|
|
|
|
Sei in: Mondi medievali ® SiRe Ut... FaMi Re |
SIRE UT... FAMI RE! Musiche di re e di cialtroni |
a cura di Olimpia Amati musica in sottofondo: Francesco Landini, Ecco la primavera |
La
rivoluzione musicale
- Le forme musicali
- I codici
ARS
NOVA è un termine "recentemente" coniato dal musicologo tedesco Hugo
Riemann (1849-1919), il quale prese spunto dal famoso trattato trecentesco del
compositore e teorico musicale francese Philippe de Vitry (docente di cultura
umanistica alla Sorbona) intitolato appunto: Ars
Nova Musicae (in netta contrapposizione con l’Ars Antiqua del passato).
Fu questo un trattato rivoluzionario per lo stile musicale francese, che
influenzò ben presto l'Italia e gran parte dell'Europa... e causò dapprima la
scomunica della Chiesa - Giovanni XXII emana da Avignone la bolla Docta
Sanctorum Patrum (A.D.
1325) nella quale deplora... i
danni causati dal «cantare la musica sacra con semibrevi e minime» (A) - nei
confronti dell'autore, poi (col ritorno del papa in Italia) la sua nomina a
vescovo di Meaux.
Erroneamente
si tende ad asserire che l'Ars Nova è il periodo in cui fiorisce la musica
polifonica, peraltro largamente usata nel Duecento! è
invece corretto dire che sempre più si afferma la polifonia scritta, in
precedenza tramandata quasi
esclusivamente in forma orale.
Ai
richiami rivoluzionari francesi in campo musicale non potè tirarsi indietro
ovviamente l'Italia dei Comuni e dei borghesi, sganciata dalla speculazione
metafisica della politica religiosa del passato e culturalmente proiettata verso
il futuro (vedi l'importanza che assumevano all'epoca le Università di Padova e
Bologna, le nuove istituzioni laiche contrapposte alle scuole cattedrali).
La
rivoluzione musicale consiste, nella pratica, in una concezione innovativa del
ritmo e della prolatio, nella sperimentazione della scrittura mensurale
e nel completamento
dell’arte musicale “matematica”, propria del
quadrivium.
Se
nell’Ars Antiqua Francone da Colonia
nel trattato Ars Cantus Mensurabilis
determinava la durata dei suoni con le figure: longa ( tre brevis), brevis
(tre semibrevis), e semibrevis, grazie
a de Vitry, a de Muris e ad altri illustri teorici francesi, nasce
l’innovativo sistema di prolazione che
include al tempo ed alle suddivisioni ternarie (tanto care al clero di quel
periodo, se si pensa alla simbologia cattolica del numero tre come
rappresentazione di perfezione e Trinità) il tempo e le suddivisioni binarie.
Cerco di chiarire il concetto puramente matematico della
rivoluzione ritmica con il seguente schema:
TP=PM
tempo ternario, suddivisione ternaria
(9/8)
TP=Pm
tempo ternario, suddivisione binaria
(3/4)
TI=PM
tempo binario, suddivisione ternaria
(6/8)
TI=Pm
tempo binario, suddivisione binaria
(2/4)
Da
queste quattro possibilità (B) si sviluppa la ritmica musicale che fusa con
la metrica dei testi darà origine ad uno stile nuovo e profano che
sfrutta la lingua volgare e la polifonia per cantare e ballare d’amore (temi
tanto cari ai trovatori e trovieri).
Fra
le varie forme “matematiche” che contraddistinguono quest’epoca in musica
assume una grande importanza l’uso dell’isoritmia:
una tecnica compositiva che consiste nel riprendere una struttura ritmica più
volte durante il brano (anche se con note differenti). L’isoritmia veniva
spesso utilizzata nella voce del tenor
- voce “tenuta”, cioè scritta con valori lunghi (C) - mediante giochi
d’incastro fra color e talea.
