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       REPORTER - «DENTRO» LA PUGLIA

a cura di Marco Brando


 


  

Si sbarca dal catamarano partito un’ora prima da Vieste, pensando di fare il classico giro delle isole: arrivo alle 10, partenza alle 17. E ci si arena quasi subito dopo lo sbarco, illuminati dalla seguente affermazione: «Mica voglio tanto. Vorrei solo che l’architetto Renzo Piano mi desse un consiglio per risistemare un pochino l’ingresso del mio locale e la parte posteriore. Così poi, quando lascerò tutto a figli e nipoti, saranno più contenti». La causa dell’arenamento? Il senso del dovere associato a un obiettivo: spiegare a nonna Sisina da San Nicola - Isole Tremiti, 22 chilometri a Nord del Gargano, provincia di Foggia - che il megarchitetto interplanetario, ai prezzi correnti del nostro mercato e del suo prestigio, per rifarle la veranda potrebbe esigere legittimamente come minimo un miliardo del vecchio conio, come direbbe Bonolis.

Di certo Piano - che a San Giovanni Rotondo nel luglio scorso [2004] ha inaugurato la nuova cattedrale dedicata a Padre Pio e che in Puglia ha pure firmato lo stadio di Bari - alla nonna farebbe un corposo sconto, malgrado sia un genovese doc. In ogni caso Sisina, dotata di notevole senso dell'umorismo e di un'inesauribile parlantina, non demorde neppure di fronte al miliardo: «Quando è stato qua a pranzo con sette amici, il 3 luglio, proveniente da San Giovanni Rotondo, mica avevo capito chi era. Anche il nome non mi diceva granché. Poi mio figlio mi ha spiegato… Comunque io il caffè, allora, non glielo l'ho fatto pagare, a prescindere: vuol dire che lo considererò una caparra sul conto che mi presenterà per il locale».

Il «locale» è una piccola trattoria da una trentina di coperti che presidia il portale d'ingresso dell'abbazia fortificata. Sisina, che tutti ma proprio tutti chiamano nonna e per la quale chiunque è uno dei nipoti (difficile decifrare quali siano quelli veri e quelli «adottati»), prepara un menù fisso a base di squisiti «piatti poveri delle nostre isole». Li illustra facendo una specie di comizio non appena si sono raggruppati almeno cinque o sei nuovi clienti: pasta con melanzane, pomodori e capperi dell’isola: più insalata tremitese (mozzarella, capperi, pomodori, olive e olio), perché a un certo punto si è detta: «Ma davvero alle Tremiti devo servire la solita insalata caprese?». Menù fisso: 13 euro. La nonna infine prepara, extra menù, la sua famosa coppa degli innamorati (una specie di sangria - signora, non ci uccida … - con biscotti locali): utile, previo rito propiziatorio da lei stessa officiato, alle coppie; concessa anche a eventuali single, occasionali o per vocazione, senza rito.

Se si è fortunati, si può gustare persino la sua mitica (nel senso che per noi resta un mito, su questo fronte siamo stati sfortunati) torta di melanzane al cioccolato. Di cui, dichiara la signora, va pazzo anche il tremitese d'adozione Lucio Dalla, suo amico e «nipote», che alla retrostante Cala dei Benedettini ha dedicato l'altrettanto mitica canzone «Com'è profondo il mare». Dalla nonna non si trova né pesce («Ne ho dovuto mangiare così tanto per decenni che non posso più vedere neppure il tonno in scatola», ama ripetere) né carne: «Quattro anni fa, quando da Bari sono tornata vivere qui, dove sono nata, inaugurai il ristorante con i soliti piatti che offrono tutti i ristoranti: oh, non veniva nessuno… E io lì, seduta su una sedia al centro del locale, a chiedermi perché non venivano. Finché m’è venuta un’idea. Ho detto alla ragazza che avevo preso a lavorare con me: sai scrivere su un cartone parole come paninoteca, insalateria, bruschetteria? Insomma, qualsiasi cosa purché non sia la parola ristorante? Detto fatto, ecco i cartelli, che sono ancora lì fuori. Da allora, tutto è andato a gonfie vele». «A proposito - aggiunge Sisina - dicono che parlo troppo. Sarà anche vero. Ma qui, al di fuori dei due mesi e mezzo di stagione turistica, rimaniamo solo in quindici, inclusi carabinieri e finanzieri. Durante il resto dell'anno sto così zitta che a volte mi viene il dubbio di poter riuscire a riprendere a parlare».

Ci crediamo, tanto più che la sua storia di ristoratrice e di residente fuori stagione ci consente di capire un po' di più lo stile di vita isolano. Sebbene sia difficile, adesso, immaginare il deserto invernale. In agosto, soprattutto la domenica (il nostro impatto per giunta risale all'8 agosto), qui pare d'assistere allo sbarco in Normandia. Quello dei pendolari della gita giornaliera, provenienti da tutti i centri del Gargano e da Termoli, in Molise. In testa hanno tutti il giro-lampo delle isole. Eccole qui: San Domino è la più grande, con i suoi pini d'Aleppo che giungono fino al mare e tutti i villaggi turistici e gli hotel; San Nicola è il centro amministrativo, col municipio, e la zona monumentale; c'è pure Capraia, detta anche Capperaia, a causa delle piante di capperi che, prima, vi crescevano rigogliose.

