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DE CASTRO VENANDI CUM ARTIBUS  a cura di Falco, Girifalco e Metafalco

di Falco

 

Mi cerco in tasca, guardo nel portamonete, ehi, ho trovato un piccolissimo (anche se noiosissimo) dischetto di metallo, è la monetina di un centesimo, la metto nel palmo della mano, la guardo bene, non posso fare a meno di meditarci su. Sicuramente, chi ha ideato il disegno delle ormai non più tanto nuove monete (e banconote) non ha pensato solo al loro valore numerico o commerciale, ma alla loro possibilità di trasmettere messaggi di grande respiro e significato. Considero, per l'appunto, la umile monetina da 1 Cent. Guardo la sua faccia senza numero, mi aiuto con una lente e vedo uno strano castello! È Castel del Monte e l'Unesco lo ha incluso nell'elenco dei beni patrimonio dell'umanità.

Ricordo che a scuola mi avevano detto che per "comprendere" questo castello bisognava capire il momento storico in cui è nato, qual era la sua funzione nella mente di chi lo ha ideato, e perciò quale messaggio le sue pietre possono comunicare anche a noi oggi. Una cosa è certa, qui, in Puglia, presso Andria, nella località detta di S. Maria del Monte (dal nome di una chiesa ormai scomparsa), non molto distante dal mare, sulla sommità di una grande collina ora brulla, ma un tempo rivestita di boschi di querce, pini, lecci, di cui rimangono alcuni lembi, sorge uno dei castelli più famosi del mondo, e anche più misteriosi, suggestivi, carichi di messaggi capaci di forare il tempo e parlarci: Castel del Monte, ovviamente. Vorrei nuovamente tornarci su, la gita scolastica risale ormai a parecchi anni fa e, francamente, ritengo che per un ragazzino di circa 12 anni, sempre a caccia di cose nuove e curiose, la visita di un castello così spoglio e, alla fine, così poco "stimolante", non debba poi essere il massimo dell'entusiasmo!

Tuttavia, il numero delle pubblicazioni e dei dibattiti a riguardo mi fa intendere che, ancora oggi, l'interesse per questo "libro di pietra" non tende a diminuire, anzi…ed io che sono un comune cittadino che ama la sua terra, cosa sarò capace di comprendere e, soprattutto, riuscirò a non farmi confondere dal gran vociare degli studiosi e di chi si fregia di tale titolo? 

Tento un primo approccio, tengo stretta la mia monetina, è così piccola, devo stare attento a non perderla.

Sfoglio una comunissima guida locale e ci trovo che il castello, oggi, appartiene allo Stato italiano, ma il suo primo proprietario e progettista, aiutato da grandi studiosi e architetti dell'epoca, fu l'imperatore Federico II, sovrano d'Italia e di Germania, erede della Casa sveva e di quella normanna. Seguo il percorso indicato dalla guida cartacea e, sempre guardando la monetina, mi sembra di intravedere il castello di Federico: ed ecco che, salendo da Andria per una via che si snoda tra vigneti e uliveti, Castel del Monte comincia a esercitare il suo fascino già da lontano. Chiudo un po' gli occhi, mi aiuto con le immagini offertemi dall'opuscolo e immagino la sua sagoma stagliata contro il cielo: è asciutta e imponente, ma non minacciosa, anzi, nelle sue linee essenziali e poderose, Castel del Monte ha qualcosa di gentile, come una segreta armonia, che invita a entrare.

La mia analisi si fa sempre più dettagliata, da ogni lato il castello offre la medesima immagine, replicata 8 volte. Non posso fare a meno di notare che qui tutto è 8! E il castello, infatti, è a pianta ottagonale, con torri, anch'esse ottagonali, a ciascun vertice del poligono. Tra le torri, 8 facciate uguali, divise in due piani da una sottile cornice che corre tutto intorno all'edificio. In ogni facciata si aprono due finestre per illuminare le sale del piano terra e del primo piano; sarà per l'alternarsi di monofore e bifore (c'è una sola trifora), sarà per l'impiego di marmi variegati e dal colore caldo o per altri accorgimenti, sia all'interno, che all'esterno (anche se mi sembra che il numero delle feritoie riportate sulla monetina in corrispondenza delle torri sia un tantino maggiore rispetto alla realtà), ma l'ottuplice ripetizione delle austere facciate non dà alcun senso di monotonia.

