DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS | a cura di Falco, Girifalco e Metafalco |
di Girifalco
Si
cerca personale, possibilmente qualificato
per lo sviluppo e/o sfruttamento dei
nostri bei Beni evviva la filastrocca
cacofonica.
Si
ricerca (cioè è ricercato) un tipo
di personale dedito al lavoro e al
sacrificio (il proprio ovviamente in senso letterale). I monumenti del
nostro Paese, cari amici.. pronto ci
siete?, devono avere una vita propria: essere sempre aperti (possibilmente anche di notte perchè come gli ospedali devono curare -
l’anima poi di chi, non si sa) non devono rispettare le feste
comandate, i riposi festivi o religiosi, devono essere, cioè, sempre pronti ad
accogliere i sacri turisti (che diminuiscono visto la cultura dilagante della pancia piena con
tasche vuote come il cervello), devono accogliere sempre e tutti
cordialmente (senza remore né rancori,
senza riserve né dubbi). La cortesia deve essere assoluta tanto da poter sfiorare l’assurdo della correttezza e della civile
decenza.
Il
personale dovrà essere qualificato in maniera evidente ed esplicita (magari con un tatuaggio su cui ci sia scritto il titolo posseduto?).
I titoli accademici (cioè?) devono
comunque essere avvalorati da una comprovata esperienza nello stesso campo (cioè?).
Una bella presenza, una buona altezza saranno apprezzati (e
scusate se è poco) come una buona cadenza locale per rendere viva e ridicola la cultura della terra, del territorio o
diciamo pure della campagna. Si accettano tutte le lauree, tutti i diplomi (venite
gente, venite!) qualsiasi qualifica supportata da voglia di fare (che
cosa boh?). Esperti in marketing, in bilancio, in manutenzione geologia sono
favoriti (e la cultura ove è?). I santi in paradiso ma anche in purgatorio
sono ammessi con riserva, forse.
Necessario per il colloquio preliminare alle sette prove per il concorso finale
che si svolgerà a Salsomaggiore in
concomitanza di qualcos’altro che ora non mi viene in mente, sarà la
discussione di una tesi su “che cosa è l’arte per me” ossia la favola dell’inutile riflessione personale se non supportata
da contenuti concreti.
Ma quale servizi offrire
in un museo? Ristorazione in primis, bagni in secundis,
ombra in estatis.
Ma come favorire la fruizione delle opere? Costruendo piccole
torri d’avorio senza finestre, senza scale, costruendo ambienti grandi per
piccole opere e ambienti piccoli per opere grandi per creare giusto-giusto quel
sano ed inutile spaesamento-disagio davanti all’arte? Costruendo ignoranza
nella sordità di un cervello abituato al trash, all’ovvio, al quotidiano più
gretto, alla letteratura dei fotoromanzi tutti uguali, alle conversazioni
popolane rese famose dalle telecamere guardone?
Quali sensazioni suscitare, quale riflessioni canalizzare,
quali stimoli fornire, quali ricordi costruire? Quali speranze di ricchezza
interiore e non solo far crescere?
Il precariato,
l’insicurezza, il trastullo per un futuro oscuro, questa la tutela dell’arte
anche essa incerta, precaria, svuotata, lontana dalla dignità più intima e
genuina dell’uomo. I musei sono pieni di chi? Quale cultura dell’arte
costruire? Quale lavoro creare?
Quale? Lavoro? Cosa? Non sento, di cosa si sta
parlando...
©2005 Girifalco, testo e disegno