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MEDIOEVO E MEDICINA |
a cura di Raimondo G. Russo |
Premessa - 1. Alcuni cenni storici - 2. La medicina barbarica - 3. La CHIESA E LA MAgia - 4. La medicina e la chirurgia - 5. EPIDEMIE - 6. APPROFONDIMENTI E CURIOSITà |
I.
STORIA
Con la decadenza dell'Impero romano, venne meno anche la manutenzione degli acquedotti che assicuravano il rifornimento idrico collettivo delle città.
I
monasteri utilizzavano le antiche tecniche per l’approvvigionamento
idrico, quali tubazioni in argilla inserite in una gettata di malta (2°
quarto del XIII secolo). L’acqua
doveva arrivare nelle fortezze e nei castelli anche in caso di assedio. Per
questo motivo prevalgono i pozzi a carrucola (per l’acqua delle falde),
cisterne per l’acqua piovana e condutture per le acque naturali o di
sorgente. Tale
approvvigionamento era affidato ai Comuni o poteva esistere un sistema
privato. Solo pochi privilegiati avevano il permesso di attingere alle
tubature pubbliche e trasportare l’acqua era un lavoro svolto da donne e
servitori. |
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Bagno |
I
lavori che producevano sporcizia dovevano essere fatti a pozzi secondari.
II. DIFFUSIONE NELLE CITTà
Nel
Medioevo sempre più gente cominciò a trasferirsi nelle città, contribuendo
così allo spopolamento delle campagne. Fu così che le città si riempirono di
gente e anche ovviamente di rifiuti.
Nelle città i pozzi individuali e l'acqua conservata a cielo aperto facevano aumentare i rischi igienici della popolazione, aggravati dalla diffusa credenza medica che il bagno non fosse salutare, tanto che gli stessi ricchi, i nobili e perfino i re si lavavano assai raramente.
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Chi
sporcava i pozzi nel Medioevo veniva punito duramente. L'accusa di aver
avvelenato i pozzi nel XIV e XV secolo diede luogo ad atti di violenza contro
gli ebrei e i lebbrosi.
Il Colera è una malattia proveniente dal Medio
Evo»,
lasciò
scritto Hugo Blanco sul bi-settimanale "Sozialistische Zeitung”. «Il
fatto che riappaia nelle terre molto povere ove l’acqua potabile è
contaminata da germi lo
dimostra»,
ed inoltre: «Chiunque sia sufficientemente nutrito non muore
di colera. Ma chi muore è denutrito. Per cui: il Colera è una malattia
dei poveri». |
Gli
appartenenti al genere Vibrio sono comuni abitanti delle acque superficiali (sia
marine che dolci)
Il
medico-poeta veronese italiano Gerolamo Fracastoro
(1478-1553) [32]
suggerì in De
contagione et contagiosis morbis (1546) l'esistenza di vettori di
contagio: egli aveva infatti osservato che la malattia si trasmetteva
sia per contatto diretto tra i soggetti (contactu),
sia attraverso corpi (per fomitem), sia a distanza (ad distans). Egli
introdusse così l'idea di «germi di contagio», piccoli germi
vivi, cioè microrganismi capaci di causare le malattie. |
Fino alla scoperta degli agenti patogeni la scienza non ha dato
molta importanza all'acqua come veicolo di infezioni. Il consumo di acqua
limpida e buona per il palato era ritenuto assolutamente innocuo.
III.
PATOLOGIA
Il
colera è una malattia infettiva acuta gastroenterica grave, causata dal ceppo
tossigeno di Vibrio cholerae
[33], batterio che vive nell’acqua attaccato ad alghe o a piccoli crostacei. Da
questo ambiente, in particolari condizioni, il germe può essere trasmesso
all’uomo attraverso l’acqua o il cibo contaminati. Si
tratta di una malattia a trasmissione oro-fecale (il batterio viene eliminato
con le feci dall'uomo, contamina l'ambiente, l'acqua, gli alimenti, e contagia
nuovi individui quando introdotto con gli alimenti o l'acqua). Il vibrione può
sopravvivere a lungo, fino a 14 giorni, in alcuni cibi (crostacei).
Un soggetto in buona salute può presentare ipotensione entro un'ora dalla comparsa dei sintomi e morire entro 3 ore.
Il genere Vibrio è costituito di batteri gram-negativi dalla forma di cilindro diritto od incurvato. Tali batteri sono mobili grazie alla presenza di un “flagello polare”.
