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L'AQUILA, FORTE SPAGNOLO
redazionale
L'Aquila: il forte spagnolo.
www.italy360.it/italia/l-aquila/forte-spagnolo.html
Epoca: 1533, su struttura del secolo XV.
Come arrivarci: con l'autostrada A24 L'Aquila; proseguire in direzione L'Aquila centro.
Struttura danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009.
Dal sito: www.regione.abruzzo.it
«Il forte aquilano, spesso chiamato non correttamente castello, costituisce un particolarissimo esempio dell'architettura militare cinquecentesca, essendo stato eretto secondo le più moderne tecniche di quel periodo. Costruzione sobria ed imponente, guarda la città dell'Aquila da uno dei suoi siti più alti ed è sorto con molta probabilità su una precedente fortezza dell'inizio del XV secolo. La sua edificazione risale al 1535 quando il Vicerè Don Pedro di Toledo ne commissionò la progettazione all'architetto spagnolo Pirro Luigi Escriba.
L'edificio presenta una pianta quadrata, con cortile interno, circondata da quattro grandi bastioni angolari dai profili affilati, i quali si contraddistinguono per la singolare presenza di doppi lobi di raccordo al corpo quadrato che avevano l'importante funzione di raddoppiare il numero delle bocche da fuoco. I bastioni spiccano come elemento fondamentale nella concezione strutturale dell'edificio, rappresentando la postazione primaria sia per l'offesa che per la difesa del forte. Il perimetro dell'intera costruzione è contornato da un enorme fossato, non destinato ad essere allagato, dal quale si erge a scarpata il recinto poligonale bastionato. All'ingresso, situato a sud-est, si arriva attraverso un imponente ponte in muratura, impostato su piloni a pianta romboidale. è interessante notare come il parallelismo dei lati dei piloni corrisponde a quello delle linee di tiro delle feritoie situate nei bastioni, così da impedire la presenza di angoli morti nei quali eventuali aggressori potessero trovare riparo. La facciata principale si contraddistingue per la presenza del portale in pietra, sormontato da un ricco fastigio con al centro lo stemma di Carlo V con l'aquila bicipite, e di due aperture con timpani triangolari ai lati.
La struttura esterna parte dalla base con un semplice zoccolo per poi proseguire a scarpa fino a metà dell'altezza, la quale è delineata da una robusta cornice a toro che si ripropone anche su tutta la sommità. L'architettura interna è costituita al piano terra da un ampio porticato a robusti pilastri quadrati, dai vari locali del corpo di fabbrica e da una cappella. Un'imponente scala conduce al piano superiore ove si trovano grandi sale decorate con soffitti lignei e motivi ornamentali in pietra, destinate ad ospitare il Governatore. La solenne imponenza dell'impianto strutturale e della composizione interna testimoniano inequivocabilmente l'importanza attribuita a tale fortezza dal Vicerè nel suo piano di rafforzamento militare del territorio abruzzese. Il forte non fu comunque mai utilizzato in operazioni militari. Il suo ultimo restauro risale al secondo dopoguerra in seguito ai gravi danni subiti a causa di tale conflitto. Il forte è attualmente sede della Soprintendenza ai Beni Storico-artistici ed etnoantropologici per l'Abruzzo e del Museo Nazionale d'Abruzzo».
Dal sito: www.inabruzzo.it
«IL’impressionante
fortezza aquilana, edificato sul punto più alto della città e progettata da
Pirro Aloisio Scrivà, architetto militare spagnolo, che incominciò i lavori
nel 1534, primeggia tra i molti forti italiani ed è tra i pochi che si sono
ben conservati.
La costruzione è stata totalmente eseguita seguendo le più aggiornate
tecniche dell’epoca relative all’edificazione di fortificazioni. La fortezza
ha una pianta quadrata, con quattro massicci bastioni agli angoli con schema
a punta di lancia collegati al tratto di cinta muraria che li unisce alle
torri tramite singolari doppi lobi. La fortificazione è cinta da un fossato
che non veniva allagato e originariamente era sormontato da un tavolato in
legno, che parzialmente si ritraeva, e che venne distrutto nel 1883 e
rimpiazzato dal ponte in pietra che è tutt’ora visibile, su pilastri
costruiti cosicché i nemici che si fossero spinti nel fossato non avrebbero
potuto trovare nessun riparo.
Si arriva, dunque, all’ingresso che è contraddistinto dal pregiato portale
in pietra, costruito da Pietro di Stefano (scultore aquilano), che è
sormontato dal prezioso coronamento che porta il blasone con l’aquila
bicipite appartenente a Carlo V. La fortezza si sviluppa attorno a uno
spiazzo di forma quadrata il cui lato a sud-est, che corrisponde
all’entrata, mostra un porticato a doppio ordine su massicci piloni, che nei
progetti dello Scrivà, probabilmente, doveva allargarsi a tutto il perimetro
della corte. Nel XVII secolo furono costruiti una serie di edifici per la
guarnigione: nel 1606 il corpo di fabbrica a nord-ovest , mentre nel 1698
quello a nord-est. La sopraelevazione della facciata principale sopra al
loggiato è invece posteriore.
