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DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS  a cura di Falco, Girifalco e Metafalco

di Metafalco

 

Tragedia, Commedia, Dramma Satiresco.

Uomo, Donna, Satiro (simbolo della lussuria, chiaro richiamo ad una mentalità laica che non accetta la mortificazione della carne imposta dalla Chiesa medievale).

Imperatore, Imperatrice, inquietante personaggio dal volto d’uomo, ma dalle orecchie di capretto che ricorderebbe il Maligno (in ciò si potrebbe leggere un richiamo alle scomuniche che gravarono su Federico II).

 

Tranquilli! Non si tratta di una seduta psicanalitica, non si tratta di associazioni libere, non è necessario dire la prima cosa che passi per la mente che abbia un pur labile collegamento con la parola precedente! Riporto soltanto alcune delle più stravaganti interpretazioni date ai volti che decorano la cosiddetta Torre del Falconiere.

Ebbene sì! Anche il ricco corredo scultoreo di Castel del Monte è stato sepolto dalla valanga di interpretazioni allegoriche e simboliche sotto la quale giace da un bel po’ l’intero edificio. E così le povere sculture che un tempo davano pregio al castello medievale oggi sono passibili di una duplice sorte: passare inosservate agli occhi di turisti sempre più impegnati nella ricerca di corrispondenze astronomiche o essere interpretate nei modi più originali di cui solo un esempio è quanto riportato sopra. Come al solito è la presenza di un’assenza a farla da padrona: quindi, per quanto riguarda la Torre del Falconiere, ciò che più di tutto attira l’attenzione è il fatto che una delle tre figure sia andata irrimediabilmente perduta e renda inaccessibile la comprensione della serie di rimandi che un tempo dovevano esserci. Sicuramente i tre volti erano legati da una fitta ragnatela di sguardi e nell’intento di Federico (che ovviamente si è occupato di tutto, dalla forma dell’edificio alle decorazioni risultando più efficiente del miglior capomastro) quegli sguardi dovevano celare un messaggio.

Cosa vuole significare quel fauno o satiro che sia? Chi è la donna che in modo irriverente ride al cospetto dell’imperatore? Si tratta forse dell’imperatrice, di una delle sue amanti, di una qualsiasi donna del popolo? E soprattutto, cosa era rappresentato nel vuoto incolmabile che è stato lasciato? Allo stesso modo non meno domande riguardano il significato recondito della Torre dei Telamoni. Chi sono quei sei uomini? Sono i seguaci di Federico II nel percorso iniziatico che questo castello permette di compiere? Sono una rappresentazione in anteprima e in miniatura del sistema copernicano con il sole-chiave di volta al centro e i telamoni-pianeti che gravitano intorno (è stato detto anche questo!)?

È stata formulata una miriade di ipotesi, che si sono nutrite della mancanza di documenti riguardanti l’edificio e il procedere dei lavori di costruzione. Così, magicamente, Federico II viene considerato non solo committente del bell’ottagono, ma anche architetto, ingegnere, curatore dei minimi dettagli tanto da rendere Castel del Monte manifestazione (nel senso più filosofico del termine) dell’idea e della volontà dell’imperatore.

E se così non fosse? Se Castel del Monte rispondesse sì ad un’idea di Federico II, magari per quanto riguarda la forma ottagonale collegata alla liturgia imperiale, ma fosse, come tanti altri castelli, costruito sotto la direzione di un comunissimo protomagister? Se la mancanza di documenti a riguardo non fosse, come troppo spesso si è detto, un capriccio dell’imperatore ansioso di far sparire calcoli e numeri magici serviti per la costruzione dell’edificio, ma un capriccio della storia che ha mandato in fiamme preziose testimonianze?

Se si imparasse ad accogliere più criticamente teorie che vengono imposte come dogmi, Castel del Monte risulterebbe non solo espressione della volontà dell’imperatore, ma anche della creatività e del genio di chi qui ha lavorato. Continuando a dare credito alle favole che sul castello vengono raccontate si rischia, invece, di perdere d’occhio quanto costituisce la vera ricchezza dell’edificio medievale: il suo valore di testimonianza storica, o forse sarebbe meglio dire del passato, poiché della Storia che si legge fanno parte solo i personaggi come Federico, ma del passato fanno parte tutti, anche l’anonimo scalpellino di Castel del Monte i cui telamoni fanno ancora discutere.

Vorrei quindi perorare la causa di questo scultore sconosciuto, ridare autonomia e indipendenza alle sue creazionic e fare ciò col tono provocatorio di chi sa che quanto dice non può essere supportato da documenti scritti, ma che sa anche che cose ben più fantasiose sono state dette e scritte spacciandole per oro colato…

'era una volta, quindi, il mio benamato

scalpellino che ricevette dal protomagister, il quale doveva sorvegliare il buon andamento dei lavori, l’incarico di decorare alcuni ambienti del castello. Purtroppo non toccò a lui la decorazione degli spazi principali, ma solo di alcune torri. Inizialmente fu deluso: chi avrebbe mai guardato sculture poste così in alto e al buio? Di questo passo non sarebbe mai diventato famoso! A questa prima impressione, però, fece seguito la constatazione che non essendo strettamente sorvegliato durante il suo lavoro avrebbe avuto maggiore libertà di esecuzione e non si sarebbe dovuto attenere a quei modelli stereotipati ai quali doveva ispirarsi il suo collega che lavorava al cavaliere tuttora presente nell’atrio. Si trattava della cosiddetta statuaria ufficiale: quelle sculture, per così dire di rappresentanza, dovevano essere viste dall’imperatore e dai suoi ospiti. Così giù a cercare di imitare modelli provenienti dall’antica Roma, a scolpire uomini tutti uguali fra di loro, simili a tutta l’umanità, ma che non assomigliavano a nessun uomo in particolare. Lui avrebbe potuto scolpire invece ciò che vedeva, uomini e donne del suo tempo, e non quelle fanciulle diafane ed eteree come le madonne e le sante che abbelliscono gli altari delle chiese ma la sua donna sana e robusta, col volto largo, dai lineamenti decisi e lo sguardo sfrontato. E quei sei uomini? Chi avrebbe potuto rappresentare? Uomini semplici e comuni, contadini e falconieri magari un po’ stanchi delle tasse da pagare per accontentare la vanagloria dell’imperatore. Avrebbe anche potuto “firmare” il lavoro con il proprio autoritratto: il telamone più nascosto che fa una boccaccia burlandosi di tutti.

Il perché di questa storiella? Visto che le favole sembrano riscuotere tanto successo, ho cercato un espediente per evidenziare come accanto alla statuaria ufficiale influenzata dai modelli dell’arte classica e del mondo ellenistico viva in Castel del Monte un mondo parallelo in cui forme e soggetti sembrano scaturire dalla vivida creatività e dalla abilità tecnica di scultori più che da modelli imposti dall’imperatore. Per sfatare quindi il mito di un Federico II impegnato a seguire pedissequamente i lavori di costruzione di questo castello, di un imperatore che abbandonata la politica inizia a disegnare bozzetti secondo i quali mettere su e decorare un intero edificio. Infine per restituire questo castello a chi qui ha lavorato e di cui non si conserva alcuna memoria, per consegnare il “mio scultore anonimo” alla Storia.

   

   

©2003 Metafalco

   


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