Sei in: Mondi medievali ® De castro venandi cum artibus ® 6. Comete, nebulose ed effimere chimere


DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS  a cura di Falco, Girifalco e Metafalco

di Girifalco

 

      

Si cerca personale, possibilmente qualificato per lo sviluppo e/o sfruttamento dei nostri bei Beni evviva la filastrocca cacofonica.

Si ricerca (cioè è ricercato) un tipo di personale dedito al lavoro e al sacrificio (il proprio ovviamente in senso letterale). I monumenti del nostro Paese, cari amici.. pronto ci siete?, devono avere una vita propria: essere sempre aperti (possibilmente anche di notte perchè come gli ospedali devono curare - l’anima poi di chi, non si sa) non devono rispettare le feste comandate, i riposi festivi o religiosi, devono essere, cioè, sempre pronti ad accogliere i sacri turisti (che diminuiscono visto la cultura dilagante della pancia piena con tasche vuote come il cervello), devono accogliere sempre e tutti cordialmente (senza remore né rancori, senza riserve né dubbi). La cortesia deve essere assoluta tanto da poter sfiorare l’assurdo della correttezza e della civile decenza.

Il personale dovrà essere qualificato in maniera evidente ed esplicita (magari con un tatuaggio su cui ci sia scritto il titolo posseduto?). I titoli accademici (cioè?) devono comunque essere avvalorati da una comprovata esperienza nello stesso campo (cioè?). Una bella presenza, una buona altezza saranno apprezzati (e scusate se è poco) come una buona cadenza locale per rendere viva e ridicola la cultura della terra, del territorio o diciamo pure della campagna. Si accettano tutte le lauree, tutti i diplomi (venite gente, venite!) qualsiasi qualifica supportata da voglia di fare (che cosa boh?). Esperti in marketing, in bilancio, in manutenzione geologia sono favoriti (e la cultura ove è?). I santi in paradiso ma anche in purgatorio sono ammessi con riserva, forse. Necessario per il colloquio preliminare alle sette prove per il concorso finale che si svolgerà a Salsomaggiore in concomitanza di qualcos’altro che ora non mi viene in mente, sarà la discussione di una tesi su “che cosa è l’arte per me” ossia la favola dell’inutile riflessione personale se non supportata da contenuti concreti.

Ma quale servizi offrire in un museo? Ristorazione in primis, bagni in secundis, ombra in estatis.

Ma come favorire la fruizione delle opere? Costruendo piccole torri d’avorio senza finestre, senza scale, costruendo ambienti grandi per piccole opere e ambienti piccoli per opere grandi per creare giusto-giusto quel sano ed inutile spaesamento-disagio davanti all’arte? Costruendo ignoranza nella sordità di un cervello abituato al trash, all’ovvio, al quotidiano più gretto, alla letteratura dei fotoromanzi tutti uguali, alle conversazioni popolane rese famose dalle telecamere guardone?

Quali sensazioni suscitare, quale riflessioni canalizzare, quali stimoli fornire, quali ricordi costruire? Quali speranze di ricchezza interiore e non solo far crescere?

Il precariato, l’insicurezza, il trastullo per un futuro oscuro, questa la tutela dell’arte anche essa incerta, precaria, svuotata, lontana dalla dignità più intima e genuina dell’uomo. I musei sono pieni di chi? Quale cultura dell’arte costruire? Quale lavoro creare? Quale? Lavoro? Cosa? Non sento, di cosa si sta parlando...

  

©2005 Girifalco, testo e disegno

    


  su De castro venandi Home