DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS | a cura di Falco, Girifalco e Metafalco |
di Falco
Salve!
Il mio saluto è rivolto a tutti quanti voi, sia che siate in viaggio, sia che siate davanti alla TV,
sia che siate a casa, sia che siate in giro per il mondo, sia che siate pellegrini, viandanti, alla ricerca del senso della vita, sia che vi accontentiate di accettare passivamente quello che ci insegnano tra i banchi di scuola, sia che vi lasciate sedurre dalla sete di conoscenza, sia che scegliate di non essere curiosi, introspettivi, meditativi, splendidamente immersi nell’oceano della creatività e della fantasia, desiderosi di immaginare, sognare, scoprire cosa c’è al di là del vostro
naso…
Nessuno si senta escluso, quindi, e mentre continuo a volare e ad incrociare gli sguardi perplessi e stupiti della gente scopro che non riesco più a trattenermi, voglio andare sempre più a fondo, voglio scoprire tutto su questo castello, voglio catapultarmi nel passato per avere la possibilità di cogliere l’essenza della vita di allora, sono sicuro che quelli che rappresentano oggi dei dubbi inguaribili diventerebbero, come per magia, delle verità inconfutabili, degli splendidi principi, delle irrinunciabili rivelazioni. È questo quello che mi spinge a perseverare nella mia ricerca, a continuare i miei voli con sempre più rinnovata bramosia: sono certo che la verità legata alla storia, ai meccanismi che da sempre hanno regolato lo svolgersi vorticoso della vita del genere umano non sia affatto meno affascinante rispetto a tutta quella serie di pseudoverità che vedo prepotentemente esposte sulle bancarelle delle fiere cittadine, dove mercanti e venditori di fumo cercano disperatamente di camuffarsi con parrucconi e imbarazzanti crinoline nel tentativo di propinare agli ignari passanti, di per sé ricettivi come tanti bambini in occasione del loro primo giorno di scuola, una minestra “già scodellata”, già “sapientemente” preparata, aromatizzata, ricca di ingredienti aprioristicamente selezionati, senza che vi sia alcuna possibilità di correggerla almeno con un po’ di sale… senza che sia concesso, insomma, esprimere una qualche di parvenza di perplessità al riguardo, come se applicare un benché minimo di spirito critico sia sinonimo di reato, come se il segreto della vita sia retto da assiomi ad un certo punto rivelati, senza un perché, senza che si possa scorgere dietro di esso un qualcosa che sia assimilabile ad un reticolo fatto di cause e di concause, di nessi ed effetti, di backgrounds storico-culturali e di motivazioni che discendono dall’essere uomo, dal suo essere faber fortunae suae, senza poter capire, alla fine, che i mercanti che ti spiattellano le loro storie, le loro favole, le loro conclusioni basate su calcoli assurdi e su congetture malamente adattate a quanto di più ridicolo possa venir fuori o, meglio possa venir letto, su carta stampata, devono essere smascherati una volta per tutte, devono rivelarsi in tutta la loro nescienza e in tutta la loro insopportabile arroganza!
Non vorrei, però, sfociare in una grintosa invettiva contro ciarlatani e distributori di oppio, non vorrei lasciarmi intimidire da chi è capace solo di annebbiare la meravigliosa capacità pensante della mente umana, di chi intende destabilizzare l’universo delle cose note regalandoci subitanee ma squallidamente effimere chimere, illudendoci con la luce fioca di comete e nebulose, stordendoci con deflagranti meteoriti, portatrici esclusivamente di puro rumore che, al di là dell’invitante apparenza derivante dal piacere della novità, reca con sé solo noia e, consentitemi, patetica ripetitività, tipica di chi, ormai, non riesce più a inventare qualcosa che assomigli, seppur vagamente, all’estrema, e proprio per questo scioccante, semplicità dello stato delle cose in quanto tali.
Oggi è una bella giornata, il sole splende alto nel cielo azzurro e sono contento di supervisionare ancora una volta questo posto incantato. Eccomi, noto già il bellissimo ottagono, supero una delle otto torri, noto che ci sono dei piccioni grazie ai quali potrei risolvere il problema del mio pranzo contribuendo, allo stesso tempo, a preservare un po’ meglio di chi di competenza la veste di questo fantastico monumento, ed eccomi qui sospeso tra cielo e terra, al centro del cortile: la vista è sempre la stessa, ma la mia emozione sembra non placarsi mai.
Continuo a volare ancora più in basso, cercando sempre di non farmi avvistare dai cacciatori cattivi, quelli che avrebbero tutto l’interesse a far sì che scomparissi una volta per tutte insieme ai miei due amici perché diventiamo sempre più diretti nella nostra opera di demistificazione della realtà, ed eccomi di fronte al maestoso portale centrale.
L’affluenza dei turisti è sempre massiccia, uomini di tutte le nazionalità seguono fiduciosi (spero a ragione) la loro guida “spirituale” (per chi non ricordasse che chi entra a Castel del Monte, così si dice, diventa protagonista di un percorso teso alla purificazione dello spirito), il grande ottagono si trasforma sempre più in una piazza cittadina, tutti, o quasi, sembrano incuriositi, assetati di sapere. Vorrei tanto captare ogni singolo sguardo, ogni singola espressione, chissà quale abbondanza di messe raccoglierei nel mio granaio, vi coglierei lo sgomento, lo stupore, la voglia di salire sempre più in lato, l’indifferenza, il bisogno di chi deve fare pipì, il malcontento di quanti lamentano la mancanza di servizi…
Purtroppo non mi è possibile, devo decidermi a indirizzare il mio sguardo rapace verso qualcuno in particolare, quel qualcuno diventerà il mio osservatore privilegiato, sì, diventerà la mia preda perché cercherò di scoprirne i sentimenti, prima ancora che i suoi pensieri, ma ammetto subito che l’impresa sarà particolarmente ardua… Ho notato un ragazzo particolarmente dinamico, fisico atletico, muscoli ben delineati, scattanti, nervosi, è in compagnia di una ragazza altrettanto sportiva, sembrano inclini a compiere il loro viaggio autonomamente, senza seguire guide ufficiali che, ad un prezzo non indifferente, sono portatrici di storie o troppo stereotipate o, al contrario, eccessivamente farcite di elementi che non hanno né capo né coda.
