La cittadella abbandonata di Santo Niceto ricade nel territorio di Motta San Giovanni, nel Reggino. Di quella che nel Medioevo dovette essere una munita fortificazione resta il circuito murario, a bordare un’altura lunga 180 x 55 metri. Un unico accesso introduceva al cuore del fortilizio, dove si addensavano gli edifici residenziali, un torrione centrale e una cappella absidata. Tutt’intorno alla collina si distribuiva una catena di tempietti cristiani. Le cronache del Medioevo segnalano per la zona un kourator per il 1050, ma solo per la prima età angioina alludono esplicitamente a un castrum Sancti Niceti, governato da un castellano-scutifer, e presidiato da una decina di armigeri. L’insediamento ha comunque origini ben più antiche, come stanno confermando delle recenti indagini archeologiche. E ai risultati delle nuove campagne di scavo si è ora unita l’analisi storico-architettonica di Francesca Martorano. Coordinando vari contributi scientifici, la curatrice del volume ha compiuto una ricognizione delle emergenze di Santo Niceto, distinguendo una sequenza cronologica relativa che, in quattordici fasi, evidenzia le trasformazione subite dalla fortezza dal X-XI fino al XV secolo. L’apparato difensivo dovette sorgere, presumibilmente, dalla necessità di scongiurare le scorrerie degli Arabi, alla vigilia dell’arrivo dei Normanni. Ma, in realtà, le fonti della tarda età bizantina non paiono contenere alcun riferimento a un incastellamento. Spetterà dunque al prosieguo degli scavi archeologici cercare di fornire ulteriori risposte ai come, ai quando e ai perché annidati nella storia del castello di Santo Niceto.

©2002 Vito Bianchi

Volumi per recensioni a: Vito Bianchi, via del Calvario 1, 72015-Fasano (BR).

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