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Lucrezia Borgia
Ferrara - Palazzo Bonacossi
5 ottobre - 15 dicembre 2002
Palazzo Bonacossi ospita la prima mostra dedicata a Lucrezia Borgia e in particolare ai suoi anni ferraresi, a quella sua "seconda vita" che ebbe inizio nel 1502, quando andò sposa ad Alfonso d'Este, e si concluse nel 1519, anno in cui morì di parto. L'immagine di Lucrezia che ci consegnano i fiumi d'inchiostro che dal Cinquecento a oggi si sono versati su di lei è quella di una libertina, di un'avvelenatrice, di uno strumento nelle mani del padre, papa Alessandro VI, del fratello Cesare, detto il Valentino, e del loro spietato esercizio del potere. Obiettivo di questa mostra e del catalogo che l'accompagna, entrambi a cura di Laura Laureati, è proseguire l'opera di chi, come Ferdinand Gregorovius e Maria Bellonci, ha tentato di modificare l'immagine di Lucrezia cristallizzatasi nei secoli. Il suo ritratto negli anni ferraresi è infatti profondamente diverso da quello tramandatoci dalla tradizione. Per ricostruirlo ci si è avvalsi dei generosi prestiti di musei, biblioteche e archivi, italiani e stranieri, di prestigio internazionale. Apre la mostra un cenno agli anni romani e ai loro principali protagonisti: Alessandro VI e Cesare Borgia, ritratti da Cristoforo dell'Altissimo per la celebre raccolta di immagini di uomini illustri ospitata nel corridoio vasariano della Galleria degli Uffizi. Seguono i testi che hanno più contribuito a definire la fortuna critica di Lucrezia: dai Diari di Marin Sanudo alla Lucrèce Borgia di Victor Hugo, dalla Lucrezia Borgia di Ferdinand Gregorovius alla Lucrezia Borgia di Maria Bellonci. Poi sono gli Spectacula lucretiana di Giovan Battista Cantalicio a narrarci le splendide feste che si tennero a Roma in occasione del matrimonio tra Lucrezia e Alfonso. Quindi segue il viaggio che portò Lucrezia da Roma a Ferrara, documentato da cronache che ce lo narrano quasi minuto per minuto.
Bartolomeo Veneto, Ritratto della Beata Beatrice II d'Este e, in alto, Lucrezia Borgia
Il percorso della mostra continua con bellissimi ritratti su tela e in scultura del Duca Ercole I e del marito di Lucrezia, Alfonso, che la festeggiarono a Ferrara con la stessa magnificenza con la quale l'aveva salutata Roma. Gli autori sono Dosso Dossi, il Bastianino, Antonio Lombardo e Sperandio di Bartolomeo Savelli. Seguono la vita a corte e i protagonisti di quella vita: primo fra tutti Pietro Bembo, raffigurato in un bellissimo ritratto di Tiziano di Capodimonte, che sembra guardare Lucrezia, effigiata nelle vesti della Beata Beatrice II d'Este in uno straordinario dipinto di Bartolomeo Veneto dello Snite Museum of Art di South Bend nell'Indiana, con la stessa passione che si ritrova nelle lettere che i due si scambiarono tra il 1503 e il 1517, esposte in mostra, sia autografe che a stampa, assieme alla celebre ciocca dei biondi capelli di Lucrezia che la leggenda vuole si fosse recisa per inviarla al Bembo. La relazione tra Bembo e Lucrezia è diventata per alcuni l'ennesima conferma della sua dissolutezza, per altri la testimonianza del ruolo di musa ispiratrice da lei svolto a Ferrara. Un ruolo confermato dai rapporti con altri letterati: Ercole Strozzi, Ludovico Ariosto, Celio Calcagnini, Antonio Tebaldi e Giangiorgio Trissino, i cui ritratti e le cui opere concorrono in mostra a ricostruire e a narrare la storia ferrarese di Lucrezia. Una storia fatta anche di una vita quotidiana a tratti serena, quale si legge nelle note spese firmate di suo pugno o nell'inventario del guardaroba o ancora in quello delle gioie, a tratti invece burrascosa, ad esempio tra il 1509 e il 1513 quando il territorio ferrarese fu teatro di una guerra e Lucrezia rivelò appieno le sue doti di governo e diplomatiche, ma anche di moglie premurosa che accoglie felice Alfonso al suo ritorno dalla battaglia. Lo testimonia una bellissima incisione su targa d'argento, eseguita da Giovan Antonio Leli da Foligno nel 1512, nella quale si vede la duchessa mentre rende omaggio a San Maurelio per aver salvato la vita del marito. Un documento di vita vissuta, quella targa, ma anche una testimonianza della spiritualità di Lucrezia cui se ne affianca un'altra ancor più preziosa: la splendida tavola di Dosso Dossi, proveniente dalla National Gallery of Art di Washington, che raffigura un soggetto così raro, e per di più spagnolo, Santa Lucrezia di Mérida, da indurre la critica a ritenere che sia stato Alfonso a commissionare quel quadro oppure che sia stata Lucrezia stessa a richiederlo come opera di devozione privata. Una devozione che consente a Lucrezia di affrontare con serenità la morte, il 25 giugno 1519, e che mitiga il dolore di quanti piangono la sua scomparsa. A ordinare i diversi materiali esposti, firmando un vero e proprio allestimento d'autore, è un maestro come Pierluigi Pizzi. Mentre un altro maestro, il regista Florestano Vancini, fa rivivere Lucrezia in un cortometraggio realizzato appositamente per la mostra e ispirato da un testo bellissimo di Maria Bellonci: Lucrezia Borgia. Una intervista impossibile. Un cortometraggio che è, ad un tempo, parte integrante e fondamentale della rassegna e omaggio alla Bellonci, principale esegeta di Lucrezia Borgia, nel primo centenario della sua nascita. La mostra è organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con i Musei Civici d'Arte Antica.
Lucrezia Borgia. Ferrara, Palazzo Bonacossi (Via Cisterna del Follo, 5), dal 5 ottobre al 15 dicembre 2002. Orario: aperto tutti i giorni feriali e festivi, lunedì incluso, dalle ore 9 alle ore 19. Ingresso: euro 5,20; ridotto: euro 4,10: Gruppi (almeno 20 persone): euro 4,10 (gratuito per un accompagnatore); gruppi scolastici: euro 3,10 (gratuito per due accompagnatori).
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0532.209988, fax 0532. 203064.
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