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MEDIOEVO E MEDICINA |
a cura di Raimondo G. Russo |
La circoncisione di Gesù, incisione su legno, XV secolo (Bibl. Vat., Roma).
Dal latino circum («intorno») e caedere («tagliare»), quindi «tagliare intorno», il termine «circoncisione» indica l'escissione parziale o totale del prepuzio.
Questa operazione era eseguita da tempi antichissimi, come documentato dalla descrizione che gli antichi Egizi ne davano nel cosiddetto Papiro di Ebers, reperito a Luxor nel 1862 dall'archeologo tedesco Georg Moritz Ebers (1837-1898) [1], il quale lo acquistò da un mercante che lo aveva trovato tra le gambe di una mummia a Tebe, mummia che viene fatta risalire al 3000 a.C. Nel testo si danno dettagliate istruzioni circa la tecnica di esecuzione. Ad esempio vi si indica come arrestare l'emorragia del prepuzio applicando una mistura di «miele, polvere d'osso e sicamoro».
Della stessa epoca c'è anche un bassorilievo visibile sulla parte anteriore della tomba del faraone Ankh-ma-Hor che è certamente la più antica rappresentazione scultorea di questa operazione. Altre prove della pratica della circoncisione presso gli Egizi si trovano al Museo del Cairo in una statua di un faraone studiata da Ernst Desnos [2] nel 1914 e che risulta evidentemente circonciso. Krogman ha anche descritto [3] altre statue egizie da cui appare evidente che la circoncisione non era pratica rara.
Un quesito interessante è se gli Egizi eseguissero la circoncisione come un rito o come misura chirurgica per ragioni igieniche. Anche se non ci sono elementi sicuri su cui basarsi, sembra che la circoncisione presso gli Egizi fosse eseguita come misura igienica profilattica per consentire una buona igiene del solco balanoprepuziale. Questo ne spiegherebbe la descrizione nel papiro di Ebers, il quale infatti è in realtà un trattato strettamente di chirurgia e non di religione. In realtà però non sembra che la pratica fosse del tutto priva di implicazioni ritualistiche, tanto che in un primo periodo sembra fosse riservata solo ai sacerdoti, ai nobili e, ovviamente, ai maschi della casa reale.
Più tardi - avendo probabilmente osservato nei circoncisi una minore incidenza, se non una assenza, di balanopostiti così frequenti nei climi tropicali - la pratica venne estesa a tutta la popolazione. Non solo, ma anche i viaggiatori stranieri per entrare in Egitto dovevano sottoporsi all'operazione. Infatti Pitagora (VI secolo a.C.) che voleva recarsi in Egitto per studiarvi gli antichi templi, venne ammesso ad entrare soltanto dopo essersi sottoposto alla circoncisione. Forse questa restrizione venne abolita in seguito, infatti non risulta che altri visitatori come Erodoto (circa 490-430 a.C.) e Diodoro Siculo (80-20 a.C.) dovettero sottoporsi alla stessa circoncisione per potere entrare in Egitto [4].
La circoncisione era nota anche ai Caldei sulle montagne dell'Armenia e del Kurdistan, com'è documentato nelle tavolette di argilla ritrovate da Sir Henry Layard nel 1849 nelle rovine del Palazzo Reale di Nineveth, distrutto nel 612 a.C, ed attualmente esposte al British Museum di Londra. Queste tavolette furono collezionate dal re Assurbanipal (668-626 a.C.) e si ritiene che siano state prodotte nel 1600 a.C.
Anche presso gli Ebrei la circoncisione era regolarmente eseguita con un significato eminentemente religioso. Questo non solo perché la chirurgia in generale era scarsamente eseguita pressi gli antichi Ebrei e limitata soltanto a casi dove era unica soluzione inevitabile e non si vede quindi perché dovesse essere eseguita su giovani sani in assenza di ogni indicazione patologica. Inoltre essa era - come del resto è ancora oggi - praticata dal rabbino.
Strumenti ebraici per la circoncisione.
Infine della circoncisione si fa aperta menzione nella Bibbia (Genesi, 34 ed Esodo 4 e 25) e sembra di poter interpretarla come una iniziazione puberale. Infatti il termine khatana («circoncisione») deriverebbe da hatan che in ebraico significa «fidanzato». Del resto è per questa ragione che ancora oggi essa viene eseguita alla pubertà presso tribù africane come i Konso, i Kerre i Gheleba, ecc. ma anche molte altre in Africa Orientale e Centrale, dove è considerato un rito capace di abilitare alla vita sessuale rendendo più facili i rapporti sessuali.
La mescolanza delle ragioni rituali religiose e di quelle pratiche, profilattiche e funzionali, esisteva anche presso gli antichi Arabi. In realtà già i Fenici praticavano la circoncisione, avendola probabilmente appresa dagli Egizi. Quindi molto tempo prima della nascita di Maometto, circonciso egli stesso. Furono gli Arabi che, più tardi, ne diffusero l'uso, come segno distintivo musulmano a tutte le popolazioni da loro sottomesse sulle coste orientali africane e malesi. Non solo, ma presso le popolazioni che già eseguivano la circoncisione, gli Arabi modificarono i rituali e la cronologia: essi infatti la praticavano all'età di 13 anni.
