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ALCAMO, CASTELLO DEI CONTI DI MODICA
a cura di Vita Russo
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Il castello, oggi all'interno dell'abitato.
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Conservazione: buona.
Visitabilità: buona.
Come arrivarci: A29 Palermo-Mazara del Vallo, Km. 45,4.
«Vasto casale con terre da seminare e ubertose», con «un mercato frequentato, artigiani e manifattura» è la definizione che nel XII secolo Idrisi, il geografo di corte di re Ruggero diede di Alcamo, la cui etimologia potrebbe derivare da alquam, terra fangosa, o Marzil Alqamah, casale di Alqamah. Avolio e Trovato, procedendo ad un'analisi lessicale del toponimo, ritengono che Al rappresenti l'articolo arabo; Pellegrini nel suo Dizionario topografico sostiene che si tratti di un antroponimo arabo, o che vi possa essere rapporto col nome della pianta araba Alquamah che corrisponde al Citrullus colocynthis.
Trent'anni dopo il pellegrino Ibn Jubair, in viaggio da Palermo a Trapani, facendo tappa in questo luogo, nelle sue annotazioni scriveva di Algamah (città bassa) «grande, opulento mercato, provvisto di moschee (Beleda), essendo tutti musulmani gli abitatori di esso». Il famoso Rollo di Monreale, che descrive minuziosamente, fra l'altro, la vasta zona circostante ad Alcamo, non fa alcuna menzione di questo centro, ma solo del vicino monte Bonifato. Secondo Amico la città e il castello di Alcamo sarebbero stati costruiti sul monte, a comprovare ciò è la presenza sul monte di resti di un antico maniero; e solo nel 1330 una nuova città sarebbe stata edificata alle radici di esso. G. E. Massa, riguardo i rapporti tra Alcamo e la città alta sul monte Bonifato, asserisce che l'attuale Alcamo sia nata dopo la distruzione del centro sul Monte.
Alla presenza araba il De Blasi ed il Bembina fanno risalire la costruzione del castello e precisamente all'anno 827 d.C., da attribuire a quello stesso capitano Adelkamo fondatore sul Bonifato di una città saracena, andata poi in rovina, avente il medesimo nome di questa che oggi si trova alle falde settentrionali di detto monte. Asserzione che Michele Amari nel primo volume della sua Storia dei Musulmani di Sicilia smentisce in quanto - a suo dire - i due storici alcamesi perpetuano uno sbaglio involontario commesso dal canonico Schiavo nelle sue Memorie per servire alla storia letteraria di Sicilia.
L'esistenza di documenti e un'analisi archeologica dell'edificio operata dall'illustre archeologo palermitano prof. Enrico Salemi rimandano, invece, la costruzione del castello non più tardi dell'età aragonese. Dopo il 1184, durante la prima signoria di Alcamo, iniziata con la famiglia Tragna nel 1077, l'antico casale Alkamah si trasforma in borgo medievale, definendo un disegno politico più vasto che faceva leva sulla spartizione di terre ai cavalieri normanni militanti. L'aristocrazia feudale rappresentò da quel momento, fino all'abolizione del sistema nel 1812, la forza sociale protagonista, assieme al clero, degli eventi storici di cui spesso condizionò gli sviluppi.
Se nel privilegio emanato da Federico III di Aragona nel 1317 Alcamo era ancora catalogata come casale, in quello del 1332 si stabilisce la ricostruzione della città alta sul monte Bonifato. A tal proposito alcuni storici come il Fazello, il Pirri e l'Amico ritengono più esatto parlare più che altro di un trasferimento della città bassa sul monte Bonifato, giustificando tale provvedimento con le migliori condizioni difensive della città alta. Più caute risultano le ipotesi di Luca Barberi e del Di Giovanni che parlano di ripopolamento favorito dalle esenzioni fiscali; in tutti e due i casi il privilegio non ottenne le finalità previste se ancora nel 1398 venne confermato e riproposto da Martino I.
Estinta la signoria dei Tragna, l'Universitas di Alcamo visse un breve periodo di demanialità che va dal 1334 al 1340. In verità i tentativi di un'organizzazione autonoma possono essere considerati fatti episodici nella storia del centro. Il rifiuto di sudditanza passiva alle baronie istituite da privilegi reali non costituì mai un elemento di rottura tale da dar vita ad una reale alternativa. Infatti nel 1337 e poi nel 1340 Pietro II con un privilegio regio concede all'ammiraglio Raimondo Peralta, conte di Caltabellotta, la terra di Alcamo, il castello di Bonifato e il castello di Calatubo, mentre nega la demanialità e le franchigie già concesse dal padre Federico III per il mancato ripopolamento del monte Bonifato.
Nel decennio a seguire (1340-1350) la famiglia Peralta intraprese la costruzione del castello favorendo quel processo di inurbamento che ebbe il suo punto di coagulo nella struttura urbana determinata dalla cultura feudale trecentesca. L'edificio fu completato per opera dei feudatari Enrico e Federico Chiaramonte, la cui presenza ad Alcamo, anche se per un breve periodo, rappresentava un ulteriore consolidamento del prestigio e della posizione acquisita dalla loro famiglia, inferiore soltanto alle prerogative regali. Questo è infatti il periodo delle lotte tra le potenti famiglie per il controllo della produzione del frumento e delle grandi vie commerciali del tempo.
