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a cura di Vito Bianchi



MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO BROCCHIERI, Cristiani in armi, Editori Laterza, Roma-Bari 2006, pp. 211, euro 16,00.

    
Il concetto di “guerra” ha per lunghi tratti accompagnato la storia del cristianesimo. Ne fornisce ampia dimostrazione il saggio della Fumagalli Beonio Brocchieri. Il volume è tessuto sul contrappunto fra le idee che nel pensiero cristiano hanno giustificato la guerra e quelle che, invece, hanno favorito la pace. L’”inghippo” sorse con l’imperatore Costantino, che riconobbe il cristianesimo quale religione dominante: due anni dopo la sua vittoria al Ponte Milvio, il concilio di Arles decretava l’allontanamento dalla comunione per chi abbandonava l’esercito. Scompariva, così, l’incompatibilità fra fede cristiana e servizio militare. Per il cristiano, la guerra diverrà allora non solo accettabile, ma anche meritoria e persino santa, quando il nemico sarà un pagano o un eretico.

Il nucleo del libro ruota attorno al Medioevo e ai secoli in cui, di fronte alla legittimazione delle soluzioni belliche da parte della Chiesa istituzionale, contro i conflitti armati si levavano voci sovente marginali o tacciate d’eresia, come quelle di un John Wycliff, maestro di logica e teologia all’università di Oxford, o dei Lollardi suoi seguaci, e di un Marsilio da Padova (XIV secolo) o di un Nicola Cusano (XV secolo).  Imprese titaniche, le loro: a parte la santificazione dei conflitti impartita dalla Chiesa di Roma e dai vari suoi papi, lo stesso Antico Testamento trabocca di episodi in cui la guerra si configura come cosa buona e giusta, essendo combattuta da uomini ispirati da Dio quali Abramo, Mosè, Giosuè, Sansone, Gedeone o Davide.

Si faccia attenzione, ad esempio, a Deuteronomio 7, dove si afferma testualmente: «Se ti avvicinerai a una città per combattere contro di essa la inviterai alla pace… Se non farà pace con te cingila d’assedio. Il Signore Dio tuo te la darà in mano: allora passa ogni maschio a fil di spada ma le donne, i bambini, le bestie e tutto ciò che ci sarà nella città prendilo per te e mangia la preda che il tuo Signore ti ha dato… Nelle città che il Signore tuo Dio ti dà in eredità non lasciare nessuno in vita ma votali tutti allo sterminio… Demolite i loro altari, spezzate le loro stele, bruciate le loro sculture… Il Signore tuo Dio darà queste nazioni in tuo potere e le scompiglierà grandemente fino  distruggerle».

Non facevano così anche i Mongoli di Gengis Khan, che per di più non avevano nemmeno troppa dimestichezza coi precetti cristiani?

     

     

©2007 Vito Bianchi

Volumi per recensioni a: Vito Bianchi, via del Calvario 1, 72015-Fasano (BR).

     


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