Il recinto a forma di poligono munito di bastioni si innalza a scarpata
dalla profondità del fossato che, creato nello sperone della collina, aveva
fornito il materiale per la costruzione del terrapieno del perimetro. I
solidi spessori delle mura, a scarpa dal basso fino pressappoco alla metà
dell’altezza, cambiano dalla base che è di dieci metri alla sommità delle
cortine che è di cinque.
Una singolare accortezza di difesa consiste nelle originali doppie sporgenze
che offrivano riparo ai soldati contro l’artiglieria nemica, che collegano i
massicci bastioni alla struttura quadrata del forte e che servivano per
rendere doppie le bocche da fuoco, rendendo più potente il fuoco di
fiancheggiamento. Ognuno dei quattro bastioni contiene due grandi
costruzioni di cemento destinate a proteggere uomini o pezzi di artiglieria
chiamate casematte, chiuse a volta, con uno spiraglio circolare sulla cima
di quest’ultima per smaltire i fumi; ognuna di queste costruzioni è
sovrastata da una camera d’aria anulare con due funzioni: di rendere più
leggero il carico sulle volte poste più in basso e di aumentare le bocche da
fuoco.
Da ognuna delle casematte poste al piano seminterrato si può avere accesso,
tramite una rampa di scale, al livello inferiore delle contromine, singolare
accorgimento di difesa formato da cunicoli in serie, costruiti sotto al
livello del fosso e dentro le fondamenta, che permettevano di bloccare le
mine dei nemici. Nella fortezza aquilana l’impianto delle contromine corre
lungo le mura di fondamenta, sia nelle cortine che nei terrapieni sotto i
quali si estende a creare camere di forma rettangolare con lati di 3 metri
circa; si pensa che in Italia l’utilizzo di aperture di sfogo per dare
libera uscita ai gas di esplosione sia stato impiegato qui per la prima
volta. La parte conclusiva dei terrapieni è stata considerevolemente
modificata durante il Settecento, per realizzare uno spazio di manovra più
grande per le più ingenti artiglierie, tramite la rimozione dei tipici e
originari merloni arrotondati forniti di un’apertura orizzontale per
l’utilizzo degli archibugi. Le mura furono edificate utilizzando anche
materiale proveniente da edifici, chiese e campanili situati nella città,
con la pietra delle locali cave di San Silvestro, messa in opera a pietra
regolare così da conferire all’intera costruzione grande sobrietà.
Il Forte Spagnolo aquilano fu costruito in dimensioni gigantesche durante la
prima parte del Cinquecento, nel corso di un grandioso progetto di
rafforzamento militare del territorio avvenuto durante la dominazione
spagnola in Italia del Sud e attuato con la volontà del viceré Don Pedro da
Toledo, nominato nel 1532. Fu così predisposto un funzionale impianto di
fortificazioni, sviluppato lungo le fasce costiere, che avevano come
postazioni Gaeta, Capua, Brindisi, Napoli, Crotone, Barletta, Lecce,
Manfredonia, Civitella del Tronto, Pescara. Vennero dunque rese più potenti
e più moderne le strutture preesistenti e furono edificate nuove opere la
quale progettazione fu affidata ai più capaci architetti militari operanti
all’epoca, che portarono nel settore dell’ingegneria bellica le fondamentali
innovazioni per adattare la difesa a reggere l’attacco della moderna
artiglieria.
Tra questi autorevoli ingegni emergeva un nobile, che si chiamava Pirro
Aloisio Scrivà da Valencia e che arrivò a Napoli nel 1496. A lui furono
assegnati due importanti compiti: l’edificazione a Napoli di Castel
Sant’Elmo e la costruzione del forte di L’Aquila. Nel contesto del programma
di totale potenziamento della difesa del Viceregno, la massiccia fortezza
aveva dunque un ruolo di grande forza strategica per la sorveglianza
dell’asse viario fondamentale che andava da nord a sud e poneva in
comunicazione il Napoletano e le Puglie con Umbria, Lazio e Toscana.
L’opera di costruzione incominciò sotto la personale direzione di Scrivà nel
1534 che, dopo due anni, fu sostituito da Gian Girolamo Scrivà, il quale la
continuò sino al 1541. Nel momento in cui la comunità di L’Aquila venne
sollevata dal pagamento dell’esoso tributo per l’edificazione del castello
(1567), i lavori erano in gran parte finiti.
Mai usato durante importanti azioni militari, fu compromesso in modo grave
dai danneggiamenti subiti durante la Seconda Guerra mondiale. Nel dopoguerra
passò dall’Amministrazione della Difesa a quella della Pubblica Istruzione e
successivamente alla ristrutturazione gestita dal Soprintendente Chierici,
diventò la sede del Museo Nazionale d’Abruzzo e della Soprintendenza ai
Monumenti e Gallerie dell’Abruzzo e del Molise, che attualmente ha il nome
di Soprintendenza ai BAAAS per l’Abruzzo. Le stanze del castello accolgono
anche l’Auditorium, insieme alla Sala delle Conferenze, all’Osservatorio
Aquilano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e alla sede della Società
Aquilana dei Concerti.
NOTA: Attualmente, in seguito al sisma del 6 aprile e dei gravissimi danni
subiti, il castello è chiuso e inagibile in attesa dei restauri. Le opere
salvate sono al museo di Celano».
©2008-14 - Le immagini sono tratte rispettivamente dai siti www.comune.laquila.it, www.regione.abruzzo.it, www.abruzzofilmcommission.org. I video non sono redazionali.