Nel 1390 Alcamo rivive un altro periodo di demanialità durato nove anni, reso difficile dalle vicissitudini sul diritto di appartenenza. Furono anni di ribellioni divampate e soffocate alternativamente, che instaurarono un clima di distruzione e assedi, durante i quali il fiorente sviluppo economico subì una battuta di arresto. Dal 1410 il castello, così come tutti i beni di Andrea Chiaramonte, dichiarato ribelle dalla regia corona assieme al Ventimiglia, divenne proprietà dei Cabrera conti di Modica, ai quali appartenne fino al 1812 per il declino del potere feudale. Nel 1535 vi soggiornò per tre giorni l'imperatore Carlo V, di passaggio per la città, che in quell'occasione disse di Alcamo «città opulenta e gioconda».
Nel corso dei secoli il castello subì numerosi attacchi non solo nemici, come quello del 1534 del Barbarossa, un famigerato corsaro esponente di quella pirateria islamica che in quel tempo conduceva una vera e propria guerriglia contro le navi cristiane; ma anche degli stessi alcamesi: nel 1392 l'arciprete Pietro de Laudes si armò contro Enrico Ventimiglia; nel 1402 contro Donna Violante de Laudes, signora di Alcamo.
Nelle epoche successive il castello subì un continuo degrado. L'ultima contessa di Modica fu Maria II Mendoza che nel 1816 sposò il marchese Alvarez di Villafranca. Il 5 marzo del 1828, per sentenza del Tribunale di Trapani, il castello passò in possesso del Comune di Alcamo e fu adibito a uffici comunali, a carcere, a stalla.
Struttura. La posizione dominante rispetto all'impianto urbano caratterizzerà la sua funzione di controllo nei secoli successivi, mentre la consistenza volumetrica dell'edificio costituiva, prima dell'assetto urbanistico, la matrice del sistema difensivo che si attuò in vari tempi. La posizione orografica del sedime sul quale il castello è impiantato, pur essendo favorevole alla fortificazione, non avrebbe però impedito ad un eventuale attaccante di farvi accostare le macchine d'assedio, per quei tempi assai micidiali. Ecco perché ci si orientò a realizzare muri di cinta dello spessore assai grande.
La destinazione di castello-fortezza e non di castello-residenza rispetto alla città murata pianificata fece sì che il suo ruolo cessasse definitivamente quando l'espansione fuori le mura cominciò a rappresentare un fenomeno incontrollabile. Una porta della città si apriva presso il suo fianco Est. Scomparsa la cinta urbana il castello si trova, oggi, all'interno dell'abitato.
Il castello, frutto di diversi maneggiamenti, è di forma romboidale,
con quattro torri alternate, due quadrate negli angoli dei perimetri murarii delle cinte e due circolari di buon diametro e altezza, unite
da larghe cortine. Per tutto il Trecento le torri a pianta quadrata erano state le più frequentemente realizzate. Ma verso la fine di
questo secolo si torna ad apprezzare i vantaggi del torrione cilindrico che era stato già utilizzato dall'architettura difensiva regia nel
Duecento. Il suo principale vantaggio risiedeva nella maggiore resistenza al lancio dei proiettili di pietra da parte delle macchine balistiche.
Nella torre quadrata, denominata Maestra perché più alta delle altre tre, si rinchiudevano i prigionieri per la tortura, nella seconda
circolare si ammira uno stemma con un'aquila con una corona sul capo e la testa rivolta a sinistra forse appartenuto a Federico II o ai
Peralta, nella terza quadrata vi erano i locali per le sentinelle (alla sua custodia erano addetti il castellano e dodici compagni impegnati
con giuramento) e nella quarta gli alloggi per i sovrani di passaggio: re Martino con la regina Maria nel 1392 dopo la sconfitta dei
Chiaramonte, l'infante Eleonora d'Aragona e l'imperatore Carlo V con la sua corte al ritorno dall'impresa di Tunisi del 1535.
Ai lati Nord, Est e Sud del perimetro si addossano dei corpi di
fabbrica con numerosi ambienti disposti su due livelli ed una cappella. All'interno dell'edificio si apre un cortile oblungo di forma
pressocché rettangolare. L'ingresso del castello si apre sul lato Est; sul prospetto Sud, quello che è volto verso la parte più antica di
Alcamo, si aprono delle eleganti bifore incorniciate da ghiere intagliate. Le mura esterne sono state abbattute durante il restauro
che è stato recentemente completato e che dovrebbe adibire il castello a museo etnografico.
Sul monte Bonifato sussistono ancora le mura di un castello, forse mai ultimato oppure, distrutto il versante Sud-Est, questo venne chiuso con un muro provvisorio diagonale. L'impianto originario, che rimanda alla
planimetria dei castra bizantini, è di forma rettangolare con torri quadrilatere agli angoli. Le mura assai spesse racchiudono una
superficie assai vasta. Nel lato Nord, al centro, sporge in aggetto dal muro una torretta quadrata. Gli ambienti delle torri hanno copertura a
botte. Nell'ala di Sud-Ovest sono evidenti tracce di abitazione e di una cappella. Con la costruzione del castello di Alcamo la funzione
difensiva di Bonifato decadde e questo edificio venne abbandonato progressivamente al degrado.
V. Regina, Il Castello Trecentesco dei Conti di Modica in Alcamo, Alcamo 1967; Castelli medievali di Sicilia. Guida agli itinerari castellani della Sicilia, Palermo 2001 (da cui è tratta la prima immagine di questa pagina).
© 2002-2012 Vita Russo. I video non sono stati realizzati dall'autore della scheda.