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MEDIOEVO E MEDICINA |
a cura di Raimondo G. Russo |
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Fonti bibliche
«Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta»,
disse il Signore a Mosé. «Chiunque
dopo essere stato morso lo guarderà resterà in vita.
Mosé fece un serpente di rame1
e
lo mise sopra l’asta; quando un serpente
[“serpenti velenosi”, mandati da Dio, n.d.t.] aveva
morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita».
Così in Numeri (21): 8-9.
L’episodio
avvenne presumibilmente attorno alla seconda metà del XIII secolo a.C., ma
viene spesso citato quale fonte primaria della tradizione che vuole per il
caduceo una origine biblica. Ed
effettivamente nella Bibbia se ne parla altre volte ancora.
«Egli [Ezechia,
n.d.t.] eliminò le alture e frantumò le
stele, abbatté il palo sacro e fece a pezzi il serpente di bronzo, eretto da
Mosé; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano incenso e lo
chiamavano Necustan»2.
Tale è la narrazione in 2 Re (18): 4, scritta tra il 716 e il 687 a.C.
Ed
ancora, in Sapienza (16): 7, nel I secolo a.C.: «Infatti chi si volgeva a guardarlo [il serpente di bronzo,
n.d.t.] era
salvato non da quel che vedeva, ma solo da te, salvatore di tutti».
Ecco
che viene quindi indicato che il serpente di bronzo non aveva alcun potere di
per sé, ma solo in virtù di rappresentare, simbolicamente
forse, un potere superiore3.
Infatti
l’episodio ulteriore è riportato da Giovanni (3): 14-15, probabilmente a
testimoniare e ad indicare il potere salvifico della Croce: «E
come Mosé innalzò il serpente, così bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna», e
anche, in Giovanni, (6): 40: «Questa infatti è la volontà del Padre mio,
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna…»4.
Fonti greche e romane
Il
Caduceo è uno dei simboli più antichi della storia dell'umanità e riconosce
molteplici origini e varianti.
Nel mito greco la storia di Tiresia rimanda ad una "origine" del caduceo: Tiresia (indovino e mago, punito con la cecità, per aver visto la dea Artemide nel bagno), incontra nel bosco due serpenti allacciati nell'atto d'amore; li batte con la sua bacchetta (e in quell'atto si costituisce il caduceo), e si trasforma in femmina, subendo per dieci anni questa sorte; dopo dieci anni incontra di nuovo i due serpenti, di nuovo li colpisce, e riprende la sua condizione originaria.
Ma il caduceo è più noto come bastone alato del dio greco Hermes (Mercurio per i Romani). Apollo glielo donò, in ringraziamento per il ritrovamento dei suoi 50 buoi (che, per inciso, gli erano stati rubati dallo stesso Hermes), e divenne poi simbolo dei suoi poteri. Omero nell'Iliade (canto XXIV) commentò sull'uso che fa Hermes del Caduceo: «La bacchetta mediante la quale il dio incanta al suo piacere gli occhi dei mortali o sveglia coloro che dormono».
Il
mito di
Ermete
risale alla civiltà egizia più remota. Fu ripreso dalla mitologia
A sinistra, Asclepio; a destra, Hermes / Mercurio |
Prima che al
Mercurio
dei romani, il Caduceo venne attribuito però, come emblema,
ad Ermete Trismegisto (trismegisto significa "tre volte saggio"),
mitico progenitore dell'arte magica tradizionale, intesa come nobile sintesi del
sapere universale in ogni sua applicazione: medicina, legge morale,
Presso
i Greci e i Romani, il Caduceo ebbe anche una valenza morale oltre che medica,
poiché rappresentava la condotta onesta e al tempo stesso la salute fisica
della persona. Mercurio è il messaggero degli dei ed è quindi il mediatore
della loro volontà presso gli uomini. Sa stare accanto ai comuni mortali e
recepire i loro desideri, le loro necessità. È stato perciò incaricato da
Zeus-Giove di assistere gli uomini nel loro passaggio dalla vita alla morte,
accompagnandoli nelle dimore dell'Ade. È chiamato per questo Hermes Psicopompo,
che significa "accompagnatore di anime".
Lo
stesso caduceo conosce, per altro, molteplici versioni.
Quello
simbolo di Hermes-Ermete-Mercurio consiste di un bastone con due serpenti
attorcigliati; quello di Asclepio-Esculapio più spesso consiste di un bastone
con un solo serpente attorcigliato. Apollo
è spesso raffigurato con il serpente e non dimentichiamo
che Apollo fu considerato padre di Asclepio, dio
della medicina, (ed anche di Igea, dea della salute e di Panacea, protettrice di
tutti i mali), chiamato Eculapio a Roma. Nel Museo Capitolino, Asclepio è
raffigurato solo con una grossa mazza simbolo del serpente. Nell'Esculapio da
Casalio il dio viene raffigurato con un serpente attorno al corpo, mentre il
bastone è tenuto in mano come appoggio.