Vibrione del colera
La
malattia, dopo un periodo di incubazione di 1-5 giorni, si
La
caratteristica del colera è la diarrea acquosa che può essere di vario grado,
da lieve a gravissima e può causare in questo caso una disidratazione estrema:
nei casi gravi i malati potevano perdere anche un litro di liquido per ora e la
morte poteva verificarsi entro poche ore, con un tasso di letalità di oltre
50%.
Gli alimenti a maggior rischio sono i frutti di mare o comunque il pesce, ingeriti senza adeguata cottura; la verdura, la frutta, l'acqua da bere e le bevande prodotte con acqua inquinata.
La
trasmissione si verifica perché il vibrione, eliminato con le feci, non viene
distrutto, per carenze del sistema di depurazione dei liquami o di
potabilizzazione dell'acqua, per cui può arrivare all'uomo sano, attraverso gli
alimenti e le bevande. è più rara, ma possibile, la trasmissione da malato a sano nelle condizioni di
scadente igiene personale.
La perdita di fluidi ed elettroliti porta a:
disidratazione, anuria, acidosi e
La perdita di potassio (elettrolita) può determinare alterazioni della
Nel 1973 l'assemblea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha eliminato dai regolamenti internazionali la possibilità di richiedere la vaccinazione anticolerica per l'ingresso in una nazione.
SALVIA (Salvia officinalis) Gli antichi botanici e medici Greci (Teofrasto
Dioscoride e Ippocrate) avevano |
L’epidemiolgia [34] è stata utilizzata per meglio identificare e catalogare le varie malattie.
I Paesi più soggetti (2002)
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32 Dal De contagione et contagiosis morbis (1546) di Gerolamo Fracastoro: «Esistono, a quanto pare, tre tipi fondamentalmente diversi di contagio. Il primo infetta solo per contatto diretto. Il secondo opera nello stesso modo, ma lascia inoltre "fomiti", e questo contagio può spandersi per mezzo di tali fomiti, come ad esempio la scabbia, la tisi, le macchie maligne, l'elenfantiasi e simili (parlando di fomiti intendo indumenti, oggetti di legno e cose di tal sorta che, pur non essendo corrotte di per se stesse, possono nondimeno preservare i germi originali del contagio, e infettare per mezzo di essi). In terzo luogo, esiste un tipo di contagio che non solo si trasmette per contatto diretto o per mezzo di fomiti, ma anche infetta a distanza; ad esempio le febbri pestilenziali, le etisie, certi generi di oftalmia, l'esantema del genere detto variolae [il tifo], e simili. Questi differenti contagi sembrano ubbidire a una certa legge; invero quelli che portano il contagio ad un oggetto distante, infettano sia per contatto diretto che per mezzo di fomiti; quelli che sono contagiosi per mezzo di fomiti lo sono anche per contatto diretto; non tutti sono contagiosi a distanza...».
33 Filippo Pacini (1849-1883), allievo della Scuola Medico-Chirurgica di Pistoia e poi professore di Anatomia ed Istologia presso l'Istituto di Studi Superiori di Firenze, scoprì nel 1854 il vibrione del colera.
34 L'epidemiologia può essere definita come lo studio delle malattie di qualsivoglia origine a livello di insiemi di individui (ovvero a livello di popolazioni). Tale studio riguarda la popolazione nella quale insorge la malattia oggetto di studio. Essenzialmente l'epidemiologia si occupa di raccolta di dati, della loro elaborazione con opportuni metodi matematico-statistici, della valutazione dei parametri ed indicatori così ottenuti ed infine della loro analisi. Tale analisi vuole identificare i vari possibili fattori eziologici ed il loro peso ed apporto nel determinare la comparsa, la diffusione, la distribuzione, la frequenza, l'evoluzione di una data malattia.
I fattori
possono essere di tipo medico ma anche di tipo geografico, economico, sociopolitico.
Risulta evidente che le epidemie e le malattie infettive sono uno dei campi principali di indagine per l'epidemiologia. Si suddivide usualmente l'epidemiologia in due settori: descrittiva ed analitica.
Alcuni degli indicatori più frequenti sono:
- Tasso di mortalità (annua, per classe di età, per sesso e per età, per causa).
- Prevalenza (numero di casi di una data patologia nella popolazione).
- Incidenza (numero di nuovi casi).
©2006 Raimondo G. Russo