Poi c'è il piccolo e brullo isolotto di Crepaccio. Al largo c'è Pianosa, riserva protettissima. Anzi, tutte le Tremiti dal 1989 sono riserva marina integrale. Dire che sono belle, anzi assai belle, è prevedibile. Quindi lo diamo per scontato. Quelli che non sono affatto scontati, alle Tremiti, sono i prezzi. Il catamarano, comodo, da Vieste, costa 29 euro andata e ritorno a persona. Un normale pranzo costa almeno altrettanto, se va bene (Sisina esclusa, che è clemente, ma bisogna scovarla). Sbarcare costa un euro di tasse a sostegno del parco (giusto), l’ascensore per risalire fino al centro di San Nicola un altro euro, così come un caffè al banco. Una bottiglia d’acqua minerale da un litro e mezzo minimo costa due euro, un gelato confezionato quasi il doppio rispetto alla terraferma. Un euro e mezzo a testa costa superare con alcuni motoscafoni, equiparati a «trasporto urbano», il tratto di mare tra le due isole maggiori. Morale: un persona per stare qui sette ore può spendere facilmente 70 euro, prezzo di un volo Bari-Londra a/r con qualche compagnia low coast. Una famiglia-tipo di quattro persone di euro ne spende quasi 300, costo individuale di una settimana last minute in Tunisia, pensione completa. Troppo per una gita alle Tremiti? Oppure, è il prezzo da pagare per tanta bellezza? La nostra impressione è questa: se i prezzi galopperanno ancora, il turismo del pendolare potrebbe andare in crisi. La suddetta famiglia, in un'epoca in cui le vacanze sono sempre più brevi a causa dell'esagerato costo della vita, con quei 300 euro può starsene altri tre giorni in albergo o altri cinque in campeggio, sul Gargano.

Di certo, a rigor di logica, conviene, se proprio non si resiste al fascino dell'arcipelago, stare per una settimana in qualche villaggio turistico di San Domino. Almeno non ci si stressa con la maratona della gita giornaliera in balia del caldo e dell'acqua a due euro a bottiglia. Infatti sull'assolato pontile di San Nicola, cui attraccano tutti i battelli e da cui partono tutti i motoscafoni, si può assistere a scene surreali: gente che si fa ombra a turno e a vicenda, pur di non dover chiedere ospitalità a qualche bar a cinque stelle lusso; un'intera famiglia, nonna compresa, accalcata in un metro quadro, ricavato tendendo un pareo tra due barche sulla piccola spiaggia; un gabbiano che fa la coda assieme alla gente per bere un po' d'acqua da una smilza e solitaria fontanella. Fantasie? Macché, abbiamo le prove fotografiche.

In compenso la vita isolana offre anche quadretti e personaggi da non perdere. Esempi? Beh, Sisina è sempre Sisina. I carabinieri girano con una leggera divisa molto casual o anche con t-shirt d'ordinanza, infradito e boxer da bagno blu con stemma dell'arma e regolamentare righina rossa di fianco. Simpaticissimi e, come sempre, rassicuranti. Oltre tutto, se l'Arma mettesse in commercio quei boxer, farebbe un sacco di proseliti (sono in vendita?). Simpatici pure gli uomini delle Fiamme gialle - con scarpe da jogging, pantaloni corti, in tinta con i colori della Gdf - che vigilano sugli attracchi. I gabbiani, come s'è visto, credono d'essere i piccioni di piazza San Marco, a Venezia, e si comportano di conseguenza. Il deposito bagagli promette, per iscritto, di poter custodire a prezzi modici anche le suocere. E' poi curioso constatare che i lavori di consolidamento della scogliera sotto l'abbazia di Santa Maria (3 milioni di euro) sono legittimamente svolti da due ditte giunte dalla lontanissima provincia di Belluno, il «Consorzio triveneto rocciatori» e «Dolomiti Rocce» (ma non sono proprio le Dolomiti a sbriciolarsi? E quando una ditta pugliese andrà lassù a dar loro una mano?). E via di questo passo.

Morale? Se le Tremiti fossero un pochino meno care, ebbene sì, anche la gita giornaliera, per quanto faticosa, sarebbe quasi obbligatoria. Se la parte posteriore all'Abbazia dell'isola di San Nicola non fosse in preda ad un degrado indescrivibile, sarebbe anche meglio. E se, sempre a San Nicola, il monumento dedicato a perseguitati politici spediti qui al confino da Mussolini non fosse semiarrugginito, con il basamento crepato e le scritte in parte divelte, anche la nostra memoria storica se ne avvantaggerebbe. Basterebbe poco. Su su, coraggio.

    

    

©2006 Marco Brando; articolo pubblicato su «Corriere della sera - Corriere del Mezzogiorno» nell'agosto 2004.

      


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