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NAVELLI, TORRE, MURA, BORGO
redazionale
Navelli: la torre (oggi torre campanaria di S. Sebastiano). Sotto: le mura e Porta San Pelino (Porta Nord).
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Come arrivarci: con l'autostrada A25, uscita Bussi/Popoli/L'Aquila; proseguire per 18 km in direzione Popoli/S.Benedetto in Perillis-Collepietro/Navelli.
Dal sito: www.regione.abruzzo.it
«La torre di Navelli appartiene oggi alla chiesa di S. Sebastiano e svolge la funzione di torre campanaria. In origine, nel XII secolo, fu concepita come torre di difesa inserita nella cinta muraria del borgo.
È una torre quadrangolare con basamento a scarpa, ben integrata con la chiesa di S. Sebastiano e con il tessuto urbano. Il cambiamento delle sue funzioni di utilizzo e le varie stratificazioni avutesi nel tempo ne rendono assai complessa la decifrazione. Attualmente la torre mostra libere solo due facciate: quella sud-ovest e quella sud-est. La parte basamentale è inserita nelle antiche mura dell'ultima cerchia di difesa del castello.
Diversi sono i tipi di muratura utilizzati: la torre nella parte basamentale presenta un apparato rustico a scarpa per un'altezza di circa 4 m. La struttura culmina con un campaniletto a vela. Nel 1380, Navelli, per le irruzioni di Carlo Ruozzo e poi durante l'assedio delle soldatesche di Braccio da Montone, fu duramente provata subendo gravi danni. Nel 1443 il feudo fu riconquistato da Alfonso d'Aragona».
Dal sito: www.storianavelli.it
«...Navelli viene citato come castello in una bolla datata 1092 del Monastero di San Benedetto in Perillis ed in essa vengono elencate le proprietà del Monastero in quel territorio: due colture, una a Stipibus e l'altra una vigna in località Venatura; metà chiesa di San Angelo; San Eugenia in località Turri; metà chiesa di Santa Maria in Piedivivo; San Savino e sue pertinenze. La fondazione del Castello è antecedente al X sec. ed essa segue una certa dinamica. Nell’Altopiano di Navelli la costituzione di un castello veniva realizzata attraverso l’accordo di alcune comunità che decidevano di trasferirsi all’interno di un'unica “villa” che rispondesse ad alcune esigenze quali, la difendibilità, l’approvvigionamento alimentare, il rapporto con le vie di comunicazione e non ultimo l‘esposizione del sito. Nel caso di Navelli il sito prescelto è stato quello di Piceggia Grande, si collocava sul sito oggi occupato dal Palazzo Baronale e dalla chiesa di San Sebastiano. La scelta di questa villa non è casuale per diverse ragioni. Il sito assolveva perfettamente al requisito della difendibilità dell’abitato poiché la villa si estendeva in altura, ed era raggiungibile mediante un percorso di versante che seguiva la retta di massima pendenza del monte San Nicola, circostanza questa che non rendeva per nulla agibile la salita da parte di un assalitore. Inoltre era garantito l’approvvigionamento idrico, circostanza basilare in un territorio povero di acqua superficiale. Sull’Altopiano di Navelli in una quota compresa tra i 700 e gli 800 m.s.l.m. si hanno delle falde freatiche. Questa caratteristica è legata alla natura del territorio ed è il motivo per il quale quasi tutti i centri dell’altopiano sorgono tra queste quote. Essendo l’altopiano soggetto a fenomeni di natura carsica il territorio è caratterizzato da doline, depressioni nel terreno e da grotte. Tali manifestazioni si hanno per l’effetto dilagante delle acque meteoriche sui calcari. Il terreno è percolabile avendo uno spessore limitato dovuto alla natura calcarea, tant’è che l’acqua assorbita s’incanala tra gli strati del gruppo litologico locale. Il contatto tra le coltri impermeabili di materia e l’acqua d’infiltrazione danno origine alle falde freatiche. Questa circostanza si verifica in prossimità dei rilievi che delimitano l’altopiano. Essendo un borgo di altura da esso si riusciva a governare le vie di comunicazione. Sulla scelta di Piceggia Grande probabilmente oltre a quanto precedente detto avrà influito anche un maggior peso politico che poteva avere.
