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GLOSSARIO RAGIONATO DELLE OPERE DI FORTIFICAZIONE

a cura di Ester Lorusso, con la collaborazione di Alfredo Magnatta

 

Fig. 1. Canosa di Puglia (Bari): veduta aerea dei resti del castello.


Significato

Insieme delle strutture difensive erette, nel caso specifico in Italia, a partire dal VI secolo, dall’antica popolazione scandinava dei Longobarden per difendere il proprio dominio dall'attacco dei Bizantini (ai quali avevano sottratto gran parte dei territori) e dalle incursioni di altre popolazioni intenzionate a conquistare la Penisola da più fronti.


Origini ed evoluzione storica

Noti sin dal I secolo a.C. per l'indole bellicosa, i Longobardi inizialmente vivono di pastorizia in villaggi non fortificati. Successivamente si spostano dall'originaria terra danese verso l'Europa centrale dove, in bande sparse di guerrieri, prendono parte a razzie e saccheggi insieme con altre popolazioni autoctone come i Sarmati ed i Germani.

L'ingresso nella "grande" politica avviene a cavallo tra il V ed il VI secolo, con la permanenza in Boemia ed il susseguirsi di eventi che consentono loro di entrare nel campo di azione dei Bizantini (futuri acerrimi nemici) per i quali combattono, come mercenari, in alcune province dell'Italia settentrionale.

Proprio a partire dal VI secolo (e più precisamente nel 568) comincia ufficialmente la conquista longobarda della Penisola, durata soli sette anni ma caratterizzata da saccheggi, devastazioni, pestilenze e scontri sia con i Bizantini che con i Franchi.

Con la nuova dominazione numerose località vengono quindi dotate di un castrum, in questo caso un castello o una rocca, in sostanza un vasto edificio adibito a dimora feudale e circondato da mura e torri, a capo del quale viene posto un “gastaldo”. Infatti prima del secolo XI non esiste un centro di "gastaldato" (cioè una circoscrizione amministrativo-militare) senza il suo castello, in quanto l’influenza longobarda non determina strutture feudali tali da rendere necessario un incastellamento.


Caratteristiche costruttive

La scarsa presenza di tracce materiali di fortificazioni attribuibili con certezza ai Longobardi è imputabile deriva dal fatto che il loro intervento nell’edilizia munita si limita quasi ovunque all’affidamento di incarichi a maestranze locali che sono libere di realizzarli secondo le proprie tradizioni.

Ad esse vengono, quindi, commissionati tutti i tipi di lavori edili, suddivisi in dieci precise categorie di opere e retribuiti sulla base di un corrispettivo che non tiene conto della tipologia costruttiva né edilizia, ma solo delle dimensioni (calcolate in "tegole", da 42 x 55 cm a 41 x 61 cm) e della destinazione d’uso della costruzione.

Dall'analisi di tali generi di lavoro retribuiti a magistri comancini e magistri murarum si ricava, quindi, che i Longobardi utilizzano (anche per le opere difensive): coperture voltate o piane in legno; murature realizzate con conci squadrati o di grandi dimensioni o con conci piccoli o irregolari; infine superfici intonacate solo in taluni, limitati casi.


Esempi

Rarissimi sono i casi di fortificazioni longobarde ancora visibili, quasi ovunque cancellate da secoli di azioni di guerra o inglobate in strutture difensive di epoca successiva.

Tra le prime città dell'Italia settentrionale ad essere conquistate, al principio del VII secolo, compaiono Cremona, Mantova e Pavia, le cui originarie fortificazioni longobarde sono state quasi completamente distrutte - a Verona, ad esempio (figg. 2-3) - o private di elementi che ne consentano una sicura individuazione.

In Campania, molte fortificazioni di età longobarda sono state inserite in strutture castellari di età più tarda - è il caso del castello dei Sanseverino a Mercato San Severino (Salerno) (fig. 4), nella sua parte più antica datato all'età longobarda, e di quello di Sant'Angelo dei Lombardi (Caserta) (fig. 5), risalente alla metà del secolo IX - o sono oggi ridotte a ruderi, come nel caso del castello di Sarno (Salerno) (fig. 6), costruito dal longobardo Arechi II tra 758 e 786. Famoso è il Ducato di Benevento, teatro di numerosi scontri specie con i Bizantini arroccati nei territori di Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. In quest'ultima regione, in particolare, si distinguono, tra le località più importanti strategicamente, il castello di Sant'Agata di Puglia nel Foggiano (figg. 7-9), e quello, ormai semidistrutto, di Canosa di Puglia nel Barese (fig. 1 e figg. 10-12), potenziato per volontà esplicita dei Longobardi e mai espugnato dai Saraceni.


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Figg. 2-3. Il trecentesco Castelvecchio di Verona: in un banchetto nella precedente struttura castellare di Verona il re longobardo Alboino, marito di Rosmunda, avrebbe brindato in una coppa ottenuta dal cranio di Cunimondo.

   

Figg. 4-6. Nell'ordine, i castelli di Mercato San Severino (Salerno), Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino), e Sarno (Salerno).

   

Figg. 7-9. Il castello di Sant'Agata di Puglia (Foggia): a sinistra, com'è oggi; nelle altre due immagini, resti della precedente fortificazione.

   

Figg. 10-12. Resti del castello di Canosa di Puglia (Bari).


Indicazioni bibliografiche

Cilento M., Le origini della signoria capuana nella Longobardia Minore, Roma 1966.

Guillou A., Longobardi, Bizantini e Normanni nell’Italia Meridionale: continuità o frattura, in Il paesaggio dal dominio bizantino allo stato normanno nell’Italia Meridionale, Atti del II Convegno internazionale di Studi su civiltà rupestre medioevale nel Mezzogiorno d’Italia (Taranto-Mottola 1973), a cura di C.D. Fonseca, Taranto 1977.

   

  

©2004 Ester Lorusso

   


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