Per niente fosca e militaresca, l'immagine esterna di Castel del Monte mi appare come la copertina invitante di un libro: cattura l'attenzione e offre un assaggio di ciò che si potrà scoprire entrando. La mia fantasia è ormai lanciatissima, non riesco e, a questo punto, né voglio fermarla, la monetina è diventata un efficientissimo mezzo di trasporto per la mia immaginazione. E infatti sono già all'interno del castello, entrandovi, al centro, mi trovo catapultato in un cortile anch'esso ottagonale: ha pareti alte e lisce, è pieno di luce che scende da un ottagono di cielo. Pur essendo impalpabile, lontano, il cielo fa parte del castello, è incluso nel suo progetto.

Sull'osservatorio del terrazzo la volta celeste si apre in tutto il suo immenso giro e già a partire dal piano terra il cielo è presente col suo richiamo che attira verso l'alto. Non posso non tener conto di chi invita, a questo punto, a dare inizio a un cammino spirituale: stando alle loro affermazioni, Castel del Monte dovrebbe esser stato concepito dall'imperatore e dai suoi collaboratori, molti dei quali provenivano anche dall'Oriente, come una specie di tempio laico. Seguendo il cammino della conoscenza universale e della purificazione interiore, gli ospiti di questa dimora erano tacitamente invitati a intraprendere un viaggio che va oltre il mondo e porta a Dio. E, sempre seguendo la mia preziosa guida, leggo che è proprio in quest'ottica che si spiegherebbe la ripetizione quasi ossessiva della forma ottagonale e che proprio il numero 8 è la chiave per "leggere" il mistero di Castel del Monte.

Ma allora, qual è la soluzione dell'enigma? Devo ammetterlo, il mio viaggio a bordo della monetina si fa sempre più interessante: forse questo castello è stato costruito per ospitare e divertire la corte? O aveva uno scopo semplicemente militare? Un attimo, qui leggo che c'è chi ha affermato che il castello è stato costruito per osservare il passo degli uccelli migratori e dar loro la caccia con il falcone, passatempo di cui Federico II era tanto appassionato ed esperto. Ma c'è subito chi interviene con forza, protestando, facendo notare che Castel del Monte è troppo ricco di simboli, troppo "pensato" matematicamente per una destinazione così limitata: più si esamina la costruzione, più si scrutano fregi, proporzioni, giochi d'ombra, più si legge dentro questo libro di pietra e più ci si accorge che tutto è stato studiato per comunicare un messaggio. Ma quale? E perché tutto questo parlare segreto, per simboli?

La spiegazione sembra essere suggerita dal fatto che gli uomini del Medioevo avevano una particolare sensibilità, che li portava a leggere una verità nascosta nella natura, nei colori, nelle forme…In secondo luogo, l'opera di governo di Federico II mirava ad armonizzare mondi, culture, religioni, saperi diversi; ammiratore della raffinata cultura araba, Federico fu altrettanto attirato dall'eredità che gli proveniva dal mondo romano: il ricco intreccio di culture diverse ispirò profondamente la sua politica tanto da voler costruire ponti culturali fra la cristianità e l'Islam, tra l'Oriente e l'Occidente. Sulla spinta di questi ideali Castel del Monte sembra esser stato identificato come il luogo di aggregazione per ricercatori amanti della verità, da qualsiasi terra o religione provenissero. Insomma, nella mente di chi ha tracciato questo progetto, l'appassionata ricerca della verità in culture diverse poteva essere l'ideale collante di un'umanità nuova e insieme una via per elevarsi a Dio, la verità somma. Castel del Monte, alla fine, diventa la Casa del Sapere.

Non so cosa pensare, questo piccolo rilievo sul Centino, la più piccola delle nostre monete europee, sta per riportarmi alla base, la mia fantasia sembra che stia per arenarsi, sarà la mia incapacità di farmi un'opinione personale del tutto scevra dalle convinzioni e dalle ipotesi altrui; tutto sembra già detto, già stabilito, già consacrato ma, chissa perché, non ne sono poi così convinto, quasi quasi, chiederò al capitano di bordo di restare ancora un poco, il mio volo di ricognizione, in fondo, è appena cominciato. Metto il centesimo in tasca, decido di mettere da parte l'immaginazione, per il momento, forse è giunto il momento di rivolgermi alla Storia, quella con la S maiuscola, sono sicuro che le sorprese che mi riserva non saranno meno stupefacenti.
   

   

©2003 Falco; disegno di Girifalco

   


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