Nella simbologia antica, dunque, il dio è rappresentato a volte da un solo
serpente.
Fonti diverse
L’immagine del Caduceo, raffigurante spesso due serpenti attorcigliati in senso inverso intorno ad una verga ornata d'ali, è stata rinvenuta, oltre che nei templi greco-romani, su tavolette indiane dell'antica civiltà vedica (III millennio a.C.) e altrove. Nell'India antica questo simbolo della guarigione era costituito da due serpenti attorcigliati attorno ad un terzo serpente (alato) e tutte e tre le teste erano in contatto. Questo era il Tridente di Siva: l'asta centrale era Asvatta, "Albero della Vita", e i due serpenti lo Spirito e la Materia.
Il
reperto archeologico più antico è una coppa appartenuta al re Guda della città
mesopotamica di Lagash, alla confluenza dei fiumi Tigri ed Eufrate, sulla quale
è nitidamente inciso il simbolo.
Nella
mitologia babilonese troviamo il serpente che accompagna sempre il dio Mingzida;
un vaso rappresenta due serpenti
attorcigliati ad un bastone. Anche l'antichissima divinità egizia Anubi,
protettrice dei defunti, veniva a volte rappresentata con in mano un caduceo.
Il
serpente alato è inoltre presente in molte diverse tradizioni: quella cinese
(drago alato) e quella azteca (Quezalcoatl,
il "serpente piumato", detto anche Kulkulcan), e in ogni caso
rappresenta l'unione ("matrimonio mistico") tra cielo e terra, ctonio
essendo il serpente e supero l'uccello simboleggiato dalle ali o dalle piume.
Similmente
al faraone egizio, Akhanaten, Quetzalcoatl dichiarò che esisteva un solo dio e
venivano abbandonate le antiche forme di sacrificio; era un guaritore ed uno
scienziato e poteva assumere forme umane.
Ricordiamo
inoltre la filosofia indiana (dove il caduceo è associato all'albero della
vita) e l'esoterismo buddista (che accomuna il sacro bastone all'asse della
terra).
È
significativo che anche l'insegnamento tantrico ponga il simbolo in relazione ai
meccanismi sia dell'universo sia del corpo umano: in quest'ottica, i due
serpenti rappresentano la forza primordiale (Kundalini) che si leva dal fondo della schiena per innalzarsi su per
la spina dorsale attraverso i vari chakra,
fino alla fontanella del cranio, sede dell'energia pura da cui scaturisce lo
spirito evolutivo dell'uomo.
Il
serpente attorcigliato al bastone era sempre stato accettato come simbolo
dell'arte medica: Egizi, Greci, Indiani del Nord e del Sud America, Germani, se
ne servivano a questo scopo.
L'aspide
sulla corona di Iside, il Serpente di Fuoco sull'insegna dei medici Assiri, il
geroglifico del Serpente a sonagli del Messico o del Brasile e l'Ofide sul
bastone magico di Apollo, Esculapio ed Ippocrate significavano forse tutti la
stessa cosa: il principio vitale occulto della conoscenza che rendeva il
possessore un essere divino e dotato di poteri sovrannaturali.
Anche il serpente bronzeo attorcigliato al bastone di Mosè possedeva tale potere di ridare vita ai moribondi. Qual è questo principio occulto che rimanda a poteri di guarigione insiti nell'uomo stesso? E perché questi principi erano considerati tanto potenti da essere riservati a 'caste' particolari di uomini o donne?
Significato e interpretazioni del Caduceo
La parola italiana, "cadùceo", rimanda al latino "caduceus", che a sua volta riprende con leggera deformazione fonetica il greco "kary’kaion", aggettivo di "karix" (o keerix) = araldo, che indica quindi il bastone o scettro di Ermete nella sua veste di araldo o messaggero degli dei. Il termine fa parte del lessico intellettuale europeo, e si presenta identico, fatta eccezione per i normali adattamenti grafici e fonetici, nelle varie lingue (fr. caducée, ingl. caduceus, sp. Cadùceo), ma in tedesco troviamo la forma "tradottta" "Heroldstab", alla lettera "bastone dell'araldo".
