a cura di Giuseppina Deligia
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San Lorenzo, esterno ed interno.
La chiesa sorge sopra una modesta altura da cui domina l’abitato di
Silanus. La facciata è delimitata da due paraste d’angolo che sorreggono una
cornice a sguscio che divide la parte inferiore dal frontone su cui si
erge un campanile a vela con due celle campanarie a tutto sesto. Sempre da queste paraste parte una teoria di sette archetti a tutto
sesto e a doppia ghiera poggianti su mensole variamente decorate. Al centro si apre il portale (rialzato di due gradini) con architrave
monolitico, arco di scarico a sesto acuto e lunetta in trachite rosa. Sul lato destro, impiantato su un basso zoccolo a scarpa, corre lungo il
terminale del tetto una teoria di diciotto archetti a tutto sesto e a
doppia ghiera (il decimo a tripla) sempre sostenuti da mensole
variamente decorate. Sotto la nona e diciassettesima mensola si aprono due monofore a
feritoia; mentre all’interno del campo del dodicesimo archetto è
visibile una protome umana in scura trachite col mento (di restauro)
in bianco calcare. Anche il lato sinistro è decorato da una teoria di diciotto archetti
del tutto simili a quelli appena descritti. Su questo lato, oltre alle due monofore a feritoia, si aprono anche due
porte rettangolari, oggi murate semplicemente con del cemento che
contrasta notevolmente con la scura trachite del paramento murario. Sempre da questa parte (ma anche lungo le falde inclinate del tetto in
tribuna e nelle cornici ai lati dell’abside) la cornice presenta
alcuni frammenti (purtroppo pochi) con un’ornamentazione a foglioline
lanceolate a due punte, con bordo e nervatura interna
rialzati, tempestate, come il fondo, di minute perline «…
dei quali è stata rilevata la somiglianza con altre simili della
chiesa di S. Chiara ad Iglesias, eretta sul finire del XIII secolo…»
(Delogu
1953, p. 141). Anche nell’abside troviamo una teoria di archetti, precisamente sei, a
doppia ghiera sostenuti da peducci. È da notare la particolarità del quarto peduccio, partendo da
sinistra, che mostra una decorazione a foglie da cui spunta una
testolina umana caratterizzata dal grosso naso. In posizione assiale si apre una monofora centinata a doppio strombo. Al centro del frontone si apre una luce cruciforme. L’interno ad aula unica termina ad est con l’abside semicircolare
coperta da semicatino, ed ha una copertura a capriate lignee (di
rifacimento). Sul lato destro sono tuttora visibili le tracce di affreschi considerati
trecenteschi. Il primo
affresco, partendo dall’ingresso, raffigura
l’immagine di una santa, posta frontalmente e a mani giunte, che si
staglia su uno sfondo rossastro. Il secondo nucleo è costituito da più affreschi con diverse figure; al
centro si staglia quella più alta contenente l’immagine
di S. Cristoforo che regge il bastone e porta sulle
spalle il Bambin Gesù (privo della testa), e ha i piedi immersi
nell’acqua, resa attraverso strisce ondulate bianche e azzurre, ove
sono raffigurate diverse specie di pesci, tra cui anche un granchio. Tutta la rappresentazione, priva della parte superiore, è incornicia in
modo analogo all’altro affresco. Date le analogie che quest’edificio presenta con le chiese cistercensi
di Sindia si è ritenuto, a partire dalla Serra (1984, p. 412), che esso appartenesse ad una grangia cistercense per lo
sfruttamento delle cave di calcare già utilizzate in epoca romana (e
ancora oggi). Silanus fu un certo molto importante del giudicato di Torres e faceva
parte della curatoria del Margine, formata pressappoco dal territorio
degli attuali comuni di Birri, Bolotana, Borre, Bortigali, Dualchi,
Lei, Macomer, Noragugume, e, appunto, Silanus. I
cistercensi in questa zona possedevano vasti territori sin dai primi
anni della seconda metà del XII secolo, e la splendida chiesa di S.
Lorenzo fu costruita, a quanto pare, proprio in questo periodo.
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©2005 Giuseppina Deligia, testo e immagini. Vietata la riproduzione non autorizzata.