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TORRE PAPONI, RESTI DEL BORGO
a cura di Stefano Favero
In alto: i resti del borgo di Pietrabruna. In basso, a sinistra, fra le frasche, abbandonato, un edificio di Pietrabruna; a destra, un mulino di Pietrabruna.
Posizione geografica: Torre Paponi, frazione del comune di Pietrabruna nell'entroterra imperiese, è un borgo che sorge sulla destra del Rio San Lorenzo.
Conservazione: buono lo stato di conservazione delle strutture abitate e dei carrugi. In stato di semiabbandono alcune costruzioni periferiche all'entrata del borgo.
Come arrivarci: percorrendo la strada statale Aurelia, che costeggia la riviera di ponente. All'altezza di San Lorenzo al Mare, conviene salire verso nord attraversando l'abitato di Civezza e prendere la strada per Pietrabruna fino a raggiungere Torre Paponi.
Come visitarlo: è possibile parcheggiare l'auto negli spazi all'ingresso del borgo e quindi, a piedi, muoversi al suo interno.
Fin dal XV secolo questo piccolo abitato prende il nome venne dalla famiglia Paponi (o Papone), che fuggì dall'attuale capoluogo comunale Pietrabruna per motivi non chiari e difficile conoscono. Tuttavia, secondo alcuni studiosi la fuga sarebbe da attribuire alla conquista di Pietrabruna da parte di Porto Maurizio. Comunque sia, di Torre Paponi si hanno notizie fin dal 1400, quando l'attività mercantile di Pietrabruna aveva raggiunto volumi considerevoli.
Il borgo si è sostanzialmente sviluppato intorno a due isolati sorti originariamente accanto alla chiesa e sviluppatisi attraverso una serie di edifici disposti a raggiera, seguendo il grado di pendenza del terreno. Torre Paponi conobbe il suo periodo più fiorente nel Seicento, quando furono costruite numerose abitazioni dal corpo basso e massiccio.
Da vedere è la chiesa dedicata ai santi Cosma e Damiano, progettata dai fratelli Marvaldi, coll'interno a navata unica e diversi altari laterali. Su uno di questi risalta una “Madonna del Rosario”, molto antica. In stile barocco, come la chiesa, c'è anche l'oratorio dell'Annunciazione, il quale presenta lungo le pareti l'originale posizione degli scranni scolpiti nel legno strutturale.
In questo territorio, fino a non molti anni fa, erano attivi sei frantoi ad acqua chiamati “gumbi”, che producevano olio d'oliva secondo la più antica tradizione del ponente ligure. Su uno di questi, fra l'altro tuttora funzionante, nel 1833 è stata dipinta una meridiana.
I campi che circondano il borgo, fino a pochi decenni fa, erano coltivati a lavanda ed anemoni. Ancor oggi, entrando in paese, il benvenuto viene dato da una profumeria artigianale di lavanda.
©2009 Stefano Favero.