Come emblema di Hermes, il caduceo era originariamente una bacchetta con nastri bianchi, insegna appunto degli araldi. La trasformazione dei nastri in serpenti rimanda al simbolismo del serpente come simbolo del tempo, e alla funzione di Ermete come psicopompo, mediatore tra il mondo della vita e quello della morte: i due serpenti alludono alle due direzioni (ascendente/discendente, dalla vita alla morte e viceversa) alle due polarità vitali (buono/cattivo, maschio/femmmina, giorno/notte), e a molteplici analoghi significati mistici, alchemici, filosofici. La parte centrale, la bacchetta araldica, viene identificata anche con l'erma, una colonna di tipo fallico, riferita ad Ermete come emblema di fecondità; oppure, in certe tradizioni, con l'axis mundi, il pilastro intorno a cui si arrotola e si srotola tutta la "manifestazione".
In
molti casi la distinzione tra le diverse versioni e attribuzioni non sembra
affatto chiara.
L'elemento
base del caduceo sembra essere l'evocazione di una doppia natura: l'una retta
(il bastone) e l'altra curva (il serpente).
Le
ali sono presenti spesso, ma certo non sempre e, specie nella Grecia arcaica e
classica, consistono piuttosto di una biforcazione. Non di rado, il caduceo viene
messo in relazione anche con altri segni e in particolare con quello della croce
(specie, ma non solo, in contesti medici, farmaceutici, ortopedici, chiropratici
e simili). Altre volte (in tempi moderni) viene collegato con le erbe
magico-mediche, e più specificamente con la marijuana. è
imparentata con il caduceo anche l'idea di collegare una linea retta, ovvero una
croce, con un cerchio
In
epoche relativamente più recenti rispetto a quella di Hermes-Mercurio, il
bastone di colui che conduce le anime viene chiamato Pastorale. Il Pastorale
appare nelle mani di: San Magno, San Nicola e San Martino, oltre che dei Vescovi
contemporanei.
Pastorale degli Abati di San Galgano | Pastorale di Fiesole (XV sec.) | Pastorale di Giovanni Paolo II |
Il
pastorale sacerdotale, assimilabile ad uno scettro, è un bastone, un’asta di
lunghezza, materiale e foggia dfferenti e si presenta sormontato il più delle
volte da un emblema che si riferisce alla funzione particolare di colui che lo
porta. Il suo utilizzo risale certamente all’uso di portare un bastone
pastorale o una verga, come distinzione sociale e, durante i riti, quale simbolo
di potere e di autorità. Fin dall’antico Egitto era invalso tale uso: se ne
conoscevano tre varianti: User, Flagellum e un vero e proprio pastorale.
Analogie
vi sono con il “bastone di Yama” dell’induismo ed il bastone dei taoisti,
che si presenta come avvolto da due linee elicoidali (corrispondenti alle nâdî:
Idâ e Pingalâ) sostanzialmente
identico al caduceo, bastone e scettro di Hermes.
Il
caduceo/pastorale può quindi, tra l’altro, essere considerato uno strumento
di pace.
Un
episodio narrato da Aulo Gellio (Noctes
Atticae 10. 27. 1-5) lo ricorda: «…Q. Fabius, imperator Romanus, dedit ad Carthaginienses epistulam. Ibi scriptum
fuit populum Romanum misisse ad eos hastam et caduceum, signa duo belli aut
pacis, ex quis, utrum vellent, eligerent; quod elegissent, id unum ut esse
missum existimarent...]» («Quinto Fabio, il comandante romano, mandò una
lettera ai Cartaginesi. In essa era scritto che il popolo romano aveva inviato
loro un’asta e un caduceo, i due simboli (rispettivamente) della guerra e
della pace e che scegliessero di essi quale dei due volessero; considerassero
come unico oggetto ad essere stato inviato, quello che avessero scelto»)…
1 Si presume che l’episodio ricordi le miniere di rame dell’Àraba..
2 Nome proprio che allude alla materia dell’oggetto: il “bronzo” (nehoshet) e alla sua forma di serpente (nahash).
3 Viene anche semplicisticamente da commentare che il suo potere non risiede certo nel metallo che lo compone. Infatti nella Bibbia a volte è di rame, altre di bronzo e persino ottone, in alcune versioni (n.d.t.)
4 «Vedere» è discernere e riconoscere il Figlio. Desidero precisare in questa nota che i miei commenti (di testi che sicuramente non necessitano di una mia esegesi o di una mia “lettura”) sono fatti perché altri lo hanno già fatto o lo faranno ancora, tanto è fertile di immaginazione e di riferimenti mitologici, storici e simbolici il soggetto stesso.
Preciso
inoltre che le versioni bibliche da me utilizzate sono:
-LA
BIBBIA, testo ufficiale CEI, ed. PIEMME, Casale Monferrato 1988.
-LA BIBBIA DI GERUSALEMME, ed. EDB, Bologna 1989
©2004 Raimondo G. Russo