a cura di Danilo Tancini
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Il rosone
L'esterno
La facciata di San Fedele, rifatta ex novo all’inizio di questo
secolo nella sua struttura globale, si presenta neoromanica. è
monocuspidale
con un corpo aggettante sulla destra. Caratteristica la decorazione degli
archetti rampanti. Oltre al rosone, notiamo il portone centrale e quello
laterale che culminano con una decorazione a mosaico realizzata nel nostro
secolo (1968) dalla pittrice Elena Mazzeri Il campanile fu probabilmente costruito quando fu edificata la
Basilica, ma a causa di un forte terremoto nel 1117 crollò in parte per essere
ricostruito nel 1271. A causa del terreno argilloso non si riuscì mai a trovare
una soluzione stabile e decisiva, tanto che negli anni 1903-1907 essendosi
pericolosamente inclinato fu demolito fino ad un’altezza di m. 11,90 e da lì
ricostruito. Attualmente si presenta come un tipico campanile romanico a pianta
quadrata isolato dalla Basilica, ritmato in quattro ordini di archetti con
aperture a trifore, bifore e monofore. La parte esterna del complesso che suscita il maggior interesse però,
è quella che dà sulla via Vittorio Emanuele. Le absidi erano in origine tre, e
le due laterali erano ricavate in spessore di muro, quindi non apparivano
esternamente. L’absidiola meridionale, come già detto, scomparve nel Settecento per far posto alla sacrestia, mentre l’abside settentrionale è un
rifacimento della fine dell’Ottocento. La parte esterna dell’abside maggiore
è divisa in cinque parti da quattro colonne addossate (l’ultima parte verso
sud è inglobata nella sacrestia). è
divisa in tre piani cui corrispondono
tre ordini di aperture: in quello inferiore si aprono delle finestre rotonde,
una per scomparto; nel piano intermedio delle finestre monofore (le tre centrali
sono state rifatte alla fine dell’Ottocento) sormontate al sommo del piano da
una fascia di archetti. Il terzo piano è percorso da una galleria costituita da
una serie di vani coperti a botte che si affacciano all’esterno. Molto interessante è il portale cuspidato, detto anche portale
del drago, che si trova a destra dell’abside. è
eccentrico a sinistra a
causa di un muro sbieco interno alla Basilica, residuo di un’interruzione
della fabbrica della Basilica stessa, dovuta alla presenza di un fabbricato
preesistente di cui ha inglobato l’angolo. Il portale presenta
bassorilievi medievali soggetti a diverse interpretazioni. Secondo l’ipotesi
più comune, sulla sinistra in alto si vede un angelo che sostiene per i capelli
il profeta Abacuc con i cestelli dei viveri per Daniele; sotto un tempietto con
Daniele in trono nella fossa dei leoni. A destra, uno sviluppo di vegetazione si
sviluppa da un volto maschile sferico e più in basso una chimera che azzanna un
drago ed è a sua volta azzannata da un altro drago. Secondo un’altra ipotesi, l’uomo assiso in trono è il Salvatore o il Patrono della città; il soglio rappresenterebbe la dignità e l’atto benedicente della mano destra la sacra autorità. Il personaggio in alto, sorretto per i capelli da un angelo, indicherebbe la redenzione dell’anima mediante il battesimo, contrapposta alla scena dell’anima sconfitta dal potere del demonio effigiata sotto con fiere selvagge. Molto difficile stabilire l’epoca di esecuzione dei bassorilievi, e ancor di più il tempo in cui essi furono collocati al posto attuale. Generalmente si oscilla con la datazione tra la fine del secolo XI e la metà del XII. Collocandosi in fondo alla Basilica, nella navata di destra per chi guarda l’altare, ci si trova nella Cappella della Madonna della Neve, di San Rocco e di San Sebastiano. La cappella presenta una volta rivestita da una decorazione barocca composta da quattro medaglioni trilobi disposti attorno ad un piccolo medaglione centrale. I medaglioni, sorretti da putti, sono affrescati con figure angeliche. Arricchisce la cappella un trittico affrescato nel 1504 da Giovanni Andrea de Magistris, raffigurante la Madonna in trono affiancata da san Sebastiano e da san Rocco. Proseguendo nella navata, sulla destra troviamo la Cappella del
Beato Innocenzo XI (al secolo Benedetto Odescalchi), papa comasco di cui la
Basilica conserva alcune reliquie. Nella stessa cappella si trovano: un volto di
Gesù Bambino e, sulla sinistra, un sant'Andrea Avellino. Proseguendo per la
navata, incontriamo il piccolo altare della Madonna delle Grazie, in
stile rococò. L’affresco raffigurante la Vergine è databile al secolo XIV.
Molto interessante è il leone che fa da acquasantiera e che risale alla chiesa
paleocristiana di Sant'Eufemia. Rappresenta una fiera che tiene per le zampe
anteriori una figura maschile inginocchiata. Lasciando sulla destra il grande Crocefisso, torniamo al centro della Basilica dove, a destra, è la Cappella del Crocefisso. L’affresco del catino rappresenta la gloria del Paradiso; purtroppo parte degli affreschi è andata perduta a causa di infiltrazioni d’acqua. L’altare maggiore, che a prima vista può sembrare un’opera
unitaria, è in realtà un aggregato di numerosi pezzi; di notevole valore i sei
candelabri barocchi lignei. Riprendendo il cammino a sinistra dell’altare, troviamo la vasca battesimale costituita da un monolito di stile barocco scavato a mano. Il muro divisorio è decorato da una serie di affreschi medievali.
In basso sulla destra è una Vergine, vista frontalmente, entro una mandorla
retta da quattro angeli: l’iconografia è insolita in area occidentale, e
presenta analogie con un affresco nel battistero di Riva San Vitale, in Svizzera,
del secolo XII. La Cappella della Madonna, nelle linee generali, risponde a
quella opposta del Crocefisso. La mensa dell’altare è sostenuta da un
sarcofago contenente il corpo di santa Giuliana vergine e martire traslato dalla
chiesa di San Pietro in Atrio nel 1799. Notevoli sono gli affreschi del catino
che decorano le pareti. Da sinistra: lo sposalizio della Vergine, la Natività,
l’annuncio ai pastori, l’Adorazione dei Magi. L’affresco del catino che ha
per soggetto l’Assunzione della
Vergine, si caratterizza per la concezione, la
colorazione e l’armonia delle parti. Ai fianchi del sepolcro aperto della
Vergine, sono disposti personaggi dell’Antico e del Nuovo Testamento, con
discepoli e apostoli che ammirano la Vergine salire nella gloria. Sopra si apre
un vasto cielo ove aleggiano angeli fino ai lati estremi del catino; nel mezzo,
sopra il sepolcro, un angelo sostiene un nastro su cui è scritta la frase
biblica «Currus Dei ascendit super accasum» applicata alla Vergine
Assunta. In alto nel cielo Maria. Proseguendo la visita, nell’ambulacro di sinistra troviamo una
suggestiva rappresentazione del Purgatorio e un
leone che sorregge un capitello
di origine romana scavato ad acquasantiera. Il leone ha un soggetto diverso da
quello descritto più sopra; qui la figura umana cavalca la fiera e non ne è
prigioniera. Probabilmente, nella simbologia medievale, la fiera era il demonio
che teneva imprigionato l’uomo prima che si accostasse a Dio (primo leone),
poi imprigionato da lui dopo chi vi si è accostato (secondo leone).
Fonti: La Basilica di San Fedele in Como, a cura del Centro Culturale San Fedele Como; Italia romanica. La Lombardia, testo di Sandro Chierici, ediz. Jaca Book, 1984
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