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FORZA D'AGRò, CASTELLO
a cura di Giuseppe Tropea
scheda cenni storici architettura e topografia bibliografia video
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Sopra: panoramica del castello di Forza d'Agrò e parte del borgo sottostante; all'estrema destra l'ingresso in pietra bianca alla cinta muraria esterna del castello. Sotto: l'ingresso del castello; a destra, garitta a pianta poligonale, antistante la sommità del colle che ospita la fortezza.
Cronologia: Fortilizio normanno probabilmente edificato su di una struttura di epoca precedente.
Unità di paesaggio: Peloritani sud-orientali, collina a 420 m. s.l.m.
Attestazioni documentarie: epigrafe monumentale presso la sommità dell'ingresso principale datata al 1595.
Magre le notizie storiche riguardanti l'abitato. Nel 1117 Agrilla è attestato alla maniera di casale. Nel XIV secolo l'abitato risulta protetto da una cinta muraria. Le fasi costruttive della fortezza principiano nel XII secolo: si ritiene che in epoca normanna sia stato eretto il nucleo principale della fortezza, su ruderi di epoca più antica (un kastron bizantino?). Filoteo degli Omodei, nel XVI secolo, descrive già in rovina il castello di Forza d'Agrò. Solo nel 1595, come è possibile apprendere dall'iscrizione ancora esistente sulla sommità dell'ingresso principale, la fortezza è oggetto di ingenti restauri. V. Amico, nella metà del XVIII secolo, racconta dell'esistenza di "vestigia dell'antica fortezza". Nella seconda metà del XIX secolo parte della chiesa e dell'area del castello vengono adibite a cimitero. Secondo una notizia del Bottari, durante la prima metà del XX secolo si saccheggia il castello per ricavarne materiale da costruzione.
Immediatamente ai piedi della rocca, ove sorge la fortezza, si stendono i cospicui resti dell'antico abitato di Forza d'Agrò. Di possibili origini medievali, esso è, in linea di massima, formato da piccole abitazioni, edificate su due piani e all'interno divise, per ciascun piano, in due semplici vani. In alcune di esse è ancora possibile distinguere il forno a legna, costruito in muratura ed utilizzato soprattutto per la cottura del pane. Il villaggio si è conservato fino ad epoca contemporanea nella sua configurazione seicentesca e giace, tranne una singola e rara eccezione, del tutto abbandonato dalla popolazione, la quale ha preferito insediarsi poco più a valle, probabilmente in conseguenza del devastante terremoto del 1693. Il piccolo abitato, rispetto ad altri casi del genere, si presenta come esempio unico di conservazione, per quanto a volte ignorato dalle autorità preposte alla necessaria conservazione, al fine di tramandare ai posteri siffatto patrimonio culturale di inestimabile valore. L'imponente mole del castello si adatta perfettamente alle asperità di quella rupe, sulla quale è stato edificato. In realtà il borgo è difeso da un'appendice del castello, che si identifica con una torre costruita su di uno sperone di roccia calcarea. Essa ha pianta poligonale irregolare e su ogni parete si aprono saettiere, attraverso le quali il piccolo ambiente risulta sufficientemente illuminato.
Alla fortezza si accede mediante una lunga scalinata, che conduce all'ingresso principale del grande fabbricato, sulla sommità del quale trovasi la sopramenzionata iscrizione cinquecentesca. Varcato il cancello si accede alla cerchia muraria esterna, solo in parte recentemente restaurata. Subito è possibile notare un congruo numero di deposizioni tombali che aumenta man mano che si procede in direzione del secondo ingresso, attraverso il quale si accede alla parte centrale del castello. Dopo una breve scalinata si giunge ad un ampio spiazzo invaso da sepolcri databili a partire dal XIX secolo. Il recinto murario è vasto, la muratura spessa e consistente. Ancora una volta la maestria degli artigiani ha permesso di adattare l'intero complesso alle asperità della roccia. Purtroppo è ormai impossibile ricostruire i corpi di fabbrica compresi all'interno dei circuiti murari. I ruderi superstiti fanno quasi interamente capo alla bella chiesa del Crocifisso. La torre campanaria di questo edificio sacro, attualmente in continuo rischio di crollo, presenta sulla sommità quattro aperture con archi, delle quali se ne conservano tre. La parte occidentale della chiesa è completamente obliterata da un edificio sacro di epoca più recente ad unica navata, che possiede una copertura lignea, rivestita all'esterno da coppi in laterizio. La fronte della chiesa del Crocifisso possiede un portale d'ingresso con sovrastante finestra quadrangolare. Ancora numerose sono le cisterne, fondamentali per l'approvvigionamento idrico della guarnigione militare, un tempo di stanza nella fortezza. In ultimo è possibile distinguere, nei pressi della parte sommitale del castello, quella che la tradizione vuole che un tempo fosse la polveriera dell'intero complesso fortificato. Non esiste prova, però, che ne confermi la tradizione.
Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56; Bottari S., Forza d'Agrò, Messina 1929; Bresc H., Motta, Sala, Pietra: un incastellamento trecentesco in Sicilia, in "Archeologia Medievale", II, 1975, pp. 428-432; Duro C., La valle d'Agrò, Verona 1987.