DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS | a cura di Falco, Girifalco e Metafalco |
di Girifalco
La
mostra mi piace perché fa entrare nel castello un vento di novità, di volontà
di scoperta, di ricerca di sintonia col nostro tempo.
La mostra non mi piace perché quel vento,
certo, attraversa le sale, ma non risuona nelle orecchie dei visitatori di tutti
i giorni, non si insinua nell’animo dei turisti, neanche di quelli amanti del
castello.
La
mostra mi piace perché parla tante lingue, vuole ascoltare tante voci, vorrebbe
raccontarsi.
La mostra non mi piace perché il linguaggio
che usa è simile al sanscrito, è volutamente elitario, è circondato da tante
scivolose ed inespugnabili torri d’avorio. Parla per se stessa e con se
stessa.
La
mostra mi piace perché cerca di riempire le stanze rimaste vuote per la
superficialità degli uomini e del tempo con percorsi, pensieri, sogni e
opinioni.
La mostra non mi piace perché quegli spazi
non chiedono forse di essere riempiti sempre e comunque. Non chiedono di
ospitare opere che ricordino tragedie locali che gli autoctoni preferiscono
serbare nel profondo della propria
pietà, non vogliono scandalizzare con opere con disegni esplicitamente
pornografici, non vogliono rispondere all’esigenza, considerata ormai vitale,
di scandalizzare disturbare, offendere.
La
mostra mi piace perché trasforma un antico monumento in un contemporaneo museo.
Il castello si adatta in maniera così naturale a questa funzione che potremmo
pensare che sia questa la sua nuova vita, la sua nuova identità.
La mostra non mi piace perché non è la
mostra a dare dignità al monumento, ma è questo a dare dignità alla mostra.
La storia del castello ha avuto tanti capitoli, la mostra che è lì è solo un
paragrafo, importante forse, ma solo un paragrafo. Il castello non deve
ringraziare la mostra, esso vivrebbe senza e questo è fondamentale: ditelo ai
critici!
La
mostra mi piace perché c’è una nuova attrazione, un nuovo stimolo, una nuova
sfida.
La mostra non mi piace perché la novità non
è spiegata, lo stimolo non è visibile, la sfida c’è stata solo fra i nomi
degli sponsor. L’investimento nella cultura non ha bisogno
dell’inaugurazione della mostra, dei discorsi, delle speranze, ma di guide,
informazioni ed attività per il pubblico.
La
mostra mi piace perché c’è la disperata volontà di dire “eppur si
muove” qualcosa.
La mostra non mi piace perché c’è cultura
quando c’è riflessione, c’è sentimento, c’è empatia, c’è calore. Io
immagino il gelo tra quelle mura. Immagino il silenzio e ho il dubbio che nulla
sia cambiato.
©2006 Girifalco, testo e disegno