Riporto
una parte di testo tratta dal 9° capitolo
del primo volume di Elvidio Surian, intitolato: Manuale di storia della Musica (edizione Rugginenti, seconda
edizione, 1998) che spiega chiaramente la differenza fra giochi ritmici, metrici
e melodici dello stile isoritmico:
«Alla
base del procedimento sta la concezione una data melodia (il tenor su cui costruire il brano) come combinazione di due distinti
elementi: l’uno ritmico e l’altro melodico. L’elemento melodico,
denominato color, era inteso come una
successione di intervalli che non doveva necessariamente mantenere uno specifico
profilo ritmico. A tale linea melodica il compositore applicava un determinato
schema ritmico, denominato talea, che
veniva ripetuto senza tener conto di quella che era la configurazione della
melodia originale preesistente. A questo schema ritmico (talea) veniva adattata
la serie melodica originale (color), cosicchè il risultato finale era la
combinazione di due diversi tipi di ripetizione: l’una che riguarda le durate
(in note e pause) e l’altra inerente la linea melodica. L’aspetto
significativo ed esclusivo della isoritmia è che le ripetizioni delle talee e
dei colores erano considerate come entità o unità indipendenti l’una
dall’altra e venivano pertanto costruite in maniera che i due schemi non
dovessero coincidere in quanto a lunghezza. Poniamo che la melodia originale
preesistente fosse composta di 20 note e che lo schema ritmico ne utilizzasse
soltanto 15: il color doveva allora iniziare necessariamente la sua seconda
ripetizione in un punto che non coincideva più con l’inizio della talea,
dando così luogo alla sovrapposizione tra la prima parte della nuova talea e
l’ultima parte del color. Mantenendo lo stesso procedimento fino al punto in
cui i due schemi dovevano per forza arrivare alla conclusione insieme, sarebbero
occorse in tutto tre ripetizioni del color rispetto alle quattro della talea».
La
ballata
Composizione
tendenzialmente profana costituita da un ritornello ed una o più strofe dette stanze
che si alternano con il ritornello. La ballata ha la struttura simile a quella
del virelai dei trovieri (ABBAA).
La
caccia
Da
cacciare, ovvero rincorrere. Le voci
si rincorrono l’un l’altra. La caccia
getta le basi della futura fuga.
La
canzona
Composizione
musicale che nasce dal testo (siamo in pieno dolce stil novo) gentile e carico
d’amore estatico («…cantio nichil aliud esse videtur quam actio completa
dictantis verba modulationi armonizata…»: Dante Alighieri, De vulgari
eloquentia).
Il
mottetto
Anticamente
per mottetto si intendeva una forma di canto sacro che consisteva
nell’aggiungere due voci (motetus e triplum) al tenor del gregoriano (si pensi
al Magnus Liberi Organi di Perotinus).
Verso la metà del 1200 il mottetto cambiò radicalmente stile, apponendo al
motetus ed al triplum testi profani
che giocavano su un tenor spesso eseguito con uno strumento. Nel 1300 la
sua struttura raggiunse la perfezione con l’uso
dell’isoritmia. Fra le collezioni più importanti di mottetti si annovera il Codice
di Montpellier, quasi esclusivamente di autori anonimi.
Codice
Faenza
è il più antico codice per tastiera (senza testi, ricordiamo che non si pensava ancora di scrivere per un particolare strumento, ma in intavolatura probabilmente ad uso dell’organo), custodito èpresso la Biblioteca Comunale di Faenza, contiene brani dell’Ars Nova italiana e francese, fra i quali alcuni di cui è stato identificato l’autore (Francesco Landini, Guillame de Machaut, Jacopo da Bologna ed altri).
Le Regulae Cantus del Codice di Faenza.
Codice
Montpellier (vedi
mottetto)
Codice
Rejna
Raccolta
di composizioni profane (all’incirca lo stesso repertorio di Faenza) e
custodito presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.
Codice
Rossi
Contiene
29 composizioni anonime raccolte fra il 1325 ed il 1345, custodito presso la
Biblioteca Vaticana.
Codice
Squarcialupi
Da
Antonio Squarcialupi, organista fiorentino a servizio della famiglia de’
Medici e primo proprietario della raccolta. Contiene
352 composizioni profane del 1300 (per quanto siano state riunite in collezione
solo nel secolo successivo) ed è custodito presso la Biblioteca Laurenziana
Medicea di Firenze. I brani più numerosi sono del grande organista (ma anche
poeta e studioso di filosofia) fiorentino Francesco Landini.
Ecco
la primavera (Francesco Landini)
Ecco
la primavera
che
il cor fa rallegrare
temp’è
d’annamorare
e
star con lieta cera.
No’
vegiam l’aria e ‘l tempo
che
pur chiam’allegressa.
In
questo vago tempo
ogni
cosa è vaghessa.
L’erbe
con gran freschessa
ed
i fior coprono i prati
e
gli albori adornati
son
in simil manera.
Ecco la primavera…..
©2002
Olimpia Amati