In Grecia la circoncisione è stata descritta da Erodoto [5]. Nella Roma antica la circoncisione era praticata diffusamente. Aulo Cladio Celso (25 a.C.-50 d.C.) nel suo De Medicina [6], - trattato in 8 volumi dove dettagliatamente descrive sia l'anatomia che la patologia dei genitali maschili e femminili - tratta della «fimosi, come chiamata dai Greci, quando il glande è talmente coperto che non può essere esposto, e deve essere quindi aperto chirurgicamente». Celso distingue addirittura la fimosi congenita da quella secondaria ad infiammazioni dovute al fatto che «glande nudari non potest», creando accumulo di secrezioni e di smegma facile impianto per infezioni. Egli descrive quindi la tecnica chirurgica per ovviare alla strettura prepuziale. A quanto si comprende dalla lettura di Celso, la pratica era talmente diffusa a Roma che non di rado anche ciarlatani si cimentavano in questo intervento, talora incorrendo in complicanze non lievi quali quella provocata dall'eccessiva ablazione del prepuzio per cui «glans nuda est». Per questo inconveniente, che a dire dell'Autore era estremamente imbarazzante per i giovani nelle palestre, dove chi ne era affetto veniva considerato deforme, Celso descrive addirittura un intervento riparatore, chiamato recutilis, con una trasposizione di cute dalla porzione prossimale dell'asta in modo da ricostruire il prepuzio. Detto intervento è rimasto in uso per almeno 15 secoli ed era ancora usato da Gabriele Falloppio (1523-1562) [7] e da Fabrizio d'Aquapendente (1533-1615) [8] nel XVI secolo.
In realtà forse Celso non è stato il primo a ricostruire il prepuzio in quanto la procedura, chiamata «postioplastica», è accennata addirittura nel capitolo I del Primo Libro dei Maccabei. Ora, anche se nessuno è mai riuscito a dimostrarlo, è possibile che le varie popolazioni attorno al Mediterraneo si siano trasmesse l'un l'altra la pratica della circoncisione, anche se poi le diverse popolazioni l'hanno adottata per diverse ragioni, religiose o mediche. Ma non altrettanto facile sarebbe ipotizzare un apprendimento diretto della tecnica per popolazioni lontane che non avevano avuto nessun contatto con le civiltà mediterranee. Alludiamo alle popolazioni pre-colombiane dell'America dove la circoncisione era praticata sia dalla tribù degli Athabaska del Canada, sia da alcune tribù messicane e perfino amazzoniche occidentali. Infatti gli Atzechi ed i Totonacs circoncidevano i loro bambini con una cerimonia rituale all'età di 28 o 29 giorni. Nel corso della stessa occasione cerimoniale il sacerdote che praticava la circoncisione ai maschi con un dito deflorava anche le bambine e questa operazione era poi ripetuta all'età di 6 anni [9].
Rembrandt, La circoncisione nella stalla, acquaforte del 1654, particolare.
In tempi moderni la circoncisione, che è ancora praticata per ragioni religiose presso diverse culture come quella ebraica e quella araba, si è anche diffusa in larghi strati di popolazioni anglosassoni, soprattutto nei paesi che in passato son state colonie britanniche come gli Stati Uniti e l'Australia. è ipotizzabile che le condizioni igieniche nel periodo pionieristico della colonizzazione richiedessero la procedura come misura profilattica. è infatti per questo scopo che essa viene oggi largamente praticata in quei paesi. Inoltre essa viene praticata, in qualunque clima e presso qualunque cultura, allorché si instaura una fimosi congenita o acquisita.
Negli ultimi decenni sono state anche proposte tecniche di plastica cutanea, le quali, sia pur allargando l'orifizio prepuziale in modo da consentire lo scorrimento del prepuzio atto ad una esposizione totale del glande, lo conservano almeno parzialmente. In tal modo in condizioni di riposo il solco balanoprepuziale resta coperto, e sembra che questo assicuri una maggiore sensibilità al suo livello durante i rapporti sessuali.
1 Ebers G. and Stern L., Papyrus Ebers: Das hermetische Buch ueber die Arzneimittel der alten Aegypter, vol. 2, Leipzig 1875.
2 Desnos E., Historie de l'Urologie, Doin, Paris 1914.
3 Krogman W.M., The medical and surgeical practice of pre-and protostoric man, in «Ciba Symposium», 2:444, 1940.
4 Remondino P.Ch., Circumcision, The F.A. Davis, Philadelphia 1891.
5 Adams F., The genuine work of Hippocrates, Williams & Wilkins, Baltimore 1939.
6 Celsus A.C., De Medicina. Libri Octo, Laurentii, Firenze 1478. Celsus' De Medicina Translated by W.G. Spencer, 3 voll.,William Heinemann ltd, London, 1971.
7 Falloppius G., Tractatus de Decoratione, t. II, Joann. Petri Maphaei, Francofurti 1600.
8 Fabritius ab Acquapendente, De chirurgicis operationibus. In Operationes Chirurgicas in duas partes divisas, Apud Paulum Meglieim, Venezia 1619.
9 Remondino P.Ch., Circumcision cit.
*L'autore è Past President dell'European Association of Plastic Surgeons
L'articolo è tratto da DOCTOR NEWS, il quotidiano web del medico italiano.