Sei in: Mondi medievali ® Medioevo russo |
MEDIOEVO RUSSO |
a cura di Aldo C. Marturano, pag. 6 |
Su questa battaglia [1] è fiorita, specialmente negli scriptoria dei conventi russi, tutta una letteratura (e, aggiungiamo, non solo in lingua russa e non solo nei conventi russi!), già subito dopo la sua conclusione, su informazioni di prima mano. Molti sono i poemi e le varianti che circolarono in Russia su questa famosissima battaglia, ma di queste composizioni, che volevano in parte far rivivere gli antichi epici scontri della Rus’ di Kiev di Santa Olga e di San Vladimiro, la più importante è la raccolta chiamata l’Epopea dell’Oltredon (Zadonsc’cina) in cui furono messi insieme relazioni, racconti, testimonianze, ad eterna gloria della nascita della nuova Russia… addirittura raccolti senza interruzione fino al XVII secolo! In questi poemi epici dunque, sono nascoste gran parte delle nostre fonti che ci permettono di poter tessere il racconto di quel lontanissimo 1380. Quasi a metter in dubbio la loro veridicità, è lo stile di questa mole di scritti che richiama immediatamente al Cantare di Igor, un poema epico russo della fine del XII secolo dove si esalta l’eroismo sfortunato del principe Igor contro i Cumani (Polovzi). In questo Cantare è l’esaltazione della battaglia in sé, l’eroicità del protagonsita e non la vittoria o la sconfitta che viene solennemente cantata e nello stesso modo avviene nell’epica di Pian delle Beccacce (Kulikovo Polje in russo), tanto che alcuni passi su quest’ultima battaglia sembrano copiati pari-pari da quel Cantare di Igor ed ecco perché ci viene il dubbio che il personaggio di Igor ha influenzato moltissimo il carattere di Demetrio e il suo atteggiamento tramandatici e che la figura di questo principe moscovita alla fin fine sia un tantino forzata e non rispondente alla realtà. Lo schema dell’epos di Pian delle Beccacce è dunque quello classico già usato nel passato per glorificare i Rjurikidi ed è comunque delineato molto chiaramente. Da una parte c’è l’armata del santo principe Demetrio che è sceso in santa crociata e dall’altra i pagani infedeli di Mamai, contro i quali solo Demetrio vincerà, perché agisce nel nome della vera fede cristiana, la fede russa, brandendo la Croce di Cristo come l’arma più importante! Anche l’archeologia ha dato qualche contributo e qualche conferma, ma sicuramente gli avvenimenti, come sono stati tramandati, sfrondati dell’immaginazione e della fantasia “edificante” degl’ispirati monaci amanuensi, non possono che esser quelli che racconteremo più avanti, giusto perché hanno resistito alla severa critica storica russa di questi ultimi anni. E
andiamo allora ai fatti. Demetrio,
prima di rimettersi definitivamente in marcia, pensa bene di consultarsi con i
suoi generali e con i principi presenti, in un gran consiglio, tenuto nel
villaggio, diventato poi famoso, di Cjòrnovo. Le opinioni non sono unanimi. Alcuni
insistono sul passare immediatamente sulla riva destra del Don e andare avanti
per attaccare i tatari, altri addirittura avrebbero voluto rinunciare e tornare
indietro. Passare il Don, dicevano ancora altri, era un atto senza ritorno e,
una volta compiuto, bisognava dare battaglia senz’altro indugio, perché
sarebbero stati immediatamente dopo il guado in vista del nemico che avrebbe
subito attaccato. Infine c’era chi insisteva sul fatto che, una volta passati
sull’altra riva, bisognava distruggere i ponti, affinché i lituani, alleati
dei tartari, non avessero avuto più la possibilità di usarli e sferrare un
attacco di sorpresa sulla retroguardia russa… Demetrio
ascolta tutti, ma è impaziente e, vinta la sua innata irrisolutezza, chiude
ogni ulteriore discorso e dice: A
queste parole i principi russi non hanno altri argomenti e rispondono anche loro
con altrettanta solennità: A parte i
misteri, vediamo ora che uso farne di questa costosissima vittoria. |
Fonte dell'immagine: www.xenophongi.org/rushistory/battles/bes7ds.htm
©2003 Aldo C. Marturano