a cura di Giuseppina Deligia
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San Mamiliano di Simassi: la facciata. In basso, a sinistra: la zona absidale; a destra, il fianco meridionale.
La nostra chiesa è collocata sull’altura denominata su
Cunventu, ormai raggiunta dall’abitato alto di Samassi. La zona conserva tracce d’insediamento dal periodo preistorico sino a
quello bizantino, come dimostra l’esistenza di un’area cimiteriale
e di una tomba a camera su cui s’impiantò la chiesa. Del titolo sancti Mamiliani de
Simassi si ha una menzione risalente al 1118, che lo indica
appartenente al monastero camaldolese di S. Mamiliano dell’isola di
Montecristo. Appare evidente come le attuali forme della chiesa non
siano compatibili con una data così alta e, di conseguenza, che la
chiesa originaria dovette essere ricostruita in un secondo momento (Delogu
1953, p. 190). Purtroppo non possediamo alcuna notizia
sulla fabbrica romanica, che reimpiega due marmi scultorei
mediobizantini (seconda metà del X secolo) ed è ascrivibile alla
seconda metà del XIII secolo. L’aula ha un’unica navata, absidata a sud-est e coperta con tetto
ligneo. Il telaio strutturale è dato (in facciata e nei fianchi) da
zoccolo a scarpa sgusciata, larghe paraste angolari, lesene di
partizione ed una teoria di archetti pensili a tutto sesto e doppia
ghiera sottile sorretti a mensole sgusciate, ornate geometricamente
oppure semplicemente modanate. Sulla facciata, divisa in tre specchi da lesene ed ornata da una teoria di dieci archetti che corre parallela al frontone, s’innalza il campanile a vela (sotto cui s’apriva una bifora oggi tamponata). Sopra la lesena sinistra è tessuto nel paramento un concio scolpito con reticolo di stelle ad otto raggi, che riprende temi decorativi arcaici (come quello presente in S. Pantaleo di Dolianova) nella gamma di variazioni dell’ornato a punte di diamante, che può individuarsi in altre punte dell’esterno. Nello specchio centrale si apre un portale con architrave monolitico poggiante su stretti capitelli fitomorfi e con arco di scarico sopraccigliato, che s’imposta su protomi antropomorfe con particolare caratterizzazione fisionomica: fronte sfuggente, con rade incisioni che suggeriscono i capelli, orecchie molto piccole e rotondeggianti, occhi ellittici che non segnano la pupilla, naso appiattito ed enormi labbra carnose. Nella testa di sinistra, sferoidale rispetto all’altra piriforme, le labbra dischiuse lasciano intravedere minuscoli denti appuntiti. Lungo lo stipite sinistro si può notare un frammento di pilastrino
d’iconostasi mediobizantina, con ornato a croce potenziata su
grappolo d’uva e rosette baccellate. Allo stesso marmo forse
appartiene l’altro frammento rimpiegato nel portale del fianco
settentrionale, della stessa forma ma con elaborati capitelli a doppia
corona di foglie d’acanto e caulicoli. Nello stesso fianco si
possono vedere alcuni archetti ogivali. In entrambi i fianchi si
aprono tre monofore centinate a doppio strombo. La zona absidale presenta in alto un’ampia monofora ed ai lati il
rincasso di due specchi larghi quanto un unico archetto. Nell’abside
è nuovamente presente, come unica decorazione, la teoria di archetti
(in numero di quindici); in essa si aprono tre monofore centinate a
doppio strombo. L’apparato murario, in conci di medie pezzatura tagliati nella tenera trachite di Serrenti, presenta ben visibili i segni degli eccessivi rifacimenti risalenti ad un recente intervento di restauro.
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©2007 Giuseppina Deligia, testo e immagini. Vietata la riproduzione non autorizzata.