da grandi e ben squadrati conci calcarei (circa m. 1,70 in altezza e m. 0,50 in larghezza); man mano che si procede verso l'alto i blocchi di pietra diminuiscono nelle dimensioni e si presentano appena sgrossati, eccezion fatta per i cantonali costituiti sempre da grossi blocchi di pietra calcarea, slegati ed isolati dal resto della muratura. Gli angoli sud e ovest, sulla sommità, presentano dei mensoloni databili al XVI sec., costruiti per sorreggere larghi ballatoi, con funzione bellica (al fine di ospitare vedette, cannoni o garitte in controscarpa).

La torre di Vendicari non ha basamento a scarpa, ma solo tracce di un antico banchinamento, in parte scomparso ed evidenziato da una risega spessa 50 cm., limitata al primo filare di conci. Il lato settentrionale dell'edificio presenta l'unica finestra strombata del pianterreno e un piccolo ingresso sorretto da semplice architrave, che probabilmente ha sostituito un più antico arco ad ogiva. Per il resto la torre è un unico ed austero blocco architettonico cieco. L'estrema semplicità dell'esterno si riflette quasi specularmente all'interno. Varcato l'ingresso principale si entra in un piccolo vestibolo ricavato all'interno dello spessore murario. Sulla sinistra si osserva una prima postierla che consente l'accesso alla scala che conduce al piano superiore; di fronte all'ingresso una seconda porta con volta ad ogiva introduce in un vasto ambiente scandito in due campate rettangolari, delle quali quella immediatamente legata all'ingresso si presenta tre metri più corta dell'adiacente, causa la costruzione di un inaccessibile ambiente, fino a poco tempo fa riempito da un cumulo di macerie e interpretabile nella forma di una grande cisterna utile per l'approvvigionamento idrico ai militari di stanza nella torre (6). Il corto ambiente della prima campata, nell'angolo di nord ovest, presenta, inoltre, un'escavazione quadrata, una sorta di vasca di raccoglimento forse utile per lavacri utilizzando l'acqua del mare (7).

La struttura trova posto molto in fondo nello spessore murario, che è stato rinforzato con l'edificazione di un arco di scarico a tutto sesto, formato da conci tenaci, fra loro ben saldi e saldati con il resto della muratura, tanto da far ritenere la vasca coeva all'edificazione della torre. La seconda campata, disegna un ambiente leggermente più grande del primo, ma quasi del tutto spoglio, se non per la presenza di una scala, probabilmente cinquecentesca, che si svolge su due rampe non eguali e poggiantesi sui muri di sud-est e nord-est. Come è stato già accennato, l'accesso al piano superiore si ottiene per mezzo di una scala, la cui prima rampa, composta da 14 gradini, è ricavata nello spessore murario.

Successivamente, un pianerottolo interrompe la serie di gradini, innestandosi di conseguenza l'opera di ristrutturazione cinquecentesca (8). Qui una porta ad arco scemo conduce ad una rampa di scale a chiocciola, in tutto 15 gradini di differenti dimensioni. Del rinnovamento legato al XVI sec. rimangono solo pochi avanzi. è intatta la parete di nord-ovest, solo in parte conservata quella di nord-est. I due muri differiscono soprattutto nello spessore rispetto al pian terreno (solo 2 m.). Il muro di nord-ovest, per la presenza di due grandi monofore, che nel taglio della strombatura, nell'intradosso e nel rivestimento potrebbero ricordare le grandi finestre del piano superiore del Castello Ursino, non si esclude possa essere una ripresa tarda dell'originario muro svevo (9). Infine, lungo il muro di nord-est si osserva la presenza di un'edicola, utilizzata probabilmente come ripostiglio. Null'altro si conserva del primo piano, la cui genesi pare sia tutta legata al XVI sec., periodo in cui della torre si poteva osservare solo il pian terreno.

     

Note e Bibliografia

1 P. Orsi, Chiese bizantine nel territorio di Siracusa, in Sicilia Bizantina, Roma 1942, pp. 9 e ss.

2 Libro Rosso, copia manoscritta presso la Bilioteca Comunale di Noto. Documento del 17 novembre 1396: «... quod predicta Universitas (Noto) possit et valeat quolibet anno in perpetuum extrahere per portum Vendicari eiusdem terre Noti frumento salmas mille...».

3 Libro Rosso cit., documento del 16 dicembre 1464: «... in territorio et maritima dicte terre Nothi sit carricatorium quoddam notum Bendicari cum dispositione et aptitudine ut ex eo fiant multe extraciones tam frumenti ordei quam aliorum victualium quam et iam casei... quia prefato carricatorio non est fortilicium quo medietate defendi possent mercantie... et capiantur a Turcis et Saracenis... et ob hanc causam et ad removenda incomoda... illustrissimus... Dominus Petrus infans cepisset edificari facere quandam pulchram et quasi inexpugnabilem turrim causa predicti carricatorii et... tutele prefati territorii seu incolarum Nothensium... dignetur contribuere ad medetatem expensarum necessariarum pro complimento prefate turris seu fortilicii quem admodum prefatus Dominus contribuebet.... placet regie Majestati quod Universitas terre Nothi pro totali conservatione huius modi turris prefate gabelle eam constructionem convertat et opere consumato Universitas ex primis iuribus regiis illius carricatorii pro medietate...».

4 G. Agnello, Architettura sveva civile e militare, Roma 1966, pp. 65-83. Lo studioso riteneva impossibile sia assegnare al XV secolo alcune caratteristiche architettoniche della torre evidentemente più antiche, sia pensare ad un porto così importante rimasto indifeso fino alla fine del 1400.

5 Agnello, Architettura sveva cit., p. 72.

6 Ivi, pp. 76-77.

7 Ivi, p. 78.

8 Ivi, p. 79.

9 Ivi, pp. 81-82.

  
    
  

© Copyright 2010-2012 Giuseppe Tropea, testo; pagina pubblicata nel sito http://demostene.altervista.org, e qui ripresentata con il consenso dell'autore. Le ultime due foto sono tratte dal sito www.siciliaorientale.com, la prima dal sito www.flickr.com. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.

        


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