Sono così vicino a loro e riesco a sentire il giovanotto alacremente impegnato nella sua esposizione, parla della Puglia come una delle dieci province dei Cavalieri Templari, misteriosi cavalieri che conoscevano i segreti dell’alchimia e trasformavano i metalli vili in argento e oro, adoratori di un idolo mostruoso che si chiamava Bafometto, capaci di nascondere magnifici tesori un po’ dappertutto e di colpire con le loro maledizioni i nemici e che (guarda caso) prediligevano in gran parte delle loro costruzioni la forma ottagonale… Insomma, il ragazzo bello e prestante è uno di quelli che attribuiscono la costruzione di Castel del Monte, con regole astronomiche racchiuse nella sua struttura architettonica, ai Cavalieri dell’Ordine del Tempio, anziché a Federico II! La sua versione, quindi, è questa: questo castello è stato costruito dai Templari che vi hanno nascosto i loro libri di alchimia, magia, scienze occulte e conquista di poteri soprannaturali; i Templari, poi, processati dalla Chiesa per eresia nel XIV secolo, sono stati condannati al rogo ed arsi vivi e ogni loro traccia è stata cancellata perché più nulla restasse di loro. Quindi è stato facile per la storia assecondare la credenza che Castel Monte, il tempio esoterico per eccellenza, fosse opera di Federico!
I due giovani passeggiano lungo le stanze del castello e il ragazzo, tutto infervorato, mostra una chiave di volta che si innesta al centro della volta a crociera, quella che rappresenta un mascherone, una specie di satiro, con orecchie a punta, indicandolo proprio come il Bafometto e non si risparmia in quanto ad argomentazioni di natura storica: nel 1229, Federico II, scomunicato, si incorona re di Gerusalemme, suscitando l’indignazione del Patriarca e dei Templari che si rifiutano di riconoscerlo come loro sovrano. Poi marcia su Acri e distrugge la guarnigione templare e, intanto, i Templari si stabiliscono nuovamente nella loro sede nel recinto dell’antico tempio di Salomone, accrescendo l’ira di Federico II il quale, per rappresaglia, confisca, in Germania e nell’Italia meridionale, i beni dell’Ordine. A seguito di pressioni di papa Gregorio IX, Federico restituì i beni dell’Italia meridionale, meno quelli della Capitanata (e Castel del Monte è a ridosso della Capitanata). In conclusione, secondo il baldo giovane, Federico usurpò Castel del Monte ai Templari, i quali si erano insediati nel posto potendo usufruire del monastero benedettino di Santa Maria al Monte, esistente già dal XII secolo.
La visita dei due ragazzi prosegue senza sosta e la ragazza in sua compagnia nota che, effettivamente, questo castello sembra più un labirinto, con quelle stanze tutte uguali e le porte di comunicazione, al pian terreno, una a destra e una a sinistra, poi per salire al piano superiore, ci sono tre striminzite scale a chiocciola… Un posto così isolato, lontano dai centri abitati, doveva essere una vera e propria tortura per chi ci abitava!
Il ragazzo si infervora ancora di più, la sua teoria sta facendo colpo, ed eccolo lanciato in una serie di disquisizioni legate alla ripetitività dei numeri 3, 5, 8, all’applicazione della serie di Fibonacci, del numero aureo 1,618, al significato simbolico delle cisterne, all’ipotetica presenza di una vasca ottagonale monolitica al centro del cortile, all’ipotetica correlazione tra le costellazioni e gli elementi architettonici ancora oggi esistenti, all’irregolarità dell’ottagono che forma il cortile i cui lati Ovest ed Est formano un angolo di 47 gradi da intendere come il doppio dell’inclinazione di 23 gradi e mezzo dell’asse terrestre rispetto all’asse dell’eclittica…
Insomma, il ragazzo vuol far credere che i costruttori di Castel del Monte vi avevano simbolicamente ricostruito la cosmologia dell’epoca, ossia la terra al centro e il Sole, le cui ombre ritmano le parti del castello, che gira intorno ad essa! La sua trattazione sembra non aver mai fine, eccolo di nuovo a parlare dell’analemma di Vitruvio sovrapposto alla sezione di Castel del Monte, di pareti-gnomone e di ombre teoriche, di equinozi e di solstizi… Quanto finora da lui è descritto è senza dubbio affascinante, e magari la ragazza che è lì con lui non ne è rimasta indifferente, anzi…
Da parte mia, so benissimo che l’archeoastronomia, al pari di tutte le scienze, non ammette risultati approssimativi e io non mi cimenterò a verificarli, sono allibito, non avevo mai sentito nulla del genere, il mio volo si fa sempre più incerto, non vorrei vacillare, solo che per oggi ho sentito abbastanza, ho bisogno del sostegno di quanti avranno compreso il mio sgomento, la mia confusione, sarà meglio ritornare alla base, lì troverò rifugio, nella mia biblioteca, comincerò a sfogliare i miei libri e ricomincerò a leggere, ancora una volta, come se non fosse mai sufficientemente chiaro, che l’unico documento in nostro possesso circa la costruzione di Castel del Monte risale al 1240…
©2004 Falco; disegno di Girifalco