Le emergenze architettoniche del borgo originario erano rappresentate dalla chiesa di San Pelino, protettore del centro, che si estendeva sotto una porzione dell’attuale chiesa di San Sebastiano, e dalla porta di San Pelino che si è conservata fino ai giorni nostri. Alla fondazione di Navelli hanno concorso determinate ville. Ognuna di queste aveva una chiesa al suo interno. I nomi delle chiese possiamo dedurli dai Chronicon delle comunità monastiche che operavano sul territorio, tant’è che in quello Volturnense sono riportate: San Savino, attorno alla quale si è sviluppato Villa del Plano; San Pelino, appartenente a Villa di Piceggia (Piaggia) Grande; Santa Maria in Cerulis, arcipretale nella Villa omonima; San Angelo, Prepositura nella Villa omonima; Santa Maria di Lapide Vico, che dovrebbe essere la chiesa di Santa Maria di Piedevico. Le altre chiese presenti sul territorio ricadevano sotto la giurisdizione di altri monasteri, e sono: San Girolamo nella Villa di Piceggia Piccola; Una chiesa della quale non conosciamo il nome in Villa Pagani; San Salvatore in Villa del Colle; Santa Lucia in Villa omonima. Dall’analisi del territorio e dalla conoscenza delle ville che hanno concorso alla fondazione di Navelli passiamo ad esaminare l’evoluzione urbana del borgo dalla fondazione ai giorni nostri. Per far ciò ci avvaliamo della lettura dell’impianto urbano e dall’esame dei tipi edilizi che formano il tessuto urbano dell’abitato.
Navelli inizia a prendere forma nell’XI sec. con l’espansione di Piceggia Grande. Il borgo si espande sul versante occidentale del Monte San Nicola, sulla direttrice sud-est, poiché questo è il versante meglio esposto alla radiazione e il più riparato dai venti. L’abitato era cinto di mura sulle quali si aprivano due porte, una era la Porta di San Pelino ed una seconda si trovava sul versante occidentale. Porta San Pelino chiudeva la viabilità principale di accesso al borgo dalla piana, che correva lungo la retta di massima pendenza del Monte San Nicola, mentre la porta ad occidente doveva chiudere un percorso a mezza costa proveniente da Civitaretenga. Il borgo tra l’XI e il XV sec. si estendeva: dal Palazzo Baronale a via San Pasquale sulla direttrice sud–est e sempre da via San Pasquale e via Macello sulla direttrice sud-ovest/nord-est. L’impianto urbano era caratterizzato da case a schiera, che denomineremo parallele alle curve di livello poiché costruite su percorsi che corrono per lo più paralleli alle curve di livello. La viabilità era a pettine. I corpi di fabbrica erano a uno o due livelli, caratterizzati da una cellula base di matrice quasi quadrata delle dimensioni di 4/4,5 metri. L’unità immobiliare ad un sol livello poteva avere diverse funzioni, da bottega, stalla o abitazione. Per quella a due livelli possiamo individuare due sotto tipi: con scala interna o con scala esterna. La schiera con scala interna era adibita a sola abitazione che presentava piano giorno al primo livello e piano notte al secondo. Il sotto tipo con scala esterna aveva al piano terra la stalla o la bottega mentre al primo livello l’abitazione. Probabilmente nel centro dovevano trovarsi anche delle case a tre livelli dove l’ultimo piano era usato come pagliaio. La chiesa del borgo era San Pelino. Questo assetto permane fino al terremoto del 1456. ...».
Vedi anche: Navelli (palazzo fortificato o castello Santucci)
©2008 - Le immagini sono tratte rispettivamente dai siti www.storianavelli.it e www.prolocodinavelli.it. I video (inseriti nel 2014) non sono redazionali.